Chiesa di S. Francesco a Massa Marittima

Chiesa di S. Francesco a Massa Marittima (Prof. Ettore Zolesi)

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Il gotico (pittura)

Chiese monumentali nel mondo

Chiesa di S. Francesco a Massa Marittima
Chiesa di S. Francesco a Massa Marittima

Citazione: “Sorge questa città sul pendio di un poggio bislungo, composto di travertino, da tre parti isolato, alle cui radici occidentali si allarga un vasto e fertile piano, frastagliato da piccoli colli e valli di dolce declivio, che si riuniscono tutte in distanza per formare una grande pianura lambita dal mare, Circondata da buona parte delle sue antiche mura, Massa Marittima si divide in città alta o nuova e città bassa o vecchia. In Massa, forse da Pisa, sotto la cui egida si trovava la nascente repubblica, vennero squadre di maestri comacini e allorché Massa edifica la sua cattedrale, un maestro Enrico (Enrico da Campione) ne fu l’architetto e il maestro Giroldo da Como vi costruì nel 1267 il magnifico Battistero.” Petrocchi Massa Marittima – Arte e Storia”, Firenze 1900.

Chiesa di S. Francesco, Massa Marittima (da Wikimedia Commons)

Massa Marittima, di antichissima origine, fu etrusca poi romana e seguì le vicende di Populonia, finché, nell’835 fu elevata a sede vescovile.

Dopo l’invasione deio Saraceni, che nell’anno 935, al comando di re Abulkasen, dopo aver distrutta Roselle, distrussero, depredarono e saccheggiarono Massa “con tanta crudeltà ed empietà – come scrive il Gabrielli – da non lasciare pietra su pietra”. Massa, rovinata dalla furia barbaresca, cercò di risorgere dalle rovine e di sistemare le poche cose rimaste al fuoco ed alla distruzione.

Furono i Vescovi che riorganizzarono la città, per primo Uniclasio che resse la diocesi dal 924 al 944 e Che seppe iniziare la ricostruzione dei rioni di Borgo e della Città vecchia. È merito del Vescovo Giovanni II la ricostruzione del rione di Città nuova, che non appena fabbricato e cinto di mura, si empì di abitanti e di sontuosi edifici. Nel Terziere di Cittanuova, nel 1197, per merito del Vescovo Giovanni IV, venne eretta la chiesa di S. Pietro all’Orto che fino alla metà del secolo XIII servì ad uso di Cattedrale.

All’inizio del XIII secolo divenne fiorente Comune, ora alleato ora nemico di Pisa e di Siena. Nel 1337 fu assoggettata da quest’ultima che vi costruì una fortezza. Da allora la città decadde per la malaria e l’abbandono.

Chiesa di S. Francesco a Massa Marittima
Chiesa di S. Francesco a Massa Marittima

Nel 1554 sostenne Siena nel memorando assedio di quell’anno, ed essa stessa assediata, capitolò alla fine di Ottobre.

I provvedimenti di Cosimo I e di Ferdinando non valsero a salvarla dalla terribile insidia della malaria e divenne quasi disabitata; più tardi i Lorena intrapresero opere di bonifica.

Chiesa di S. Francesco, Massa Marittima  (foto da Wikimedia C.)

Nota artistica: La scelta del luogo adatto alla costruzione ha un’importanza grandissima per S. Francesco. Egli pone in questa ricerca la sua sensibilità, tutta la sua perspicacia e tutto il suo volere; e nella parte più bella, meno accessibile, più difficile del colle o del monte eletto, forma il piccolo accampamento, come un generale in ricognizione.

Ripensiamoli tutti questi conventi francescani e tutti presenteranno un aspetto particolare, dato loro dal paesaggio che li accoglie, che li protegge, come piccoli nidi da salvare dagli uomini L. MARRI MARTINI:  “Costruzioni francescane in terra senese” Siena 1927, pag. 244.

Questa città, estremo lembo di terra caro al sogno egemonico di Siena medioevale, è la parte della Maremma dove più alita la leggenda e fioriscono le memorie francescane. Alcuni ritengono vero il fatto che il poverello, tornando dalla terra santa, sbarcasse in uno dei piccoli porti maremmani e s’incamminasse dal lido verso l’interno, poiché è insistente la voce che da queste parti egli s’intrattenesse fra il 1220 e il 1221. Un cronista massetano, il Gabrielli, ci dice essere vera la leggenda che una cameretta, ancora esistente, dell’ex convento, oggi seminario vescovile, fosse abitata da S. Francesco. Sembra però che il monastero, antichissimo, fosse prima dei Vallombrosani, che lo cedettero ai Francescani, e per quanto il convento appaia oggi radicalmente alterato e la chiesa ridotta a un sesto della sua lunghezza, si può ben dire che la costruzione monastica fu, nel suo insieme, bella e importante.

Di questa chiesa, a noi interessa la parte terminale, il transetto d’un tempo, poiché la navata fu mozzata per quattro volte consecutive, fu rifatta la facciata, intonacato l’interno e chiuse tutte le belle finestre gotiche.

La tribuna, rimasta intatta nelle sue caratteristiche d’insieme, col suo agile campanile a vela, messo sulla sommità dell’abside, fra il verde diffuso di un oliveto, apparisce elegante ed artisticamente bella.

Il braccio del transetto termina, lateralmente, con un grande finestrone acuto e l’abside maggiore, ottagona, ha tre agili finestrelle gotiche, nei cui pilastri s’innestano, da apposite mensolette, i costoloni della volta, assai alta e ardita. Questa parte terminale ha sotto il tetto una cornice smussata e un filare di piccole losanghe, sotto le quali corrono graziosi archetti pensili, con un leggerissimo appena accennato sesto acuto.

Dalla visione della costruzione, penso che siamo di fronte a un tipo di costruzione di un gotico arcaico con ritorni di motivi romanici tradizionali negli archetti pensili e nel  campanile a vela.

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Prof. Ettore Zolesi

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