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Georges de la Tour: San Gerolamo penitente con cappello cardinalizio, cm. 153 x 106, Nationalmuseum, Stoccolma.

San Gerolamo penitente con cappello cardinalizio di Georges de La Tour

Georges  de La Tour: San Gerolamo penitente con cappello cardinalizio

Georges de La Tour: San Gerolamo penitente con cappello cardinalizio
Georges de La Tour: San Gerolamo penitente con cappello cardinalizio, cm.  153 x 106, Nationalmuseum, Stoccolma.

Sull’opera: “San Gerolamo penitente con cappello cardinalizio” è un dipinto autografo di Georges de La Tour, realizzato con tecnica a olio su tela, misura 153 x 106 cm. ed è custodito nel Nationalmuseum a Stoccolma. 

Prima di pervenire al Nationalmuseum di Stoccolma (1917) l’opera – non ancora assegnata a de La Tour ma a Juan Bautista Mayno – appartenne a varie collezioni svedesi di cui non si conosce il nominativo.

Il primo tra gli studiosi di storia dell’arte ad avanzare l’autografia dell’artista fu Voss (1931) seguito dalla maggior parte degli studiosi di Storia dell’arte. A confermare l’originalità della stesura sono i significativi e caratteristici “pentimenti” (non estranei all’artista) e la pregiata stesura pittorica che si evidenzia nonostante il sensibile degrado di alcune zone.

Per quanto riguarda la cronologia, invece, esiste una forte divergenza di ipotesi che non ne permettono una vera e propria collocazione. Secondo Pariset infatti (1948), il periodo dovrebbe essere lo stesso del San Gerolamo di Grenoble (pagina successiva), mentre per Pontus Grate (1959) sarebbe da spostare in un periodo più tardo.

Mettendo a confronto le due opere si rileva in quella in esame un cromatismo globale più biondo, tipo quello impiegato nel “Suonatore di ghironda con cappello” (pagina precedente), oltre il numero superiore dei ‘pentimenti’ ed una elaborazione più pigra, meno netta, messa in evidenza anche dalla radiografia.

Quanto detto sopra porterebbe alla prima ipotesi e quindi a costituire un collegamento fra il Suonatore di ghironda custodito a Nantes (pagina precedente), da una parte, e la “Buona ventura” e il “Baro con l’asso di fiori” dall’altra.

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