La pittura di Michelangelo Buonarroti

La pittura di Michelangelo (1475-1564)

(continua dalla pagina precedente):

Quattro narrazioni bibliche sono raffigurate nelle vele ai quattro angoli della Cappella Sistina. Esse sono: il Serpente di bronzo e il Castigo degli idolatri, Ester e Assuero, David e Golia, Giuditta e Oloferne. Appaiono in un ordinamento integrato con quel possente dinamismo che soltanto la mente di Michelangelo poteva concepire.

Nella parte centrale della volta, in nove riquadri, viene narrata la storia della creazione e del peccato: la Separazione della luce dalle tenebre, la Creazione degli astri, la Divisione dell’oceano dalla terra, la Creazione di Adamo, la Creazione di Eva, il Peccato originale e la Cacciata dal Paradiso terrestre, il Sacrificio di Noè, il Diluvio universale e l’Ebbrezza di Noè.

In questi contesti, dove domina la figura, la luce è smorzata e quasi assente. L’atmosfera è plumbea, e Michelangelo la raffigura nel modo più adeguato per la narrazione degli episodi dell’umanità primordiale.

Michelangelo - Soffitto della Cappella Sistina, particolare della creazione di Adamo
Michelangelo – Soffitto della Cappella Sistina, La creazione di Adamo

I paesaggi sono tanto scarni, foschi e primitivi che nell’osservarli a fondo lasciano un senso di angoscia. Rimane memorabile la forza divina trasmessa con un semplice gesto dell’Eterno, che dà inizio alla vita umana. Nella Creazione di Eva, Peccato originale e Cacciata dal Paradiso terrestre, infatti, le scene sono più spoglie, con figure più solide e massicce dagli atteggiamenti naturali ma retorici. Piene di significato sono le immagini della Eva tremante in adorazione, dell’Angelo che con una repentina e decisa mossa caccia dal Paradiso i due peccatori. Stessa cosa si può dire per le scene di terrore e sgomento dell’umanità nel Diluvio universale.

Michelangelo - Soffitto della Cappella Sistina, particolare della creazione di Adamo
Particolare di un volto de La creazione di Adamo

Colpisce molto questo tremendo prologo della storia dell’umanità che, se raffrontato alle timide raffigurazioni parietali del Vecchio e Nuovo Testamento, ci fa riflettere intensamente sui principi della fede. Una riflessione che ci fa capire il perché Michelangelo li tratti utilizzando forme intensamente erompenti, con la loro pesante consistenza plastica. Queste non si adeguano certo ad una raffigurazione dottrinaria, ma raccontano il doloroso destino del genere umano.

Dopo oltre un ventennio, tra il 1536 ed il 1541, realizza nella parete di fondo della Cappella Sistina il Giudizio Universale commissionatogli da Clemente VII e poi confermato da Paolo III. Nella parte centrale dell’affresco è collocato il Cristo giudice con al suo fianco la Madonna che punta il suo sguardo umano e benigno verso gli eletti disposti a forma di ellisse. Nelle lunette sono raffigurati gli angeli con la simbologia della passione, e nella parte bassa le scene di beatificazione e di dannazione.

L’atteggiamento del Cristo è pieno di significato e sembra creare una forza trainante in quell’immenso affollamento di figure concatenate in corposi gruppi, nell’atto di scendere o di salire secondo la divina sentenza.

Qui Michelangelo è ben lontano da rispettare le regole della simmetria quattrocentesca, ma segue un ordine architettonico nel quale sono disciplinati questi affollamenti di figure martoriate ed appassionate.

Al fisico messo in risalto degli ignudi, compresi quelli che ricevono la gratifica divina, corrispondono forti sentimenti di drammaticità e di dolore. Anche i santi non sono sereni e, presentando gli strumenti del loro martirio, implorano una degna giustizia.

Nella parte alta gli Angeli recano i simboli della passione di Cristo, colui che più di ogni altro ha sofferto e che adesso può innalzarsi a giudice intransigente. In basso primeggia la figura di Caronte mentre traghetta le anime angosciate che si affollano presso Minosse.

Michelangelo: Il Giudizio finale
Michelangelo: Il Giudizio finale

continua

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