Al momento stai visualizzando Lo stile di Tiziano Vecellio
Tiziano Vecellio: Autoritratto, cm. 65, Prado, Madrid.

Lo stile di Tiziano Vecellio

Lo stile di Tiziano (Pieve di Cadore 1490? – Venezia 1576)

Pagine correlate all’artista: Pittura di Tiziano pag. 2345 – Biografia e vita artistica – Le opere di Tiziano – Il periodo artistico – La critica nei secoli Tiziano dalle Vite di Vasari (pdf) – La critica del Novecento – Bibliografia.

Tiziano: Autoritratto
Autoritratto

Tiziano Vecellio originario di Pieve di Cadore, ma veneziano per scelta, è un pittore precocissimo che raggiunge la celebrità quando, poco più che adolescente, collabora con il Giorgione nella decorazione della facciata del Fondaco dei Tedeschi (a proposito del “poco più che adolescente” qualcuno sostiene invece che Tiziano sia nato nel 1477).

Per il suo caratteristico stile – sempre carico di novità – egli diviene presto un pittore ricercato da importanti personalità come Francesco I, Carlo V, Filippo II, il Duca di Mantova ed Urbino, il Duca di Ferrara e papa Paolo III.

La sua continua ricerca ed il suo persistente rinnovarsi – certamente dovuti al forte consenso, agli onori ed alla celebrità – fanno sì che la sua vena pittorica sia sempre fresca ed inesauribile.

Lo sviluppo della sua pittura è a “tutto campo”, dalle raffinate e caratteristiche velature stese con una sua particolare tecnica, fino al saper conferire alla materia pittorica, con disinvoltura, valenze completamente opposte come solidità/evanescenza e pesantezza/lievità.

Tiziano, dopo una breve esperienza fanciullesca nella bottega di Sebastiano Zucato, inizia la sua lunghissima attività artistica partendo dal Giambellino, di cui rimangono chiari riflessi nella tela dove viene ritratto “Alessandro VI che presenta il vescovo Jacopo Pesaro a San Pietro” (Museo di Anversa).

Poco più tardi (1508) egli viene a contatto con la pittura del Giorgione; un contatto questo, assai diretto perché collabora attivamente con lui nella decorazione della facciata del Fondaco dei Tedeschi (andata del tutto perduta, salvo il frammento di una figura “ignuda”).

Già nel “San Marco in trono” (chiesa di Santa Maria della Salute a Venezia) si nota la rivoluzionaria tecnica fondata sull’autonomo impiego del colore nella rappresentazione delle forme, e per di più si evidenzia un’affinità compositiva con il formalismo fiorentino (nello sviluppo della pala del Giorgione con la Madonna in trono col Bambino fra i santi Francesco e Liberale), dove la figura di San Marco si staglia contro il cielo, fra quattro santi (Sebastiano, Damiano, Rocco e Cosma).

L’opera si risolve in una struttura che conferisce movimento per la ricerca di un efficacissimo effetto drammatizzante, in un caldo e luminoso cromatismo della luce solare.

2-tiziano-affreschi-della-scuola-del-santo-a-padova
Il miracolo della donna ferita, cm. 327 x 183

Nei tre Miracoli della Scuola del Santo (di Sant’Antonio) (il Neonato che discolpa la madre, il miracolo della donna ferita, il miracolo del piede risanato) affrescati nella Scuola del Santo a Padova, la larghezza d’impianto, le forme in scorcio, la prospettiva aerea e lineare del paesaggio e la vivacità cromatica dei primi piani, narrano il graduale sviluppo della pittura tizianesca.

Formatosi in tal modo il carattere artistico di Tiziano, le influenze giorgionesche appaiono, in maniera sempre più lieve, in alcune opere religiose più raccolte  (“Sacra famiglia” della National Gallery di Londra ed il “Cristo della Moneda” di Dresda commissionato da Alfonso d’Este) ed in modo assai palese nei quadri profani, come il “Concerto” di Palazzo Pitti. Quest’ultimo sarà nel corso dei secoli oggetto di accese discussioni tra coloro che sostengono che sia stato completamente realizzato da Tiziano, ed altri che lo vedono dipinto in collaborazione con il Giorgione.

Ma al di là del cromatismo e delle forme, il messaggio psicologico è chiaramente tizianesco: il monaco suonatore, dal volto turbato – tipico nelle sue malinconiche figure – ha un’impostazione dinamica del corpo e delle mani, le cui dita nervose si muovono concitatamente sulla tastiera, che esclude la partecipazione del Giorgione alla realizzazione dell’opera.

L'amor sacro e l'amor profano
L’amor sacro e l’amor profano

L’Amor sacro e l’amor profano custodito nella Galleria Borghese a Roma si presenta con due bellissime figure femminili in contrapposizione tra loro.

Quella sulla destra (l’amor sacro), ripresa in piena luce ed ammantata di un acceso rosso, si staglia da un cielo con efficaci cromatismi e da un limpido paesaggio, mentre quella sulla sinistra (l’amor profano), vestita sontuosamente, risalta circondata da una massa ombrosa: il cromatismo ben bilanciato – come pure la struttura compositiva e gli affetti luministici – in una paesaggistica così ricca di toni dorati, assume un significato simbolico che sa di mistero. Le donne sono collocate presso un cassone di marmo contenente l’acqua che il putto alato raggiunge introducendoci la mano.

Anche in quest’opera risulta evidente l’influsso del Giorgione, ma solamente per quanto riguarda l’idealizzazione dei personaggi, non certamente per la ricchezza cromatica, ormai tipica di Tiziano.

continua

Escludendo le citazioni, facilmente riconoscibili, la riproduzione dei contenuti di questo sito web, anche eseguita soltanto in parte, è vietata.

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.