Affreschi di Trescore di Lorenzo Lotto

Lorenzo Lotto: Affreschi di Trescore

17 Lotto - Affreschi di Trescore

Particolare della Vestizione di Santa Chiara.

18 Lotto - Affreschi di Trescore

Particolare delle benedizioni di Santa Chiara.

19 Lotto - Affreschi di Trescore

Altro particolare delle benedizioni di Santa Chiara.

20 Lotto - Affreschi di Trescore

Altro particolare delle benedizioni di Santa Chiara.

21 Lotto - Affreschi di Trescore

Veduta parziale della parete di sinistra.

22 Lotto - Affreschi di Trescore

Particolare delle storie di Santa Barbara.

Affreschi di Trescore , Oratorio Suardi, Trescore Balneario, (Bergamo).

Opera successiva

Sull’opera: “Affreschi di Trescore” è un ciclo pittorico di Lorenzo Lotto, appartenente – per l’appunto – agli “Affreschi di Trescore”, decoranti l’oratorio Suardi a Trescore Balneario, (Bergamo). L’intera opera fu portata a compimento nel 1524. 

 II bellissimo ciclo pittorico, la cui precisa cronologia fu ricavata da un’iscrizione attualmente pressoché indecifrabile, venne portato a compimento nell’anno 1524. L’opera di affresco fu commissionata dai conti Suardi (Battista, Paolina e Orsolina).

Iniziando dalla parete di sinistra vediamo raffigurate, in una sequenza discontinua – ma con descrizione abbastanza unitaria – le “Storie di santa Barbara. Sulla parete di fronte, entro riquadri, che più rispecchiano il periodo cinquecentesco, delimitati da lesene architettoniche, possiamo ammirare le “Storie’ di santa Chiara”. Nella parete d’ingresso sono descritte le “Storie” di santa Caterina d’Alessandria e della Maddalena, purtroppo assai alterate dal tempo. Nella parete di sinistra è raffigurata la scena di “Cristo e i donatori”, dove l’immagine del Messia,  grande e maestosa, dalle cui braccia aperte si formano moltissimi tralci che s’arrotolano al di sotto del cornicione, formando dei tondi (dieci medaglioni in tutto) con – nel loro interno – raffigurate immagini di “Santi e martiri”, che proseguono anche nel soffitto, dove sta il “Pergolato con putti”, una composizione realizzata in modo illusionistico a guisa di un profondo cielo, intrecciando un vivace pergolato fatto di numerosissimi grappoli sui quali giocano vivaci putti, i cui cartigli alludono al sangue di Cristo evidenziandone l’uva come simbolo. Nella parete di destra ed in quella di fronte, lungo il cornicione sono raffigurati degli oculi con mezze figure di Profeti e Sibille. Ai lati della parete sinistra si possono ammirare le “Storie di santa Barbara”, e la “Caduta degli eretici”, dove i protagonisti, mentre stanno recidendo le ramificazioni della sacra vite, vengono violentemente rovesciati verso il basso dalle scale e dalle torri, impiegate per l’empia salita.

Il presente ciclo costituisce per molti studiosi l’espressione più alta della narrativa naturalistica dell’artista che qui, in modo particolare, si esprime usando vivaci toni popolari, conferendo alla stesura pittorica una candida spontaneità di racconto, tenendo costantemente presente degli aspetti quotidiani e domestici.

In tutti gli scomparti del ciclo traspare la raffinata e meditata riflessione religiosa dell’artista: le grandezza e la pacatezza delle figure del Cristo, dei beati e dei profeti conferiscono, come afferma il Brizio (“BSPA” 1965), un positivo e valido significato al dramma dei santi, che accettano con naturale modestia e fortissima fiducia il livello dell’umile condizione umana.

Negli episodi di santa Chiara traspare poi quel soffio vitale di attiva religiosità, sempre presente nel sollievo del dolore e delle fatiche della singola persona e dei popoli, cosa assai comune agli spiriti più avveduti del Cinquecento.

L’iconografia impiegata dal Lotto in questo ciclo è quella relativa alla tradizione paleocristiana e medioevale, che si evidenzia principalmente nelle ragioni profonde della vita cristiana. Analizzando il ciclo in chiave più sbilanciata verso il figurativo l’artista si riporta, come già fatto in passato, alla tradizione della pittura realista lombarda, principalmente quella del pittore-scultore  Gaudenzio Ferrari (Valduggia, 1475-80 – Milano, 1546) (fonte: Brizio in “BSPA” 1965), e – come afferma il Pallucchini nel 1965-66) – al “magico naturalismo nordico”.

Infine, con questi affreschi l’artista si libera del tutto dagli schemi della pittura “colta” che lo formò in gioventù, come la lezione leonardesca e quella raffaellesca, e si getta in un linguaggio fresco e spontaneo. Questo stile che vede il Lotto insistere sull’humus lombardo, sarà uno dei fondamentali punti di riferimento per la pittura bergamasca e bresciana.

Escludendo le citazioni, facilmente riconoscibili, la riproduzione dei contenuti di questo sito web, anche eseguita soltanto in parte, è vietata.

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.