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Pietro Perugino: Madonna con il Bambino e San Giovannino, cm. 67 x 44, National Gallery di Londra.

Madonna con il Bambino e San Giovannino (Londra) del Perugino

Il Perugino: Madonna con il Bambino e San Giovannino (Londra)

Il Perugino: Madonna con il Bambino e San Giovannino (Londra)
Madonna con il Bambino e San Giovannino, cm. 67 x 44, National Gallery di Londra.   (Particolare della Madonna)

Sull’opera: “Madonna con il Bambino e San Giovannino” è un dipinto attribuito a Pietro Vannucci detto il Perugino, realizzato con tecnica ad olio su tavola nel 1505-10,  misura 67 x 44 cm. ed è custodito nella  National Gallery di Londra.

Sul  bordo del manto della Madonna, in corrispondenza dell’avambraccio sinistro, si leggono le parole “PETRUS PERUGINUS” (sic).

Il fatto che la lettera U sia insolitamente rappresentata dalla stessa lettera “U” anziché dalla “V”, ha fatto discutere molti studiosi di storia dell’arte, tanto da indurne qualcuno a ritenere false le parole rappresentanti il nome dell’artista e quindi da alimentare dubbi anche sull’autografia dell’intera opera.

Più verosimile, invece, pare alla maggioranza dei critici la volontà del Vannucci a scrivere il proprio nome in tale maniera, sebbene sfavorevolmente ripresa da Davies nel Catalogo del 1951

In origine la tavola in esame era centinaia. Gli venne infatti segata la zona alta, quindi furono aggiunti pezzi triangolari a lati discontinui, dove si badò a stendere un colore con  lo stesso tono del cielo.

Molti studiosi asseriscono che il dipinto apparteneva al restauratore Pizzetta, ma si dividono su come egli ne fosse venuto in possesso. Se acquistata a Perugia, oppure a Londra (1819) in una vendita organizzata da P. Parné (1819).

Nel 1820 Pizzetta l’avrebbe ceduta a W. Beckford che la inserì nella sua collezione a Bath, dove fu vista da Waagen nel 1837. Quattro anni dopo, nel 1841 pervenne alla National Gallery di Londra.

Quasi unanime è il riferimento degli studiosi di Storia dell’arte al Vannucci – con qualche dubbio da parte del Cavalcaselle – seppure con l’ammissione di più o meno vasti interventi collaborativi.

Assai discussa invece è la cronologia che viene assegnata al 1472 dal Degenhart (1932) e Davies; al 1480 dal Bombe; probabilmente 1485-90 dallo Gnoli e dal Guerrieri; dopo il 1491 dal Fischel (1917).

Le ipotesi più verosimili, secondo la maggior parte degli studiosi, sono quelle relative al nuovo secolo, particolarmente nella seconda metà della decade. Secondo lo Zeri, che indica il periodo 1505-10, si tratta di un’opera tarda dell’artista; una composizione devozionale strutturata in maniera ormai abbondantemente collaudata.

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