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Picasso: Les demoiselles di Avignon, olio su tela, 243,9 x 233,7, Museo MoMA, New York.

Les demoiselles di Avignon di Pablo Picasso

Pablo Picasso

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Picasso: Les demoiselles di Avignon, olio su tela, 243,9 x 233,7, Museo MoMA, New York. La foto è a bassa risoluzione e, quindi, inserita a solo scopo didattico.

Descrizione e storia

“Les demoiselles di Avignon” è un dipinto autografo di Pablo Picasso realizzato nel 1907 con tecnica a olio su tela, misura 243,9 x 233,7 cm. ed è custodito nel Museo MoMA a New York.

Nella presente composizione appaiono cinque prostitute di un postribolo di Barcellona, sito in calle Avignon.

L’artista per quest’opera creò moltissimi studi preparatori e schizzi: si parla addirittura di un centinaio in tutto. Secondo alcuni studiosi di storia dell’arte, i bozzetti corrispondono ad una fra le ricerche più significative di Picasso verso un iniziale sviluppo del Cubismo.

Cezanne: Le grandi bagnanti
Cezanne: Le grandi bagnanti

Quando il quadro fece il suo esordio, nel 1961, si scatenarono accese discussioni sul fatto della moralità e molti studiosi vi trovarono anche forti richiami a Les Grandes Baigneuses di Cézanne, poi però messi in discussione dai critici successivi. Osservando bene il dipinto, però, si evidenzia chiaramente la differenza di rappresentazione e di disposizione di ogni figura, nonché il carattere cubista dei personaggi.

I dibattiti, poi, incominciarono a ruotare generalmente sull’identificazione dei numerosi linguaggi pittorici all’interno della composizione. L’opinione dominante per tutta la seconda parte del secolo scorso, protrattasi anche nei primi anni del Duemila, è stata quella che l’opera si potesse interpretare come una testimonianza dell’inaugurazione del periodo cubista di Picasso, una volontà di collegare i propri lavori al nuovo stile. Tale supposizione fu inizializzata dal primo direttore del Museum of Modern Art di New York, Alfred Barr, organizzatore di numerosissime retrospettive sul pittore.

Tuttavia c’era anche chi la controbatteva questa teoria. Il critico Leo Steinberg, infatti, propose una diversa spiegazione (saggio The Philosophical Brothel), basandosi soprattutto su studi preparatori di precedenti opere, ignorati del tutto dagli studiosi della Storia dell’arte: la vasta varietà di linguaggi nel quadro in esame, secondo lo studioso, non è altro che una fine pianificazione di un deliberato tentativo di catturare lo sguardo del fruitore dell’opera. Si accorse per primo che tutte e cinque le donne sembrano ignorarsi a vicenda e che focalizzano il loro sguardo sull’osservatore, mentre lo stile differenziato contribuisce a renderle quanto mai notabili.

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