Alcuni pittori del neoclassicismo

(fonti delle ricerche: “L’arte italiana” di Mario Salmi)

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Pittori neoclassici: Frammenti

Giuliano Traballesi e Andrea Appiani

Appiani: Napoleone re d'Italia
Appiani: Napoleone re d’Italia

In questo periodo il mondo della pittura è concentrato nel capoluogo lombardo, che diventa centro nevralgico dell’arte neoclassica.

Qui ha svolto la sua attività artistica, come decoratore ricco di un amabile gusto rococò, il pittore Giuliano Traballesi (1727-1808) di origine fiorentina.

Il suo allievo Andrea Appiani (1754-1817) è uno dei massimi interpreti dell’età neoclassica.

L’Appiani oltre che al Traballesi, ha avuto come maestri Carlo Maria Giudici e Martino Knoller. 

Giuseppe Bossi

Vicino all’Appiani vediamo Giuseppe Bossi (1777-1815), pittore, poeta e scrittore, amico di grandi personaggi letterati come il Parini, il Foscolo, il Manzoni e Carlo Porta.

A quest’ultimo si avvicina con la sua poesia vernacolare. Il Bossi nella pittura è un grande, ma assai poco prolifico.

Alcune sue opere, come le decorazioni di Bellagio a Villa Melzi ed il “Funerale di Temistocle” (Galleria d’arte Moderna, Milano) risultano appartenere ad un gusto teatralmente accademico, mentre appare vivace ed energico il bellissimo gruppo della “Collezione Treccani”, un dipinto dove i volti del Cattaneo, del Porta e del Taverna sembrano uscire fuori dalla tela per la loro piena vitalità.

Vivi e ricchi di movimento e gusto cromatico sono anche i suoi autoritratti sparsi in più Musei italiani (Collezione Treccani, l’Ambrosiana e gli Uffizi di Firenze). Il Bossi ama molto Leonardo e quindi gli dedica ben quattro pubblicazioni di libri, oltre che la realizzazione di una copia del famoso Cenacolo (custodito nella Galleria d’arte Moderna a Milano).

Lattanzio Querena

Nella regione veneta una delle prime adesioni al nuovo linguaggio è del ritrattista bergamasco Lattanzio Querena (1768-1853), la cui arte deve confrontarsi con quella di Venezia che spesso è restia ad integrarsi con i cambiamenti provenienti dall’esterno.

Suoi maestri sono stati Saverio della Rosa (a Verona) e il Maggiotto (a Venezia). Il Querena è forte nel disegno ed è un esperto decoratore e restauratore.

Molte sono le sue tele a tematica religiosa sparse per le varie chiese veneziane, e molti i suoi ritratti custoditi a Clusone, sua città natale.

Domenico Pellegrini

Domenico Pellegrini  (Galliera Veneta 1759 – Roma 1840), ha una pittura influenzata dai suoi interminabili viaggi nei vari centri di cultura europei, tra i quali Londra dove frequenta la Real Accademia delle Arti.

Fra le sue opere maggiori possiamo citare quelle appartenenti al ciclo dei quadroni di San Carlo nel Duomo di Milano ed il suo spontaneo e disinvolto autoritratto all’Accademia di San Luca a Roma, città dove terminerà la sua lunga attività artistica.

Michelangelo Grigoletti

Grigoletti: Ritratto di famiglia
Grigoletti: Ritratto di famiglia

Michelangelo Grigoletti (1801-1870) originario di Rorai Grande nei pressi di Pordenone, si forma a Venezia sotto la guida di Teodoro Matteini (1754-1831) un artista pistoiese allievo del Batoni, insegnante all’Accademia.

Il Grigoletti realizza pale d’altare e soggetti a tematica profana con tutta la compostezza del linguaggio neoclassico.

Si allontana dai vincoli accademici nella realizzazione dei numerosi ritratti, dove domina un cromatismo che li rende freschi, vivaci e pieni di movimento.

Pompeo Girolamo Batoni

Pompeo Batoni: Ritratto del principe Abbondio Rezzonico
Pompeo Batoni: Ritratto del principe Abbondio Rezzonico

Andando indietro nel tempo, già nei primi decenni del Settecento, negli ambienti romani, il pittore miniaturista Pompeo Girolamo Batoni (1708-1787), di origine lucchese aveva studiato a fondo questo raffinato linguaggio sotto la guida del Conca.

Ma egli amava molto di più la pittura ammanierata di Raffaello e del Correggio, che gli permise di avere partita vinta con il Mengs, suo famoso rivale, in tutte le sedi sovrane europee.

Il suo cromatismo era schietto, nutrito, elegante e quindi piacevole. Fedelissimo alle teorie neoclassiche nelle quali vedeva grandi sbocchi, trasferiva il suo deciso cromatismo nella tavolozza di Luigi David.

Gaspare Landi

Nella capitale sotto la guida del Batoni si forma Gaspare Landi (1756-1830) di origine piacentina, un artista influenzato anche dalla pittura del Mengs (1728-1779).

La sua arte, specie quella decorativa nelle pale e negli affreschi, è molto apprezzata dal Ghoethe e dallo Schlegel.

Nella ritrattistica ha un cromatismo assai più vivace e spontaneo, dove le figure sono ricche di luminosità e piene di vita (autoritratto nella Pinacoteca di Faenza ed il ritratto di Canova nella Galleria Borghese a Roma).

Luigi David

Il linguaggio pittorico di Luigi David viene portato avanti da altri pittori tra cui Vincenzo Camuccini (1771-1844) che lo integra, prima con quello del Batoni e poi con quello derivato dall’amore per il grande Raffaello.

Tuttavia la sua pittura è decisamente orientata al Neoclassicismo, soprattutto nelle tematiche religiose. Molto apprezzato dai papi a lui contemporanei, dirige il cantiere vaticano di mosaico.

Sue opere significative sono la “Conversione di S. Paolo” in San Paolo fuori le mura (1835), l'”Incredulità di S. Tommaso” (1803) nel Museo di San Pietro, la “Morte di Virginia” nella villa di Capodimonte a Napoli e “Furio Camillo” nel Palazzo Reale di Genova.

Queste due ultime opere sono considerate di grande valore storico.

Filippo Agricola

Filippo Agricola (1795-1857) si forma sotto la guida diretta del padre Luigi, poi frequenta gli studi del Landi e del Camuccini.

Raggiunge la celebrità per i suoi dittici che raffigurano coppie innamorate di celebri personaggi. Nella tematica storica la pittura dell’Agricola diventa romantica.

Egli realizza anche i quadroni a tematica religiosa e i disegni su cartoni per mosaici (facciata di San Paolo).

La sua pittura rimane comunque di alto valore soltanto nella ritrattistica.

Un suo ritratto passato alla storia e celebrato da un sonetto di Vincenzo Monti è quello raffigurante Costanza Portuari Monti.

Francesco Podesti

Francesco Podesti (1800-1895) originario di Ancona, si forma sotto la guida del Landi e del Camuccini.

La sua pittura è aulica e teatrale sia nelle tematiche religiose che in quelle profane.

Nonostante il suo grande amore per i luoghi di origine, passa gran parte della sua interminabile vita artistica negli ambienti romani.

Pietro Benvenuti

Pietro Benvenuti (1769-1844) di origine aretina compie la sua prima formazione artistica negli ambienti fiorentini sotto la guida del Cavallucci, poi in quelli romani (1782-1804 ) collaborando strettamente con il Camuccini e con I. A. Carstens.

Il suo linguaggio pittorico si avvicina a quello di David come testimonia il “Trionfo di Giuditta”, opera famosissima nel Duomo aretino, dove domina un tratto elegantissimo ma con un cromatismo che lascia trasparire una certa insensibilità agli effetti coloristici.

La sua pittura è a tematica religiosa, mitologica e storica, ed è anche un ottimo frescante (affreschi a Palazzo Pitti nella sala di Ercole ed in San Lorenzo nella cappella dei Principi).

Le sue composizioni sono spesso colme di vitalità ed i suoi disegni sono raffinati ed energici allo stesso tempo, ma la sua coloristica non riesce ad eguagliare queste sue peculiarità. Tuttavia, riguardo quest’ultima, spiccano fra i suoi dipinti l’autoritratto agli Uffizi e di ritratto di Elisa Baciocchi a Versailles (1813).

Luigi Sabatelli

Luigi Sabatelli (1772-1859) di origine fiorentina, si forma prima a Firenze, poi a Roma e Venezia. A Milano insegna all’Accademia di Brera.

Anche il Sabatelli dipinge un’ampia tela (David ed Abigaille) nel Duomo aretino ma la sua coloristica, ricca di gradevoli effetti tonali, è certamente superiore a quella del Benvenuti.

La sua sensibilità al colore è testimoniata dai suoi dipinti nei palazzi Serbelloni Busca e Arconati a Milano, e nella sala dell’Iliade a Palazzo Pitti (1810-1820) a Firenze. Sempre a Firenze spiccano i dipinti di Palazzo Capponi.

Nella realizzazione delle sue opere ha come attivi aiutanti i figli Giuseppe e Francesco. La sua dote principale, che è quella del disegno, si evidenzia nella ritrattistica e soprattutto nelle opere dove non è stata impiegata la tavolozza ma soltanto il tratto.

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