Giardino delle delizie di Hieronymus Bosch

Hieronymus Bosch: Trittico delle delizie – Giardino delle delizie

Hieronymus Bosch: Trittico delle delizie: parte centrale - Il giardino delle delizie
Hieronymus Bosch: Trittico delle delizie: parte centrale – Il giardino delle delizie, 220 x 195 cm. Museo del Prado a Madrid.

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Sull’opera: Il “Giardino delle delizie” è un dipinto autografo di Bosch, facente parte della serie del “Trittico delle delizie” – scomparto centrale – realizzato con tecnica a olio su tavola nel 1503-04, misura 220 x 195 cm. ed è custodito nel Museo del Prado a Madrid. 

 Il “Giardino delle delizie” è dipinto nel riquadro centrale del trittico, visibile ad ante aperte. In esso vi sono raffigurati gli ignudi di entrambi i sessi – appartenenti  a più razze – uniti in gruppi, o semplicemente in coppie entro strani contenitori, o separé, di natura vegetale o minerale.

Tutta questa gente è intenta ai piaceri carnali di ogni tipo. A proposito di ciò il Bax (1956) evidenzia l’aberrazione raggiunta facendo notare una giovane coppia entro la torre rossa a destra in basso, insieme ad un terzo uomo che mostra un enorme pesce.

Secondo il Tolnay (1937 e 1965) il Bosch si è ispirato alla descrizione letteraria dell’Apocalisse di Baruch (quarto ciclo, cap. X), dove appare una grande pianura con uno stagno ed enormi uccelli esotici.

Il Combe (1946 e 1957) vede la composizione come un’atmosfera onirica al “sonno delle anime” annebbiate dal vizio, mentre il Castelli (1952) indica – come già fece nel trittico del fieno – il peccato nel sopprimere il contendente, esaltando la pura-egoistica sensazione “che ignora l’altro come senziente e lo accoglie solo come sentito”.

Per il Fraenger [1947], viceversa, l’artista si è ispirato all’ “ars amandi” degli Adamiti, una raffigurazione sublime ed innocente. Il Dorfles (1953) spiega come l’ambiguo ed il gentile intrecciarsi delle figure sia probabilmente ispirato dalle “stoven”, bagni galanti e malfamati del periodo boschiano, ma – secondo altri studiosi –  i nudi hanno il considerevole pregio delle miniature fiamminghe del Quattrocento.

Al centro della rappresentazione compare la “cavalcata della libidine” che gira in senso antiorario intorno ad un laghetto, considerato come la fonte della giovinezza (il Combe lo indica come un elisir di vita), dove alcune donne sguazzano nell’acqua miracolosa, con in testa pavoni (simboli di vanità), corvi (incredulità), ibis (mangiatori di pesce morto, ovvero le gioie vissute).

Gli animali della cavalcata non sono soltanto i classici cavalli ma anche pantere, leopardi, orsi, tori, leoni, cervi, liocorni, asini, maiali grifoni, capre e cammelli – tutti ispirati dagli scritti mistici e dai bestiari – che secondo il Bax corrisponderebbero ai simboli della lussuria (per il Baldass, altri peccati, mentre per il Combe, animali del Salvatore).

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