Il battesimo dei seleniti a opera di S. Giorgio di Carpaccio

Carpaccio: Il battesimo dei seleniti a opera di S. Giorgio

Carpaccio: Il battesimo dei seleniti a opera di S. Giorgio
Carpaccio: Il battesimo dei seleniti a opera di S. Giorgio, 141 x 285 cm., anno 1507? Scuola di San Giorgio a Venezia.

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Sull’opera: “Il battesimo dei seleniti a opera di S. Giorgio” è un dipinto autografo di Carpaccio, appartenente al “Ciclo di S. Giorgio degli Schiavoni”, realizzato con tecnica a olio su tela intorno al 1507(?), misura 141 x 285 cm. ed è custodito nella Scuola di San Giorgio a Venezia. 

Nel cartiglio, sul secondo gradino, a destra del pappagallo, sta la scritta – piuttosto abrasa – “VICTOR. CARPA[tius] / MDII.”: l’ultimo segno, che appare come un punto potrebbe essere invece la base di una di una terza ‘I’.

Dopo l’episodio dell’uccisione del drago da parte di san Giorgio, re Aia, la sua famiglia e tutta la città di Selene si convertono alla religione cristiana.

La storia dell’opera in esame immortala appunto gli istanti del battesimo regale. I suonatori, sull’alta pedana a sinistra, conferiscono una certa solennità alla scena, rotta – secondo alcuni studiosi – dalle note un po’ umoristiche dei loro rossi colbacchi. Il santo, che sta officiando il sacramento con ancora indosso l’armatura – tenuta seminascosta sotto il manto – è nell’atto di versare l’acqua lustrale sul capo del re, presa dall’anfora retta dal paggio.

Il sovrano, inginocchiato di fronte a san Giorgio, ha lasciato il turbante ad un suo scudiero. Dietro di lui, la principessa, anch’essa inginocchiata e senza copricapo (nelle mani di una anziana ancella).

Dietro, in posizione eretta, la regina ed alcuni dignitari genuflessi sono in attesa del loro turno. Secondo il Perocco (1960) la scena si svolge presso l’ingresso della reggia, mentre per il Pallucchini (1961) trattasi del Tempio.

Secondo gli esperti di storia dell’arte in questa composizione le architetture, salvo la torre sul fondo, non hanno alcuna caratteristica orientale: vi è invece un forte richiamo alle costruzioni venete del retroterra. Il Pallucchini affermava che l’edificio a pianta centrale … “si direbbe il modello di un battistero romanico orientalizzato”.

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