Le Storie di Prometeo di Piero di Cosimo

Piero di Cosimo: Le Storie di Prometeo

Piero di Cosimo: Le Storie di Prometeo - Il mito di Prometeo, Alte Pinakothek, Monaco di Baviera
Piero di Cosimo: Le Storie di Prometeo – Il mito di Prometeo , Alte Pinakothek, Monaco di Baviera.
Il mito di Prometeo, Musées des Beaux Arts, Strasburgo
Piero di Cosimo: Il mito di Prometeo, Musées des Beaux Arts, Strasburgo.

Sulle opere: Le “Storie di Prometeo”, ovvero “Il mito di Prometeo” ed “Il mito di Prometeo”, sono raffigurate in due composizioni autografe di Piero di Cosimo (Piero di Lorenzo), realizzate con tecnica a olio su tavola intorno al 1515-20, misurano rispettivamente 68 x 120 e 64 x 116 cm. La prima è custodita nell’Alte Pinakothek a Monaco di Baviera; l’altra, nel Musées des Beaux Arts a Strasburgo. 

 Secondo C. Kerényi (“Gli dei e gli eroi della Grecia”, Milano 1963), in relazione al tema che conferisce all’eroe – tra l’atro – la funzione di creatore del genere umano, le due tavole in esame – probabilmente due spalliere di cui non si conosce la provenienza –  appartengono al periodo più tardo dell’artista.

 Nel “Mito” custodito a Monaco di Baviera Prometeo (zona di sinistra), alla presenza Epimeteo, suo fratello, sta plasmando l’uomo e, dopo aver terminato la statua, si presenta a Minerva (zona di destra) che lo conduce in cielo (sempre nella zona di destra ma in alto).

Panofsky (1939) mette in relazione l’aspetto iconologico delle due tavole con le “Storie dell’umanità primitiva” del Metropolitan Museum di New York, considerandole come punto finale delle vicende umane, che vedono l’uomo ormai pienamente partecipe dei segreti celesti.

Per quanto riguarda la cronologia dei due pannelli, tutti i più celebri studiosi di storia dell’arte sono concordi nel collocarli nel tardo periodo dell’artista. Infatti, non tenendo conto della semplificazione strutturale, né della ricerche di armonia e simmetria, la paesaggistica, che si presenta con gli alberi a gocce luminose, di ventagli, di corimbi, si riferisce al manierismo fiorentino del secondo decennio del Cinquecento. Si pensi al complesso pittorico della Camera Borgherini realizzata da pittori come il Granacci, Bachiacca, Andrea del Sarto e Pontormo, la cui collocazione cronologica più verosimile comprende il periodo 1515-20.

Le due opere si trovano in cattivo stato di conservazione.

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