Scritto su Rembrandt di André Féliben

Scritto su Rembrandt di André Féliben (citazioni tratte dai “Classici dell’Arte”, Rizzoli Editore)

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Scritto su Rembrandt di André Féliben (autorevole voce della Storia dell’arte, Chartres, maggio 1619 – Parigi, 11 giugno 1695):  Entretiens sur les vies …..Parigi

“Rembrandt viveva ancora [nel 1666]: era un pittore che trattava ogni genere e che eseguì molti ritratti. Tutti i suoi quadri sono dipinti in modo assai personale, ben differente da quello, tanto leccato, nel quale cadono abitualmente i pittori fiamminghi.

 Spesso, infatti, egli si limitava a tracciare grandi pennellate, applicando i colori l’uno accanto all’altro, senza preoccuparsi di compenetrarli e di smorzarli insieme.

Nondimeno, poiché i gusti son varii, non poca gente ha in gran considerazione le sue opere. È vero, però, che egli possiede una grande arte e che ha dipinto delle teste molto belle: pur non favorite dalla grazia del pennello, esse hanno molta forza, e quando le si osservi dalla giusta distanza fanno un eccellente effetto e appaiono molto plastiche.”

“Certo” fece Pimandro “i ritratti del pittore di cui lei parla sono assai differenti da quelli di Van Dijck: le qualità occorrenti alla resa di una bella testa, e a cui lei stesso accennava, non si ritrovano, a mio avviso, in quelle di Rembrandt. Non è molto che me ne mostrarono una ove tutte le tinte risultavano separate e le pennellate dense di un così straordinario spessore di colori da conferire al viso qualcosa di orrendo, a guardarlo da vicino. E poiché agli occhi non occorre molta distanza, per abbracciare un semplice ritratto, non vedo come possano restare soddisfatti, guardando quadri così poco finiti.”

“Non tutte le opere di questo pittore” risposi “sono così. Egli ha tanto ben disposto le une dopo le altre le tinte e le mezzetinte, e ha così ben sentito le luci e le ombre, che quanto ha dipinto in modo grossolano e tale da farlo spesso apparire appena abbozzato, non manca di aver riuscita quando, come ho detto, non vi si stia troppo da presso. Infatti, allontanandovisi, le pennellate vibrate con forza e lo stesso spessore cromatico che lei ha notato diminuiscono a grado a grado e, penetrandosi e mescolandosi insieme, raggiungono l’effetto che si desidera.

“La distanza richiesta per bene osservare un quadro non è solo in funzione del maggiore spazio e del maggior agio offerti agli occhi per abbracciare gli oggetti e per meglio coglierli insieme, ma anche perché essa frappone tra l’occhio e l’oggetto maggiore atmosfera.”

“Lei vuoi dire” m’interruppe Pimandro “che mediante una più grande profondità atmosferica tutti i colori di un dipinto appaiono compenetrati e come fusi, se posso adoperare i suoi stessi termini, gli uni con gli altri.”

“Si tratta” risposi “che per quanta cura possa impiegarsi nel dipingere un quadro, poiché ogni sua parte risulterà composta d’una infinità di toni diversi, i quali rimarranno sempre, in qualche modo, distinti e separati, tali toni stenteranno a mescolarsi, allo stesso modo che avviene per quelli dei corpi naturali. È bensì vero che, quando un quadro sia dipinto con estrema perfezione, può essere anche osservato da una distanza minore, col vantaggio di apparire più intenso e plastico, come è di quelli del Correggio. Ma è perciò che le ho fatto notare che una rilevante unione dei colori e una loro mescolanza aggiungono molto nel conferire ai dipinti più forza e verità:

e maggiore o minore distanza contribuiscono infinitamente a conseguire tale unione.”

“Ritorni, la prego, a questo pittore che lei ha abbandonato:

la sua maniera tanto lontana da quella degli altri ci ha fatto allontanare da lui.”

“Egli” risposi “non ha solamente dipinto molto diversamente dagli altri, ma ha anche inciso all’acquaforte in un suo modo tutto particolare. Se ne hanno una quantità di stampe molto originali e, tra l’altro, dei ritratti bellissimi, per quanto differenti, come le dicevo, dalle stampe abituali. Morì nel  1668. *      andre félibien, Entretiens sur les vies …..Parigi

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