Ritratto di Pierre Loti di Rousseau il Doganiere

Rousseau il Doganiere: Ritratto di Pierre Loti

Rousseau il Doganiere: Ritratto di Pierre Loti
Ritratto di Pierre Loti, cm. 61 x 50, Kunsthaus, Zurigo.

Sull’opera: “Ritratto di Pierre Loti” è un dipinto autografo di Rousseau il Doganiere realizzato con tecnica a olio su tela probabilmente nel 1891-92, misura 61 x 50 cm. ed è custodito nella Kunsthaus a Zurigo. 

La composizione in esame fu sottoposta a diverse ridipinture, soprattutto sul fogliame e sul viso dell’effigiato. A causa di queste improprie stesure, oggi risulta alquanto difficile assegnare al quadro una cronologia ben precisa.

Proprio per via di detti “ritocchi” la tela viene talvolta collocata da alcuni studiosi intorno al 1910, ma è abbastanza verosimile spostare la cronologia a molto tempo prima. L’idea della raffigurazione di una persona nota viene collegata alla mentalità di artisti definiti “pittori ufficiali”. Per l’appunto il Doganiere in una missiva al giudice, datata 1907 (fonte: “Garçon”, 1953), per ribadire l’alta importanza di Clément, suo “maestro”, si limitava soltanto a ricordare che egli aveva realizzato il ritratto di P. Aréne.

Qui, in considerazione del ritratto di Loti (Louis Marie Julien Viaud; Rochefort, 1850 – Hendaye, 1923), si è portati a pensare che abbia intrigato l’artista il momento in cui la stampa si dovette occupare del famoso scrittore francese in occasione della nomina all’Académie Francaise, nel 1891.

Tale data è quella a cui ci si deve riferire, intendendola come termine “ante quem non”, dovendo quindi collegare quelle ridipinture agli ultimi anni (si ricorda che l’artista morì nel 1910).

Dopo di Pierre Loti il ritratto appartenne a Courtelme (che l’aveva acquistato appositamente per esporlo nel proprio ‘Museo degli orrori’) e più tardi (1922) al parigino P. Rosenberg; poi passò per le mani di MendeIssohn-Bartholdy di Berlino.

Fu esposto alla mostra retrospettiva di Parigi del 1911; più tardi fece parte della rassegna berlinese del 1926; quindi, di nuovo a Parigi, nelle due mostre del 1952 (‘Cent Portraits d’hommes’, alla Galerie Charpentier) ed in quelle del 1961 e 1964.

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