Affreschi di palazzo Dugnani del Tiepolo

Il Tiepolo: Affreschi di palazzo Dugnani

Il Tiepolo: Affreschi di palazzo Dugnani Milano, cm. 520 x 450, Scipione e lo schiavo.
Affreschi di palazzo Dugnani Milano, cm. 520 x 450, Scipione e lo schiavo.

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Sull’opera: “Scipione e lo schiavo” è un dipinto autografo di Giambattista Tiepolo, appartenente al ciclo di affreschi di Palazzo Dugnani a Milano. L’opera raffigurata, che fu realizzata nel 1731 e che misura 520 x 450 cm., attualmente si trova su tela, custodita nello stesso palazzo seicentesco.

Esiste una lettera che il Tiepolo scrisse al conte Casati (ex nome di Palazzo Dugnani) nell’aprile del 1731, dalla quale si rileva che la decorazione di palazzo Dugnani venne iniziata in quell’anno, cioè dopo quella di palazzo Archinto.

In seguito ai danneggiamenti derivati dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, gli affreschi – nel 1944 – vennero “strappati” dal muro e riportati su tela. Attualmente sono custoditi nel famoso palazzo seicentesco.

Il Tiepolo lavorò nel salone principale; al centro del soffitto la “Allegoria della Magnanimità” (tela, 950 x 1110), l’opera maggiormente rovinata, già prima degli inizi dello scorso secolo.

Fa parte della figurazione una caduta di esseri demoniaci che richiama la decorazione del soffitto dello scalone nell‘Arcivescovado a Udine.

Lungo imargini del soffitto spiccano quattro grisailless tendenti all’ocra, raffiguranti allegorie. Sulle pareti vengono rappresentati la “Continenza di Scipione” (520 x 650), “Scipione e lo schiavo” (la tela raffigurata nella presente pagina), “Sofonisba che riceve il veleno da Massinissa” (520 x 650), ed altre raffigurazioni di significato simbolico.

Tutti gli episodi sono caratterizzati da una marcata serenità dei ritmi e nel giusto equilibrio dei contrasti di colore, in una struttura compositiva assai calma e distesa che richiama la pittura del Veronese. Il tutto in un contesto dove agiscono certamente comparse già notate nelle decorazioni dipinti per il palazzo Dolfin  a Venezia e dagli affreschi dell’Arcivescovado di Udine con la “Caduta degli Angeli ribelli”. Il tutto però trasportato su un registro molto più ragionato ma elegante.

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