La tecnica dell’acquaforte

L’acquaforte

Cos’è la tecnica dell’acquaforte

L’acquaforte (il termine deriva dalla lingua latina aqua fortis ) si ottiene con una tecnica indiretta in cavo: questa  è la tecnica  più usata come via espressiva dagli artisti di tutti i tempi, per il suo essere non soggetta a regole ferree, a differenza di altre, che necessitano di lunghe esperienze.

Con questa tecnica l’artista può liberare al massimo la propria creatività. Le origini di questa generosa tecnica risalgono al lontano Medio Evo, periodo nel quale l’acido nitrico era già conosciuto e veniva impiegato per incidere arabeschi ed effettuare meticolose decorazioni di armi, armature e tanto altro.

In primo tempo questa tecnica non veniva impiegata dagli artisti e soltanto dopo qualche secolo molti esponenti del mondo pittorico iniziarono ad impiegarla, con immediate ripercussioni nel mondo dell’arte.

Il procedimento

La procedura è molto semplice e si esegue nella seguente maniera: il piano della lastra (quello destinato all’incisione), dopo essere stato ben levigato e liberato completamente da residui grassi, viene ricoperto accuratamente da uno strato sottile ed uniforme di cera per acquaforte. Tale operazione è detta di “verniciatura”, poi viene annerito con nerofumo, sia per dare alla cera una resistenza maggiore all’azione degli acidi sia per rendere più riconoscibili i segni che verranno eseguiti dall’artista.

Con una punta in grado di graffiare (molto indicato è anche l’acciaio), più o meno smussata (a seconda del tipo di disegno da realizzare), si pratica una leggera ma sufficiente pressione per scoprire il metallo, tracciando i segni che verranno a disegnare l’immagine.

Si proteggono tutte le rimanenti parti scoperte, cioè i margini e la parte posteriore, con una vernice inattaccabile agli acidi, quindi si mette a bagno in una bacinella la lastra incerata.

L’acido diluito, contenuto nella bacinella, agirà mordendo il metallo rimasto scoperto nei tratti in cui la punta ha scalfito la cera.

I tipi di acido che più vengono impiegati si reperiscono senza nessuna difficoltà in commercio. Questi sono l’acido nitrico e il percloruro di ferro.

L’acido nitrico è di gran lunga più indicato per la lavorazione su lastre di zinco e non è tanto consigliato per altre lastre, a meno che non si voglia ottenere appositamente certi effetti.

Il percloruro viene consigliato soprattutto per le lastre di rame e di ottone. L’acido nitrico, nella fase della morsura (effetto aggressivo dell’acido nelle parti “non protette”), lascia libero un gas che produce molte piccole bollicine che purtroppo vanno a coprire i segni.

Queste devono essere prontamente rimosse proprio nel momento della loro formazione con una piuma di uccello, meglio ancora se acquatico, per la sua maggiore resistenza. Togliere tempestivamente queste bollicine significa ottenere una buona lavorazione della lastra con un segno più vivo.

Usando il percloruro ferrico, il procedimento chimico avviene in modo diverso e, sui segni, si deposita una fanghiglia color ruggine che frena la morsura, per cui occorre molto spesso lavare la lastra, oppure capovolgerla non appena si è certi che il processo di questa formazione fangosa sia iniziato di nuovo, facendo depositare la fanghiglia sul fondo della vasca.

Cambiando le concentrazioni dell’acido ed i periodi di morsura, si otterranno segni e risultati diversi.

Una volta eseguito il procedimento di morsura, occorre gettare i prodotti negli appositi spazi destinati allo smaltimento di sostanze inquinanti, a meno che non si voglia realizzare altre lastre e quindi procedere alla rigenerazione della soluzione di percloruro ferrico.

Per questa operazione occorrono acido muriatico ed acqua ossigenata a 130 volumi. Bisogna versare, a gocce, l’acido muriatico nella soluzione da rigenerare, agitandola con una bacchetta di vetro o di altro materiale inattaccabile dall’acido e continuare ad aggiungere gocce, fino a che la fanghiglia nel fondo del contenitore non sia scomparsa del tutto.

A questo punto si aggiungono gocce d’acqua ossigenata, sempre agitando la soluzione, fino a che il colore, da verde-marrone non diventi bruno-marrone, come quello originale. Si consiglia di fare queste operazioni con occhiali guanti antiacido e mascherina.

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