Madonna del Ceppo di Filippo Lippi

Filippo Lippi: Madonna del ceppo

Filippo Lippi: Madonna del Ceppo
Filippo Lippi: Madonna del Ceppo, anno di esecuzione 1452-1453, cm. 187 x 120, tecnica a tempera su tavola, Museo Civico, Prato.

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Sull’opera: “Madonna del Ceppo” è un dipinto di Filippo Lippi realizzato con tecnica a tempera su tavola intorno al 1452-53, misura 187 x 120 cm. ed è custodito nel Museo Civico di Prato. 

La “Pia Casa dei Ceppi”, conosciuta semplicemente con il nome di “Ceppo” era un ente assistenziale della città di Prato. Fu fondata nel 1282 da Monte Turino de’ Pugliesi e venne subito conosciuta come “Ceppo” (parola derivata dal fatto che si inserivano elemosine in un ceppo d’albero).

Più tardi sorse un nuovo “Ceppo” per volontà testamentaria di Marco Datini, che per essere distinto dall’altro vennero impiegate per entrambi nuove denominazioni: “Vecchio Ceppo” e “Nuovo Ceppo”. Nel 1545 i due “Ceppi” furono riunificati in un’unica organizzazione con il nominativo di “Casa Pia dei Ceppi dei poveri di Prato”, avente come scopi primari quelli dell’assistenza e delle elemosine agli indigenti.

L’organizzazione, presente in diverse città della toscana, a Prato aveva sede in palazzo Datini (dal secondo fondatore), dove la presente composizione rimase in un cortile fino al 1858, anno in cui pervenne al Museo Civico.

La lunga permanenza a contatto diretto con la luce e con gli agenti atmosferici hanno determinato una grossa caduta cromatica della stesura pittorica, incidendo purtroppo anche sulle figure.

La tavola viene anche citata nelle Vite del Vasari, come opera commissionata nel biennio 1452-53 dai Buonomini del Ceppo, i quattro soprintendenti agli ornamenti della Cappella Maggiore di Santo Stefano nel Duomo di Prato.

Esiste una ricevuta, datata 28 maggio 1453, che testimonia il pagamento dell’opera con una somma pari a 85 fiorini d’oro.

La composizione è da sempre considerata autografa dell’artista, tutt’al più, secondo alcuni, realizzata con la collaborazione di aiuti di bottega, in particolare il Pesellino o Fra’ Diamante, nella stesura dei volti dei quattro committenti.

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