Porzia (Uffizi) e Minerva (Louvre) di Fra’ Bartolomeo

Fra’ Bartolomeo: Porzia (Uffizi) e Minerva (Louvre)

Fra Bartolomeo: Porzia
Porzia, cm. 108 x 50, Galleria degli Uffizi, Firenze.
Fra Bartolomeo: Minerva
Minerva, cm. 117 x 59, Museo del Louvre, Parigi.

Sulle due opere: “Porzia” è un dipinto di Fra’ Bartolomeo realizzato tecnica ad olio su tavola intorno agli anni 1490-95, misura 108 x 50 cm. ed è custodito nella Galleria degli Uffizi, Firenze; “Minerva” è un dipinto dello stesso artista sempre realizzato ad olio su tavola tra il 1490-95, misura 117 x 59 cm. ed è custodito nel Museo del Louvre a Parigi.

Spostamenti della “Porzia”: depositi delle Gallerie di Firenze, dal 1880 (circa) al 1925; Ambasciata d’Italia a Washington, dal 1925-1964; Istituto Centrale del Restauro di Roma, dal 1964-1992.

Restauro della “Porzia: Istituto Centrale del Restauro a Roma, dal 1959 al 1962, 1963; Alfìo Del Serra, Firenze, 1993.

Mostre della “Porzia”: II Giardino di San Marco, Casa Buonarroti, Firenze, 1992;

Trattati, cataloghi e pubblicazioni della Porzia:  Serena Padovani in “L’età di Savonarola – Fra’ Bartolomeo e la Scuola di San Marco” pag. 55, Marsilio Editori, 1996 (fonte delle presenti informazioni).

Spostamenti della “Minerva”: Proprietà Schwartz, Toulouse, 1942; Musée de Moulins, 1945-67.

Restauri della “Minerva”: Service de Restauration des Peintures des Musées Nationaux (N. Huy Delsaux), Parigi1981.

Mostre della “Minerva”: Exposition des chefs-d’oeuvre de la peinture, Parigi, 1945; Le XVI’ siecle florentin au Louvre, Parigi, 1982.

Trattati, cataloghi e pubblicazioni: della “Minerva”: Catalogne Sommaire… du Louvre, 1981, p. 257; Serena Padovani in “L’età di Savonarola – Fra’ Bartolomeo e la Scuola di San Marco” pag. 55, 1996 (fonte delle presenti informazioni).

Le due opere, di altissimo pregio pittorico, certamente realizzate per una stessa committenza e quindi per un unico scopo, furono poi disgiunte e rese leggermente differenti come misure. I dipinti riaffiorarono soltanto in tempi abbastanza recenti.

Il pannello della Minerva, che in precedenza era attribuito al ferrarese Costa (Ferrara, 1460 – Mantova, 1535), si trovava a Toulouse presso l’antiquario Schwartz nel luglio del 1942 (fonte: una annotazione sulla fotografia nell’archivio fotografico della National Gallery di Washington). Fu venduto, come opera di scuola francese del Cinquecento, nel 1945 alla Réunion des Musées Nationaux e quindi depositato presso il Musée de Moulins, che lo attribuì a Perréal (fonte: Duprat, 1948).

Charles Sterling, dopo un’approfondita ricerca su Perréal effettuata nel 1963, negò l’autografia di quest’ultimo riproponendo quella del Costa, annoverandola nell’ambiente emiliano dei primi decenni del Cinquecento, segnalando altresì la tavola gemella (la Porzia) che aveva visto per puro caso presso l’Istituto Centrale del Restauro di Roma.

Dai depositi delle Gallerie fiorentine la tavola fu trasferita nel 1925 presso l’Ambasciata italiana di Washington, con  attribuzione alla scuola di Lorenzo di Credi (o di Francesco di Cristofano detto il Franciabigio) e titolazione di “Sant’Agnese” (o “Vergine Annunziata). Per il cattivo stato di conservazione fu riportata in Italia 1959 per un accurato restauro (Istituto Centrale del Restauro a Roma). Più tardi, nel 1967, veniva trasferita nei depositi del Museo del Louvre con la nuova attribuzione di “anonimo fiorentino” dei primi decenni del cinquecento (fonte: Catalogne Sommaire, 1981), mentre il pendant (Porzia), completamente ignorato nel suo altissimo pregio, veniva trasferito, nel 1962, all’Ambasciata di Washington per le dirette pressioni dell’ambasciatore (l’anno dopo fu riportato a Roma a causa del deterioramento innescato dall’inadatto ambiente).

Dopo la segnalazione dello Sterling l’alto valore  dei due dipinti cominciò ad attrarre sempre più i grandi esperti della pittura. Minerva venne esposta al Louvre nel 1982 in occasione della mostra del Cinquecento fiorentino, allestita da Sylvie Béguin che accettò l’assegnazione – proposta da Everett Fahy – al giovanissimo Bartolomeo della Porta. Nella sua esposizione la Everett prendeva in considerazione anche la Porzia, non tanto nota eroina ma simbolo di coraggio, fedeltà e rigore, riconosciuta per i carboni ardenti sotto le piante dei piedi, riaffiorati in seguito al restauro. Nonostante tale assegnazione, allora considerata interessante ed impegnativa, doveva trascorre ancora un pieno decennio prima che le due opere fossero riconsegnate al giovane Baccio della Porta.

Occorreva solo che si facesse un confronto diretto fra le due opere, che fu possibile grazie alla sensibilità dei responsabili del Louvre, un’occasione straordinaria per valutare l’entità di questi due grandi capolavori per una certa e duratura riconferma autografica, di fronte agli indiscutibili rapporti stilistici, come una commissione al giovane artista per gli affreschi di un palazzo fiorentino. Il giudizio doveva anche considerare il disuguale stato di conservazione delle due tavole, dovuto alle diverse vicissitudini dopo la separazione dalla stessa struttura che in qualche modo le conteneva, o le univa.

 Porzia, oltre all’ampia cicatrice nella vasta lacuna della zona centrale, ha la stesura pittorica assai consunta con conseguente attenuazione dell’armonia coloristica che però lascia ancora ostentare, anche se in modo attutito, per le eleganti sottigliezze dell’artista nella definizione delle luminosità.

Minerva, a confronto della gemella, appare assai meglio conservata e – nonostante le puliture che certamente agirono sulle velature originali – con i vivi colori, ancor più impreziositi per la conservazione del loro raggiante smalto.

 

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