San Cristoforo (Metropolitan Museum) di Domenico Ghirlandaio

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Domenico Ghirlandaio: San Cristoforo (Metropolitan Museum)

Domenico Ghirlandaio: San Cristoforo (Metropolitan Museum)
Domenico Ghirlandaio: San Cristoforo, 1473 circa, affresco (attualmente staccato), cm. 284,5 X 149,9, Metropolitan Museum, New York.

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Sull’opera: “San Cristoforo” è un dipinto di Domenico Ghirlandaio realizzato con tecnica a fresco su muro (attualmente staccato) intorno al 1473, misura 284,5 X 149,9 cm. ed è custodito nel Metropolitan Museum a New York. 

La provenienza della presente composizione – che venne acquistata nel 1880  da Cornelius Vanderbilt, come frammento d’affresco staccato, sul mercato antiquario di New York –  è tutt’oggi sconosciuta.

Alcuni studiosi di storia dell’arte ipotizzano che facesse parte del monumentale affresco della chiesa di San Miniato tra le torri a Firenze, rimosso proprio in quel periodo. Altre fonti invece, insieme a quelle più antiche, pensano all’autografia di Antonio e Piero del Pollaiolo. Un’altra verosimile ipotesi potrebbe essere quella di vederlo proveniente da villa Michelozzi, nei pressi della città.

Da un’attenta osservazione dello stile, ancora poco sviluppato ma già di buona qualità, si pensa che la cronologia sia riferita al primo periodo di attività dell’artista, quando incominciava ad inserirsi nel mondo delle committenze negli ambienti del contado fiorentino.

San Cristoforo, raffigurato in modo del tutto tradizionale, appare nel frammento come un gigante con i piedi nel fiume che reca sulla spalla l’infante Gesù per raggiungere l’altra sponda.

Egli si appoggia a quel bastone di palma (simbolo del martirio) che secondo la leggenda avrebbe messo nuovamente le radici e dato quindi nuovi frutti. Il Bambino reca sulla mano sinistra, in perfetto equilibrio, un globo, che simboleggia la sua regalità sul mondo intero, sul quale appare infatti  la scritta ASIA / AFRIHA / [E]VROPA.

La veduta paesistica nello sfondo mostra un insieme di colline, alcune irte altre più arrotondate, che si sfumano in profondità seguendo anche le regole della prospettiva aerea (quella della degradazione del colore).

Molti particolari, soprattutto nello sfondo, attualmente in ottime condizioni, furono aggiunti in secondo tempo “a secco”.

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