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Andrea del Sarto: Autoritratto, anno 1528-1529, affresco staccato, 51,5 x 37,5 cm., Corridoio Vasariano, Firenze.

Andrea del Sarto (1486 – 1530): Biografia e vita artistica

Andrea del Sarto: Autoritratto
Autoritratto di Andrea del Sarto

Andrea d’Agnolo di Francesco di Luca di Paolo del Migliore Vannucchi, meglio conosciuto come Andrea del Sarto, nacque a Firenze il 16 luglio 1486.

Il Vasari lodando le sue opere – nell’esattezza delle forme, nella fluidità della stesura e rapidità d’esecuzione – lo descrisse come pittore “senza errori”.

L’artista era molto di più di come lo presentò il grande storico aretino. Tale lode appare attualmente alquanto riduttiva. Infatti Andrea, erede della cultura fiorentina, non si accontentò solo di svolgere quella vasta varietà di tematiche ma volle affrontarla nella ricerca di un linguaggio più garbato e nell’elaborazione formale.

Gli allievi di Andrea del Sarto: Rosso Fiorentino e Pontormo

Andrea del Sarto ebbe come allievi i pionieri del Manierismo (i coetanei e conterranei Rosso Fiorentino e Pontormo), ma a differenza di loro non perseguì quelle ardite spregiudicatezze nelle trasfigurazioni dei soggetti. Infatti portò innovazioni alla pittura tradizionale in maniera elegante, conferendo monumentalità alle figure, attraverso uno assiduo studio circa la tecnica e la cromia, impiegando i più moderni spunti allora reperibili [Zuffi, cit., pag. 252].

Gli inizi di Andrea già dalla tenera età

A soli sette anni entrò come apprendista nella bottega di un orafo e più tardi passò in quella del pittore Gian Barile il quale, notando subito il grande talento del ragazzo, pensò di affidarlo Piero di Cosimo (1462 – 1521). Qui apprese le varie tecniche predisponendosi al gusto della ricerca e della sperimentazione.

La principale fonte artistica sulla vita di Andrea – lo riporta il Vasari nelle Vite – era Palazzo Vecchio «dove era il cartone [della Battaglia di Cascina] di Michelangelo Buonarroti e quello [la Battaglia di Anghiari] di Lionardo da Vinci». Lì spesso si recava l’artista per prendere importanti spunti, evidenziandosi presto in quegli ambienti come un valente copista.

La collaborazione con il Franciabigio

A palazzo Vecchio conobbe Franciabigio (1482 – 1525), col quale strinse amicizia che subito portò ad un rapporto di collaborazione tra i due e lo mantenne lontano dalla «stranezza di Piero che era già vecchio».

Lasciata quindi la bottega del suo maestro si trasferì insieme al collega in una stanza, che faceva allo stesso tempo da abitazione e da laboratorio, in piazza del Grano, nei pressi dei futuri Uffizi. Tale iniziativa ebbe sviluppi particolarmente importanti poiché in quel periodo Leonardo e Raffaello si allontanarono da Firenze mentre Michelangelo mancava dal capoluogo toscano già dal 1504. Si era creato quindi un temporaneo vuoto di maestri “moderni” che Andrea, il giovane talento ventiduenne, dovette colmare.

Il 12 dicembre 1508 si iscrisse all’Arte dei Medici e degli Speziali. Le prime opere, sue e di Franciabigio, echeggiano pittori ad essi più familiari, tra i quali si possono citare con certezza Fra’ Bartolomeo e Mariotto Albertinelli, nonché Raffaello.

Al convento della Santissima Annunziata

Andrea del Sarto: Storie di S. Filippo: Il santo risana un lebbroso
Andrea del Sarto: Storie di S. Filippo: Il santo risana un lebbroso

Nel 1460 Alesso Baldovinetti (Firenze, 1425 – Firenze, 1499), su committenza dei frati del convento della Santissima Annunziata, iniziò la decorazione del Chiostro dei Voti, che più tardi fu portata avanti da Cosimo Rosselli (1439 – 1507), il quale non riuscì a terminarli.

Nel 1509 i frati affidarono la continuazione dell’opera ad Andrea del Sarto con cinque Storie relative ai miracoli di san Filippo Benizzi. Gli affreschi furono consegnati l’anno successivo.

La descrizione vasariana dei riquadri realizzati da Andrea evidenzia un vivace gusto per la narrazione, che richiama le decorazioni del Ghirlandaio nelle chiese di Santa Maria Novella (Cappella Tornabuoni) e di Santa Trinita (Cappella Sassetti). Il linguaggio però è più moderno, con in ritmo più movimentato e irrequieto ed, inoltre, ispirato alle atmosfere leonardesche.

Negli anni immediatamente successivi, per il completamento delle lunette dello stesso ciclo, furono chiamati vari artisti, tra cui si ricordano Rosso Fiorentino e Pontormo i quali si ispirarono alla pittura di Andrea. Dovendo essi, ancora per molto tempo, realizzare una grande quantità di altre opere legate al santuario, instaurarono di fatto una vera e propria “Scuola”. Questa si contrapponeva a quella fondata da Fra’ Bartolomeo in San Marco con il fedele Mariotto Albertinelli.

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