Land Art

Land Art

Un esempio eclatante di Land Art è la Spiral Jetty di Robert Smithson nel grande lago salato dello Utah realizzata nel 1970 di dimensioni enormi da non essere goduta, nel suo insieme, da nessuna persona che si trovi sul luogo. Per vedere l’opera in tutti i suoi particolari, lo spettatore deve salire su un elicottero, oppure accontentarsi di una prospettiva più precaria salendo la collina antistante.

La Land Arto Earth Art nasce da tematiche e, principalmente da teorie concettualistiche che nel nostro Paese tendono spesso ad assumere una valenza poverista. Il territorio, la costa, una cala, un porto, una collina o qualsiasi altro spazio offerto dal pianeta può diventare opera d’arte.

I gruppi che si costituiscono mettono in discussione soprattutto gli spazi che vengono impiegati per le manifestazioni artistiche: Lo spazio espositivo deve diventare esso stesso un’opera d’arte da essere goduta in pieno. Ecco che prende forza un principio prettamente concettuale che qualsiasi zona trattata artisticamente, deve essere considerata un’opera d’arte alla stessa stregua delle tele, tavole, cartoni, cartoncini, ecc. che hanno avuto trattamenti artistici.

L’unica e sostanziale differenza sta nel fatto che in questi ultimi c’è un trasferimento della natura nel supporto, mentre nella seconda si effettua una sottrazione di natura per trasformare la zona stessa in opera d’arte.

Talvolta l’imponente aspetto dell’opera, nella sua completa vastità, entra in serio conflitto con il materiale impiegato per la sua realizzazione che spesso, sotto l’azione degli agenti atmosferici, si deteriora togliendo bellezza ed eleganza all’intero impianto d’insieme. Purtroppo il fruitore dell’opera deve spesso volare per riuscire a goderne a pieno la bellezza, oppure accontentarsi di una documentazione visiva che la riproduca.

Il mondo a supporto dell’opera d’arte: la Spiral Jetty di Robert Smithson

Il fenomeno della Land Art riguarda una generazione di artisti statunitensi e anglosassoni che, a partire dalla fine degli anni Sessanta, realizza sculture di grandi dimensioni e sofisticati progetti ambientali senza peraltro mai costituire un movimento teorico, o una scuola di pensiero unica. Il nuovo nasce nell’ambito dell’arte concettuale, ma la definizione odierna viene utilizzata per la prima volta soltanto nel 1969, in California, da Gerry Schum, autore di un famoso video sull’argomento; tuttavia, inizialmente, è il giovane Robert Smithson (1938-1973) ad estrapolare la parola Earthworks (opere della terra) da un racconto fantascientifico di Brian W. Aldiss; tale parola viene scelta come titolo della mostra collettiva presso la Dwan Gallery di New York (ottobre 1968) a cui partecipano: Carl Andre, Herbert Bayer, Walter De Maria, Michael Heizer) Robert Morris, Dennis Hoppenheim , Sol LeWitt, Stephen Kaltenbach e lo stesso Smithson.

In seguito anche Walter De Maria (1935) preferirà definire le proprie opere con una formula più chiara e immediata di Land Art, che comprende nel suo significato anche il pianeta Terra. Infatti, se il pittore tradizionale continuava a confrontarsi con le due dimensioni della tela (larghezza e lunghezza) l’artista della Land Art utilizza la Terra come termine estremo di confronto proporzionale e di scala.
Ecco qualche opera esemplare in cui il nostro pianeta viene utilizzato come “tela cosmica”: i coniugi Christo e Jeanne-Claude impacchettano con cinquantasei chilometri di nylon le coste dell’Australia (Little Bay, Australia, 1968;) e famosi monumenti europei come le Mura Aureliane di Roma (1974), Pont Neuf a Parigi (1985) e il Reichstag di Berlino (1992); Michael Heizer realizza Doublé Negative nel deserto del Mormon Mesa (1969) scavando 240.000 tonnellate di arenaria per formare una diagonale vuota, un solco nella terra entro cui poter camminare.

Ecco come lo stessa Heizer spiega il suo lavoro: «M’interessa un tipo di scultura che si possa realizzare fuori della comunità dell’arte e senza impiegare materiali artistici; sculture fatte di materiali come terra, ghiaia e sassi […] Il mio dovere di scultore è di lavorare con qualunque cosa che sia tangibile e fisica. Lo so che i materiali hanno potenziali espressivi, ma dei materiali mi interessano di più le caratteristiche strutturali che non la bellezza. Penso che la terra sia il materiale con il massimo di potenzialità, perché è la sorgente originaria della materia… Ho realizzato le mie sculture all’esterno sin dall’inizio. Trovai subito grandi quantità di materiali, e così cercai di usare la forza di gravita come fonte d’energia libera e naturale[…]». (Heizer, 1984).

Diverso il caso di Robert Smithson che affianca a una ricca produzione critica e teorica, opere profondamente simboliche come The Spiral Jetty, realizzata a Great Salt Lake (Utah, 1971), una spirale di terra di riporto che si insinua nel Lago Salato e che impone alla natura una sorta di geometrico predominio.

Robert Smithson (Passaic, New Jersey, 1938; Amarillo, Texas 1973).

La vita di uno dei principali esponenti  della Land Art si interruppe tragicamente in un incidente aereo mentre lo stesso stava ispezionando una zona dove avrebbe voluto realizzare la sua Amarillo Ramp, una grande rampa spiraliforme nel deserto del Texas.

Dopo un esordio in pittura sulla scia dell’espressionismo astratto, entrò in contatto con gli esponenti della minimal art e realizzò sculture di valenza concettuale in metallo, vetro, specchi (Mirror Stratum 1966, New York, Museum of Modern Art). Dal 1968 intraprese la serie dei Non-Sites, contenitori pieni di detriti provenienti da contesti naturali modificati dall’intervento umano o soggetti a trasformazioni geologiche, alternandoli a eventi in situ (Sites). Tra i suoi Earthworks, Asfalt rundown (1969), una colata di asfalto in una cava abbandonata di Roma e la nota Spiral  Jetty molo a forma di spirale che si protende nel Grande Lago Salato dello Utah.

 L’opera di Smithson in questione, oggi per effetto dell’innalzamento delle acque, è visibile solo in visione aerea. Ecco come ne parla lo stesso autore: « La scala di Spiral Jetty (Gettata a Spirale) tende a fluttuare a seconda di dove si trovi l’osservatore. La misura determina l’oggetto, ma è la scala che determina l’arte. Una fessura nel muro, se vista in termini di scala e non di misura può diventare il Gran Canyon. Una stanza può trasformarsi nell’immensità del sistema solare. La scala dipende dalla capacità di essere coscienti delle realtà della percezione. Quando ci rifiutiamo di disgiungere la scala dalla misura, ci ritroviamo con un oggetto o un linguaggio che sembra certo. Per quel che mi riguarda, la scala opera attraverso l’incertezza. Essere nella scala di Spiral Jetty significa essere fuori. Se guardi davanti a te, la sua coda ti fa scendere a uno stato indifferenziato di materia. Se muovi lo sguardo verso il basso da un punto all’altro, scorgi, sui bordi interni ed esterni, cumuli fortuiti di cristalli di sale, mentre l’intera massa ripete l’irregolarità dell’orizzonte. E ogni cristallo cubico di sale ripete la Spiral Jetty in termini di reticolo molecolare cristallino. In un cristallo la crescita avviene intorno a un punto di spostamento, come in una vite. Spiral Jetty può essere considerata come uno strato all’interno della spirale del reticolo cristallino, ingrandito trilioni di volte». (Smithson, 1979).

La Land Art dimostra il superamento dell’idea di museo: significati arcaici e simbolici accompagnano gesti, azioni e progetti sui territori vasti e disabitati del globo. Sempre Robert Smithson scrive: «I giudizi e le opinioni nel campo dell’arte non sono che sussurri dubbiosi nel fango della mente». Tra il mondo occidentale tecnologicamente strutturato e un’opera d’arte della Land Art si avverte effettivamente una distanza incolmabile.

Ciò che emerge dalle opere di questi artisti è dunque l’interesse per un’esperienza estetica in situ, ovvero in contesti ambientali specifici e inamovibili. E poiché le opere della Land Art sono disseminate qua e là sul territorio mondiale, lo spettatore deve intraprendere una vera e propria iniziazione conoscitiva per visitarle. Con la Land Art si può filosoficamente parlare di un Erfahrung (esplorazione fisica, viaggio reale) che implica conseguentemente un Erlebnis (esperienza psicologica, vissuto interiore).

Sveva Battifoglia (Diritti di riproduzione riservati autrice)

Bibliografia:

  • “Land Art e Arte Ambientale”, Jeffrey Kastner, introduzione di Brian Wallis, Phaidon Press Limited, 2004,

  • “Arte Contemporanea: dall’informale alle ricerche attuali”, Francesco Poli, 2007, Mondadori Electa.

  • “Arte Contemporanea: le ricerche internazionali dalla fine degli anni cinquanta a oggi”, Francesco Poli, 2005, Mondadori Electa.

  • “La scultura del Novecento”, Francesco Poli, 2006, Laterza.

  • “Minimalismo, Arte Povera, Arte Concettuale”, Francesco Poli, 2009, Laterza.

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