“Meditazione sulla passione di Cristo” di Carpaccio

Carpaccio: Meditazione sulla passione di Cristo

Carpaccio: Meditazione sulla passione di Cristo
Carpaccio: Meditazione sulla passione di Cristo, cm. 70,5 x 86,7 , Metropolitan Museum di New York.

Sull’opera: “Meditazione sulla passione di Cristo” è un dipinto autografo di Carpaccio, realizzato con tecnica a tempera su tavola nel 1510, misura 70,5 x 86,7 cm. ed è custodito nel Metropolitan Museum di New York.

Da documentazioni certe la tavola viene ricordata nel 1632 come proprietà del ferrarese R. Canonici, non come opera del Carpaccio ma del Mantegna, perché recava la firma “Andrea Mantinea F.”, certamente falsa, che fu rimossa dopo lunghissimo tempo.

Soltanto nel 1945 (M. Pease, “MMB”) si poté accedere, tramite raggi infrarossi, alla firma autografa del Carpaccio, rappresentata con la scritta: “Vjctorjs Carpattjj ,’venettj. opus”.

Cristo assise in trono, al centro, ha ai suoi lati San Gerolamo (a sinistra) e San Giobbe che, secondo alcuni studiosi si presentano con sembianze riprese dal vivo. Sul disastrato schienale del trono si legge, in caratteri ebraici la frase “Questo è il mio Redentore vivente” ed un numero, il diciannove, che si riferisce al capitolo del libro che parla di Giobbe.

Altre scritte, sempre in lingua ebraica, si leggono sui seggi dello stesso Cristo e di S. Giobbe. In secondo piano, sulle rocce, si notano animali selvatici, fra i quali un leopardo che assale un cervo; sullo sfondo, nuclei turriti con figurine contro un cielo alquanto mosso.

Il tema, identico a quello della pagina successiva (“Compianto su Cristo morto”), è tratto dai dai “Dialoghi sull’amor di Dio” del beato Paolo Giustiniani e dai “Sermones” di san Lorenzo Giustiniani, opere di grande rilievo nella Venezia intellettuale a cavallo tra il Quattrocento ed il Cinquecento. Ma gli studiosi di storia dell’arte non escludono un certo richiamo al “Trionfo della Morte” del Petrarca, la cui notorietà era in quel tempo assai viva.

Da documentazioni certe si ricava che la tavola passò a Londra, dalla collezione Sulley alla collezionea Neville Abdy, quindi tramite una vendita di Christie (1911), al Metropolitan Museum di New York.

Escludendo le citazioni, facilmente riconoscibili, la riproduzione dei contenuti di questo sito web, anche eseguita soltanto in parte, è vietata.

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.