“Fregio di casa Pellizzari” o “Casa Giorgione” del Giorgione

Giorgione: “Fregio di casa Pellizzari” o “Casa Giorgione”

3 Giorgione - Fregio di casa Pellizzari

Particolare del fregio, di cm. 76,5 x 50, parete di nord-est particolare della zona a destra

4 Giorgione - Fregio di casa Pellizzari

Particolare di cm. 76,5 x 50, parete di nord-est particolare della zona verso sinistra

5 Giorgione - Fregio di casa Pellizzari

Particolare di cm. 76,5 x 50, parete di nord-est particolare della zona centrale

6 Giorgione - Fregio di casa Pellizzari

Particolare di cm. 76,5 x 50, parete di nord-est particolare della zona centrale verso destra

Al secondo elenco opere del Giorgione

        Sull’opera: “Fregio di casa Pellizzari” o “Casa Giorgione” è un affresco prevalentemente attribuito al Giorgione, realizzato sulle pareti di “Casa Marta Pellizzari”, detta anche “Casa Giorgione”, (Castelfranco Veneto).

Il fregio, sopra raffigurato in soli quattro particolari, è stato realizzato con tinta di terra gialla in monocroma impiegando, per le variazioni di chiaro-scuro, il bianco ed il bistro.

Il dipinto è rappresentato nel piano superiore lungo la fascia alta delle pareti esposte a nord-est e sud-ovest (quelle più vaste) d’un grande locale, già ripartito in due ambienti in Casa Pellizzari (detta anche “Casa di Giorgione”). Questa, tradizionalmente ritenuta residenza dei Barbarella, dove sarebbe illegittimamente nato il Giorgione, apparteneva – in precedenza – alla famiglia Marta; più tardi passò alla gestione dell’Ente provinciale per il turismo.

La lunga fascia raffigurata sulle pareti è alta 76.5 cm. e corre per oltre quindici metri (1.585 cm.) su ciascuna parete, con – purtroppo – estese lacune, riprese o rifatte totalmente al solo scopo di suggerire al fruitore l’andamento della figurazione rovinata.

Si ipotizza che in origine il fregio corresse anche sulle altre due pareti, dato che quella di sud-est reca, in ambedue gli spigoli, un frammento dipinto che corre per circa 90 cm., certamente collegabile al resto del fregio.

La strumentazione raffigurata, generalmente raccolta in trofei, è riferita alle arti varie, probabilmente quelle liberali e meccaniche. Grandi cammei sono simulati con i medaglioni nelle cui tabelle si leggono motti latini.

Non è possibile ipotizzare un sicuro giudizio su un’opera cosi malridotta e piena di lacune, tuttavia gli studiosi di storia dell’arte pensano che essa sia autografa, dal momento che alcuni elementi stilistici riportano alle opere realizzate in gioventù, con particolare riferimento alle due tavole degli Uffizi (“Il giudizio di Salomone” e “Mosè alla prova del fuoco”).

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