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Paolo Caliari detto il Veronese: I santi Marco e Marcelliano esortati da San Sebastiano al martirio, cm. 355 x 540, chiesa di San Sebastiano, Venezia

“I santi Marco e Marcelliano esortati da San Sebastiano” del Veronese

“I santi Marco e Marcelliano esortati da San Sebastiano” di Veronese

I santi Marco e Marcelliano esortati da San Sebastiano al martirio
I santi Marco e Marcelliano esortati da San Sebastiano al martirio, cm. 355 x 540, chiesa di San Sebastiano, Venezia

Descrizione e storia

Sull’opera: “I santi Marco e Marcelliano esortati da San Sebastiano al martirio” è un dipinto autografo di Paolo Caliari detto il Veronese, realizzato con tecnica ad olio su tela nel 1565, misura 355 x 540 cm. ed è custodito nella  chiesa di San Sebastiano a Venezia.

L’opera in esame, insieme a quella del “Martirio di San Sebastiano” (pagina successiva), è esposta in una delle pareti che corrono lungo la tribuna della chiesa. Già nel Cinquecento le due opere vennero elogiate da autoritarie voci del mondo artistico, tra cui quella del Sansovino (1581). Il presente dipinto risulta documentato già dal 1565, anno della sua realizzazione (fonte Hadein, in Ridolfi, 1914).

Il tema del dipinto

Per quanto riguarda la tematica della composizione, il Veronese la trasse dalla “Passio Sancti Sebastiani” di Arnobio il Giovane (V secolo), e, a proposito della scena, lo Zanetti nel 1771 faceva notare che i santi furono “condotti fuori del Palazzo Pretorio, seguiti dalla madre dolente e sdegnosa, e incontrati dall’afflitto padre, sostenuto dai servi. Stanno vicine le pietose mogli, che tengono fra le braccia i comuni figlioletti” continuando “e nel mezzo San Sebastiano additando la gloria”.

Il restauro e le conseguenze

Nel biennio 1834-35 la tela fu sottoposta dal Quarena ad un intervento di restauro, il quale in quell’occasione aggiunse molte altre figure, come testimonia il raffronto con una stampa del Settecento di Michele Schiavoni. Inoltre, in seguito ad una pulitura eseguita nello scorso secolo, si è avuta conferma dell’intervento aggiuntivo del Quarena (fonte: Pignatti, 1966) che non aveva rispettato i giusti rapporti cromatici.

Il presente dipinto viene considerato dagli studiosi di storia dell’arte come uno dei capolavori più belli del Veronese.

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