Cristo risorto in gloria (Città di Castello) di Rosso Fiorentino

Rosso Fiorentino: Cristo risorto in gloria (Città di Castello)

Rosso Fiorentino: Cristo risorto in gloria (Città di Castello)
Rosso Fiorentino: Cristo risorto in gloria, anni 1528-1530, tecnica ad olio su tavola, 348 x 258 cm., nel Museo Diocesano a Città di Castello.

Sull’opera: “Cristo risorto in gloria” è un attribuito di Rosso Fiorentino realizzato con tecnica a olio su tavola intorno agli anni 1528-30, misura 348 x 258 cm. ed è custodito nel Museo Diocesano a Città di Castello.

Il 1º luglio 1528 Rosso, che aveva appena portato a compimento il “Compianto sul Cristo deposto” (pagina precedente) di Sansepolcro, si trovava Città di Castello per firmare il contratto per la realizzazione di una grande pala per la “Compagni dal Corpus Domini”, una congregazione locale.

Nel documento era prevista la figura di Cristo “resuscitato e glorioso”, quattro sante e, nella zona inferiore, “più e diverse figure che denotino, representino il populo, con quelli angeli che a lui [al Rosso] parerà di acomodare”. L’opera, che doveva essere consegnata di lì a un anno, ebbe un’esecuzione più volte interrotta: il tetto del locale in cui egli dipingeva crollò riportando vari danni al supporto pittorico (come testimoniano le assi della tavola), poi il Rosso fu colpito da grosse febbri tanto da fare ritorno nella più familiare Sansepolcro [Natali, cit., p. 210]. Qui l’artista si ammalò di nuovo con febbri ancora più violente (dette febbri quartane), per cui pensò di recarsi a Pieve Santo Stefano, dove probabilmente realizzò il disegno con la “Lapidazione di santo Stefano”, dal quale più tardi Cherubino Alfieri trasse un’incisione. Passò di nuovo da Arezzo e poi si stabilì ancora a Sansepolcro, dove portò a compimento la tavola in esame lavorandoci senza mai mostrarla in fase di realizzazione ai committenti, come riportato dal Vasari. Si pensa che tale precauzione fosse dettata dalla paura di vedersela rifiutare come nelle volte precedenti, a causa dello stato non proprio “finito” di molte figure e della variazione di alcuni vincoli previsti dal contratto, come ad esempio l’eliminazione degli angeli [Natali, cit., p. 211].

Il dipinto fu tagliato agli angoli nel XVII secolo. Da sempre conservata in duomo, è da poco tempo entrata nell’attuale museo.

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