10 tra i dipinti più belli e famosi del Quattrocento e Cinquecento

Una selezione tra i dipinti più famosi di tutte le epoche

La Storia dell’arte è ricca di grandissimi capolavori. Pertanto quelli raffigurati in questa pagina, fra i dipinti più famosi, sono soltanto il frutto di una personale selezione che ritengo fra i più belli e, certamente, fra i più popolari di tutti i tempi.

La bellezza e la carica di emotività delle grandi opere illumina sempre l’anima del fruitore. L’invito sarebbe quello di goderseli dal vivo!

Un viaggio fra i dipinti più famosi. In questa pagina sono raffigurati: Il pagamento del tributo di Masaccio, la Primavera e la Nascita di Venere di Botticelli, la Dama con l’ermellino e l’Ultima cena di Leonardo, la Gioconda di Leonardo, la Creazione di Adamo di Michelangelo Buonarroti, la Disputa del sacramento di Raffaello, la Venere d’Urbino di Tiziano Vecellio e la Medusa di Caravaggio.

Masaccio: Il pagamento del tributo (1425 circa)

Masaccio: Affreschi nella Cappella Brancacci, chiesa del Carmine, Firenze. Scena del Tributo.
Masaccio: Affreschi nella Cappella Brancacci, chiesa del Carmine, Firenze. Scena del Tributo.

Il Pagamento del tributo (o Tributo) è un’opera di Masaccio, eseguita con la collaborazione di altri artisti intorno al 1425 impiegando la tecnica a fresco su muro. Il dipinto misura 255 x 598 cm. e si trova nella Cappella Brancacci della chiesa del Carmine a Firenze.

L’opera è la più famosa del ciclo degli “Affreschi della Cappella Brancacci”, così considerata anche da Giorgio Vasari  “tra l’altre notabilissima”.

Appare in primo piano la narrazione dell’episodio di San Matteo (XII, 23) del gabelliere Levi (quello ripreso di schiena) che contratta il pagamento del pedaggio con Cristo ed i suoi apostoli. San Pietro, che sta alla destra di Gesù, ripete il segno del suo Maestro indicando le acque che s’intravedono nella zona di sinistra.

Con la seconda fase della narrazione – raffigurata in secondo piano a sinistra – viene rafforzato il prodigio della storia in cui “Pietro … il quale nell’affaticarsi a cavare i danari dal ventre del pesce, ha la testa focosa per lo stare chinato” (Giorgio Vasari).

La terza scena si svolge ancora in primo piano ma sulla destra, dove appare San Pietro – questa volta visto in tre quarti di spalle – paga il tributo al gabelliere nei pressi di edifici raffigurati in prospettiva (in riferimento alla “domus” riportata dal Vangelo).

Lo sfondo mostra la pianura, che prosegue in profondità verso le montagne che s’innalzano maestosamente fondendosi con un cielo scuro e tempestoso.

Vedi approfondimenti sul Pagamento del tributo nel sito.

Sandro Botticelli: Primavera (1482 circa)

Botticelli: La Primavera, cm. 314, Galleria degli Uffizi, Firenze.
Botticelli: La Primavera, cm. 314, Galleria degli Uffizi, Firenze.

La Primavera è un dipinto di Sandro Botticelli, realizzato nel 1477-1478 con tecnica a tempera su tavola, misura 203 x 314 cm. e si trova nella Galleria degli Uffizi a Firenze.

La Primavera è un’opera famosissima che viene descritta anche dalle fonti più antiche, tra le quali ricordiamo l’Anonimo Gaddiano e Giorgio Vasari, nonché le documentazioni presenti negli archivi medicei.

L’opera venne richiesta per la villa medicea di Castello (Firenze) ed acquistata nel 1477 da Lorenzo il Popolano e dal padre Giovanni di Pierfrancesco de’ Medici.

Quando Lorenzo morì (1503) la villa, compreso patrimonio artistico, passò a Giovanni di Giovanni de’ Medici (Giovanni delle Bande Nere). Nel 1526 la Primavera  passò al figlio, Cosimo I.

Vedi approfondimenti sulla Primavera di Botticelli nel sito.

Sandro Botticelli: Nascita di Venere (1482-1485)

Botticelli: La nascita di Venere, cm. 278.5, Galleria degli Uffizi, Firenze.
Botticelli: La nascita di Venere, cm. 278.5, Galleria degli Uffizi, Firenze.

La Nascita di Venere è un’opera di Sandro Botticelli, realizzata intorno al 1482 con tecnica a tempera su tela, misura 172,5 x 278,5 cm. e si trova nella Galleria degli Uffizi a Firenze.

La composizione, insieme alla “Pallade che doma il centauro” e alla “Primavera”, faceva parte della collezione dei “Popolani” di Lorenzo e Giovanni di Pierfrancesco de’ Medici.

La Nascita della Venere, che si trovava nella villa di Castello (nelle vicinanze di Firenze), ebbe la stessa storia della “Primavera” (dipinto più sopra raffigurato), cioè, uscì dalla guardaroba dei granduchi per approdare, nel 1815, agli Uffizi. Secondo il Meyer (1890), il tema del quadro in esame è tratto da alcuni passi di Ovidio (Metamorfosi, 11 27; Fasti. V 217). ove si parla dell’Ora con in mano il mantello che porge a Venere Anadiomène.

Per altri studiosi di storia dell’arte, lo spunto è tratto da Omero o da altri autori umanistici. Più attendibili, sempre riguardo al tema, sono le note identificative di Ernst Gombrich (1945) e di Carlo Argan (1956), che vi interpretarono una valenza neoplatonica. Il primo la descrive ancor meglio del secondo, identificandovi la nascita dell’Humanitas, concepita dalla Natura per via dei suoi quattro elementi, in seguito all’unione della materia con lo spirito.

Vedi approfondimenti sulla Nascita di Venere di Botticelli nel sito.

Leonardo da Vinci: Dama con l’ermellino 1485-1490

Leonardo da Vinci: Ritratto di donna con ermellino, periodo 1485-1490, dimensioni 54 x 39 cm, Cracovia, Czartryski Muzeum.
Leonardo da Vinci: Ritratto di donna con ermellino, periodo 1485-1490, dimensioni 54 x 39 cm, Cracovia, Czartryski Muzeum.

Il Ritratto di dama con ermellino (Dama della faina, o Dama del furetto, o Donna con l’ermellino) è un’opera di Leonardo da Vinci realizzata tra il 1485 ed il 1490 con tecnica a olio su tavola, misura 54 x 39 cm. e si trova nel Czartryski Muzeum a Cracovia.

Nulla si sa della presente composizione fino alla fine del XVIII secolo, quando pervenne alla Casa Gotica, donata dal principe Adam Czartoryski, che la acquistò forse in Francia durante la rivoluzione. La Casa Gotica si trovava nel Castello di Pulany ed era come un Museo privato gestito da Isabella, moglie del principe Adam.

Il dipinto è catalogato nei registri degli archivi con l’aggiunta del secondo titolo – errato – “La belle belle Feroniere / Leonard d’Awinci”.

Intorno al 1830 tutta la collezione della Casa Gotica fu trasferita a Parigi, e, tra questa anche la Dama con l’ermellino, che negli anni 1870-1876, pervenne a Cracovia.

Vedi approfondimenti sulla Dama con l’ermellino di Leonardo da Vinci nel sito

Leonardo da Vinci: Ultima cena (1495-1497)

Leonardo: Il Cenacolo (L’ultima cena, assieme cm. 460 x 880), periodo 1495 – 97, Convento di S. Maria delle Grazie Milano.
Leonardo da Vinci: Il Cenacolo (L’ultima cena, assieme cm. 460 x 880), periodo 1495 – 97, Convento di S. Maria delle Grazie Milano.

Il Cenacolo (L’ultima cena) è un’opera di Leonardo da Vinci realizzata intorno al 1495-97 con tecnica a tempera su muro, misura 460 x 880 cm. e si trova a Milano  nel Convento di S. Maria delle Grazie.

La composizione venne commissionata da Ludovico il Moro e fu eseguita dall’artista nel periodo fra il 1495 ed il 1497.

Il Cenacolo (non si tratta di un vero e proprio un affresco) può essere inteso come una derivazione di dipinti antecedenti eseguiti da pittori di ambito fiorentino. Tra questi ricordiamo Domenico Ghirlandaio, Andrea del Castagno e Taddeo Gaddi. Qui però i vari personaggi appaiono differentemente distribuiti (tre a tre), mostrando una corrispondenza di forme architettoniche assai lontane dai canoni delle citate fonti fiorentine.

Lo sfumato si fonde in una grigia atmosfera crepuscolare in cui le figure, visibilmente agitate, ascoltano dalla bocca del Maestro che uno di loro lo avrebbe tradito.

Non è affatto casuale il fatto che tutte le immagini siano illuminate da una luce proveniente da sinistra, mentre quella di Giuda Iscariota rimane pressoché in ombra.

Osservando Gesù si notano serenità e forza statica, nonché un’esecuzione dello stesso come generalmente vengono raffigurate le divinità. Tutto ciò contrasta con l’imperfezione dell’animo umano, molto ben descritto da Leonardo nei volti agitati degli apostoli.

Vedi approfondimenti sul Cenacolo di Leonardo nel sito

Leonardo da Vinci: Gioconda (1503-1506 circa)

Leonardo: La Gioconda (Monna Lisa), periodo 1503-1505, dimensioni cm. 77 x 53, Louvre, Parigi.
Leonardo: La Gioconda (Monna Lisa), periodo 1503-1505, dimensioni cm. 77 x 53, Louvre, Parigi.

La Gioconda (o la Monna Lisa) è un’opera di Leonardo da Vinci realizzata intorno al 1503-5 con tecnica ad olio su tavola, misura 77 x 53 cm. e si trova nel Museo del Louvre a Parigi.

Quello della Monna Lisa è il solo dipinto  di Leonardo la cui paternità non sia mai stata messa in discussione nell’arco dei secoli. Stessa cosa si potrebbe affermare riguardo l’Autoritratto a sanguigna (Torino) e il ritratto di Isabella d’Este (su cartone, Museo del Louvre, Parigi).

Le documentazioni sul dipinto in esame sono abbastanza precise e ben dettagliate, anche se qualche piccolo particolare ha fatto nascere varie discussioni tra gli studiosi di storia dell’arte.

Molti dubbi sono invece sorti sull’identità della donna effigiata. Il dipinto mostra una certa corrispondenza sull’età dell’effigiata con Lisa Gherardini, nata nel 1479 e sposata con Francesco Bartolomeo del Giocondo. Tuttavia nacquero dei dubbi sul fatto la composizione rappresenti proprio lei.

Per quanto riguarda la cronologia è probabile che l’opera fosse iniziata intorno al 1503.

Vedi approfondimenti sulla Gioconda di Leonardo nel sito.

Michelangelo Buonarroti: La creazione di Adamo (1511)

Michelangelo Buonarroti: La creazione di Adamo nel soffitto della Cappella Sistina
Michelangelo Buonarroti: La creazione di Adamo nel soffitto della Cappella Sistina

La Creazione di Adamo è un affresco di Michelangelo, realizzato intorno al 1511 e fa parte della decorazione del soffitto della Cappella Sistina, in Vaticano a Roma. L’opera, che fu commissionata da Papa Giulio II,  è l’episodio più celebre di tutta la raffigurazione michelangiolesca ed una delle icone più famose dell’arte, oggetto di  citazioni,  parodie ed omaggi in ogni epoca.

Il Buonarroti per portare a compimento la composizione impiegò sedici giorni, iniziando  a dipingere da dove è posizionato il riquadro con il gruppo dell’Eterno.

Il trasferimento del disegno dal cartone al soffitto venne eseguito tramite “spolvero”. La tunica, invece, la incise direttamente sull’intonaco.

Nella realizzazione della composizione Michelangelo raffigurò Adamo nella seconda fase, dopo una profonda riflessione. Una volta pronto per il proseguimento dell’opera, incise la maestosa figura direttamente sulla volta.

Gli apprezzamenti per il riquadro della Creazione di Adamo furono unanimi fin dall’epoca della prima apertura al pubblico.

Vedi approfondimenti sulla Creazione di Adamo nel sito.

Raffaello: La disputa del Sacramento (1509)

Raffaello Sanzio: La disputa del Sacramento
Raffaello e la stanza della Segnatura: “La disputa del Sacramento”, stanza della Segnatura (Vaticano), 1509 e misura 770 cm. (base) x 500 c. (altezza).

La Disputa del Sacramento è un’opera di Raffaello Sanzio realizzata nel 1509 con tecnica ad affresco nella stanza della Segnatura (Vaticano). La composizione misura  770  x 500 cm.

In origine il quadro aveva un titolo diverso, probabilmente il “Trionfo della Chiesa” o il “Trionfo dell’Eucarestia”. Dal Seicento, per una errata interpretazione di alcuni passi delle “Vite” si Giorgio Vasari, si è portata avanti l’attuale denominazione dell’opera, cioè la “Disputa del Sacramento”.

Il dipinto fa riferimento al momento dell’ostia consacrata, che si eleva al cielo nell’ostensorio, spiccando maestosamente al centro della raffigurazione e – per effetti prospettici, visto dal basso – al centro dell’altare, dove vanno ad incontrarsi le linee prospettiche.

Vedi approfondimenti sulla Disputa del Sacramento di Raffaello nel sito.

Tiziano: Venere di Urbino (1538)

Tiziano Vecellio: La venere di Urbino, cm. 165, Uffizi, Firenze.
Tiziano Vecellio: La venere di Urbino, cm. 165, Uffizi, Firenze.

La Venere di Urbino è un dipinto di Tiziano Vecellio, realizzato nel 1538 con tecnica a olio su tela, misura 119 x 165 cm. e si trova nella Galleria degli Uffizi a Firenze.

Questa è probabilmente la tela che Giorgio Vasari citò a Urbino. Tiziano la inviò nel 1631 – con ad altri suoi dipinti – a Firenze insieme all’eredità della famiglia Della Rovere.

La “Venere di Urbino” fu commissionata a Tiziano nei primi mesi del 1538 dal duca di Camerino – che poi divenne duca d’Urbino – Guidobaldo Della Rovere. Questi, nel marzo successivo, ordinava a Girolamo Fantini, suo subalterno, di non ritornare ad Urbino senza “la donna nuda” (fonte: Gronau, 1904 e 1936).

Nel 1822 Ingres realizzò una copia della Venere in esame, che attualmente si trova nella Walters Art Gallery di Baltimora.  Per saperne di più entrare nella pagina della Pittura di Tiziano.

Vedi approfondimenti sulla Venere di Urbino nel sito.

Caravaggio: Scudo con testa di Medusa (1597 circa)

La Testa di Medusa di Caravaggio
La Testa di Medusa di Caravaggio

Lo Scudo con testa di Medusa è il soggetto di un composizione eseguita da Caravaggio (Michelangelo Merisi) intorno al 1597-98 che si trova nella Galleria degli Uffizi a Firenze.

L’opera è un saggio dell’abilità del Merisi. Qui gli effetti derivati dalla convessità dell’insolito supporto vengono annullati, dando così l’impressione che la testa della Medusa fluttui in un immaginario fondo piatto, sopra quello convesso.

La luce, che proviene dall’alto, risulta quasi verticale e proietta l’ombra della Medusa sullo scuro fondo dello scudo, tendente al grigio-verde. Il Caravaggio ha pensato bene di dare l’impressione al fruitore che l’ombra della testa venga proiettata sul fondo concavo e quindi vedervi il volto fluttuante, fuori dal supporto pittorico.

Il volto della Medusa, che colpisce direttamente la sensibilità del fruitore dell’opera, è stato ripreso nel momento in cui la testa viene tagliata; si vedono infatti fiotti sgorganti di sangue.

Lo sconvolgimento esterrefatto del volto, con occhi spalancati e bocca aperta al massimo, viene amplificato dalla calda illuminazione. Quest’ultima, infatti, mette in evidenza anche l’orrore delle serpi che fanno da capigliatura.

Continua con altre meravigliose opere: 10 tra i più bei dipinti di tutti i tempi realizzati tra il Seicento e il Settecento.

L’arte moderna nella seconda metà del ventesimo secolo

L’arte moderna del dopoguerra

Continua dalla pagina precedente : L’arte moderna nella prima metà del ventesimo secolo.

L’arte moderna del primo decennio del secolo si svolse soltanto nei Paesi europei. Iniziò a diffondersi in America nel secondo decennio ad opera di artisti fuggiti dal nostro continente per via del primo conflitto mondiale.

Tuttavia gli Stati Uniti sfornarono una moltitudine di tendenze artistiche e di avanguardie, favorendo anche il passaggio tra l’arte moderna e quella postmoderna. Quest’ultima, conosciuta anche come arte contemporanea, iniziò a diffondersi intorno agli anni Settanta.

I due precedenti decenni videro prendere forza movimenti riconducibili all’Astrattismo, derivati soprattutto dall’Espressionismo.

Fra le tendenze espressioniste americane più note ricordiamo l’Espressionismo astratto, l’Action painting (Dripping art) di Pollock e il gruppo “The ten” di Mark Rothko, mentre fra quelle europee indichiamo il Tachisme e l’Art Brut .

Intorno agli anni Sessanta nasceva l’Arte concettuale, l’Op Art, la Pop Art, il Neo-dadaismo, il Minimalismo, la Performance art, e tante altre correnti che certamente influirono sull’arte contemporanea.

Astrattismo

Espressionismo, Espressionismo astratto, Action painting (pittura d’azione) e Dripping art (arte gocciolante – conosciuta anche come Action painting).

Tra gli artisti più conosciuti dell’Astrattismo ricordiamo Jackson Pollock, Willem de Kooning, Robert Motherwell, Emilio Vedova, Clyfford Still, Rino Destino.

Arte informale  e Tachisme: Emilio Scanavino, Jean Dubuffet, Jean Bazaine, Hans Hartung, Camille Bryen, Sam Francis, Alberto Burri, Eugenio Carmi, Ferruccio Bortoluzzi.

Astrattismo geometrico (si veda il Neoplasticismo): Wassily Kandinsky, Manlio Rho, Josef Albers, Mario Radice, Eugenio Carmi, Luigi Veronesi.

Movimento spazialista: Mario Deluigi, Lucio Fontana, Roberto Crippa.

Color field Painting, da noi meglio conosciuta come Pittura a Campi di colore: Mark Rothko, Sam Francis, Barnett Newman.

CO.BR.A.: Karel Appel, Pierre Alechinsky, Else Alfelt e Asger Jorn.

Art Brut (o “Arte grezza”): Adolf Wölfli, Ferdinand Cheval e Tarcisio Merati.

Arte concettuale

Neo Dada: Robert Rauschenberg, Jasper Johns, Piero Manzoni, Joseph Beuys

Nouveau Réalisme: Yves Klein, Christo, Arman, Pierre Restany.

Fluxus – George Maciunas, Allan Kaprow, Nam June Paik, Wolf Vostell, Yōko Ono, Dick Higgins, Charlotte Moorman.

Happening performance: Joseph Beuys, Wolf Vostell.

Videoarte: Nam June Paik, Wolf Vostell, Bill Viola.

Minimal Art: Agnes Martin, Donald Judd- Sol LeWitt, Dan Flavin, Richard Serra.

Post-minimalismo: Bruce Nauman, Eva Hesse.

Arte Povera: Luciano Fabro, Jannis Kounellis, Mario Merz, Piero Manzoni , Alighiero Boetti, Giuseppe Penone, Michelangelo Pistoletto.

Dau al Set (gruppo fondato da Joan Brossa): Joan Brossa, Antoni Tàpies.

Arte nucleare: Sergio Dangelo, Enrico Baj.

Arte figurativa

Pop art, Roy Lichtenstein: – Andy Warhol, Richard Hamilton, Robert Indiana, Jasper Johns, Claes Oldenburg, Robert Rauschenberg.

Op art (Optical art): Bridget Riley, Victor Vasarely, Alberto Biasi.

Décollage (tecnica inversa al collage, che toglie elementi invece di aggiungerne nuovi): Mimmo Rotella, Wolf Vostell.

Transavanguardia: Enzo Cucchi, Francesco Clemente, Sandro Chia, Nicola De Maria, Mimmo Paladino.

Neoespressionismo e Neuen Wilden (Nuovi Selvaggi): Anselm Kiefer, Georg Baselitz, Lucian Freud, David Salle, Jean-Michel Basquiat, Julian Schnabel.

Arte figurativa: Maurice Boitel, Bernard Buffet.

Arte neo-figurativa: Antonio Berni, Fernando Botero.

Arti plastiche

Arte cinetica: Jean Tinguely, Getulio Alviani, il Gruppo N (formato da Alberto Biasi, Toni Costa, Ennio Chiggio, Manfredo Massironi, Edoardo Landi, il Gruppo T (formato da Giovanni Anceschi, Gianni Colombo, Davide Boriani, Grazia Varisco, Gabriele Devecchi)

Scultura: David Smith, Alberto Giacometti, Henry Moore, Tony Smith, Alexander Calder, René Iché, Jean Dubuffet, Marino Marini, Fausto Melotti, Constantin Brâncuși.

Land Art: Christo, Richard Long, Robert Smithson

L’arte moderna nella prima metà del ventesimo secolo

Gli influssi dei primi decenni sull’arte moderna

L’influsso espressionista

Arte moderna del Novecento: tra i movimenti artistici che nacquero e si svilupparono nei i primi venti anni del Novecento uno dei più influenti è quello espressionista, attivo, in tutte le sue svariate tendenze, in Francia e in Germania.

In Italia in quello stesso periodo si sentirono assai meno le influenze: molti artisti si spostarono oltre frontiera, soprattutto verso la Francia per sperimentarne tutte le rivoluzionarie novità.

L’Espressionismo, di cui già percepiamo le radici in alcune opere di Munch, Gauguin e Daumier, venne inaugurato in Francia ed in Germania, rispettivamente dalle avanguardie fauviste e dal gruppo Die Brücke. Questi ultimi partorirono altre tendenze, tra cui ricordiamo la quasi astratta spiritualità del gruppo Der Blaue Reiter (1911) e lo spirito di denuncia degli artisti aderenti alla Neue Sachlichkeit (la Nuova oggettività – ultimi anni Venti).

Altri artisti di spicco, tra i quali ricordiamo Amedeo Modigliani e Oskar Kokoschka, contribuirono allo sviluppo dell’arte moderna, anche se all’insegna di una spiccata eterogeneità, sia nella forma che nei contenutisti.

Mentre il Realismo e l’Impressionismo furono il frutto delle assidue ricerche, atte a riportare in maniera realistica la natura sul supporto pittorico, l’Espressionismo ebbe lo scopo primario di lanciare messaggi introspettivi.

L’espressionista, attraverso la pittura, comunicava non soltanto i propri moti interiori ma vi veicolava anche quelli del mondo esterno che egli stesso dipingeva. Tutto questo anche perché rifiutava gli sviluppi impressionistici, che riteneva essere in gran parte legati alla visione estetica, insieme all’incapacità degli stessi impressionisti di trasmettere le esigenze sociali ed esistenziali.

Influsso fauvista

Matisse: Armonia in rosso
Matisse: Armonia in rosso

Il gruppo aderente al Fauvismo , una formazione che nacque e si sviluppò in seno ai movimenti di avanguardia, dette per primo il suo contributo alla nascita dell’Espressionismo.

Il termine Fauves (“belve” tradotto dal francese) deriva dalla violenta e selvaggia espressività della coloristica impiegata dagli artisti aderenti al movimento, fatta di colori puri, di cui esasperavano la riflessione impressionista sulla tecnica degli accostamenti. L’esasperazione raffigurativa veniva portata ai massimi livelli.

Gli artisti di questa tendenza, tra cui ricordiamo Matisse e Vlaminck, promossero l’impiego di toni forti fino all’innaturale.

A differenza delle altre tendenze espressioniste, gli artisti di questo gruppo si preoccupavano esclusivamente degli aspetti coloristici, dando la massima importanza all’immediatezza visiva piuttosto che lanciare messaggi introspettivi. Il loro intento era quello di smarcarsi da ogni regola nell’uso del colore con un’irruente rivoluzione coloristica ed “iper” espressiva.

La Die Brücke

Ernst Ludwig Kirchner: Coppia sotto l’ombrello giapponese, anno 1913, tecnica a olio su tela, 100 x 75 cm., Collezione privata.
Ernst Ludwig Kirchner: Coppia sotto l’ombrello giapponese, anno 1913, tecnica a olio su tela, 100 x 75 cm., Collezione privata.

Gli influssi della Die Brücke  nell’Arte moderna del Novecento: la nascita della Brücke di Dresda (7 giugno 1905) coincide con l’origine di quel movimento.

Quattro artisti sconosciuti, studenti di architettura, formarono quel gruppo che in pochissimo tempo sarebbe diventato celebre nell’intera Europa. I fondatori furono Ernst Ludwig Kirchner (1880 – 1938), Erich Heckel (1883 – 1970), Karl Schmidt (1884 – 1976) e Fritz Bleyl (1880 – 1966).

In un primo periodo al Die Brücke aderì anche Emil Nolde (1867 – 1956) il cui profilo risultò, poi, essere meno importante ed innovativo di quello dei quattro pittori fondatori.

In realtà gli artisti della Brücke svilupparono uno stile comune con l’uso di una coloristica accesa, a cui venivano integrate ricche tensioni emozionali, spesso con immagini violente. Non mancava in essi una una certa dose di primitivismo, con l’alternanza di immagini crude della realtà quotidiana, nonché contesti carichi pathos, che avrebbero sfociato verso un’espressionismo più realista e politicizzato.

Der Blaue Reiter

Ernst Paul Klee: Conqueror, anno 1930, acquerello su carta, 41,6 × 34,2 cm., Paul Klee Foundation, Kunstmuseum, Berne, Switzerland.
Ernst Paul Klee: Conqueror, anno 1930, acquerello su carta, 41,6 × 34,2 cm., Paul Klee Foundation, Kunstmuseum, Berne, Switzerland.

Gli influssi della Der Blaue Reiter  nell’Arte moderna del Novecento: il movimento Der Blaue Reiter – il cui termine, tradotto in italiano significa “il cavaliere blu” – nacque a Monaco di Baviera nel 1911.

Gli artisti ad esso aderenti, tra cui ne ricordiamo i principali interpreti – che furono Kandinskij, Klee, Macke e Marc – erano alla ricerca di una pittura atta, soprattutto, ad esprimere verità spirituali attraverso l’uso di una coloristica spontanea. Le forme, ricche di sinuosi tratti, spesso cariche virtuosismi ispirati all’Art Nouveau, venivano risaltate da una coloristica piuttosto accesa.

Ben presto però i dissensi e le difficoltà fra i membri incominciarono a crescere  fino allo scioglimento del gruppo. Il pretesto iniziò in occasione della bocciatura dell’opera “Compassione V” di Kandinsky, da parte della giuria (riferimento alla 3° mostra della Neue Künstlervereinigung München del 1911).

Le dimissioni annunciate dallo stesso Kandinsky e da Franz Marc, che lo aveva difeso con tutte le sue forze, furono sottoscritte anche da Alfred Kubin e Gabriele Munter.

Più tardi si ritirarono dal gruppo anche Alexej Jawlensky, Marianne von Werefkin, Adolf Erbslöh e Alexander Kanoldt.

La Nuova oggettività

Ensor James: Cristo entra a Bruxelles
Ensor James: Cristo entra a Bruxelles

Gli influssi della Nuova oggettività nell’Arte moderna del Novecento: questa tendenza si sviluppò intorno alla fine degli anni Venti in seno all’Espressionismo in un clima di tristezza, devastazione e tensioni sociali lasciati dalla prima guerra mondiale.

La rappresentazione pittorica degli artisti appartenenti al movimento della Nuova oggettività trasmetteva le emozioni proprie dell’Espressionismo, con la differenza che queste erano a favore delle classi più umili e svantaggiate.

La pittura della Nuova oggettività recuperò le motivazioni della rappresentazione realistica e macchiaiola ma anche di quella grottesca alla James Ensor.

Il clima del dopo conflitto stimolò artisti come come la scultrice Käthe Schmidt Kollwitz (Königsberg, 1867 – Moritzburg, 1945) e Lorenzo Viani (Viareggio, 1882 – Lido di Ostia, 1936) alla rappresentazione dei disagi e delle sofferenze delle classi subalterne e del proletariato.

Altri artisti, come Otto Dix e George Grosz, si impegnarono in raffigurazioni (pitture e vignette) satiriche anti-borghesi ed anti-militariste. Essi si erano chiaramente schierati a sinistra e di appoggio alle istanze del Sindacalismo rivoluzionario e della Lega spartachista (organizzazione socialista rivoluzionaria d’ispirazione marxista), fino alle repressioni hitleriste e fasciste.

Nei primi anni del Novecento si affiancarono all’Espressionismo altri movimenti  di avanguardia, tra cui ricordiamo il Cubismo (Picasso, Braque e Gris), il Dadaismo (Tzara e di Duchamp), il Futurismo (Boccioni e Balla), il Surrealismo (Ernst Paul Klee, Mirò, Magritte e Dalí) ed il Suprematismo (Kazimir Severinovič Malevič).

Futurismo

Umberto Boccioni: La città che sale, cm. 200 x 290,5, Museum of Modern Art (Guggenheim), New York.
Umberto Boccioni: La città che sale, cm. 200 x 290,5, Museum of Modern Art (Guggenheim), New York.

Gli influssi del Futurismo nell’Arte moderna del Novecento: il Futurismo è un movimento artistico nato e sviluppatosi in Italia con l’opera di Filippo Tommaso Marinetti.

Questo movimento artistico, che si ispira al forte sviluppo tecnologico dei primi decenni del secolo, offre l’opportunità per superare l’immaginario decadente e le vecchie ideologie, enfatizzando il dinamismo e la fiducia nel progresso.

Il Futurismo si propone principalmente di intervenire e, quindi, di modificare qualsiasi aspetto della vita ambientale e sociale. Molto spesso il movimento agisce sollecitando la forza del linguaggio a tutto campo, in alcuni casi anche assai violenta.

Gli artisti futuristi entrano anche prepotentemente nel quotidiano sociale, dal modo di cucinare e vestire, fino alla vita politica.

Il primo manifesto del Futurismo uscì sulla rivista Le Figaro nel febbraio del 1909.

A Marinetti si aggregano Carlo Carrà, Umberto Boccioni, Giacomo Balla, Luigi Russolo, Gino Severini.

Il periodo futurista italiano, che non disdegna l’astrattismo, coincide esattamente con il periodo del cubismo.

Il Cubismo

Ritratto di Picasso
Ritratto di Picasso

Gli influssi del Cubismo nell’Arte moderna del Novecento: il Cubismo, movimento nato nel 1905 a Parigi, si proponeva di dividere, analizzare e dare nuove forme – di solito astratte – al soggetto, proponendone visioni scomposte nei vari punti di vista. Il pittore cubista sottoponeva il soggetto (o l’oggetto) ad una scomposizione della sua struttura (“scomposizione parascientifica”), riconfigurandolo sulla tela non in base alla visione prospettica della realtà ma alla dettagliata conoscenza del soggetto stesso.

Dalla Russia, dall’America e dalla Spagna, personalità e formazioni di grandi personaggi si intersecarono e influenzarono a vicenda, in continuo cambiamento. Parigi è il centro di tutto questo fermento artistico.

I pittori più significativi del movimento cubista furono Pablo Picasso, Robert Delaunay, Georges Braque e Fernand Léger. Un letterato che dette un notevole contributo al Cubismo fu il poeta Guillaume Apollinaire.

La pittura metafisica

De Chirico: Canto d'amore
De Chirico: Canto d’amore

Gli influssi della pittura metafisica nell’Arte moderna del Novecento: la Pittura Metafisica nacque e si sviluppò con Giorgio De Chirico (greco di nascita ma vissuto in Italia e Francia) nel secondo decennio del Novecento.

Il suo fondatore ha sempre rifiutato tutti i linguaggi delle avanguardie e quelli da esse derivati, denigrandoli  apertamente e considerandone nullo il valore artistico.

Il movimento nacque intorno al 1912 durante il soggiorno parigino dell’artista.

La caratteristica del linguaggio metafisico è l’intenzione di oltrepassare con le immagini l’esperienza fisica della realtà giornaliera e quella dei sensi. Infatti gli artisti aderenti al movimento creano stilisticamente stratagemmi come atmosfere fuori dalla realtà e dal tempo, allucinate e sognanti. Inoltre le stesure coloristiche sono ampie e piatte.

Spesso troviamo nelle composizioni metafisiche molteplici punti di fuga ed ombre allungate, dove immancabilmente sono assenti le figure umane, che vengono sostituite da manichini o statue di varia natura.  Tutto questo contribuisce certamente ad enfatizzare quel senso di solitudine e di mistero.

La pittura metafisica dette una grande spinta alla nascita del Surrealismo, tanto che la maggior parte degli aderenti a quest’ultimo movimento riconosceranno De Chirico come uno dei loro capostipiti.

Il Suprematismo

Kazimir Malevic: Quadrato nero.
Kazimir Malevic: Quadrato nero.

Gli influssi del Suprematismo nell’Arte moderna del Novecento: il Suprematismo è una corrente artistica nata e sviluppatasi nel 1913 in Russia.

Il termine “suprematismo”deriva dal pensiero del suo fondatore Kazimir Malevič, che nel 1915, in collaborazione con il poeta Majakovskij, ne scrisse il manifesto. Qualche anno dopo lo stesso artista pubblicava un saggio delle proprie teorie.

La pittura suprematista non raffigura il mondo reale e viene considerata come la “non rappresentazione del mondo”.

Le opere degli artisti di questa tendenza apparvero per la prima volta a Pietrogrado nel 1915, in occasione della “Seconda esposizione futurista di quadri 0,10 (Zero-dieci)”.

Gli artisti suprematisti aspiravano ad un’arte che si affrancasse dalla pura rappresentazione realistica a fini pratici ed estetici. Inoltre rifiutavano di ubbidire a quella sensibilità verso la raffigurazione del plasticismo presente in ogni essere umano. Essi ricercavano la sola essenza dell’arte: un’arte, cioè, “fine a se stessa”.

Il Dadaismo

Marcel Duchamp: Fountain
Marcel Duchamp: Fountain

Dadaismo: nei primi anni del Novecento nascono e si accavallano – in una continua trasformazione – svariati linguaggi artistici derivanti dai moltissimi movimenti dello stesso periodo.

Gli artisti sono in continuo fermento alla ricerca di nuovi linguaggi, forti ed espressivi, entrando così in mondi strutturali mai esplorati in passato. Inoltre rifiutano traumaticamente, e spesso provocatoriamente, l’arte tradizionale.

Tale atteggiamento nei primissimi anni del secolo non riesce a rompere completamente i rapporti con gli studiosi di Storia dell’arte e con gli amatori della pittura. Questo perché l’estetica raffigurativa non viene mai messa in discussione. Tuttavia si rinforza in prossimità del periodo della Grande Guerra (1914 -1918), fino a giungere al rifiuto di qualunque forma di cultura e creazione artistica.

Le rappresentazioni diventano povere, ambigue  e piene di messaggi allusivi. Si inizia a dipingere  oggetti come orinatoi, ferri da stiro dettagliatamente rifiniti ma con linguaggi e significati sempre più provocatori. Qualche accenno di tutto questo si era avuto nel 1913 con i dipinti di Marcel Duchamp, l’esponente di spicco del Dadaismo. Lo stesso artista, però, non si è mai considerato dadaista.

Il Surrealismo

Marc Chagall - Madonna del villaggio (1938)
Marc Chagall – Madonna del villaggio (1938). La foto è a bassa risoluzione

Il linguaggio del movimento surrealista (si veda la pagina del Surrealismo) è considerato come l’immediato proseguimento di quello metafisico, che si protrae fino alla fine degli anni Venti.

Il messaggio proveniente dalla pittura surrealistica entra direttamente nella parte più intima del fruitore. Quest’ultimo lo elabora inconsciamente e lo confronta con  associazioni psichiche casuali e variabili, stimolando così gli automatismi dei processi espressivi.

Il Surrealismo è una caratteristica tendenza intellettuale che contiene in sé, oltre alle arti pittoriche, quelle cinematografiche e letterali.

Il Surrealismo nasce a Parigi intorno al secondo decennio. Una fra le sue caratteristiche più importanti è la spietata critica alla razionalità ed a tutto ciò che viene programmato.

Continua con L’arte moderna nella seconda metà del ventesimo secolo.

L’arte moderna nel Tardo Ottocento

Arte moderna nel Tardo Ottocento: continua dalla pagina precedente (Radici dell’arte moderna)

Gli influssi del Post-Impressionismo sull’arte moderna

Arte moderna nel tardo Ottocento: in questo periodo nacquero altri movimenti che in parte contribuirono ad influenzare l’arte moderna. Insieme a questi ricordiamo quel raggruppamento di tendenze nate in seno al Post-impressionismo (soprattutto Puntinismo e Divisionismo) e il Simbolismo.

È bene tenere presente che il Post-Impressionismo non è un movimento artistico ma un periodo che fa riferimento a una varietà di correnti, che si svilupparono in Europa (soprattutto in Francia) negli ultimi due decenni del secolo. Molte fra queste tendenze spogliarono l’Impressionismo di alcune peculiarità, accrescendogli, allo stesso tempo, l’impressione visiva con contenuti più profondi e soggettivi.

Gli artisti che influirono alla nascita

Tra gli artisti che si evidenziarono in tale trasformazione ricordiamo Vincent van Gogh, con alcune sue tendenze espressioniste e fauviste, Georges Seurat (Puntinismo) e Paul Cézanne, che può essere considerato l’anticipatore del Cubismo.

Gli influssi del Puntinismo

Il Puntinismo è conosciuto anche come “Impressionismo scientifico” perché sviluppò, esasperandola, la riflessione tecnica sui piccoli accostamenti di colore puro sulla tela, già portata avanti dagli impressionisti.

Georges-Pierre Seurat: Il porto di Port-en-Bessen in alta marea, cm. 66 x 81 Parigi Museo d’Orsay.
Georges-Pierre Seurat: Il porto di Port-en-Bessen in alta marea, cm. 66 x 81 Parigi Museo d’Orsay.

Le ricerche sulla scomposizione e sulla frammentazione del colore e del tratto portarono gli artisti aderenti al Puntinismo ad apporre sulla tela accostamenti di minuscoli frammenti di pigmento puro. Queste piccolissime porzioni di colore, talvolta stese in piccoli tratti – accostati, connessi, o sovrapposti – assumevano spesso la forma di un puntino. L’insieme dei vari accostamenti si fondeva direttamente nella retina del fruitore dell’opera creando armoniosi effetti di luminosità. Anche in Italia si raggiunsero gli stessi risultati (Divisionismo) con ma con soggetti più variati, spesso tendenti alla visione simbolista.

Gli influssi del Simbolismo

Il movimento Simbolista nacque in Francia, anch’esso con l’intento di approfondire le ricerche impressionistiche.

A differenza del Puntinismo, però, gli studi erano diretti al superamento della mera visività realistica, cioè nella ricerca di collegamenti tra il mondo oggettivo e il quello soggettivo. Nella pittura il Simbolismo non volle andare oltre tali limiti e quindi – salvo rare eccezioni – non enfatizzò la naturale visione con significati allegorici ma impiegò elementi reali per trasmettere sinteticamente idee ed emozioni.

Continua con “L’arte moderna nella prima metà del ventesimo secolo” 

Le radici dell’arte moderna

Continua dalla pagina precedente: Arte moderna

Le radici dell’arte moderna vanno ricercate nel Romanticismo, nel Realismo e nell’Impressionismo [Arnason 1998, p. 22].

Radici dell’arte moderna nel Romanticismo

Alcuni artisti appartenenti al Romanticismo iniziarono a staccarsi dalle tradizionali rappresentazioni figurative, spingendosi fino alla creazione di languide e misticheggianti atmosfere (si pensi a Turner e Constable).

Anche i contesti ai quali il Romanticismo faceva costantemente riferimento cambiavano in favore di rappresentazioni della natura e del sublime e, spesso, anche dei valori nazionali (Delacroix con “La Libertà che guida il popolo”).

I pittori romantici esaltavano l’universalità del sentimento e della condizione umana, denigrando le superficialità del presente.

Radici dell’arte moderna nel Realismo

Il Realismo, compreso quello pittorico, iniziò come integrazione artistica allo scontento politico-popolare che si diffuse in tutto il continente europeo in seguito alla Rivoluzione francese del 1789. Il movimento si rafforzò ulteriormente dopo le ondate rivoluzionarie del 1830 e del 1848 (considerate come seconda e terza rivoluzione francese).

Il malcontento politico-sociale, ormai divenuto incontenibile, smosse anche la società borghese, che si fece sentire con aspri dibattiti che diventarono sempre più popolari.

Anche la pittura classicheggiante subì grandi cambiamenti ricercando un realismo che rispettasse la visione attuale, con le ingiustizie e le incoerenze riscontrabili anche nella semplice vita quotidiana.

Jean-François Millet: The gleaners (le spigolatrici).
Jean-François Millet: The gleaners (le spigolatrici).

Tale volontà stimolò così molti pittori i a riprodurre con più fedeltà la realtà attuale, soprattutto con soggetti umili e popolari (ad esempio The gleaners, sopra raffigurata, di Millet e La partita a dama di Daumier).

Allo stesso tempo non mancarono, però, stili che oggi potremo ben definire “pre-espressionisti” (si pensi a quegli elementi grotteschi di Gustave Courbet).

In Italia la tendenza verista incominciava a portare in seno la pittura macchiaiola con artisti come Teofilo Patini (Castel di Sangro, 1840 – Napoli, 1906) ed Angelo Morbelli (Alessandria, 1853 – Milano, 1919).

È bene tenere presente che la tendenza realistica venne ostacolata già sul nascere da quella idealista, che all’epoca era già molto diffusa godendo di appoggi politici ed elitari. [Corinth, Schuster, Brauner, Vitali, and Butts 1996, p.25].

Radici dell’arte moderna nell’Impressionismo

L’Impressionismo nacque e si sviluppò nella seconda metà dell’Ottocento, spingendosi fino ai primissimi anni del secolo successivo.

Il movimento raccolse – per le ricerche cromatiche e l’en plein air paesaggistico – l’eredità del Romanticismo, ma anche quella del Realismo e dei pittori macchiaioli nella raffigurazione dei soggetti e nella naturalezza compositiva.

Gli impressionisti dipingevano sempre all’aperto (Degas è uno dei pochi che lavorava anche, e soprattutto, in studio), con corpose e rapide pennellate, portando a termine l’opera in poche ore.

Sulla tela fissavano le emozioni che provavano nei vari momenti della realizzazione, comunicate dal paesaggio come “attimi fuggenti”. Questi – tradotti in colore dal sentimento del pittore e non dalla sua ragione – dovevano raggiungere immediatamente la tela senza alcun ripensamento. In tal modo la sommatoria di emozioni e stati d’animo, derivati essenzialmente dalla visione della natura, avrebbe dovuto esprimere con più forza la realtà nella sua più intera globalità.

Anche il movimento impressionista, come quello realista, venne in un certo qual modo contrastato dalle tendenze del momento. Gli impressionisti, a differenza di quelli realisti, riuscirono però ad attirare l’attenzione dell’establishment dipingendo su commissione anche tele relativamente popolari, in controtendenza con l’arte elitaria il cui motto era “arte per l’arte”.

Continua con l’arte moderna nel Tardo Ottocento

Arte moderna: la nascita

Il termine “Arte Moderna” generalmente indica lo stile, l’espressione e la concezione artistica propri del “periodo moderno” (riferiti però a un ben determinato ciclo artistico). Tale definizione, oggi, pur non considerata legata alla generica modernità, continua a mantenere lo stesso termine.

L’arte moderna esprime una forma di «rifiuto» per i canoni del passato aprendosi invece a nuove sperimentazioni, proponendo inedite forme visive e nuove concezioni rappresentative della natura.

Appartengono all’arte moderna i pittori simbolisti, gli espressionisti e gli astrattisti, ma anche artisti il cui rinnovamento viene integrato con tematiche e tecniche un po’ più realistiche.

Il secondo periodo dell’Arte moderna viene definito come Postmoderno, o Arte contemporanea. Anche questi due ultimi termini rimangono legati a quel periodo, staccandosi dal generico significato della parola “moderno” e “contemporanea”, cioè dai nostri giorni.

Storia dell’arte moderna

Il periodo

Quando ci si riferisce all’arte moderna generalmente si pensa allo scorso secolo, anche se la pittura ebbe già iniziato quel percorso a partire dalla seconda metà dell’Ottocento.

La scultura e l’architettura “moderne”, anch’esse si riferiscono al Novecento – ma con un po’ più di logica – dato che il loro cammino verso lo sviluppo ebbe inizio nel periodo a cavallo tra l’Ottocento ed il Novecento.

Per quanto riguarda la pittura, il momento, che la maggior parte degli studiosi di storia dell’arte indicano come fase di partenza, è quello compreso fra il 1855 ed il 1863, [anno, quest’ultimo, indicato da Arnason 1998, p. 17].

Lo studio del pittore (Courbet) è un primissimo accenno all'arte moderna
Gustave Courbet: Studio dell’artista (1855)

Tali date – si badi, ben lontane dalle fondamentali forme espressive di questo movimento artistico, che fu soggetto ad una metamorfosi centenaria – corrispondono alla realizzazione dello “Studio dell’artista” di Gustave Courbet, del 1855 (foto sopra raffigurata), e della “Colazione sull’erba” di Edouard Manet del 1863 (sotto raffigurata, da non confondere con la Colazione sull’erba di Monet).

Edouard Manet: Colazione sull'erba (rappresenta uno dei primi passi verso l'arte moderna), 1862-1863, olio su tela, 208×264 cm., Musée d'Orsay, Parigi
Edouard Manet: Colazione sull’erba, 1862-1863, olio su tela, 208×264 cm., Musée d’Orsay, Parigi

Secondo Hjorvardur Harvard Arnason, lo studioso d’arte americano, gli anni indicati a partire da tale periodo furono molto importanti. Infatti, come egli stesso affermò, “hanno un significato nello sviluppo dell’arte moderna, ma marcano una data assoluta d’inizio di una nuova arte … Una graduale metamorfosi è accaduta nel corso di un centinaio di anni.”

I primi influssi

Un primo e grezzo collegamento, legato al periodo iniziale dell’arte moderna, possiamo ricondurlo a quel movimento politico, sociale, culturale e filosofico che fu l’Illuminismo, ma ci sono studiosi (ad esempio Cahoone) che si spingono addirittura verso il diciassettesimo secolo. [… nel diciassettesimo e nel diciottesimo secolo l’atteggiamento cominciò a muoversi verso una nuova visione del mondo che avrebbe portato alla creazione di un mondo “nuovo”, cioè del “mondo moderno”. Cahoone 1996, p. 27.].

A proposito dell’Illuminismo è doveroso precisare che tale movimento nacque dall’esterno per contrastare le istituzioni, mentre il modernismo ebbe inizio con confitti interni nel tradizionale mondo dell’arte e, quindi, fra gli stessi artisti [Frascina and Harrison 1982, p. 5.].

La Rivoluzione francese fece cadere presunzioni e istituzioni che nel corso dei secoli stavano sempre più rafforzandosi. Inoltre stimolò il popolo alla partecipazione di un crescente dibattito politico. Questo sollevò la consapevolezza della gente comune, e – come disse lo storico Ernst Gombrich – “una consapevolezza che permette alle persone di scegliere come vivere esattamente come si sceglie la fantasia della carta da parati”.[Gombrich 1958, pp. 358-359.].

Continua nella pagina successiva con le radici dell’arte moderna.

Miniature microscopiche di Busonero

Dipinti microscopici (tecnica a olio)

Miniature microscopiche: qua sotto un video che mostra come il pittore Busonero dipinge le sue “telette”. Il supporto in questo caso è il mappamondo della moneta da un centesimo di euro.

Come pennello impiega un pelo del proprio gatto infilato dentro la condotta di un ago di siringa.

Naturalmente per poter definire bene ogni particolare Stefano ha bisogno di lavorare con uno stereoscopio.

Alcuni dipinti in miniatura di Stefano Busonero

Chi è Stefano Busonero? Sono io, il gestore di questo sito web!

Il Giudizio universale di Michelangelo

Riproduzione microscopica del Giudizio universale di Michelangelo
Riproduzione microscopica del Giudizio universale di Michelangelo realizzata su una superficie di 13 x 15,2 millimetri.

La riproduzione del Giudizio universale della Cappella Sistina è stato realizzato in un supporto pittorico di 1,2×1,32 cm. pari ad una superficie inferiore a quella della moneta da un centesimo di euro.

La Scuola di Atene di Raffaello

Stefano Busonero: La Scuola di Atene dipinta dentro il centesimo di euro, diametro 15 mm

 

Scuola di Atene dentro la moneta di un centesimo di euro, diametro 15 mm
Stefano Busonero: Scuola di Atene dentro la moneta di un centesimo di euro, diametro 15 mm.

La riproduzione della Scuola di Atene è stata realizzata dentro la superficie della moneta da un centesimo, dove sono leggibili tutte le figure (anche le statue) del grande dipinto di Raffaello.

Quello che rende curioso questo dipinto è il fatto che dentro il centesimo è presente anche la parte sottostante alla Scuola di Atene, cioè la struttura della Stanza in cui si trova l’affresco di Raffaello, nella “Stanza della Segnatura”.

Lo spazio occupato dalla porta dell’entrata nella stanza è stato impiegato dal Busonero per rappresentarci il ritratto di Raffaello, il cui volto misura qualche decimo di millimetro.

Il quadro è stato eseguito a olio nel 2022.

La Disputa del Sacramento di Raffaello

Stefano Busonero: Riproduzione della Disputa del Sacramento di Raffaello dentro una moneta da un centesimo di euro
Stefano Busonero: Riproduzione della Disputa del Sacramento di Raffaello dentro una moneta da un centesimo di euro

La riproduzione della Disputa del Sacramento è stata eseguita dentro la moneta da un centesimo, dove sono identificabili tutte le figure del grande dipinto di Raffaello.

Quello che rende curiosa questa riproduzione è il fatto che dentro la monetina è presente anche la parte sottostante alla Disputa del Sacramento, cioè la struttura della Stanza che ospita l’affresco del Sanzio, nella “Stanza della Segnatura”.

Lo spazio dell’entrata nella stanza è stato impiegato dal Busonero per rappresentarci il ritratto di Raffaello, il cui volto – come quello già sopra descritto – misura qualche decimo di millimetro.

Il quadro è stato eseguito con tecnica a olio nel 2022.

Il Parnaso

Stefano Busonero: riproduzione del Parnaso di Raffaello realizzata dentro la moneta da un centesimo di euro.
Stefano Busonero: riproduzione del Parnaso di Raffaello realizzata dentro la moneta da un centesimo di euro.

La riproduzione del Parnaso di Raffaello (ubicato nella Stanza della Segnatura) è stata eseguita, con tecnica a olio, dentro la moneta da un centesimo, dove sono sono leggibili i particolari di tutte le figure del grande dipinto.

Quello che rende curiosa questa strana realizzazione è il fatto che la moneta non mostra la struttura sottostante al Parnaso, cioè la porta d’ingresso e le varie decorazioni in rilievo della stanza. Infatti il Busonero ha sostituito l’orribile porta d’ingresso con la scena del grande Raffaello “in opera” assistito dal committente Giulio II.

La composizione è stata eseguita nel 2022.

La Nascita della Venere

Stefano Busonero: Copia della Nascita di Venere dipinta dentro li spazio di un centesimo di euro.
Stefano Busonero: Copia della Nascita di Venere dipinta dentro li spazio di un centesimo di euro.

La Nascita della Venere di Sandro Botticelli è qui riprodotta in ogni suo piccolo particolare dentro la moneta da un centesimo di euro. Il dipinto è stato realizzato nel gennaio del 2020 con la tecnica ad olio.

Donna che legge di Fragonard

Donna che legge dipinta dentro il globo terrestre della moneta da un centesimo
Donna che legge dipinta dentro il globo terrestre della moneta da un centesimo

La Donna che legge, qui riprodotta dal Busonero in tutte le sue particolarità, è riferita all’omonimo dipinto (Donna che legge) di Fragonard.

La riproduzione, dipinta sul globo terrestre della moneta da un centesimo, misura 6,6 millimetri di diametro.

La ragazza col turbante

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La ragazza col turbante, o la ragazza con l’orecchino di perle, è un dipinto di Vermeer. Stefano ha realizzato la miniatura dentro il globo terracqueo della monetina da un cent. di euro.

La riproduzione misura 6,6 millimetri di diametro.

La dama con l’ermellino

Dama con l'ermellino
Riproduzione della Dama con l’ermellino di Leonardo da Vinci, dentro la moneta da un centesimo di euro.

La Dama con l’ermellino è un dipinto di Leonardo da Vinci. Anche in questo caso l’odierno artista l’ha riprodotta con ogni piccolo dettaglio nella moneta da un centesimo.

La riproduzione  del dipinto misura 6,6 millimetri di diametro.

La Madonna della seggiola

La madonna della seggiola
Madonna della sedia riprodotta dentro il mappamondo della moneta da un centesimo

La Madonna della seggiola è un’opera di Raffaello Sanzio. Anche qui il Busonero l’ha dipinta dentro il mappamondo del centesimo.

La presente riproduzione misura 6,6 millimetri di diametro.

Notte stellata

Notte stellata
La notte stellata di Vincent van Gogh dipinta dentro il mappamondo della moneta da 5 centesimi.

La Notte stellata è un dipinto di Vincent van Gogh.

La riproduzione di Stefano misura 4,8 x 6,6 millimetri.

La Venere di Urbino

La Venere di Urbino di Tiziano dipinta dentro il globo terrestre della moneta da 5 centesimi.
La Venere di Urbino di Tiziano dipinta dentro il globo terrestre della moneta da 5 centesimi.

In questa miniatura (Venere di Urbino di Tiziano) Stefano si è dovuto confrontare con la difficoltà di realizzare il volto della Venere in una superficie con dimensioni intorno al mezzo millimetro … come spesso accade nelle sue Miniature microscopiche.

Colazione sull’erba di Edouard Manet

Stefano Busonero: Colazione sull'erba di Manet realizzata nel mappamondo della moneta da due centesimi di euro
Stefano Busonero: Colazione sull’erba di Manet realizzata nel mappamondo della moneta da due centesimi di euro

In questa microscopica composizione (la Colazione sull’erba di Manet) Stefano si è dovuto confrontare con la raffigurazione del nudo femminile in primo piano con il volto della figura in una superficie con dimensioni intorno allo 0,5 millimetri … come spesso accade nei suoi dipinti microscopici.

Colazione sull’erba di Claude Monet

La Colazione sull'erba di Monet, realizzata dentro un centesimo.
La Colazione sull’erba di Monet, realizzata dentro un centesimo.

Il dipinto che riproduce l’opera del grande impressionista misura 7,7 millimetri di diametro appare sul globo terrestre della moneta da due centesimi di euro.

Paesaggio marino in cruna di ago da sarto

Marina in cruna di ago da sarto
Stefano Busonero: Marina in cruna di ago da sarto

 

confronto marina in cruna di ago con moneta da un centesimo
Stefano Busonero: confronto marina in cruna di ago con moneta da un centesimo

Sopra: le foto di un dipinto microscopico realizzato dentro la cruna di un piccolissimo ago da sarto. La seconda foto mostra il confronto delle dimensioni del dipinto con quelle della moneta da un centesimo.

 

Garibaldi e la Battaglia del Volturno

Nella Battaglia del Volturno, realizzata da Busonero, sono mimetizzati tre quadri microscopici relativi a Giuseppe Garibaldi: due ritratti ed un paesaggio marino con garibaldini.

Ritratto di Giuseppe Garibaldi
Una delle tre miniature inserite nella Battaglia del Volturno: Ritratto di Giuseppe Garibaldi dimensioni 2,5 x 3,5 mm.

 

Dante alla porta dell’Inferno

 

Dante alla porta dell'Inferno
Stefano Busonero: Dante alla porta d’entrata dell’Inferno

Il dipinto sopra raffigurato è stato realizzato dentro la cruna di un ago da cucito e mostra Dante (Canto III dell’Inferno della Divina Commedia) pararsi davanti ad una porta ove appare la terrificante scritta  “lasciate ogne speranza, voi ch’intrate”, talmente incisiva che il Busonero ha preferito non riportarla per quel riferimento al “Voi” (“lasciate ogne speranza, voi ch’intrate”).

Nella composizione si vede il profilo del volto di Dante mentre legge la scritta: “Per me si va ne la città dolente, per me si va ne l’etterno dolore, per me si va tra la perduta gente”.

Le dimensioni del dipinto si possono ricavare dal confronto con la moneta da un centesimo.

Cenni sulla vita artistica di Stefano Busonero

Famoso soprattutto per le sue miniature microscopiche

L’artista è nato il 13 Gennaio 1947 a Porto S. Stefano (Monte Argentario), un piccolo paese marittimo.

Gli stimoli ed i richiami dell’arte

La sua sensibilità alla pittura si modifica nel lento scorrere della vita del suo piccolo paese marinaro. In quel posto, agli inizi della vita artistica del Busonero, il turismo di Porto S. Stefano era fatto di pochi visitatori, mentre le risorse dell’agricoltura e della pesca mantenevano una forte tradizione, soprattutto quando la solidarietà e i rapporti fra le persone avevano un significato assai più genuino.

Non è quindi esagerato pensare che proprio in quegli anni il pittore iniziò ad integrare quel substrato psicologico che assai spesso troviamo nei suoi dipinti e nelle sue microscopiche miniature. Perciò è naturale che in essi, realizzati spesso nelle lunghe giornate di navigazione, ci siano siano ritratti di tipici personaggi dell’Argentario e struggenti marine dello stesso promontorio.

Pur non avendo avuto una formazione artistica in specifiche strutture tradizionali, il pittore, da tempo si è immerso con inesorabile caparbietà autodidattica nello studio delle tecniche dei grandi Maestri della pittura, esaminando a fondo le loro tematiche.

Verso la pittura microscopica

Dalle prime esperienze a tema ritrattistico e paesaggistico, l’artista è passato al piccolo formato, dipingendo su schede telefoniche esaurite e su supporti di dimensioni da francobollo. Infine … ecco che prendono corpo le miniature microscopiche di Busonero.

I suoi dipinti microscopici, che arrivano a sfiorare dimensioni non visibili ad occhio nudo, li possiamo trovare anche dentro le crune di aghi da sarto, o di siringa, come nel caso di alcune marine (marina in cruna di ago) del suo paese natio.

Attualmente – questo articolo è del 2019 – Stefano Busonero sta lavorando sul globo terrestre (diametro di 6,6 millimetri) delle monete da un centesimo (talvolta nei 5 centesimi) riproducendo le famose e grandiose opere dei grandi maestri del passato.

Il Busonero appare spesso nelle trasmissioni televisive nazionali e sui giornali (un video su Repubblica).

Il sito web, dove è possibile ammirare moltissime miniature microscopiche di Busonero, comprende anche un interessante corso di pittura. Il tutorial ha lo scopo di introdurre il principiante nel mondo della pittura, soprattutto tramite le emozioni.

Stefano Busonero: Un orologio da polso con il quadrante dipinto con una riproduzione delle Tre Grazie di Botticelli
Stefano Busonero: Un orologio da polso con il quadrante dipinto con una riproduzione delle Tre Grazie di Botticelli

Sopra: il quadrante di un orologio, valorizzato con pitture precise ed accurate in ogni piccolo dettaglio.

L’Artista Stefano Busonero, dipingendo con pennelli artigianali, interamente costruiti per conto proprio nel suo Studio di Pittura, può rendere personalizzata a tua volontà la parte più esposta del tuo orologio. Nel tuo quadrante può infatti rappresentare – a tua richiesta – il tuo ritratto, quello di uno stretto parente, un paesaggio e tante altre tematiche, anche riproduzioni di dipinti famosi dei grandi Maestri del passato.

La redazione di Frammentiarte sente doveroso dover informare i visitatori che Stefano Busonero è il gestore del presente sito web. Quindi il sottoscritto si è esentato dal dare valutazioni sulla qualità della propria pittura.

Per contattare Frammentiarte o Stefano Busonero

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Stefano Busonero

stefano Busonero
Stefano Busonero

 

Le Madonne dei grandi pittori (1528-1949)

Pagina collegate alle Madonne dei grandi pittori: Quindici “Natività di Gesù” di Grandi Maestri.

Le Madonne che hanno fatto la storia dell’arte

Vai alla pagina precedente, oppure alla pagina iniziale delle Madonne

Correggio – Madonna di San Girolamo o Il giorno (intorno al 1528)

Correggio: Il giorno, assieme di 205 x 141 Parma Galleria
Correggio: Il giorno, assieme di 205 x 141 Parma Galleria

La Madonna di San Girolamo, conosciuta anche come “Il Giorno”, in contrapposizione alla Notte (Adorazione dei pastori) di Dresda, è un’opera realizzata da Correggio intorno al 1528.

Il dipinto, eseguito con tecnica ad olio su tavola, misura 205 × 141 cm. e si trova nella Galleria Nazionale di Parma.

Già dal primo periodo della pubblicazione la composizione fece grande scalpore per la sua eccezionale bellezza. Fu infatti elogiata nelle Vite di Vasari per il suo “mirabile colorito” e l’espressione sorridente dell’angelo che sta porgendo la Bibbia. L’opera piacque anche al pittore cretese El Greco che, davanti alla rappresentazione delle eleganti figure, rimanendo incantato per la bellezza della Maddalena, gli uscì spontanea l’esclamazione “l’unica figura della Pittura!”.

Vedi approfondimenti sul sito le Madonne dei grandi pittori

Lorenzo Lotto – Annunciazione di Recanati (1534)

Lorenzo Lotto: Annunciazione, cm. 166 x 114, Pinacoteca Comunale di Recanati.
Lorenzo Lotto: Annunciazione, cm. 166 x 114, Pinacoteca Comunale di Recanati.

L’Annunciazione di Recanati è un’opera di Lorenzo Lotto realizzata con tecnica ad olio su tela intorno al 1526-1534. Il dipinto, che misura 166 × 114 cm., è custodito a Recanati nel Museo civico Villa Colloredo Mels.

Nella tavola appare la firma del pittore con la scritta “L. Lotus”. Da documentazioni certe si ricava che la composizione rimase nell’Oratorio di Santa Maria sopra Mercanti (sede commissionaria) fino 1953 quando, per motivi di sicurezza, pervenne nella Pinacoteca di Recanati.

Per quanto riguarda la cronologia, il Gianuizzi (“NRM” 1894) la anticipa al 1526, mentre il Boschetto (1953) ipotizza nel 1527. Il Berenson (1955) la ritarda al 1527-28.

Vedi approfondimenti sul sito – Si veda anche La Madonna del Polittico di Recanati dello stesso Lorenzo Lotto tra le Madonne dei grandi pittori

El Greco – L’annunciazione (intorno al 1600)

El Greco: L’Annunciazione, tecnica a olio su tela, 114 x 67 cm, anno 1597-1600, Lugano, Collezione Thyssen.
El Greco: L’Annunciazione, tecnica a olio su tela, 114 x 67 cm, anno 1597-1600, Lugano, Collezione Thyssen.

“L’Annunciazione” è un dipinto del pittore cretese El Greco, che lo realizzò con tecnica a olio su tela intorno al 1597-1600. L’opera misura 114 x 67 cm. e attualmente si trova a Lugano nella collezione Thyssen.

La presente composizione è una riproduzione autografa dell’artista di uno dei tre dipinti originali eseguiti per il “Colegio del de Doña Maria de Aragõn a Madrid” (l’ “Adorazione dei pastori”, l’ “Annunciazione” e il “Battesimo di Cristo”). È firmata con la scritta “doménikos theotokópoulos epoiei”.

El Greco – Madonna con il Bambino e le sante Martina e Agnese

El Greco: Madonna con il Bambino e le sante Martina e Agnese, cm. 193 x 103, National Gallery of Washington.
El Greco: Madonna con il Bambino e le sante Martina e Agnese, cm. 193 x 103, National Gallery of Washington.

La “Madonna con il Bambino e le sante Martina e Agnese” è un’opera autografa di El Greco realizzata ad olio su tela intorno al 1597-99 e si trova nella National Gallery di Washington. La composizione, che misura 193 x 103 cm, fa parte dei cinque dipinti (e relative riproduzioni, sia autografe che non) per la Cappella S. Josè a Toledo.

Sulla stesura pittorica appare un monogramma con due lettere dell’alfabeto greco.

Prima della National Gallery si trovava sull’altare di destra della summenzionata cappella.

La figura a sinistra della Vergine venne identificata in santa Tecla.

Le figure allungate di questa raffigurazione la distinguono dalle altre Madonne dei grandi pittori

Vedi approfondimenti sul sito.

Pieter Paul Rubens – Madonna della Vallicella (intorno al 1608)

Rubens: Madonna della Vallicella, olio su tavola di ardesia, dimensioni 425 × 250 cm, anno 1606-1608, chiesa di Santa Maria della Vallicella, Roma
Rubens: Madonna della Vallicella, olio su tavola di ardesia, dimensioni 425 × 250 cm, anno 1606-1608, chiesa di Santa Maria della Vallicella, Roma

La Madonna della Vallicella è un’opera realizzata da Pieter Paul Rubens intorno al 1607 con tecnica ad su tavola di ardesia. La composizione, che misura 425 × 250 cm., si trova a Roma nella chiesa di Santa Maria della Vallicella.

Trattasi della seconda opera di una commissione pubblica per Roma. Qualche anno prima, infatti, l’artista realizzò un ciclo pittorico per la basilica di Santa Croce in Gerusalemme, andato in parte perduto.

La presente composizione si trova sull’altare maggiore della chiesa di Santa Maria in Vallicella, conosciuta anche come chiesa Nuova, a Roma ed ha nel suo interno un’antico affresco miracoloso (trattasi della Madonna vallicelliana, immagine tipica della Nicopeia o Kyriotissa).

Caravaggio – Madonna dei palafrenieri (1605)

Caravaggio: Madonna dei palafrenieri, cm. 292 x 211, Galleria Borghese, Roma.
Caravaggio: Madonna dei palafrenieri, cm. 292 x 211, Galleria Borghese, Roma.

La Madonna dei palafrenieri è un dipinto autografo del Caravaggio (Michelangelo Merisi), realizzato con tecnica ad olio su tela nel 1605. La composizione, che misura 292 x 211 cm, è custodita a Roma nella Galleria Borghese.

Il presente dipinto raffigura la Madonna e il Bambino nel momento in cui schiacciano il serpente con il proprio piede, simbolo del peccato originale. Alla loro sinistra appare Anna che sta osservando la scena.

La Madonna dei palafrenieri era stata commissionata per la chiesa di Sant’Anna dei Palafrenieri (destinazione Altare Maggiore) presso San Pietro in Vaticano.

La pregiatissima opera venne rifiutata dai committenti per le sproporzionate dimensioni del Bambino e per la sua completa nudità, nonché per la vistosa scollatura della Madonna e per la modella scelta: Lena, prostituta ed amante del Caravaggio, da lui preferita come modella anche per la realizzazione della Madonna dei pellegrini.

Caravaggio – Annunciazione (intorno al 1609)

Caravaggio: annunciazione, anno 1609 circa, olio su tela 285 x 205, Nancy (Francia) nel Musée des Beaux-Arts
Caravaggio: annunciazione, anno 1609 circa, olio su tela 285 x 205, Nancy (Francia) nel Musée des Beaux-Arts

L’Annunciazione è un’opera di Caravaggio realizzata intorno al 1609, quando l’artista era ormai entrato nella fase della tarda dell’attività.

La composizione fu probabilmente commissionata dal duca di Lorena e dipinta in Sicilia (o nel corso del secondo soggiorno napoletano) con tecnica ad olio su tela di 285 × 205 cm. Attualmente si trova a Nancy (Francia) nel Musée des Beaux-Arts.

In questa Annunciazione il Caravaggio narra il tema classico del soggetto ma lo espone in una nuova prospettiva, che molti studiosi di storia dell’arte considerano rivoluzionaria. Infatti l’angelo, che tradizionalmente viene  raffigurato di fronte alla Vergine, in genuflessione (in piedi o in ginocchio), qui appare mentre è ancora in volo e volgendo le spalle all’osservatore. Altri, pur riconoscendo la forte innovazione del tema (l’angelo in alto, con Maria in basso ed inchinata) lo considerano comunque inginocchiato e genuflesso.

Orazio Gentileschi – Annunciazione (1623)

Orazio Gentileschi: Annunciazione di torino, olio su tela, anno 1623, Galleria Sabauda.
Orazio Gentileschi: Annunciazione di torino, olio su tela, anno 1623, Galleria Sabauda.

L’Annunciazione di Torino è un’opera realizzata da Orazio Gentileschi nel 1623 con tecnica ad olio su tela. La composizione, che si trova nella Galleria Sabauda di Torino, è considerata come il lavoro di più alto valore artistico nella produzione del pittore sabaudo, nonché uno dei capolavori della pittura seicentesca.

L’opera è stata dipinta dal Gentileschi durante suo soggiorno genovese. Fu poi inviata al duca Carlo Emanuele di Savoia per essere ubicata nella cappella della sua residenza a Torino.

Data l’originalità di questa Annunciazione, da cui si rileva anche un certo arcaismo, questo straordinario dipinto non è stato sempre compreso ed è stato oggetto di accesi dibattiti nel corso della storia dell’arte, suscitando anche aspre critiche.

Sassoferrato – Vergine Maria (intorno al 1650)

Giovanni Battista Salvi (Sassoferrato): Vergine Maria, anno 1640-50, National Gallery a Londra
Giovanni Battista Salvi (Sassoferrato): Vergine Maria, anno 1640-50, National Gallery a Londra

Il Sassoferrato (Giovan Battista Salvi), pittore appartenente allo stile barocco, nacque a Sassoferrato il 25 agosto 1609 e morì a Roma l’8 agosto 1685. Viene spesso ricordato col  semplice nominativo del suo paese di nascita.

La Vergine Maria, realizzata intorno al 1640-1650, è custodita a Londra nella National Gallery.

Murillo – Madonna col Bambino, o Madonna del Rosario (intorno al 1650-55)

Bartolomé Esteban Murillo: La Madonna col Bambino, o Madonna (o Vergine) del Rosario, olio su tela, 166 x 112 cm., Museo del Prado, Madrid.
Bartolomé Esteban Murillo: La Madonna col Bambino, o Madonna (o Vergine) del Rosario, olio su tela, 166 x 112 cm., Museo del Prado, Madrid.

La Madonna col Bambino, o Madonna (nonché Vergine) del Rosario è un’opera realizzata dal pittore spagnolo Bartolomé Esteban Murillo intorno al 1650-55 con tecnica a olio su tela. Il dipinto, che misura 166 x 112 cm, è conservato a Madrid nel Museo del Prado (sala XVI, inventariato con il numero P00975).

In precedenza la presente composizione si trovava nel Monastero dell’Escorial e nel Palazzo Reale di Madrid.

Giambattista Tiepolo – Madonna del cardellino (1760)

Giambattista Tiepolo: Madonna del Cardellino, olio su tela, anno 1760 circa, National Gallery of Art di Washington
Giambattista Tiepolo: Madonna del Cardellino, olio su tela, anno 1760 circa, National Gallery of Art di Washington

La Madonna del cardellino (Madonna of the Goldfinch), è un opera realizzata da Giambattista Tiepolo intorno al 1760 con tecnica a olio su tela, misura 240 × 120 cm. e si trova alla National Gallery of Art di Washington. Il Tiepolo è stato un pittore, incisore e frescante italiano, cittadino della Repubblica di Venezia.

Roberto Ferruzzi – Madonna del riposo (1897)

Roberto Ferruzzi: Madonna delle vie, o la Madonna del Riposo, tecnica a olio, anno 1897. Non si conosce l'attuale ubicazione.
Roberto Ferruzzi: Madonna delle vie, o la Madonna del Riposo, tecnica a olio, anno 1897. Non si conosce l’attuale ubicazione.

La tenera composizione, conosciuta anche come La Madonna delle vie, è un’opera di Roberto Ferruzzi realizzata nel 1897 con tecnica a olio. Il dipinto vinse la seconda Biennale di Venezia.

Si pensa che i modelli per l’esecuzione dell’opera siano stati Angelina Cian, a 11 anni, e il suo fratellino.

In un primo periodo alla presente composizione, che semplicemente rappresentava la “maternità”, non erano state date caratteristiche religiose. In seguito al conseguimento del premio della Biennale di Venezia ed il successo avuto a livello nazionale, il dipinto fu rinominato con titoli relativi alle Madonne col Bambino e divenne più conosciuto dell’autore. La Madonna del riposo è annoverata tra le madonne dei grandi maestri della pittura.

John George Alexander Leishman, un diplomatico in francese e mecenate del Ferruzzi, acquistò la Madonnina ma non il copyright. Per tale ragione si pensa la composizione sia stata sottoposta a diversi rifacimenti nel corso dello scorso secolo e che, probabilmente, sia pervenuta negli anni Cinquanta in una collezione privata della Pennsylvania.

Del dipinto si sono perse le tracce.

Curiosità sulla Madonnina del Ferruzzi

Esiste una riproduzione microscopica a olio della Madonnina, realizzata dal pittore Stefano Busonero dentro la moneta da un centesimo di euro, esattamente nel mappamondo della stessa moneta.

Il dipinto ha un diametro di 6,6 mm.

Riproduzione della Madonnina del Ferruzzi realizzata dentro il globo terrestre della moneta da un centesimo.
Riproduzione della Madonnina del Ferruzzi realizzata dentro il globo terrestre della moneta da un centesimo.

William-Adolphe Bouguereau – Vergine dei gigli (1899)

William-Adolphe Bouguereau - Vergine dei gigli
William-Adolphe Bouguereau – Vergine dei gigli, 1899

In questa bellissima composizione, realizzata nel 1899, l’artista volle proporre diversi concetti:

  • lo sguardo della Vergine non è rivolto al fruitore dell’opera.
  • La Vergine ha un atteggiamento di modestia che pare prevalga a tal punto da annullarla.
  • La Vergine indossa un abito nero.
  • Il Bambino pare che venga offerto in dono all’umanità.
  • Il Bambino ha una postura benedicente.
  • L’apertura delle braccia del bambino, insieme alla posizione dei piedi, pare volesse anticipare la Crocifissione

I gigli bianchi rimandano tradizionalmente, già dai tempi della Grecia classica, all’idea della maternità. Dagli inizi del medio, evo nell’ambiente cristiano, assumono significati di purezza, sia nelle raffigurazioni della Vergine Maria che dell’Annunciazione.

William-Adolphe Bouguereau (La Rochelle, 1825 – La Rochelle, 1905) è stato un pittore accademista francese.

Marc Chagall – Madonna del villaggio (1938)

Marc Chagall - Madonna del villaggio (1938)
Marc Chagall – Madonna del villaggio (1938). La foto è a bassa risoluzione ed usata al solo scopo didattico.

Marc Chagall (Vitebsk,  1887 – Saint-Paul-de-Vence, 1985) è stato un pittore surrealista di d’origine ebraica chassidica, nato in bielorussa stabilitosi in Francia.

La presente composizione, che misura 102.5 x 98 cm, fu realizzata da Chagal nel 1938 ed è custodita nella collezione Thyssen-Bornemisza di Lugano-Castagnola a Madrid.

Salvator Dalì – Madonna di Port Lligat (1949)

Salvator Dalì - Madonna di Port Lligat (1949)
Salvator Dalì – Madonna di Port Lligat (1949). La foto è a bassa risoluzione ed usata al solo scopo didattico.

Questo dipinto, fra i più significativi di Salvador Dalí, è stato realizzato nel 1949.

La Madonna di Port Lligat, che misura 49 x 37,5 cm, fu eseguita dall’artista nel 1949 in una prima versione. L’anno seguente, tuttavia, Dalì realizzò una seconda con lo stesso nominativo.

La presente composizione si trova attualmente esposta nel Museo Haggerty of Art di Milwaukee, Wisconsin (U.S.A).

Ancora un po’ di pazienza: stiamo lavorando per inserire altre Madonne.

Alcune Madonne dei grandi maestri della pittura (1481-1528).

Pagina collegate alle Madonne dei grandi maestri della pittura: Quindici “Natività di Gesù” di Grandi Maestri.

Le più importanti Madonne dei pittori attraverso i secoli

Segue dalla pagina precedente

Se si è entrati in questa pagina tramite motori di ricerca si consiglia di visitare anche la pagina precedente (link sopra), dove vengono raffigurate le Madonne dei grandi maestri dei periodi precedenti.

Sandro Botticelli – Madonna del Magnificat (1481)

Botticelli: Madonna del Magnificat, diametro 118 cm., Galleria degli Uffizi, Firenze.
Botticelli: Madonna del Magnificat, diametro 118 cm., Galleria degli Uffizi, Firenze.

La  Madonna qui raffigurata, conosciuta anche come Madonna con il Bambino e cinque angeli, è un’opera realizzata da Sandro Botticelli nel 1481 con tecnica a tempera su tavola.

Il dipinto, uno fra i più famosi tra le Madonne dei grandi maestri misura 118 cm. di diametro si trova a Firenze nella Galleria degli Uffizi.

Il pregiato e brillante cromatismo, i tratti netti e chiari dei contorni, l’eleganza delle curve e lo scrupoloso disegno sottostante caratterizzano la composizione, avvicinandola a quelle di Filippo Lippi che di Botticelli fu il primo maestro. Anche dalla Lippina di Lippi, infatti, l’artista prese ispirazione per la configurazione della malinconica Vergine, nonostante i toni più aristocratici della composizione in esame. Vedi approfondimenti sul sito della Madonna del Magnificat.

Sandro Botticelli – Madonna della melagrana (1487)

Botticelli: Madonna della melagrana, diametro cm. 143.5, Uffizi Firenze
Botticelli: Madonna della melagrana, diametro cm. 143.5, Uffizi Firenze

“Madonna col Bambino e sei Angeli”, o “Madonna della melagrana” , è un’opera di Alessandro Filipepi meglio conosciuto come il Botticelli, realizzata nel 1487 con tecnica a tempera su tavola. Ha un diametro di 143,5 cm. e si trova nella Galleria degli Uffizi di Firenze.

La tavola, che faceva parte della Collezione de’ Medici (di un cardinale), nel 1675 passò ai granduchi di Toscana e poi, nel 1870, pervenne alla Galleria degli Uffizi.

Da documentazioni certe, dove si parla di un tondo commissionato dal magistrato dei Massai (di camera nel 1487) all’artista, lo Horne nel 1908 vi identifica l’opera in esame.

A rafforzare l’ipotesi sopra accennata interviene il Salvini osservando che la cornice originale, con un fregio realizzato a gigli, confermerebbe che la tavola venne eseguita per un’istituzione pubblica, tanto più che gli elementi stilistici collimano con il periodo della realizzazione dell’opera.  Vedi approfondimenti sul sito sulla Madonna della melagrana

 

Leonardo da Vinci – Vergine delle rocce del Louvre (intorno al 1486)

Leonardo da Vinci: La Vergine delle rocce (cm. 123), Parigi museo del Louvre
Leonardo da Vinci: La Vergine delle rocce (cm. 123), Parigi museo del Louvre

La Vergine delle Rocce (esiste anche una seconda versione a Londra) è un dipinto realizzato da Leonardo da Vinci con tecnica a olio su tavola intorno al 1483-86.  L’opera, che attualmente si trova su una tela di 199 × 122 cm. è custodita a Parigi nel Musée du Louvre.

La caverna dove si sta svolgendo la scena rappresenta l’utero materno, ovvero il luogo della rinascita e la via di comunicazione con l’Aldilà.

La ben dettagliata roccia è strettamente collegata alla missione del Salvatore, sorgente e bevanda redentrice dell’anima.

Leonardo presenta la Vergine nella sua funzione di madre, protettrice e nutrice.

L’angelo, sulla destra, indica Giovanni Battista (meglio riconoscibile sulla seconda versione perché reca una croce), messaggero della Redenzione, che avverrà con il Battesimo e il sacrificio di Cristo. Il dito rivolto verso l’alto del bambino raffigurato sulla destra (Gesù) indica la dimensione ultraterrena, a cui esso stesso è predestinato. Vedi approfondimenti sul sito La Vergine delle rocce del Louvre.

Leonardo da Vinci – Vergine delle rocce di Londra (tra il 1494 ed il 1508)

Leonardo da Vinci: La Vergine delle rocce, periodo 1503-1506, dimensioni cm. 189,5 x 120, Londra, National Gallery.
Leonardo da Vinci: La Vergine delle rocce, periodo 1503-1506, dimensioni cm. 189,5 x 120, Londra, National Gallery.

La seconda versione della Vergine delle Rocce è un’opera realizzata dallo stesso Leonardo a cavallo dei due secoli (1494-1508) con tecnica a olio su tavola. Il dipinto, che misura 189,5 x 120 cm, si trova a Londra nella National Gallery.

La prima versione del dipinto, come sopra riportato, è invece custodita nel Museo del Louvre.

La composizione, come configurazione, pare a prima vista identica alla prima versione della Madonna delle rocce, con un articolatissimo sviluppo piramidale e moltissimi rimandi da un punto all’altro della tavola.

La Madonna è raffigurata al centro e sta accordando un gesto di protezione a san Giovannino, inginocchiato e in preghiera verso l’altro bambino (Gesù), posto in basso sulla destra in atteggiamento benedicente. Anche l’angelo si trova sulla destra, mentre la mano di Maria che si stende in scorcio verso il figlioletto, rappresentata un gesto protettivo.

Come in molte altre Madonne dei grandi maestri tutti gli atteggiamenti delle quattro figure sono collegati tra loro con scambi di gesti e sguardi.

Per approfondimenti si segua il link della prima Madonna dove le storie delle due composizioni si incontrano.

Michelangelo Buonarroti – Tondo Doni (1504)

Tondo Doni, Uffizi, Firenze
Michelangelo Buonarroti:Tondo Doni (La Sacra Famiglia), diametro 120 cm. Uffizi Firenze

Il Tondo Doni è un’opera realizzata da Michelangelo Buonarroti intorno al biennio 1503-4 con tecnica a tempera su tavola. Il dipinto, che misura 120 cm. di diametro ,è custodito a firenze nella Galleria degli Uffizi.

Il Tondo Doni si trova ancora nella cornice originale, che fu probabilmente disegnata e realizzata dallo stesso artista, e – fino ad oggi, secondo gli esperti di storia dell’arte – corrisponde alla sua unica opera eseguita su supporto mobile.

Il dipinto, che viene considerato come una delle rappresentazioni più emblematiche del Cinquecento italiano, fu certamente un esempio che contribuì fortemente allo sviluppo del Manierismo. Vedi approfondimenti sul sito relativi al Tondo Doni.

Albrecht Dürer – Madonna del Lucherino (1506)

Albrecht Dürer: Madonna del Lucherino, cm. 91 x 76, Staatliche Museen, Berlino.
Albrecht Dürer: Madonna del Lucherino, cm. 91 x 76, Staatliche Museen, Berlino.

La Madonna del Lucherino è un’opera realizzata da Albrecht Dürer nel 1506 con tecnica a olio su tavola. Il dipinto, che misura 91 × 76 cm, si trova a Berlino nella Gemäldegalerie.

Nell’opera, che ha il monogramma di Dürer incorporato, si legge l’iscrizione “Albertus Durer Germanus faciebat post Virginis partum 1506” sul foglietto configurato in primo piano.

Secondo il Tietze in questa composizione traspaiono influssi di Tiziano, che si confermano nello splendore del cromatismo, negli azzurri e nei verdi sgargianti. Probabilmente Dürer prese spunto dalla Madonna delle ciliegie del pittore veneziano (Vienna, Kunsthistorisches Museum).

In verità, per il resto degli studiosi di storia dell’arte, pare si tratti d’una ingegnosa variante della “Festa dei rosario” (Narodni Galerie di Praga), realizzata forse  nello stesso periodo, o subito dopo.

Vedi approfondimenti sul sito relativi alla Madonna del Lucherino.

Bernardino Luini – Madonna del Roseto (1510)

Bernardino Luini: Madonna del roseto
Bernardino Luini: Madonna del roseto

La Madonna del Roseto è un dipinto a olio su tavola realizzato da Bernardino Luini, intorno al 1510 e custodito a Milano nella Pinacoteca di Brera.

Capolavoro fra le Madonne dei grandi maestri, fu eseguito dall’artista nella sua fase giovanile.

L’opera, proveniente dalla collezione di Giuseppe Bianchi, pervenne alla Pinacoteca di Brera nel 1826.

Tradizionalmente, e secondo alcuni esperti di storia dell’arte, la presente composizione proverrebbe dalla Certosa di Pavia, tuttavia non esistono documentazioni che lo confermino.

Raffaello Sanzio – Madonna della Seggiola ( intoprno al 1514)

Raffaello Sanzio: Madonna della seggiola, Firenze Palazzo Pitti (diam. 71 cm.).
Raffaello Sanzio: Madonna della seggiola, Firenze Palazzo Pitti (diam. 71 cm.).

La Madonna della Seggiola è una composizione realizzata da Raffaello intorno al 1513-14 con tecnica a olio su tavola.  La composizione, che misura 71 cm. di diametro, è custodita a Firenze nella Galleria Palatina di Palazzo Pitti.

La scena è scrupolosamente curata in tutti i suoi dettagli, che ne fanno un’opera di grande pregio fra le Madonne dei grandi maestri di ogni epoca. Le brillanti frange dorate che pendono dallo schienale della seggiola e gli articolati ricami sullo scialle della Madonna, a cui si aggiunge una ricercatissima variazione cromatica che va dai toni caldi a quelli freddi (rosso, giallo, verde, blu), fanno del presente dipinto uno fra i più grandi capolavori del periodo rinascimentale.

Vedi approfondimenti sul sito relativi alla Madonna della seggiola.

Raffaello Sanzio – Madonna Sistina (1513)

Raffaello Sanzio: Madonna Sistina, Gemäldegalerie, Dresda. (265 x 196 cm).
Raffaello Sanzio: Madonna Sistina, Gemäldegalerie, Dresda. (265 x 196 cm).

La Madonna Sistina è un’opera realizzata da Raffaello intorno al 1513-14 con tecnica a olio su tela. Il dipinto, che misura 265 × 196 cm, viene custodito a Dresda nella Gemäldegalerie.

Dalle vite di Giorgio Vasari si ricava che Raffaello eseguì l’opera su commissione per il convento di San Sisto a Piacenza. Infatti vi appaiono i due santi ivi venerati.

Il taglio moderno della raffigurazione è sottolineato dal semplice panneggio, privo di ogni ornamento della Vergine, che incede scalza frontalmente illuminata.

L’evidente umanizzazione della divinità qui si giustifica dalla bellezza sovrannaturale della donna, apice dell’impeccabilità, e dalle percezioni adulatorie intorno all’elegante figura.

Vedi approfondimenti sul sito relativi alla Madonna Sistina.

Tiziano – L’Assunta (intorno al 1518)

Tiziano: L’Assunta, cm. 360, Santa Maria gloriosa dei Frari, Venezia.
Tiziano Vecellio: L’Assunta, cm. 360, Santa Maria gloriosa dei Frari, Venezia.

L’Assunta è un dipinto realizzato da Tiziano Vecellio intorno al 1516-18 con tecnica ad olio su tavola e custodito a Venezia nella chiesa di Santa Maria Gloriosa dei Frari.

La composizione, ubicata nello stesso posto fin dall’origine, fa parte della decorazione dell’altare centrale.

La presente Assunta, di evidente straordinarietà ed eleganza, è considerata dagli esperti di storia dell’arte come uno dei più grandi capolavori di Tiziano e tra le più belle Madonne dei grandi maestri. Trattasi di un dipinto talmente innovativo per il pubblico contemporaneo da lasciare attoniti anche gli artisti dello stesso periodo. È, infatti, la composizione che aprì a Tiziano definitivamente le porte dell’Olimpo dei grandi maestri del Rinascimento.

Vedi approfondimenti sul sito relativi all’Assunta di Tiziano.

Tiziano – La Madonna Lochis (1508-10)

Tiziano - La Madonna Lochis (1508-10), Accademia Carrara, Bergamo
Tiziano – La Madonna Lochis (1508-10), Accademia Carrara, Bergamo

La Madonna Lochis è un’opera attribuita a Tiziano Vecellio. Il dipinto, che è conservato nell’Accademia Carrara di Bergamo, fu realizzato intorno al 1508-10 con tecnica a olio su tavola dalle dimensioni di 38 x 48 cm.

L’opera pervenne all’attuale sede dalle collezioni Lochis, da cui ne prese il nominativo.

Prima dell’assegnazione all’artista il dipinto subì diverse ipotesi attributive, tra cui quelle che lo riconoscevano come opera di Sante Zago e di Francesco Vecellio, quest’ultimo fratello e seguace di Tiziano. Attualmente si parla del periodo giovanile del maestro, tanto che risultano ancora evidenti gli influssi di Giorgione.

Pontormo – Sacra famiglia con san Giovannino (intorno al 1523)

Jacopo Carrucci detto il Pontormo: Sacra famiglia con San Giovannino, cm. 120 x 98,5, Ermitage, Leningrado
Jacopo Carrucci detto il Pontormo: Sacra famiglia con San Giovannino, cm. 120 x 98,5, Ermitage, Leningrado

La Sacra Famiglia con san Giovannino è un’opera realizzata intorno al 1522-23 da Jacopo Carrucci (meglio conosciuto come Pontormo) con tecnica a olio su tavola. Il dipinto, che misura 120 x 99 cm,  è custodito a Pietroburgo nel Museo dell’Ermitage.

Nella scena della composizione si evidenzia una rottura con i principi rinascimentali per le contraddizioni in essa presenti. I volti dei personaggi centrali (Madonna e Bambino), infatti, sono stati configurati per dare risalto al volume, mentre il panneggio risulta quasi piatto e quindi privo di consistenza. Inoltre, i contrasti coloristici sono assai intensi.

Vedi approfondimenti sul sito relativi alla Sacra Famiglia di Pontormo.

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Le Madonne più belle e significative nella storia dell’arte (1100-1476)

Pagine collegate alle Madonne più belle: Quindici “Natività di Gesù” di Grandi Maestri.

Le Madonne più belle di tutti i tempi

In tre pagine di questo sito web descriviamo, elencandole, le Madonne più belle di tutte le epoche della storia dell’arte.

Tra queste, quasi tutte dipinte con la presenza del Bambino, non potevano mancare composizioni come la Madonna della seggiola, l’Assunta, la Vergine Madre, l’Assunzione, la Vergine delle rocce, Santa Maria Madre di Dio. Trattasi, dunque, delle più significative immagini che hanno colpito il pubblico dei vari periodi storici.

La selezione delle Madonne è stata sofferta e difficile e, comunque, ci saranno certamente nei vari musei delle raffigurazioni – più importanti di alcune fra queste – che non sono qui state prese in considerazione.

Le composizioni delle Madonne più belle sono qui presentate in ordine cronologico, cercando di coprire tutto il periodo storico che va dall’arte romanica ai giorni nostri.

La difficile selezione sulle Madonne è stata fatta artista per artista, per cui per la maggior parte dei maestri si troverà un solo dipinto. Scegliere, per esempio, fra le Madonne di Leonardo, Raffaello e Michelangelo – e stabilire fra esse quale inserire nell’elenco – è un compito di grande rilievo e quindi, fra questi, si troveranno più composizioni.

Troveremo nella lista anche opere murarie e altre realizzate con varie tecniche.

Non dispiacerebbe a questa redazione se venissero segnalate altre importanti Madonne della storia della pittura.

Autore ignoto – Madonna di Vladimir, o Madonna della tenerezza (intorno al 1100)

Autore sconosciuto: La Theotokos di Vladimir – conosciuta anche come Madre di Dio della tenerezza, o Vergine di Vladimir; Galleria Tret’jakov di Mosca
Autore ignoto: La Theotokos di Vladimir – conosciuta anche come Madre di Dio della tenerezza, o Vergine di Vladimir; Galleria Tret’jakov di Mosca.

La Theotokos di Vladimir – conosciuta anche come Madre di Dio della tenerezza, o Vergine di Vladimir – è una delle immagini ortodosse più conosciute e venerate.

La presente composizione è un tipico esempio della tipologia eleusa nelle rappresentazioni bizantine. La Theotokos di Vladimir – il termine Theotokos, dal greco, “Madre di Dio” – è la protettrice della Russia.

L’opera, di cui non si conosce l’autore, è attualmente custodita nella Galleria Tret’jakov di Mosca. Gli ortodossi festeggiano l’anniversario di questa Madonna due volte l’anno: il 3 giugno ed il 26 agosto.

Berlinghiero Berlinghieri – Madonna di sotto gli organi (1200-1220)

Berlinghiero Berlinghieri: Madonna di sotto gli organi, anno 1200-1220, dimensioni 93 x 55 cm, Duomo di Pisa.
Berlinghiero Berlinghieri: Madonna di sotto gli organi, anno 1200-1220, dimensioni 93 x 55 cm, Duomo di Pisa.

La Madonna di sotto gli organi è un’opera realizzata con tecnica a tempera e oro su tavola attribuita a Berlinghiero Berlinghieri.

La presente Madonna col Bambino, che misura 93 x 55 cm, fu dipinta intorno al 1200-1220 ed è conservata nel Duomo di Pisa.

Non si sa bene se il dipinto sia stato realizzato come opera indipendente oppure come dettaglio (forse uno scomparto) di un trittico o altro. Detta riflessione nasce dalla forma della tavola, centinata.

Autore ignoto – La Vergine nera, o la Madonna nera (intorno al 300)

Autore ignoto: Nella Madonna Nera di Częstochowa
Autore ignoto: Nella Madonna Nera di Częstochowa

Nella Madonna Nera di Częstochowa viene raffigurata la Vergine Maria.

La composizione, conosciuta anche come la Madonna nera, è un’icona bizantina (tipica nel medioevo) facente parte delle rappresentazioni di Madonne col Bambino.

Non si conosce l’autore dell’opera ma una leggenda narra che sia stata realizzata da un santo contemporaneo alla Madonna (San Luca), che la dipinse con il volto scuro, proprio perché la Vergine l’aveva nero.

L’opera, che in precedenza apparteneva al principe Ladislao di Opole, pervenne al Santuario di Częstochowa, a Jasna Góra, nel 1382.

Purtroppo durante le guerre degli Ussiti, nel 1430, l’opera venne profanata e danneggiata a colpi d’ascia, di cui ancora oggi risultano evidenti gli sfregi subiti.

Nel Seicento il dipinto rappresentava per i polacchi la resistenza del paese alle invasioni straniere.

Duccio di Buoninsegna – Madonna con il Bambino (1300-1305)

Duccio di Buoninsegna: Madonna con il Bambino e sei Angeli, cm. 97 x 93, Galleria Nazionale dell’Umbria, Perugia
Duccio di Buoninsegna: Madonna con il Bambino e sei Angeli, cm. 97 x 93, Galleria Nazionale dell’Umbria, Perugia.

La Madonna con il Bambino e sei Angeli è una composizione gotica eseguita da Duccio di Buoninsegna con tecnica a tempera su tavola intorno al 1300 – 1305.

L’opera, che misura 97 x 93 cm, è attualmente custodita nella Galleria nazionale dell’Umbria a Perugia.

In precedenza si trovava nella sagrestia – esposta al di sopra della porta di entrata – del convento perugino di San Domenico.

Soltanto agli inizi dello scorso secolo (1911) si incominciò a riferirla a Duccio di Buoninsegna (fonti Weigelt). Un’assegnazione, questa, assai audace per via delle consistenti ridipinture quattrocentesche, che ne falsavano i carnati.

La forma, per una leggera tendenza alla dilatazione, distingue il dipinto dalla prima Madonna di Duccio, mettendolo in relazione all’arte giottesca.  Ciò farebbe presupporre un rapporto con la contemporanea esperienza di Giotto e, quindi, pensare (Brandi nel 1947 e il Carli nel 1952) ad una cronologia molto più tardiva, intorno al periodo della Maestà del Duomo di Siena, anno 1308-11).

Per saperne vedi approfondimenti su questa Madonna col Bambino nel sito.

Giotto – Maestà di Ognissanti agli Uffizi (intorno al 1310

Giotto: Maestà di Ognissanti, intorno al 1310, tecnica a tempera su tavola, 325×204 cm. Uffizi, Firenze
Giotto: Maestà di Ognissanti, intorno al 1310, tecnica a tempera su tavola, 325×204 cm. Uffizi, Firenze.

La Maestà di Ognissanti è un’opera realizzata da Giotto  (opere di Giotto) intorno al 1310. La tecnica impiegata per la realizzazione del dipinto è quella a tempera e oro su tavola.

La grande e pregiata composizione, che misura 325 × 204 cm, si trova nella Galleria degli Uffizi a Firenze, dove è collocato a pochi passi da quelle rappresentate dalle pale di Duccio (Madonna Ruccellai) e di Cimabue (Madonna di Santa Trinita).

La Maestà pervenne nell’attuale sede dalla chiesa di Ognissanti, da cui ne derivò il nominativo. Per saperne vedi approfondimenti sulla Maestà di Giotto nel sito.

Simone Martini – Maestà del Palazzo Pubblico di Siena (1315)

Simone Martini: Maestà, cm. 763 x 970, Palazzo Pubblico, Siena.
Simone Martini: Maestà, cm. 763 x 970, Palazzo Pubblico, Siena.

La Maestà custodita nel Palazzo Pubblico di Siena è un’opera realizzata con tecnica a fresco nel 1315 da Simone Martini.

La composizione, che misura 970 × 763 cm. e che comprende tutta la parete nord della Sala del consiglio del Palazzo Pubblico di Siena, è conosciuta anche come Sala del Mappamondo.

Questa Maestà è considerata dagli studiosi di storia dell’arte fra le più significative opere di Simone Martini, nonché uno dei dipinti più importanti della pittura gotica italiana. Vedi approfondimenti sul sito: Maestà di Simone Martini.

Vitale da Bologna – Madonna dei battuti (intorno al 1355)

Vitale da Bologna: Madonna dei battuti (intorno al 1355), Vaticano
Vitale da Bologna: Madonna dei battuti (intorno al 1355), Vaticano

La Madonna dei Battuti, o Madonna col Bambino e confratelli, è un’opera realizzata da Vitale di Aimo de’ Cavalli (o Vitale degli Equi o, più semplicemente, Vitale da Bologna).

La composizione si trova in Città del vaticano nella Pinacoteca vaticana.

Gentile da Fabriano – Madonna dell’Umiltà (intorno al 1420)

Gentile da Fabriano - Madonna dell’Umiltà (intorno al 1420)
Gentile da Fabriano: Madonna dell’Umiltà (intorno al 1420), tempera su tavola, Museo Nazionale di S. Matteo a Pisa.

La Madonna dell’Umiltà è un’opera di Gentile da Fabriano realizzata intorno al 1420-23 con tecnica a tempera su tavola.

La composizione, che misura 56 × 41 cm, è custodita a Pisa nel Museo Nazionale di San Matteo.

La Madonna dell’umiltà pervenne all’odierna sede nell’Ottocento dalla Pia Casa della Misericordia, nella stessa città, dove venne prelevata per la musealizzazione.

Poca e frammentaria è la storia della tavoletta, nonché delle circostanze e modalità della committenza. Pare infatti che il dipinto fosse stato richiesto per devozione privata, forse dal cardinale (e arcivescovo di Pisa) Alemanno Adimari.

Quest’ultimo la inserì nel sepolcro nella chiesa romana di Santa Maria Nova, decorato proprio dallo stesso artista in quegli anni. Secondo il Vasari detta decorazione andò perduta. Vedi altra Madonna di Gentile da Fabriano, quella con il Bambino e due angeli.

Gentile da Fabriano- Madonna col il Bambino (intorno al 1425)

Gentile da Fabriano: Madonna con il Bambino, cm. 96 x 57, National Gallery di Washington.
Gentile da Fabriano: Madonna con il Bambino, cm. 96 x 57, National Gallery di Washington.

La Madonna con il Bambino sopra raffigurata è un dipinto autografo di Gentile da Fabriano.

L’opera, che l’artista realizzò con tecnica a tempera su tavola intorno al 1425, misura 96 x 57 cm. e si trova nella National Gallery di Washington.

Della tavola in esame nulla si conosce riguardo i primi periodi, sia nella committenza, che nella destinazione originaria.

Da fonti certificate si ricava che nel 1874 l’opera, non ancora assegnata all’artista, faceva parte della collezione londinese Barker, da cui – poco più tardi – passava di proprietà al parigino E. J. Sartoris.

Nel 1919 La Madonna con il Bambino venne esposta al Musée des Arts Decoratifs, dove fu ammirata da A. Venturi che, riconoscendo lo stile di Gentile da Fabriano, gliela assegnò con estrema certezza (“Storia dell’Arte”, 1928).

L’attribuzione del Venturi fu accolta da tutti gli studiosi di storia dell’arte e, poco più tardi, fu pubblicata da A. Colasanti (“BA” 1911). Si vedano gli approfondimenti alla pagina del sito.

Jan Van Eick – Madonna di Lucca (intorno al 1433)

Jan Van Eick: Madonna di Lucca (intorno al 1433), Städelsches Kunstinstitut di Francoforte
Jan Van Eick: Madonna di Lucca (intorno al 1433), Städelsches Kunstinstitut di Francoforte sul Meno

La Madonna di Lucca è un’opera realizzata da Jan van Eick intorno al 1433-36 con tecnica ad olio su tavola.

Il dipinto, che misura 49,5 × 65,5 cm, è custodito allo Städelsches Kunstinstitut di Francoforte sul Meno.

La Madonna di Lucca viene così convenzionalmente chiamata poiché, all’inizio dell’Ottocento, apparteneva alla pregiata collezione di Carlo di Borbone, duca di Parma e Lucca.

L’opera in esame, secondo gli studiosi di storia dell’arte, è annoverata tra gli ultimi lavori dell’artista, prima della prematura scomparsa.
Vedi approfondimenti della Madonna di Lucca sul sito.

Beato Angelico – Annunciazione del corridoio nord (intorno al 1440)

Beato Angelico - Annunciazione del corridoio nord
Beato Angelico – Annunciazione del corridoio nord, 230 x 321, anno 1440-50, tecnica a fresco, Convento di San Marco, Firenze

L’opera, denominata Annunciazione del corridoio Nord, è un dipinto di Beato Angelico realizzato con tecnica a fresco nel convento di San Marco a Firenze. Si trova al primo piano e lo si incontra proprio di fronte alle scale.

La composizione, che misura 230 × 321 cm, fu realizzata dall’Angelico in un periodo che probabilmente oscilla il 1440 e il 1450, o forse ancora più tardi.

Secondo gli studiosi di storia dell’arte dovrebbe coincidere con il periodo del dopo ritorno da Roma (1450).

La presente Annunciazione viene considerata come una delle opere più significative famose ed uno dei migliori dipinti di Beato angelico, rappresentanti questo stesso soggetto. Vedi altre Annunciazioni dell’artista sul sito.

Jean Fouquet – Madonna del latte, in trono col Bambino (parte smembrata del Dittico di Melun) (intorno al 1450)

Jean Fouquet: Madonna del latte, 91,8 x 83,3, anno 1450-55 Gemäldegalerie di Berlino
Jean Fouquet: Madonna del latte, 91,8 x 83,3, anno 1450-55 Gemäldegalerie di Berlino

L’opera fu realizzata su tavola insieme al ritratto di Etienne Chevalier presentato da S. Stefano. La composizione, che faceva parte del Dittico di Melun, è una tavola attribuita a Jean Fouquet, probabilmente la dipinta intorno al 1450-1455.

La Madonna del latte, che misura 91,8 × 83,3 cm, è custodita ad Anversa nel Koninklijk Museum voor Schone Kunsten.

Faceva parte del Dittico Melun anche un medaglione del diametro di 6 cm, dipinto a smalto, in cui è raffigurato lo stesso artista, oggi al Louvre.

Filippo Lippi – Lippina (intorno al 1465)

Filippo Lippi: Lippina (Madonna col Bambino e angeli), 1457-69 circa, cm. 92 x 63,5 , tempera su tavola, Galleria degli Uffizi, Firenze.
Filippo Lippi: Lippina (Madonna col Bambino e angeli), 1457-69 circa, cm. 92 x 63,5 , tempera su tavola, Galleria degli Uffizi, Firenze.

Madonna col Bambino e angeli, meglio conosciuta come Lippina, è un’opera realizzata intorno al 1465 da Filippo Lippi con tecnica a tempera su tavola. Il dipinto, che misura 92 × 63,5 cm, è custodito nella Galleria degli Uffizi a Firenze.

Sul retro è visibile lo schizzo realizzato a pennello che rappresenta un busto di donna.

La Lippina è considerata dagli studiosi di storia dell’arte una fra le più significative opere del frate artista, punto di riferimento per tutte le raffigurazioni di “Madonne col bambino” dei successivi periodi. Vi prese spunto anche Sandro Botticelli.

Il dipinto in esame è considerato uno dei pochissimi dipinti realizzati interamente da Filippo Lippi, senza aiuti di bottega. Vedi approfondimenti sulla Lippina nel sito.

Piero della Francesca Pala Brera – Pala di Montefeltro (intorno al 1472)

Piero della Francesca: Pala di Brera, cm. 170, Pinacoteca di Brera, Milano.
Piero della Francesca: Pala di Brera, cm. 170, Pinacoteca di Brera, Milano.

La Pala Montefeltro, o Pala di Brera, o – più precisamente – “Sacra Conversazione con la Madonna col Bambino, sei santi, quattro angeli e il donatore Federico da Montefeltro”, è stata realizzata da Piero della Francesca.

La tavola, dipinta con tecnica a tempera e olio, misura 248 × 170 cm. e databile intorno al 1472, si trova a Milano nella Pinacoteca di Brera (da qui il nome dell’opera).

Alcuni particolari della composizione in esame (in particolare le mani del duca) non sono opera dell’artista ma attribuite a Pedro Berruguete, che li completò (o modificò) dopo il 1474. Vedi approfondimenti sulla Pala di Brera nel sito.

Antonello da Messina – Annunciata di Palermo (intorno al 1476)

Antonello da Messina: Vergine annunziata, cm. 45 x 34,5, Museo Nazionale di Palermo.
Antonello da Messina: Vergine annunziata, cm. 45 x 34,5, Museo Nazionale di Palermo.

L’Annunciata di Palermo è un’opera realizzata con tecnica a olio su tavola da Antonello da Messina.

La piccola composizione, che misura 45 × 34,5 cm. e datata intorno al 1476, si trova a Palermo nel Palazzo Abatellis.

L’opera, secondo gli studiosi di storia dell’arte, rappresenta una delle mete fondamentali della pittura italiana del lungo periodo rinascimentale.

L’armonia cromatica e la purezza nelle forme, nonché l’espressione magnetica dell’intera figura (si osservi, oltre il viso, le mani, in particolare la destra sospesa) ne fanno un pregiatissimo capolavoro. Questa tavola non poteva assolutamente mancare nella descrizione fra le Madonne più belle. Vedi approfondimenti sulla Vergine nel sito.

Curiosità sull’Annunciata di Palermo

Esiste una riproduzione di dimensioni microscopiche di questo dipinto di Antonello da Messina (6,6 millimetri), che ha per supporto una moneta da un centesimo di euro (inserito dentro il globo terrestre della stessa), realizzato nel 2022 dal pittore miniaturista Stefano Busonero.

Nel micro-dipinto appaiono tutti i particolari della scena della grande composizione nel rispetto assoluto delle forme e delle proporzioni, come si vede chiaramente nella figura qui appresso riportata.

Riproduzione della Annunciata di Palermo di Antonello da Messina, realizzata dentro il mappamondo della moneta da un centesimo di euro.
Riproduzione della Annunciata di Palermo di Antonello da Messina, realizzata dentro il mappamondo della moneta da un centesimo di euro.

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