I maestri di retorica e lo Stile Bello nelle Civiltà Elleniche e Italiche

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Maestri di retorica e pittori

Un importantissimo evento nel campo della pittura è l’arrivo di Zeusi ad Atene dalla Sicilia, e uno altrettanto significativo è il soggiorno di Gorgia di Lentini, che influisce prepotentemente nel campo letterale, dando origine al linguaggio retorico

Atene intorno al 430 – 400 a.C., periodo che corrisponde più o meno alla guerra del Peloponneso, non è soltanto il centro nevralgico dove avvengono le grandi manifestazioni artistico-culturali: Efesio (situata in Asia Minore, presso il fiume Caistro, antichissima città della Lidia) ad esempio ha il pittore Everone e suo figlio Parrasio, Cinco ha Timante e le Cicladi attirano artisti da ogni parte, anche gli stessi Parrasio e Timante. Tutto però ruota intorno ad Atene.

Questi grandissimi personaggi sono affascinati dallo splendore artistico ateniese, dal quale prendono ispirazione, e trascorrono una vita molto movimentata, spostandosi di frequente da una città all’altra, su tutto il territorio della Grecia e della sua periferia, esportando la loro cultura: Zeusi va a lavorare nel sud dell’Italia, a Efeso in Macedonia, a Olimpia e a Samo. Parrasio ad Efeso, Lindo, Rodi, Samo, Corinto e Delo. Il motto è sempre “Arte per l’arte”: opere pittoriche realizzate per essere interpretate da altri conoscitori. Una cultura tutta giocata nel figurativo, così determinata nelle proprie risorse, dove ogni creatore può pensare di avere raggiunto l’essenza della bellezza. Parrasio per i suoi tratti eleganti, Zeusi principalmente per il contrasto chiaroscurale: una gloria che non nasce più dai segreti espedienti di bottega, ma da una libera creazione.

Le opere di Zeusi e soprattutto le sue tavolette si sottraggono ai religiosi visitatori dei luoghi di culto ed alle persone che sono in continua ricerca delle perdute virtù, irradiandosi invece verso i più svariati amatori di arte, con le naturali e semplici scene di vita: il “Fanciullo con l’uva”, la “Vecchia”, le” Giocatrici di astragali”. Il Pittore continua a ripetere ad Agatarco di voler operare per la storia e non per la città: da qui si intuisce chiaramente il grandissimo interesse e lo sviluppo che avrà la pittura di genere.

Zeusi

Questo è un grande pittore, nato ad Eraclea in Lucania e vissuto nella seconda metà del secolo V a.C. Il suo vero nome è Zeuxippos.

La sua notorietà lo rende molto ricco ed anche molto stravagante: passeggia per Olimpia avvolto in un mantello, con ornamenti in oro che raffigurano il suo nome e al termine della sua vita artistica, non credendo più alla sua arte, regalerà le sue ultime opere.

Si impegna attivamente in tutto il territorio greco, macedone, in Italia meridionale ed Asia Minore. Le principali fonti antiche lo collocano tra i più grandi pittori dell’antica Grecia.

Zeusi è stato il primo ad introdurre il cavalletto nella Pittura ed a caratterizzare quest’ultima arricchendola con un notevole cromatismo, frutto di un attento studio spaziale e introspettivo. Cura in modo particolare gli effetti dei chiaroscuri che rendono luminose le sue opere. Queste sono generalmente a tema mitologico, ma anche figure di donne e bambini.   

Stile bello

L'Apoxyómenos di Lisippo
L’Apoxyómenos di Lisippo

La fase dell’arte, intesa come consapevolezza dell’essere, termina pressappoco con la capitolazione di Atene (404 a.C.).

Non essendo più alimentata dalla linfa vitale dell’arte ed avendo ormai perso il privilegio di interporsi tra la natura l’uomo, nella città assediata si rompe traumaticamente la fiducia di poter riprodurre il mondo reale seguendo i canoni ammessi: nella forma figurativa non vi è più il presidio della certezza.

La bellezza e l’eleganza delle opere d’arte create fino alla morte di Alessandro nel 1323 a.C. era prerogativa dell’originalità degli artisti che avevano lavorato in condizioni eccezionali. Indebolita la struttura politica democratica, ridimensionata in senso assoluto l’influenza delle città nelle programmazioni architettoniche ed ornamentali, gli artisti arrivano alla consapevolezza della propria indipendenza.

Sulla strada indicata da Zeusi, l’emancipazione dagli orientamenti in base alle direttive pubbliche, incoraggia a superare l’obiettività della rappresentazione per un programma personale: Eufranore, Silanione e Lisippo, lo scultore preferito da Alessandro Magno, approfondiscono e collaudano ognuno il proprio sistema di proporzioni per la raffigurazione umana, in funzione di caratteristiche impressioni. Lisippo di Sicione è fra i tre, il più giovane. Fa parte di un centro artistico in cui è di tradizione la scultura atletica. Il suo operato è grandioso e le sue creazioni, secondo Plinio, raggiungono le 1500 unità. Scultore personale di Alessandro Magno, sopravvive al grande conquistatore e lavora fino agli inizi del nuovo secolo, il III a.C. Caratteristica dominante della sua arte è il movimento, un genere di fermento nervoso sempre presente nei suoi personaggi, anche quando sono scolpiti in atteggiamento di riposo. A Lisippo sono attribuite varie opere quali l’Apoxyòmenos, l’Eros  con l’arco, i lottatori in bronzo di Ercolano, un Ermete che si stringe un sandalo, un Ermete in riposo di Ercolano, l’Ares in riposo Ludo visi, Posidone del Laterano, Posidone Chiaramonti, il tipo di Sileno con Dioniso bambino e la figura di Eracle nel bronzetto dell’eroe in riposo del Louvre.

Prassitele

Hermes con Dioniso fanciullo di Prassitele
Hermes con Dioniso fanciullo di Prassitele

Dinamico scultore greco, vissuto tra il 375 e il 330 a.C., Prassitele è figlio di un altro celebre scultore, Kephisodotos. Lavora esclusivamente nella città di Atene e predilige la lavorazione del marmo. Egli è uno scultore molto raffinato, in continua ricerca di un’eleganza del modellato, mai prima sperimentata. Nelle sue opere scultoree tende sempre a disciogliere i passaggi più carichi di intensità, tanto che le forme acquistano una morbidezza che addolcisce i forti caratteri di forza e nervosismo fisico, propri dell’età classica precedente. A tutto questo si aggiunge uno studio molto accurato sulla posizione particolarmente arcuata, nella quale le figure, pesantemente sbilanciate su una parte del corpo, finiscono per perdere il naturale equilibrio, avendo bisogno perciò di un sostegno qualsiasi cui appoggiarsi. Questo dava alle sue figure fiacchezza e quasi stanco rilassamento, che ne costituiva il tratto stilistico più tipico. Figure perciò tutte giocate su un impulso di raffinata decadenza che saranno di grande suggestione per tutta la produzione artistica successiva. Tra le sue creazioni, ormai quasi tutte mancanti all’appello e note solo in duplicato, vi fu anche la famosissima Venere Cnidia, che corrisponde alla prima raffigurazione, in senso assoluto, di nudo femminile.  Questa figura scolpita fu il modello da seguire per tutta la produzione artistica di età ellenistica, che fronteggiò con più libertà il tema del nudo.

Per via filosofica si ricerca sempre la soluzione nell’invisibile. Fiatone stimola l’evasione nella direzione di una percettibilità superiore. Sulle sue orme Prassitele risale ai modelli ideali: le statue rendono palpabile tutto ciò che rimarrebbe occultato a uno sguardo limitato all’esterno. Le figure femminili, fino ad adesso ricordate soltanto in occasione della descrizione biografica dei protagonisti, assumono una funzione risolutiva: i corpi aggraziati di Frine e di Gratina sono testimonianza dell’incondizionata bellezza contemplata dall’anima prima di essere reincarnata. Il modello esemplare si ottiene attraverso il sentimento d’amore: ancora una forma di forte soggettività che rifugge dalla ricerca collettiva. Il corpo senza veli dell’Afrodite di Cnida è in un singolare spazio, nella coscienza che si presume la divinità abbia di se stessa. Di questo Olimpo, Prassitele è il sommo sacerdote.

L’età classica e la scultura di Prassitele nelle Civiltà Elleniche e Italiche

Pagine correlate: Maestri di retorica de periodo e Stile Bello – Barocco ellenistico – (per saperne di più su pittura e ceramica).

Urbanizzazione e opere di fortificazione

Si regolarizzano i territori urbani, con impostazioni basate su criteri strutturali relativi agli assi ortogonali, rispettando le regole di configurazione dettate da Ippodamo di Mileto , artefice della nuova strutturazione della città del Pireo, che Temistocle ha integrato con Atene innalzando le “lunghe mura”, preservandole così dentro un unico apparato di difesa.

Le strutture di fortificazione, realizzate con blocchi massicci a forma scrupolosamente cubica, difendono e abbelliscono le città (bastioni di Messene, fortezza di Eleutere in Beozia). L’agorà, importantissimo centro politico e commerciale, prende un aspetto maestoso con l’edificazione di luoghi di culto, di colonnati (stoai), di grandissime fontane e di altre pubbliche opere monumentali.

APOLLODORO

Apollodoro nasce ad Atene verso il 180 a.C. Dal 160 a.C. è discepolo di Diogene di Babilonia, famoso filosofo storico e coadiuva Crisippo nella conduzione della scuola. Da Diogene  apprende presumibilmente l’interesse per la grammatica e l’interpretazione metaforica dei miti.

Allorché Diogene viene inviato a Roma come ambasciatore (156), il suo allievo, tra il 156 e il 145, coopera con l’altrettanto famoso filologo Aristarco di Samotracia ad Alessandria, dedicandosi fra l’altro ad Omero ed alla commedia. Intorno al 145 a.C. deve lasciare per sempre Alessandria perché l’editto di Tolomeo VIII Fiscone respinge i dotti per motivazioni politiche e si rifugia a Pergamo, grande centro bibliotecario e filologico. Apollodoro muore ad Atene, sua città natale, presumibilmente fra il 120 e il 110 a.C.

Apollodoro è denominato il “pittore di ombre” (skiagràphos) in relazione ad un concetto evoluto a confronto con la skiagraphia dell’età geometrica. L’appellativo trova adesso spiegazione per via che il pittore «fu il primo a trovare lo sfumato e l’addensarsi dell’ombra» (Plutarco). Proprio da questa sua peculiarità tecnica si sviluppa quella critica di “pittore di parvenze”, per via della contemporanea attestazione data da Democrito, che non è l’oggetto ad agire con forza negli organi sensoriali e perciò a poter essere raffigurato, ma un’immagine priva di consistenza emanata dagli atomi che formano la materia.

L’arte classica  (per approfondire meglio)

L’età classica dell’arte greca che va dalla seconda metà del secolo quinto, fino al periodo corrispondente alla morte di Alessandro Magno (323 a.C.), raggiunge il massimo splendore, negli anni di Pericle.

Nell’Acropoli di Atene si innalzano le opere monumentali più importanti dell’arte del periodo classico, dal Partenone dorico, anche se reso ancor più elegante dall’interminabile fregio continuo, di Ictino, ai propilei di Mnesicle (nel quale i dettami del dorico si uniscono a quelli ionici), all’Eretteo di Filocle e al piccolo tempio di Atena Nike di Callicrate, stile nettamente ionico.

Tutti i santuari di rilevante interesse, appartenenti al mondo greco, si impreziosiscono con templi, tesori artistici, opere monumentali celebrative e votive. Gli studiosi della Grecia antica hanno chiamato “diadochi” i diretti eredi di Alessandro Magno: alle loro vicende, fino agli anni intorno al 301 a.C., coincidenti con la battaglia di Ipso, trova riscontro la persistenza della “maniera classica”, consegnataci in modo particolare da Lisippo, unico fra tutti i grandi scultori della stessa generazione a salvarsi dal Macedone.

Allontanatosi dall’Asia, arriva ad una colossale produzione di bronzi, circa 1500, nel più spazioso percorso mai tracciato da un scultore antico: nella Macedonia, nella città di Atene, nell’Acarna, nel Peloponneso, nella Magna Grecia ed in ogni dove, imponendo il proprio linguaggio espressivo istituendo scuole d’arte e moltiplicando i discepoli. Insieme a questi raggiungono la celebrità anche gli ultimi seguaci che avevano preso parte all’attività di altri maestri, anche loro reduci e testimoni di una perduta epopea, come i sopravvissuti dalla guerra d’oriente. Cefisodoto e Timarco, ambedue figli di Prassitele si identificano chiaramente nel sarcofago di Abdalonimo da Sidone, nel ritratto di Menandro e nella serie dei primi epicurei; Silanione aveva erudito Zeusiade, al quale dobbiamo la stupefacente immagine d’Iperide; di Eufranore è conosciuta la sua esistenza sia nella pittura che nella scultura con l’artista del bronzo Sostrato.

La scultura classica di Prassitele

In tutto ciò che ruota intorno al mondo greco antico, quello relativo alle opere scultoree classiche presenta notevoli differenze di linguaggio e soprattutto di qualità. Nella scultura del V secolo a.C., Policleto nobilita idealmente i corpi degli atleti e, nel Doriforo, compare un nuovo modello di corrispondenze proporzionali della figura umana, ragionato come una vera e propria costruzione architettonica, mentre Fidia getta le basi per nuovi concetti artistici nella magnificenza di combinare le scene, nella franca idealizzazione delle sue solenni figure, nella capacità di plasmare il panneggio, come testimoniano non solo le opere scultoree del Partenone (British Museum di Londra) ma anche le opere conosciute soltanto come copie, quale lo Zeus di Olimpia e l’Athena Parténos. Con lui lavorano attivamente Agoracrito (il celeberrimo artefice della Nemesi di Ramnunte), Alcamene (creatore dell’Afrodite dei giardini) e Cresila. Appartengono alla concezione manieristica postfidiaca Callimaco, che probabilmente ha realizzato i rilievi dal “panneggio bagnato” alla balaustra del piccolo tempio di Atena Nike, ed anche Peonio di Mende. Scultori ionici realizzano opere intorno al 550 a.C., come i più antichi sarcofagi di Sidone (attualmente custoditi ad Istanbul nel Museo archeologico) e, più tardi, opere in rilievo e le opere statuarie del monumento delle Nereidi di Xantos (attualmente a Londra nel British Museum).

Gli artisti più importanti

Nel IV secolo a.C. c’è stata una reazione agli ideali fidiaci da parte di alcuni grandi scultori, dando più importanza al valore dei sentimenti umani. I più significativi sono Prassitele autore del famoso Hermes, Lisippo le cui opere sembrano possedere una fortissima ed interminabile energia di movimento e Scopa autore delle opere scultoree nel tempio di Atena Alea a Tegea. Con questi tre artisti e principalmente con Lisippo vengono gettate le basi per l’introduzione all’arte ellenistica. La fama di costoro è testimoniata dalle attendibilissime fonti classiche e da molteplici riproduzioni della loro statuaria, che ci permettono di capire soprattutto le loro caratteristiche personali. Altri artisti importanti sono Timoteo (autore delle sculture del tempio di Asclepio a Epidauro), Cefisodoto padre di Prassitele (suo è il gruppo Irene e Pluto), Leocare (autore del Ganimede rapito dall’aquila), Silanione, Briasside (autore della famosa statua di Serapide ad Alessandria) famoso soprattutto per i suoi ritratti, e Eufranore. Molte purtroppo sono le meravigliose opere anonime che ci sono pervenute dai secoli V e IV a.C., soprattutto quelle attiche a tematica funeraria, oggi custodite nel museo nazionale di Atene.

Busto di Serapide Museo Pio-Clementino, Sala Rotunda
Busto di Serapide Museo Pio-Clementino, Sala Rotunda

La pittura e la ceramica del mondo classico greco

Le grandi personalità artistiche dell’età classica e le loro peculiarità, ci vengono consegnate da autorevoli fonti antiche, in maniera indiretta dalle tematiche rappresentate nella ceramica e da raffigurazioni pittoriche del periodo, e anche da mosaici di età successive. Superate le prime difficoltà dello scorcio già intorno alla fine del sec. VI a.C., si cerca di studiare a fondo, nel V secolo, le tecniche legate al chiaroscuro (Apollodoro skiagráphos, alias pittore delle ombre) e agli effetti prospettici (Agatarco scenografo). Nomi celeberrimi sono quelli di Zeusi (di cui abbiamo già parlato) e Parrasio, che operano attivamente soprattutto ad Atene intorno alla fine del sec. V. Nel secolo IV sembra prender piede il tema realistico e la pittura stesa principalmente su tavole. Il pittore che più spicca è Apelle, attivo presso la corte di Alessandro Magno, mentre altri personaggi famosi sono Aristide, Pausia e Nicia. Nell’età classica le opere in ceramica attica, a partire dal VI a.C., rappresentano il principale prodotto commerciale che regola il traffico del mondo artistico greco. Questo prodotto è destinato però a scomparire del tutto alla fine del sec. IV. Dal 450 a.C. nascono in Italia e principalmente in quella meridionale, molti laboratori artigianali locali di vasi raffiguranti le stesse tematiche attiche con figure rossastre (vasi del tipo protoitaliota), che nel secolo IV (vaso italiota) assumono i propri caratteri distintivi. Anche per la ceramica italiota c’è il momento del tramonto, che avviene intorno alla fine del secolo IV a.C. Nell’età ellenistica l’arte greca si diffonde con forza sempre maggiore per tutto il Mediterraneo. I centri nevralgici artistici si spostano da occidente ad oriente della Grecia, interessando non più Atene ma Alessandria, Pergamo ed Antiochia.

Ercole Farnese - Copia in marmo di Glycon Ateniese,
Ercole Farnese – Copia in marmo di Glycon Ateniese, dall’originale in bronzo di Lisippo del 320 ca. AC: , h.317 cm. Napoli, ( Museo Archeologico Nazionale)
Hermes in riposo
Hermes in riposo -( Mercurio ), Statua in bronzo, riproduzione romana da un originale di Lisippo. altezza.105 cm. – ca. 330 AC.-ca.320 AC.  Napoli – Museo Archeologico Nazionale.