Pittore Floriano Ferramola

Floriano Ferramola (Brescia, intorno al 1478 – Brescia, 3 luglio 1528)

Biografia

Madonna in trono col Bambino
Sopra, un’opera dell’artista: Madonna in trono col Bambino, inizio Cinquecento, Palazzo Vescovile, Brescia

Esiste un documento (polizza d’estimo) datato 1517 e firmato padre dell’artista da cui si ricava che Floriano nacque intorno 1478 [fonti: Buganza, pp. 121-138; Capella 1997, pp. 85-110].

Tale anno, che nella scrittura non compare, si ricava dal fatto che il pittore sia citato prima del fratello Giovan Pietro, di cui si conosce esattamente la data di nascita, avvenuta nel 1480 [fonte: Corna Pellegrini, p. 23, nota 19].

Dalla stessa polizza si viene a conoscenza che Floriano era sposato con Clara ed aveva due figli: un maschio di 11 anni e una femmina di 3 mesi [Fappani, p. 121].

Altre documentazioni lo indicano già attivo come pittore sin dal 1503 presso Castenedolo (BS) [fonte: Fappani, p. 121].

Risale al 1502 la realizzazione del quadrante (andato perduto) della precedente torre dell’Orologio in piazza della Loggia a Brescia [fonte: Frati, Gianfranceschi, Robecchi, p. 103, nota 28].

Tra il 1507 e il 1508 eseguì e firmò la Natività, attualmente custodita nella Pinacoteca Malaspina di Pavia e realizzata per la famiglia Belasi, come chiaramente indica lo stemma dipinto del sul retro dell’opera [fonte: Fappani, p. 121].

Allo stesso periodo appartengono gli affreschi scoperti nel 1937 in Santa Maria del Carmine a Brescia, a lui attribuiti, dove in più riquadri appare la data d’esecuzione “1507” [fonti: Fappani, p. 121; Corna Pellegrini, p. 24].

Poco più tardi (si parla del biennio 1511-12, ma altri studiosi indicano un periodo che potrebbe essere allungato fino al 1518 [fonte: Corna Pellegrini, p. 26]) decorò la corte di Palazzo Calini-Della Corte a Brescia in vicolo Borgondio.

Gli affreschi, parzialmente “staccati” nell’Ottocento, oggi si trovano in due musei (Victoria and Albert Museum di Londra e la Pinacoteca Tosio Martinengo) e in una collezione privata [fonti: Corna Pellegrini, pp. 24-26; Fappani, p. 121].

Da un atto rogato a Castenedolo l’artista come compare come testimone in data 27 novembre 1512 [Fappani, p. 121], mentre in un atto notarile, datato 1513, è indicato come orafo [Corna Pellegrini, p. 23].

Sempre nello stesso anno, in un contratto datato 30 agosto, si impegna per la decorazione degli interni di una casa in città [Fappani, p. 121].

Nello stesso periodo il Ferramola (1513) eseguì la Madonna col Bambino tra i santi Alberto Carmelitano e Caterina d’Alessandria, commissionatagli dalla chiesa di Santa Maria del Carmine a Brescia, nonché la decorazione dell’abside (parte sinistra) in Santa Maria in Solario. Quest’ultima, realizzata per le monache del monastero di Santa Giulia, rappresenta l’inizio di un ciclo di opere che l’artista eseguirà nell’arco del prossimo ventennio per le stesse committenti, che certamente ne valorizzavano il lavoro [Corna Pellegrini, p. 23].

Nel 1514 il Ferramola realizzò, insieme ad alcuni suoi collaboratori, la decorazione della chiesa di Santa Maria in Valvendra a Lovere, con un vasto ciclo di affreschi, che possiamo considerare come il primo di quel genere da lui affrontato [Corna Pellegrini, p. 23].

Il 15 agosto dell’anno successivo dipinse le ante dell’organo del Duomo vecchio, anch’esse attualmente custodite a Lovere. Il lavoro, a cui partecipò anche Alessandro Bonvicino detto il Moretto (Brescia, 1498 circa – 1554), risulta documentato in diverse ricevute di pagamento datate fino al 1518, anno che appare sulle stesse stesure pittoriche [fonti: Corna Pellegrini, p. 23].

Affreschi votivi di sua impostazione ma di dubbia autografia, riferiti tra il 1510 ed il 1517, sono conservati nel santuario di Sant’Onofrio a Bovezzo e nella pieve della Mitria a Nave. Diversi studiosi li ritengono appartenere al generale settore della pittura sacra popolare e coeva, comunque influenzata dall’artista ma anche dal Bembo, Caylina, Civerchio e Zenale [fonti: Fappani, p. 121; Anelli, p. 7 e ss.].

Nel 1518 il pittore in esame eseguì i ritratti della famiglia Dalla Corte-Borgondio, attualmente custoditi nella Fondazione Ugo da Como di Lonato. Collocabili allo stesso anno (più verosimilmente al biennio 1517-18) sono le lunette affrescate nella sala capitolare della collegiata dei Santi Nazaro e Celso a Brescia, con la raffigurazione di ritratti dei prevosti (parroci) attorniati da articolati festoni di frutta e fiori. La loro struttura compositiva, abbastanza scorrevole, evidenzia forti influssi dalla maniera del Romanino (1550-1560 circa) ma anche diverse forzature espressive mal riuscite.

Tra il 1519 e il 1520 l’artista ritornò a lavorare nel monastero di Santa Giulia per portare a termine il ciclo di affreschi con le Storie di Santa Giulia nella chiesa di Santa Maria in Solario [Corna Pellegrini, p. 23].

Poco più tardi eseguì, per la chiesa parrocchiale di Quinzano d’Oglio, il Cristo Redentore tra i santi Faustino e Giovita, una pittura di modesto valore, sempre influenzata dal Romanino. Allo stesso periodo vengono riferite anche le due piccole tavole che decoravano i cassoni nuziali della famiglia Sangervasio e Monti-Della Corte, attualmente custodite in collezioni private [Fappani, p. 121].

Numerosissimi affreschi coevi attribuiti al pittore (alcuni anche autografi, altri assegnatigli con dubbi, altri perduti o distrutti) si trovano sparsi tra chiese, santuari e pievi nei vari territori del bresciano, tra i quali ricordiamo quelli , nella chiesa di Santa Maria degli Angeli a Gardone Val Trompia, quelli nella chiesa di San Giuseppe (cappella di  san Giacomo, san  Ludovico e san Gottardo)  ed altri nel castello di Meano [fonti: Fappani, pagine 121- 122].

Nella Pinacoteca Tosio Martinengo è possibile ammirare la Madonna col Bambino tra san Giovanni Battista e un santo Papa, un’opera firmata e datata (1522) dall’artista [Corna Pellegrini, p. 23-24].

Al 1524, invece, è da riferire  la portata a termine della decorazione in Santa Maria in Solario con la narrazione delle Storie della vita di Cristo realizzate nel registro superiore [fonti: Corna Pellegrini, pag. 24; Capella 2001, alle pagine 204-205 ].

Intorno al 1526 eseguì numerosi affreschi nel monastero di Santa Croce a Brescia (altre pitture nello stesso luogo, datate 1507, sono comunque attribuiti al Ferramola nonostante non sia documentata la sua presenza in tale data [Prestini, p. 33]), tra i quali  citiamo quello per l’infermeria con la raffigurazione della Madonna col Bambino tra i santi Cosma e Damiano [Prestini, p. 42].

Nel 1527 ritornò a collaborare con il Moretto in un ciclo di affreschi (andato perduto nel Seicento) [Corna Pellegrini, p. 24]) nella cappella delle Sante Croci in Duomo vecchio.

Nello stesso anno [Corna Pellegrini, p. 24] è documentata l’ultima opera della sua attività artistica: trattasi della decorazione del coro delle monache con Storie della vita e della Passione di Cristo, realizzate nel monastero di Santa Giulia, che portò a compimento qualche mese prima della morte [Fappani, p. 122], che avvenne a causa della peste entro il settembre del 1528 [le documentazioni coeve sono varie e in disaccordo tra loro ma altre fonti ne indicano anche la data esatta, cioè il 30 luglio).

L’attività della sua bottega fu continuata da Giovan Giacomo e Giovanni Antonio Ferramola, entrambi figli del pittore [Corna Pellegrini, p. 24].

Opere di Floriano Ferramola

Affresco del Quadrante della torre dell’Orologio (opera andata distrutta), anno 1502, piazza della Loggia, Brescia.

Natività, biennio 1507-1508, Pavia, Pinacoteca Malaspina;

Madonna in trono col Bambino, inizio Cinquecento, Palazzo Vescovile, Brescia;

Affreschi vari a soggetto sacro, anni 1507-1510, chiesa di Santa Maria del Carmine, Brescia;

Affreschi e decorazioni, anni 1509-1512, castello, Meano;

Decorazione della corte di Palazzo Calini-Della Corte in vicolo Borgondio a Brescia, anni 1512-1518. Ciclo suddiviso: Brescia, Pinacoteca Tosio Martinengo, Brescia; Victoria and Albert Museum, Londra; collezione privata in Italia;

Madonna col Bambino tra i santi Alberto Carmelitano e Caterina d’Alessandria, anno 1513, tecnica ad olio su tavola, depositi del Bode-Museum, Berlino;

Affreschi della chiesa di Santa Maria in Solario, periodo 1513-1524, chiesa di Santa Maria in Solario, Brescia;

Affreschi a soggetto sacro, anni 1507-1526, chiesa e monastero di Santa Croce, Brescia;

Affreschi nella cappella delle Sante Croci (andati distrutti in seguito al rifacimento di inizio Seicento), Duomo vecchio, Brescia.

Affreschi e ex-voto, anni 1510-1517, pieve della Mitria, Nave;

Affreschi della cappella Parva, anni 1513-1515, cappella Parva della chiesa di Santa Maria del Carmine, Brescia;

Affreschi a soggetto sacro e varie decorazioni, anno 1514, chiesa di Santa Maria in Valvendra, Lovere;

Annunciazione per le ante dell’organo del Duomo vecchio, 1518, tecnica a tempera su tela, chiesa di Santa Maria in Valvendra, Lovere;

Lunette della sala capitolare della collegiata dei Santi Nazaro e Celso, biennio 1517-1518, collegiata dei Santi Nazaro e Celso, Brescia;

Ritratti della famiglia Dalla Corte-Borgondio, intorno al 1518, Fondazione Ugo da Como, Lonato;

Annunciazione, biennio 1517-1518, tecnica ad affresco, lunetta del portale della chiesa di Santa Maria del Carmine, Brescia;

Cristo portacroce (copia da dipinto di Marco Palmezzano), periodo 1515-1520, tecnica a olio su tavola, Pinacoteca Tosio Martinengo, Brescia;

Madonna dell’umiltà, tecnica ad affresco, Pinacoteca Tosio Martinengo, Brescia, una lunetta proveniente dalla chiesa dell’abbazia di San Nicola, Rodengo Saiano;

Tavolette dei cassoni nuziali della famiglia Sangervasio e Monti-Della Corte, intorno al 1520, tecnica a tempera su tavola, collezione privata;

Cristo Redentore tra i santi Faustino e Giovita, anno 1520 circa, chiesa parrocchiale, Quinzano d’Oglio;

Affreschi a soggetto sacro, periodo 1520-1525, chiesa di San Giuseppe (cappella dei santi Giacomo, Ludovico e Gottardo) Brescia;

Testa di san Paolo Apostolo, tecnica ad olio su tavola, Národní galerie, Praga;

Affreschi a soggetto sacro, periodo 1520-1525, basilica di Santa Maria degli Angeli, Gardone Val Trompia;

Madonna col Bambino tra san Giovanni Battista e un santo Papa, anno 1522, tecnica ad olio su tela, Pinacoteca Tosio Martinengo, Brescia;

Storie della vita e della Passione di Cristo, anno 1527, tecnica ad affresco, coro delle monache del monastero di Santa Giulia, Brescia.

Bibliografia:

Ottavio Rossi, Elogi historici di bresciani illustri, anno ed. 1620, Brescia.

Federico Odorici, Il Ferramola. Storia bresciana del secolo XVI, anno ed. 1894 Milano.

Camillo Boselli, Regesto artistico dei notai roganti in Brescia, dal 1500 al 1560, anno ed. 1977, Brescia.

Antonio Fappani, Enciclopedia Bresciana, volume quarto, anno ed. 1978, Brescia

Rossana Prestini, Il monastero di Santa Croce in Brescia, Opera Pavoniana, anno ed. 1990, Brescia.

A cura di Vasco Frati, Ida Gianfranceschi e Franco Robecchi: La Loggia di Brescia e la sua piazza, volume primo, anno ed. 1993, Brescia.

Massimiliano Capella, Tra rinnovamento e tradizione: note per la ridefinizione della vicenda artistica e biografica di Floriano Ferramola in “Artes”, 5, anno ed. 1997.

Massimiliano Capella, I cicli pittorici di Floriano Ferramola in “San Salvatore-Santa Giulia a Brescia curato da Renata Stradiotti. Il monastero nella storia”, Skira, anno ed. 2001, Milano.

Alessandra Corna Pellegrini, Floriano Ferramola in Santa Maria del Carmine, Tipografia Camuna, anno ed. 2011, Brescia.

Luciano Anelli, Un “quaderno” per Floriano Ferramola in “Floriano Ferramola in Santa Maria del Carmine” di Alessandra Corna Pellegrini, Tipografia Camuna, anno ed. 2011, Brescia.

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