Madonna in Maestà (Uffizi) di Giotto

Giotto: Madonna in Maestà (Uffizi)

Giotto: Madonna in Maestà (Uffizi)
Giotto: Madonna in Maestà, cm. 325 x 204, Galleria degli Uffizi, Firenze.  Particolare

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        Sull’opera: “Madonna in Maestà” è un affresco autografo di Giotto, realizzato con tecnica a tempera su tavola nel 1306-10, misura 325 x 204 cm. ed è custodito nella Galleria degli Uffizi a Firenze.

Il Bambino è seduto sul ginocchio della Madonna ed ha un robusto aspetto, il cui atteggiamento da Cristo Benedicente gli conferisce piena autorevolezza e moralità.

La sua veste, intonata sul rosso, è in armonia con tutto il contesto della tavola. Intorno al trono sono collocati i santi e gli angeli, disposti in diversi piani, uno dei quali è superiore a quello della Vergine con il Bambino in trono; tuttavia, la loro figurazione ha proporzioni inferiori, tanto che sembrano quasi disperdersi.

All’ottima resa plastica dei soggetti, in una seppur limitata volumetria, concorre il cromatismo del fondo con la sua morbida tonalità, per effetto del mosaico, e con le gradevoli variazioni tonali tendenti al verdolino dei carnati, colpiti in alcune zone da efficaci riflessi delle vesti. Gli effetti di chiaro-scuro in questo dipinto rispecchiano la morbidezza, la giusta fusione e la netta compattezza, proprie dell’artista. Giotto riesce, in maniera eccezionale, a fondere una nutrita articolazione figurativa – propria della pittura gotica – alla sostenuta spazialità di stampo romanico, nello sviluppo di un più maturo linguaggio che vedremo* negli affreschi della Cappella degli Scrovegni a Padova.

La “Madonna in Maestà” fu citata per la prima volta, già come dipinto di Giotto, collocata nella chiesa di Ognissanti a Firenze. Il documento, datato 1418, era in relazione alla consegna dell’ultimo altare a destra, dove compariva il nome di un certo Francesco di Benozzo.

Si conoscono soltanto poche e frammentate notizie fino al 1810, anno in cui il dipinto venne rimosso dalla chiesa, per essere trasferito Galleria dell’Accademia di Firenze e, quindi nel 1919, agli Uffizi. Universalmente  attribuito a Giotto fin dall’antichità, a partire dal Ghiberti, il dipinto viene considerato fra i grandi capolavori autografi dell’artista.

Per quanto riguarda la cronologia, gli studiosi di storia dell’arte Rintelen, Venturi, Weigeit, Brandi, Offner, Gnudi, Battisti e Salvini ipotizzano una datazione intorno al 1310, mentre altri studiosi come Thode, Toesca e Coletti, ritengono che si tratti di un’esecuzione avvenuta prima degli affreschi per la Cappella degli Scrovegni.

* La cronologia della tavola in relazione a quella degli affreschi  nella cappella degli Scrovegni è variamente assegnata: per alcuni è prima, per altri è dopo.

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