Al momento stai visualizzando La biografia e la pittura di Luca Signorelli (1445 – 1523)
Luca Signorelli: Affreschi nella Sagrestia della Cura, santuario della Santa Casa a Loreto - Raffigurazioni della volta.

La biografia e la pittura di Luca Signorelli (1445 – 1523)

Biografia e vita artistica

Dagli scritti (1494) di Luca Bartolomeo de Pacioli (Borgo Sansepolcro, 1445 circa – Roma, 1517) e dalle Vite del Vasari (Arezzo, 1511 – Firenze, 1574) si ricava che Luca d’Egidio di Ventura, meglio conosciuto come il Signorelli, ricevette i suoi primi insegnamenti presso la bottega di Piero della Francesca ad Arezzo.

Gli esordi del giovane pittore sotto la guida del maestro di Borgo Sansepolcro non sono tuttavia certi, soprattutto per la scarsità di ulteriori testimonianze da mettere a confronto e per le problematiche legate all’attribuzione di opere certamente ritenute non appartenenti alla sua produzione matura.

A tal proposito il Berenson avrebbe voluto consegnargli l’autografia di tre Madonne col Bambino attribuite alla scuola di Piero della Francesca, attualmente al all’Ashmolean Museum di Oxford, Museum of Fine Arts di Boston e alla Fondazione Cini di Venezia [* Paolucci, cit., pag. 248].

Intorno al 1470 Luca si sposò con Gallizia di Piero Carnesecchi che gli dette quattro figli: Antonio, Felicia, Tommaso e Gabriella. Dagli scritti vasariani  riferiti alle sue opere giovanili, realizzate intorno al 1472, emerge comunque l’influsso del tardo periodo di Piero.

Un primo ciclo di affreschi, documentato e datato (1474) è  quello di Città di Castello, del quale rimane soltanto qualche frammento staccato, tra cui un San Paolo attualmente custodito nella Pinacoteca comunale locale, di difficile valutazione critica.

Nella stesse condizioni si trova una Annunciazione – sempre in frammenti – nella chiesa aretina di San Francesco, che qualche studioso la riferisce invece a Pietro di Antonio Dei, meglio conosciuto come Bartolomeo della Gatta (Firenze, 1448 – Firenze, 1502)  [* Paolucci, cit. pag. 249].

Da documentazioni certe risulta che il Signorelli, il 6 settembre 1479, fu eletto eletto nel Consiglio dei Diciotto, e da quella data in poi gli furono affidati incarichi pubblici sempre più importanti in Cortona.

Le prime opere, ritenute autografe di Luca, evidenziano già una certa fluidità e freschezza, elementi di cui l’artista era totalmente consapevole, data la presenza di evidenti integrazioni espressive che già andavano al di là degli insegnamenti di Piero della Francesca.

Volta della Sacrestia della cura
Signorelli – Volta della Sacrestia della cura

Tra il 1477 e il 1480 Signorelli soggiornò a Loreto per la decorazione della Sagrestia della Cura nel Santuario della Santa Casa. Gli affreschi nella volta, suddivisa in otto spicchi con le raffigurazioni di Evangelisti e Dottori della Chiesa ed angeli, è abbastanza tradizionale, mentre più personalizzate risultano quelli parietali, con apostoli a figura intera e le narrazioni sulla Conversione di San Paolo e sull’Incredulità di san Tommaso. Di queste ultime la prima, in particolare, evidenzia una profonda drammaticità ma anche un’indiscussa teatralità nella splendida apparizione divina, che sorprende Saulo di Tarso disteso tra i suoi compagni, sorpresi, abbagliati e in fuga [* Paolucci, cit., pag. 252].

testamento e morte di mosè
Signorelli: Testamento e morte di Mosè

Poco più che trentenne l’artista fu coinvolto – prima come aiutante del Perugino, poi con pieno titolo – nella grande impresa in Vaticano riguardante la decorazione della Cappella Sistina. A lui vengono attribuite le raffigurazioni del Testamento e morte di Mosè e della Disputa sul corpo di Mosè, quest’ultima totalmente ridipinta nel 1574. Nella prima scena permangono ancora dubbi attributivi: nonostante l’evidente presenza della mano di Signorelli in diversi personaggi, dalla forte resa anatomica e misurata forza espressiva, non si può non riflettere sulla sottigliezza degli effetti di luminosità che richiamano invece il marchigiano Bartolomeo della Gatta, un altro discepolo di Piero, a cui si può riferire gran parte delle raffigurazioni, salvo la figura col bastone appoggiato al trono di Mosé, quella dell'”ignudo” al centro e quella dei due uomini di spalle e [* Paolucci, cit., pag. 252].

(continua nella prossima pagina)

Escludendo le citazioni, facilmente riconoscibili, la riproduzione dei contenuti di questo sito web, anche eseguita soltanto in parte, è vietata.

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.