Il trionfo della morte (Prado) di Pieter Bruegel

Pieter Bruegel: Il trionfo della morte (Prado)

Pieter Bruegel: Il trionfo della morte (Prado)
Il trionfo della morte, cm. 117 x 162, Prado, Madrid.

Sull’opera: “Il trionfo della morte” è un dipinto autografo di Pieter Bruegel, realizzato con tecnica a olio su tavola nel 1562-63, misura 117 x 162 cm. ed è custodito nel Museo del Prado a Madrid.

Nella zona di sinistra, subito in primo piano, vengono raffigurati un imperatore, un pellegrino (al quale uno scheletro in maglia metallica sta tagliando la gola), un cardinale (sorretto da uno scheletro con cappello uguale al suo) e un guerriero (vicino al tavolo da gioco, sotto il quale si ripara un buffone), che sono alcune fra le vittime della morte, che certamente sopraggiungerà e che angosciosamente essi cercano con ogni mezzo di evitare.

Allo stesso tempo agli amanti (zona di destra), intenti ad eseguire un’apparente strampalato brano musicale, vengono concessi — tanto per dire — alcuni attimi di sollievo. In secondo piano sono raffigurati il carro, la rete della morte e i combattimenti dei vivi contro folte schiere di scheletri, tra i quali alcuni che stanno tendendo un’enorme trappola agli avversari. Allontanandosi dai primi piani si vede – in alto a destra – la campana (suonata da uno scheletro), l’esercito della morte e gli scheletri addetti alla carneficina, mentre sul cielo tragicamente tempestoso si stagliano patiboli e forche a cui sono appesi cadaveri in stato avanzato di decomposizione.

Si pensa che questa tavola non si identifichi nel dipinto menzionato dal van Mander, dove ad una ad una vengono rappresentate le difese dalla morte, ma più verosimilmente con quella che appare nell’elenco dell’eredità di Philips van Vaickenisse (Anversa, 1614), ovvero il “Triumph van den Doot, van Bruegel”. La stessa opera, infatti, ricompare nel 1774 nell’inventario del Palacio de San lldefonso, dal quale pervenne alla sede attuale nel 1827.

L’attribuzione della tavola al Bruegel è concordemente accettata dalla critica. Per quanto riguarda la cronologia, invece, i pareri sono piuttosto contrastanti: Hulin de Loo ipotizza una datazione intorno al biennio 1565-66, che il Michel (1931) preferirebbe spostare al quadriennio 1566-69. Più verosimile sembrerebbe una realizzazione appartenente al periodo degli “Angeli ribelli” (1562) e della “Dullie Griet” (“Margherita la pazza”, anno 1563), che rappresentano un periodo di energica influenza bosciana, quando l’artista raccoglie nelle proprie maniere la lunga esperienza della gioventù, passata a contatto della pittura del maestro di ‘s-Hertogenbosch. A questo punto pare più giusto che l’esecuzione della composizione sia avvenuta intorno al 1562, data accettata unanimemente dalla critica.

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