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Cimabue: Crocifisso, cm. 336 x 267, Chiesa di San Domenico, Arezzo.

Biografia di Cimabue e la pittura gotica

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La pittura gotica – Cimabue e brevi cenni sulla sua vita artistica

Crocifisso, cm. 336 x 267, Chiesa di San Domenico, Arezzo.
Crocifisso, cm. 336 x 267, Chiesa di San Domenico, Arezzo.

In Italia il mondo della pittura, fino a circa la metà del XIII secolo, è condizionato da un carattere astratto nel quale non è possibile escluderne la componente bizantinoromanica, ma già incominciano ad emergere grandi personaggi che riescono ad esprimere con nuovi linguaggi una più viva e sentita umanità.

Cimabue (Cenni di Pepo, 1240-1302?), ha certamente una formazione bizantina. Tanto alta è la sua fama che verrà ricordato anche dal Sommo Poeta.

L’influsso bizantino è visibile nella Croce custodita nella Chiesa di San Domenico ad Arezzo, dove il Cristo è raffigurato con lo stesso schema di adottato in precedenza da Giunta Pisano, tratto probabilmente dalla sua croce nella basilica di San Domenico a Bologna o da un’altra croce, andata perduta, realizzata dallo stesso Giunta Pisano per la basilica di San Francesco di Assisi.

Esistono tuttavia, rispetto all’opera del Giunta, delle differenze sostanziali sia nelle forme, che risultano più incisive e forti, sia nel cromatismo che – pur avendo minori effetti di lucentezza – è più vigoroso, potente e ben accordato con le tonalità auree e rossastre della croce.

Nella Natività della Basilica di Santa Maria in Trastevere a Roma, domina un equilibrato colorismo che ne valorizza la composizione, conferendo anche ai panneggi gradevoli effetti chiaroscurali. Le figure sono cariche di intensa vitalità, con gli atteggiamenti delle donne  adeguati ai loro rispettivi ranghi.

La stilizzata Madonna di Santa Trinità conservata agli Uffizi di Firenze, con un cromatismo assai tenue in un articolato ma gradevole disegno, ha i panneggi con efficaci brillantezze auree alla maniera bizantina che ne smorzano il modellato. Il suo atteggiamento è soave ed armonioso, ed il suo sguardo, rivolto verso i fedeli, è tenero ed affettuoso. La Madonna, ed il Bambino in atteggiamento benedicente, esprimono una grande vitalità. Il trono su cui stanno è spazioso e maestoso. Gli angeli hanno un’atmosfera di solennità, ma alcuni – soprattutto quelli al lato sinistro della Vergine – hanno nel volto segni di angoscia ed asprezza come pure due delle venerande figure in basso (quelle centrali).

Madonna con il Bambino, in trono, con otto angeli, quattro profeti, cm. 385 x 223, Galleria degli Uffizi di Firenze.
Madonna con il Bambino, in trono, con otto angeli, quattro profeti, cm. 385 x 223, Galleria degli Uffizi di Firenze.

Questi atteggiamenti, ottenuti con l’ausilio di un disegno aspro ed incisivo che esprime con così grande efficacia una buona dose di virile grandezza morale, non si erano mai visti nella pittura con tendenze bizantine. Cimabue si stacca da queste tendenze ricercando un disegno ed una coloristica atti alla conquista di una più concreta raffigurazione plastica. L’artista collabora con i mosaicisti al gigantesco rivestimento del Battistero nelle storie Lamento dei Genitori di Giuseppe, in Giuseppe tolto dalla cisterna, nella Imposizione del nome al Battista. Qui Cimabue entra in contatto diretto con le superfici da decorare lavorando in posizione ravvicinata su figure gigantesche, che lo abituano a concepire un suo modo di creare sempre più in grande ma senza staccarsi dalla realtà. Con questo gli è più facile ad arrivare ad una monumentalità mai vista prima, nelle zone della Toscana ed in particolare nella stessa Firenze. La stessa Madonna della Trinità è di proporzioni superiori a quelle del reale

Madonna con il Bambino in trono, quattro angeli e San Francesco, cm. 340 x 320, Chiesa inferiore di S. Francesco, Assisi
Madonna con il Bambino in trono, quattro angeli e San Francesco, cm. 340 x 320, Chiesa inferiore di S. Francesco, Assisi

Esiste documentazione della presenza di Cimabue a Roma nel 1272. Qui probabilmente il pittore sviluppa il senso della volumetria ed il gusto per le vaste simmetrie dalle quali hanno origine le sue esagitate ed angosciose figure. Queste sue nuove ricerche vengono presto messe in pratica nell’affresco della chiesa Inferiore di Assisi (conservato in originale fino al XIX secolo poi restaurato con parziale trasformazione) con la rappresentazione della Madonna col Bambino fra gli angeli e San Francesco e negli affreschi degli Evangelisti, le quattro storie della Vergine, le cinque scene apocalittiche e una Crocifissione.

Nella vasta stesura parietale di segni calligrafici, con una elegante simmetria nella composizione, le immagini ancora corrispondenti alle rigide regole bizantine, ma apprensive e drasticamente lumeggiate, assumono una drammaticità superiore. Risulta chiaro che la ricerca di un compromesso tra spazio, movimento e plasticismo porta generalmente l’artista verso l’insoddisfazione – che può tradursi in irrequietudine – oppure verso l’esuberanza, quasi a riflettere la sua indole burbera e irascibile.

Crocifissione, cm. 350 x 690, Chiesa superiore di San Francesco (transetto sinistro), Assisi.
Crocifissione, cm. 350 x 690, Chiesa superiore di San Francesco (transetto sinistro), Assisi.

Nella Crocifissione della Chiesa superiore di San Francesco ad Assisi (transetto sinistro) incalza il drammatico il Cristo agonizzante. Gli angeli gli roteano nelle immediate vicinanze, sopra gli astanti collocati in basso ai lati della scena centrale in due tristi raggruppamenti: in quello con la Maddalena a braccia levate verso il Cristo morente, vi regna la calma, mentre nell’altro si respira un’atmosfera agitata. I gesti straziati dei presenti portano a far convergere le linee del disegno verso il crocifisso. Qui la drammaticità della rappresentazione raggiunge il patetico e viene considerata come punto di arrivo del Cimabue, con gli energici ed aspri tratti del disegno associati al chiaroscurale con grandi effetti di contrasto uniti ad una altrettanto concreta plasticità.

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