Il Duomo di Orbetello: Saggio critico sulla facciata

Arte duomo Orbetello (Prof. Ettore Zolesi)

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Facciata del duomo (foto Vinattieri Matteo)

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Basta aver visto quanto sopra ha detto il Fumi sulla vita del Maitani per arguirne il suo certo influsso sopra i lavori del Duomo di Orbetello. Anche per il fatto che a Tarquinia, a Perugia, a Todi, a Castel della Pieve noi vediamo delle opere che hanno decisamente subito l’influsso del grande maestro; e manco a farlo apposta, queste opere si rassomigliano, o in tutto o in parte, alla facciata del Duomo di Orbetello

Facciata del duomo (foto Vinattieri Matteo)

Ma, quasi a confermare ancor di più. la mia opinione il Fumi dice:

“Lo studio dei principi generali che ne informano l’architettura sarebbe ricco d’infinite osservazioni che ci richiamerebbero dalle chiese di Toscanella, dalle cattedrali di Corneto e di Civita Castellana, dal S. Francesco di Sutri, da S. Maria in Falleri e dalla Chiesa di Caste! S. Elia fino alla badia di S. Severo sotto Orvieto. (FUMI: “Orvieto” pag 1941).

A pag. 199 lo stesso autore dice:

“Nel Duomo di Orvieto troviamo i più belli elementi decorativi dei secoli precedenti, dai musaici ad intrecci di colore, agli ornati a nodi in rilievo dei maestri comacini, fino alla mirabile policromia geometrica dei cosmati.”

  Per quanto poi riguarda le notizie storiche circa i rifornimenti di materiale per il Duomo di Orvieto, il Funi ci fa una preziosissima elencazione, di cui riporto quello che più interessa alla mia indagine:

“Appartiene al 1337 l’andito (della facciata), Di archetti e di tavolette per l’andito si parla da questo medesimo anno. Per l’andito, per cornici e per decorazioni di cuspidi si fecero servire i marmi di Carrara, trasportati nel 1338 (archivio dell’opera Cam, 1338 – Giugno 19-21 Luglio 1, 17; Settembre 16:1339, Ottobre 19). Nel marzo 1360 il capomaestro mandò a prendere una soma di marmo a Bolsena (Archivio dell’Opera Cam. VI c. 68). Nell’anno 1368 si mandò in Roma a comprare marmo, fra cui sessanta pezzi di cercini (Archivio dell’Opera Memorie 1356 – 1381 c. 46), e a Corneto, a Montalto e a Roma stessa il capomaestro spedì maestro Paolo di Matteo che fecero acquisti ivi e fuori della città.”. (Archivio detto, Ivi).

Sin qui il Duomo di Orvieto.

Comincio ad analizzare il portale della facciata del Duomo di Orbetello.

Il portale è a sguancio profondo, composto da colonnine tortili, a punta di diamante e pilastrini con rosette. Il particolare più bello e che si fa notare subito è la fascia esterna che, ornata a tralci di vite intrecciata, gli fa da degna cornice. Nulla sappiamo del maestro che ha scolpito questa parte della Chiesa.

Portale e rosone della facciata (foto N. Musmeci))
Portale e rosone della facciata (foto N. Musmeci))

Cercando nella regione intorno ad Orbetello e nei monumenti precedenti al nostro, incominciamo a vedere una decorazione simile, ma più rozza, nell’arco del ciborio della Chiesa di S. Maria a Sovana, del secolo IX, il quale, a sua volta, deriva più specificatamente dal ciborio della Chiesa di S. Prospero a Perugia.

Altre decorazioni le vediamo nell’arco della porta dell’Abbazia di S, Robano, del secolo XII, all’Alberese; nelle decorazioni esterne della facciata della chiesa di San Pietro a Tuscania (di cui sono da notare le due figure antropomorfe poste alle estremità della vite, le quali sono simili alla figura umana posta alla base della fascia sinistra del portale di Orbetello, e alla figura di leone della parte a destra in alto della stessa fascia); nella fascia della porta della chiesa di S. Maria della Salute a Viterbo, del sec. XIII; nella fascia che decora la lunetta del portale della facciata di S. Benedetto a Norcia, del sec. XIV; e nelle decorazioni degli stipiti della porta del fianco della cattedrale di Città di Castello, del sec. XV.

Da ciò possiamo vedere che questo tipo di decorazione è particolare della zona della Toscana meridionale, del Lazio settentrionale e dell’Umbria occidentale; cioè della regione intorno ad Orvieto. E rimando qui alla nota storica fatta all’inizio di questo capitolo per vedere i diversi molteplici e continui legami che intercorrevano in questa zona, durante il XIII e XIV secolo.

Porta e rosone della facciata (foto N. Musmeci)

Altra prova, poi, è data dal fatto che questo tipo di decorazione, in questo periodo e nel secolo XV, non si trova nelle altre parti della Toscana senese, o sotto l’influsso di Siena, mentre un solo precedente l’abbiamo, come dice M. Salmi (“La scultura romanica in Toscana”, pagina 13 – F. 1928), soltanto nel cibori della chiesa di S. Prospero a Perugia e nella Basilica di S. Apollinare in Classe, a Ravenna con tutt’altra forma.     Pagina successiva

Prof. Ettore Zolesi

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