La camera degli sposi (Mantova) del Mantegna

Mantegna: Camera degli sposi Palazzo ducale di Mantova

L'incontro
Mantegna: L’incontro
Famigli con cavallo
Mantegna: Famigli con cavallo
La corte
Mantegna: La corte
L'oculo del soffitto
Mantegna: L’oculo del soffitto

Al primo elenco opere del Mantegna

        Sull’opera: “La camera degli sposi” è una serie di dipinti del Mantegna realizzati con tecnica a fresco dal 1464 al 1477 e custoditi nel Palazzo Ducale (Castello di San Giorgio) di Mantova.

La Camera Picta (da “camera depincta”), conosciuta come “La camera degli Sposi” (questa dicitura non compare in nessun documento prima del 1648, anno in cui il Ridolfi la definì tale) è situata nel torrione nord-orientale del Castello di San Giorgio (nel Palazzo Ducale dei Gonzaga a Mantova).

Il locale è praticamente a forma cubica con i lati che misurano 805 cm. ciascuno. L’opera pittorica fu realizzata dall’artista dal 1465 al 1474 come si può leggere sulla targa dorata con la quale il Mantegna dedicò la serie dei dipinti alla famiglia Gonzaga, e su uno sguincio della finestra posta ad oriente.

Nell’Ottocento, come nel secolo precedente, la stanza non aveva l’importanza odierna nonostante fosse già considerata “dipinta dal Mantegna” come dimostrava la sua nuova denominazione “stanza detta comunemente del Mantegna”, e serviva (dal 1506) come deposito di oggetti preziosi ed opere d’arte. Il reale riconoscimento del suo pregiato valore artistico avvenne soltanto nel secondo decennio del Novecento.

L’intera opera pittorica risulta strutturata come segue: nel soffitto, al centro, sta il famoso ‘oculo di ciclo’, pittoricamente incorniciato da  una ghirlanda floreale ove spiccano nastri e racemi, a sua volta inserita in un’altra cornice di stucco a forma quadrata, nella quale si innestano otto lacunari con altrettanti medaglioni sostenuti da putti. Tali lacunari danno origine a dodici vele con episodi tratti dalla mitologia, circoscritte dagli stessi  segmenti incornicianti. Questi ultimi confluiscono sui peducci (da elencare, insieme alla stessa cornice, fra i pochi elementi ornamentali tridimensionali) dei pilastri e semipilastri pittoricamente simulati (due + due), concorrendo alla suddivisione di ogni parete in tre spazi che arrivano alla sommità con una lunetta. Infine, la figurazione dei pilastri si completa con i loro zoccoli, adornati alla stessa stregua della parete di fondo nella figurazione della “Corte”.

I peducci, di cui sopra accennati, ‘sostengono’ i cursori (dipinti) d’una simulata cortina in cuoio la cui decorazione, prevalentemente a motivi d’oro, è arricchita da fodere blu. Il Mantegna, quindi, concepisce lo spazio della camera in un intermittente rimando tra simulazione e realtà: la trasfigurazione di un torrione medioevale in un padiglione aureo ove regna un’atmosfera tutta “en plein air”.

I dipinti sono stati realizzati ad “affresco” sia con la tecnica a secco (parete settentrionale) sia con quella a fresco (parete meridionale). Le scene principali sono due, “L’incontro” e “La corte”, entrambe raffiguranti componenti dei Gonzaga.

Con questa pregiatissima opera l’artista rese omaggio ai loro più importanti mecenati, che tante commissioni gli procurarono.

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