Il centauro ferito (Oxford) di Filippino Lippi

Filippino Lippi: Il centauro ferito (Oxford)

Filippino Lippi: Il centauro ferito (Oxford)
Filippino Lippi: Centauro ferito, anno 1485-1490 circa, tecnica mista su tavola, 77,5 x 68,5 cm., Christ Church Picture Gallery, Oxford.

Sull’opera: “Centauro ferito” è un dipinto di Filippino Lippi realizzato con tecnica a olio e tempera su tavola intorno al 1485-90, misura 77,5 x 68,5 cm. ed è custodito nella Christ Church Picture Gallery ad Oxford. 

 L’opera, che in precedenza faceva parte della collezione Fox-Strangway, pervenne per donazione alla Christ Church College nel 1834.

Viene tradizionalmente datata in un periodo assai vicino a quello della “Pallade e il Centauro” di Sandro Botticelli, con cui viene identificata la mezza figura umana, perfettamente raffigurata in ogni suo anatomico particolare.

 Inoltre è probabile che Filippino dovette seguire uno studio (oggi al Nationalmuseum di Stoccolma) di un antico sarcofago romano con centauro, attualmente custodito nei Musei Vaticani.

Può darsi che la tavola, in riferimento anche alle sue dimensioni, facesse parte di una serie di vari pannelli ornamentali da esporre o donare in occasioni di anniversari, fidanzamenti, matrimoni, ……

In un paesaggio roccioso, con un’ampia veduta marina a sinistra, un centauro, appena uscito dal suo buio ambiente (la grotta sulla destra, ove s’intravedono componenti della sua famiglia), ha trovato la faretra (astuccio contenente le frecce di Cupido) e sbadatamente con una freccia si è ferito ad uno zoccolo.

Accanto alla grotta, sulla sinistra presso lo strapiombo, il giovane dio alato sta dormendo mantenendo vicino a sé l’arco rosso.

La scena contiene un’allegoria in parte tratta dai Fasti di Ovidio (Libro V, 387 e ss.), dove si narra come il centauro Chirone, mentre controllava le frecce di Ercole, rimase contaminato dal veleno dall’Idra di Lerna contenuto in quella che lo ferì.

Il centauro, per metà cavallo e per metà uomo, era un simbolo che veniva frequentemente impiegato dall’Accademia neoplatonica quando si trattava di definire la natura umana, fatta di istinti grossolani – animali – e di alte ispirazioni, voltati sia  ai piaceri terrestri che a quelli divini.

L’allegoria rappresenta i pericoli dell’amore, testimoniati dall’atteggiamento del centauro ferito che, per nulla preoccupato dalla lacerazione, osserva curiosamente le frecce nella faretra rossa – dalle ricche decorazioni auree – con un sinuoso e svolazzante laccio, terminante in nappe, nel tipico stile di Filippino.

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