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Masaccio: Polittico di Pisa - Adorazione dei magi, cm. 61, Staatliche Museen di Berlino.

Il Quattrocento, l’arte umanistica ed il Rinascimento

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Arte umanistica del Quattrocento

Masaccio: Cappella Brancacci - La cacciata dall'Eden
Masaccio: Cappella Brancacci – La cacciata dall’Eden

L’Umanesimo conosce fin dalle sue origini vastissimi orizzonti. Gli stessi Concili, che la Chiesa promuove in tutta la prima metà del secolo, offrono grandi opportunità di incontro e scambio culturale tra i grandi esponenti religiosi, le alte personalità nel campo artistico e i dignitari di corte, che incrementano la circolazione europea di codici classici e di abbondanti novità artistiche.

Questi rapporti, insieme ad altri scambi culturali in varie forme di natura artistica, danno il via alla lenta infiltrazione delle novità nel campo dell’Architettura, in Italia ed in tutto il continente europeo, nonostante la persistenza del gusto per il Gotico che è ancora abbastanza vivo per gran parte della seconda metà del secolo. Anzi il Gotico, sviluppatosi verso la fine del Trecento, incentiva l’introspezione infinitesimale della realtà e la tendenza all’assoluta luminosità del colore.

Le origini del Rinascimento nella Pittura

Masaccio: Adorazione dei magi
Masaccio: Adorazione dei magi

La storia dell’arte ci offre moltissimi “rinascimenti” e la semplice parola, nel comune linguaggio critico, veniva spesso impiegata per la descrizione del vertice di una specifica civiltà artistica, prescindendo dai suoi passati sviluppi, sia che essi siano stati di origine azteca o bizantina.

Il termine Rinascimento, come lo intendiamo oggi, a partire dai tempi del Vasari, sta a specificare quel periodo culturale che interessa l’intera Europa, compreso tra il 1400 ed il 1500, nel quale l’arte figurativa tocca livelli altissimi, sia nella tecnica che nell’inedito linguaggio espressivo.

Non bastano però queste generiche caratteristiche a distinguere il Rinascimento ed a fissarne le origini (date, luoghi e civiltà). L’argomento è molto complesso ed articolato, occorrerebbe infatti molto spazio per poterlo analizzare a fondo, in tutte le sue sfaccettature.

Qualsiasi cosa si dica sul Rinascimento in modo schematico e riassuntivo è suscettibile di ambiguità e inesattezze. Senza possibilità di cadere in errori, si può invece dire che nella Pittura del Rinascimento c’è:

  • il coerente controllo dello spazio nella raffigurazione dei temi;
  • la conquista – da parte dell’uomo – di una centralità fino al raggiungimento dell’ideale laico;
  • la rappresentazione della realtà in modo obbiettivo, anche se spesso  abbondantemente idealizzata.
Jan van Eyck: Pannello centrale del Polittico di Gand
Jan van Eyck: Pannello centrale del Polittico di Gand

A tutto questo vengono sommate la rinnovata tecnica, l’applicazione della prospettiva regolata dalle leggi matematiche, l’aiuto della letteratura nel recupero delle tradizioni classiche, ancorché un nuovo atteggiamento scientifico verso l’universo e la storia.

Per quanto riguarda il luogo di origine, pare che il Rinascimento abbia avuto i suoi primi sviluppi contemporaneamente in due regioni molto lontane tra loro, che si identificano con la Toscana e le Fiandre. I primi innovatori di un linguaggio pittorico che segnerà la storia dell’arte sono Tommaso di Mone Cassai detto il Masaccio e Van Eyck.

Il ciclo di affreschi nella Cappella Brancacci in Santa Maria del Carmine a Firenze, che porta la data del biennio 1427 – 1428 e il “Polittico dell’Adorazione dell’agnello mistico” nella cattedrale di Saint Bavon realizzato dai fratelli Jan e Hubert Van Eyck, possono essere presi come riferimento iniziale di una nuova epoca pittorica, pur portando con sé le proprie ben distinte peculiarità.

Entrambi i linguaggi del periodo, quello fiorentino e quello fiammingo, che intraprendono un’attenta ricerca per rendere più vasto lo spazio figurativo, si differenziano nel fatto che il primo è orientato allo sviluppo della prospettiva lineare e quindi a comprendere meglio l’entità dello spazio calcolabile, mentre il secondo è portato a sviluppare la rappresentazione della realtà in tutte le sue forme e fenomenologie, attraverso lo studio della luce.

Entrambe le caratteristiche diventeranno i punti di riferimento della pittura occidentale, che continuerà a svilupparsi nel corso di due interi secoli e che arriverà, anche se un po’ stanca, fino ai nostri giorni.

Raffaello Sanzio: Autoritratto
Raffaello: Autoritratto

La Storia dell’arte pittorica deve ringraziare queste due eccellenti figure artistiche, che hanno avviato una profondissima metamorfosi nel linguaggio pittorico universale.

È da questo periodo che la pittura raggiunge una mai vista libertà di espressione, con accenti di diversa natura, seguendo una vastissima gamma di sperimentazioni, di sviluppi in numerose direzioni, di proposte in competizione fra loro e, talvolta, in pura contrapposizione.

Senza dubbio le scuole toscane, soprattutto quelle che fanno capo a Firenze, forniscono gli schemi destinati a diventare dominanti nella quasi totalità del continente europeo.

Naturalmente, come ci insegna la Storia, ogni rivoluzione oltre a non passare mai senza traumi, si lascia alle spalle nostalgie sostenute anche da grandi personaggi; è Il caso di molti famosi artisti, tra i quali Rossello di Jacopo, Lorenzo Ricci ed il Ghiberti.

L’arte tradizionale continuerà per molto tempo ad uscire dalle molte officine fiorentine, che non si riconoscono in questa nuova dimensione pittorica. Il terremoto provocato dalla Cappella Brancacci, che nei primi anni non riesce ad influenzare più di tanto Firenze e dintorni, ha i suoi effetti immediati nel resto della penisola.

Qualcosa sul Rinascimento

La storia di oggi riconosce molti elementi di continuità nel passaggio dal XV al XVI secolo, diversamente da come accade in certi frangenti cronologici – come per esempio il 1492, anno della scoperta dell’America – che segna l’inizio dell’esperienza storica moderna.

Questo periodo è caratterizzato:

  • da importanti avvenimenti politici che danno un colpo definitivo alle autonomie italiane;
  • dal consolidarsi delle pretese imperiali francesi (prima) e asburgiche (dopo):
  • dalla forte espansione del nuovo protestantesimo;
  • dall’apertura a mondi ancora da esplorare.

Inoltre si trova in esso una grandissima forza culturale, ricca di ingegni e di mezzi difficilmente riscontrabili in un circoscritto giro di anni.

La disputa del Sacramento”, stanza della Segnatura
La disputa del Sacramento”, stanza della Segnatura (Vaticano), 1509 e misura 770 cm. (base) x 500 c. (altezza)

Senza dubbio quanto espresso da Raffaello Sanzio (1483-1520) nella sua intramontabile opera “La Stanza della Segnatura” e da Michelangelo Buonarroti (1475-1564) nella cupola della Cappella Sistina, porta con sé tutta la capacità e l’esperienza del passato più prossimo, ma il senso di stupefacente novità provato dai primi spettatori di tali imprese non deve assolutamente essere considerato come un compiacente passaggio letterario di interessati cronisti di questo periodo.

D’altra parte, la fortuna del Rinascimento romano è fin dall’inizio documentata, dopo la morte di Raffaello nel 1520 e il Sacco di Roma nel 1527, dalla sua diffusione in tutta Europa, anche come fattore problematico e contraddittorio.

Leonardo: Vergine delle rocce di Londra
Leonardo: Vergine delle rocce di Londra

Le stesse Vite del Vasari attestano anche il profondo interesse che il mondo artistico concepì a favore di una propria autocoscienza, documentabile da una vasta produzione letteraria, che ebbe molta importanza nella determinazione degli ideali estetici del tempo. Per questo motivo è ancora utile partire da, come lo stesso Vasari spiega, che cosa sia cambiato dalla pittura del Quattrocento a quella del primo Cinquecento, così da conseguire l’aspirata perfezione.

Mancava «ancora nella regola una licenzia che … potesse stare senza far confusione o guastare l’ordine, il quale aveva bisogno di una invenzione copiosa di tutte le cose». Occorreva nel disegno una “facilità graziosa e dolce”, che apparisse fra il “vedi e non vedi”, come fanno la carne e le cose vive … Vi mancavano ancora la copia dei belli abiti, la varietà di tante bizzarrie, la vaghezza dei colori, la universalità nei casamenti e la lontananza e varietà nei paesi». Tutto questo è accaduto a partire da Leonardo per arrivare a Michelangelo: vertice assoluto della maniera moderna, per Vasari nel XVI secolo; primo elemento di forte contraddizione dello stesso Rinascimento, per Burckhardt nel XIX secolo. In ogni caso, la lunga vita di Michelangelo Buonarroti può essere assunta come un’adeguata circoscrizione cronologica e un fruttuoso punto di vista.

Frammenti d’arte:

Pittori fiorentini seconda generazione

(fonti delle ricerche: “L’arte italiana” di Mario Salmi).

Alessio Baldovinetti

Alessio Baldovinetti (1425-1499) può essere considerato il continuatore di Domenico Veneziano.

Di questi sente soprattutto il valore del disegno e della linea, un po’ meno il luminismo costruttivo.

Con questa tendenza, che col passare del tempo si rafforza, Alessio Baldovinetti si collega ad Andrea del Castagno.

La sua vasta visione prospettico-spaziale richiama Piero della Francesca, ma la sua ricerca si orienta verso effetti psicologici di più tranquille pulsioni

Antonio del Pollaiolo

Antonio del Pollaiolo lo incontriamo facilmente nella strada maestra del plasticismo fiorentino.

Nella pittura si avvicina molto ad Andrea del Castagno: come questi incrudisce la forma intensificando il movimento.

Oltretutto vi è in lui un forte dinamismo nella linea, decisa e scattante, che lo porta verso l’incisione.

Il suo aiutante più vicino è il fratello Piero, nel quale si rileva una struttura più attenuata ed un movimento meno sostanziale, che si evidenziano nella “Incoronazione della Vergine” (1483) nella Collegiata di San Gimignano.

Verrocchio

Dalla pittura del Verrocchio non appare alcun evidente influsso del Baldovinetti: il tratto energico ed il segno incisivo che si riscontrano nel “Battesimo” (1470, poi terminato da Leonardo. Attualmente agli Uffizi di Firenze) non hanno la tendenza al movimento concitante ed energico del Pollaiolo.

Egli cerca piuttosto l’eleganza, la vibrazione nelle forme e quindi la vitalità con la modulazione chiaroscurale.

Alla sua bottega vengono a formarsi discepoli come Leonardo, il Ghirlandaio, il Perugino, il Botticini, Simone e Francesco Ferrucci. Oltre che scultore e pittore, il Verrocchio è un esperto orafo.

Domenico Ghirlandaio

Domenico Ghirlandaio (1449-1494) si forma presso le botteghe del Verrocchio e del Baldovinetti.

Studia la pittura fiamminga e non si pone grandi problemi di stile nelle sue rappresentazioni figurative.

Esperto nel ritratto, ha immortalato i personaggi fiorentini più celebri dell’epoca.

Ha avuto nella sua bottega il giovane Michelangelo Buonarroti. Un accostamento ai pittori fiamminghi si può fare con la sua Natività della Cappella Sassetti(1485), dove i pastori ripetono quelli nella Pala Portinari (Uffizi) di Hugo van der Goes.

Alessandro Filipei (Botticelli)

Alessandro Filipei, ovvero il Botticelli (1444-1510) è un pittore di elevata statura.

Parte dallo stile di Filippo Lippi, dove il tratto assume valenze liriche; gli conferisce un significato più alto e deciso, quindi esprime il suo animo nobile e sensibile attraverso una modulata ritmica delle figure.

Il Botticelli è anche un grande frescante: si ricordano gli affreschi della Sistina (1481-1482)con il Mosè e le figlie di Ietro, il Sacrificio del lebbroso, La distruzione di Cora, Datan e Abiron.

Lorenzo Credi

Lorenzo Credi (1459-1537)allievo insieme a Leonardo nella bottega del Verrocchio.

Agli inizi è influenzato dal suo grande condiscepolo, ma in seguito prende una strada che lo porta alla realizzazione di dolci Madonne (Galleria Nazionale di Londra e Galleria Sabauda di Torino), Madonne e santi, e Pale d’altare.

Piero di Cosimo

Piero di Cosimo (1462-1521) è allievo di Cosimo Rosselli, subisce particolarmente gli influssi del Verrocchio e di Leonardo, oltre quelli del Credi, del Pinturicchio, del Signorelli e dei pittori fiamminghi.

Soltanto in qualche pala d’altare riesce ad esprimere il proprio stile: “Madonna dei santi” della Galleria degl’Innocenti e “Concezione” agli Uffizi.

Filippino Lippi

  • Filippino Lippi (1457-1504) fin dalla tenera età viene affidato al grande Botticelli. Inizia a dipingere da giovane, proprio sullo stile botticelliano con Madonne diafane.

  • Con il passare del tempo acquisisce uno stile più autonomo, specialmente nell’affresco, dove ostenta libertà e grande vitalità.

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