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Nasce l’espressionismo nella pittura classica

Nel periodo tra il 420 ed il 400 a. C. la pittura classica dell’arte vascolare è soggetta a grandi cambiamenti. Le scene si fanno più ampie e vive, le figure più animate ed allo stesso tempo più eleganti, e le forme femminili diventano oltre che più aggraziate, più intime ed amabili.

La ricerca si spinge sempre più sul profondo conquistando mete altissime nell’espressione degli stati d’animo. La plasticità è già una realtà consolidata e va oltre la regione attica, spingendosi anche nel meridione della nostra penisola, dove l’arte vascolare esprime lo spirito che ormai si è diffuso in buona parte del bacino del Mediterraneo. I nostri artisti, integrano questo spirito, con la loro cultura e tradizione creando un prodotto pregevole ed originale.

Prima del 420 a. C., la decorazione della ceramica, pur già affermata nella policromia, salvo rare eccezioni, non riusciva a conquistare l’importanza  che aveva la grande pittura della stessa epoca, come ci tramandano alcuni antichi autorevoli scrittori.

Movimento ed atteggiamenti di dinamicità erano presenti in alcune opere ma non riuscivano ad eguagliare quelli della pittura murale. Tuttavia qualche sporadico reperto  che è arrivato ai nostri giorni, come la stele funeraria di Tebe dipinta dal pittore Mnason, ci mostra, nonostante la sua colorazione oggi completamente assente, che l’incisione di un disegno molto dettagliato sul supporto di pietra, conserva tutte le sue caratteristiche originarie, tra le quali non mancano vivacità e movimento.

Il guerriero è raffigurato in atteggiamento dinamico, pronto ad attaccare ed a difendersi allo stesso tempo. Il suo corpo è ben equilibrato ed i piedi, che poggiano saldamente sul terreno, danno un senso di sicura stabilità, mentre lo svolazzamento delle vesti ci dà un’idea del momento di trepidazione.

Stele funeraria del pittore Mnason (Tebe)
Stele funeraria del pittore Mnason (Tebe)

Altre opere che hanno molte similitudini nel tratto del disegno di Mnason sono quelle della decorazione della Lekythos araballica (Museo Nazionale di Napoli) e della coppa con Teseo che uccide il Minotauro (Madrid), entrambe decorate da Esone.

Lekythos ariballica di Esone (particolare) con combattimento di guerrieri greci con amazzoni (Museo Nazionale di Napoli
Coppa di Esone (particolare) con Teseo che vittorioso sul Minotauro (Madrid)

Ben osservando la lekythos ariballica si nota che la composizione delle figure (guerrieri greci ed amazzoni) hanno la stessa dinamicità e gli atteggiamenti delle figure di Mnason. Nei personaggi, la muscolatura dell’intero corpo in tensione, indica prontezza di riflessi e scatto. Notasi nella coppa di Esone (coppa di Madrid) la dinamicità di Teseo nell’atto di trascinare il Minotauro. I piedi sono saldamente ancorati al suolo, la gamba sinistra spinge con vigore in senso obliquo sul terreno equilibrando la forza del braccio che trascina il Minotauro. Il tronco (visto in tre quarti, quasi frontale) è arcuato e la muscolatura è rigonfiata, specialmente il petto che viene decisamente pronunciato, mentre la spada che tiene in pugno sembra essere pronta ad entrare in azione in qualsiasi momento, data la decisa presa con mano destra.

Se si pensa che le figure sono a tinta unica (rosso), realizzate quindi senza una tecnica pittorica policromica, questo è il massimo che un artista può raggiungere senza entrare nella gonfiezza.

Le opere di Esone risentono comunque in misura maggiore l’influenza della grande Pittura. L’artista, pur rispettando la tradizione vascolare dei piani sovrapposti, conferisce alle figure una nuova e viva forma di movimento, come testimonia la lekythos ariballica di Napoli, dove, come sopra riportato, sono presenti scene di violenti combattimenti tra amazzoni e guerrieri greci.

Un movimento che richiama decisamente il Fidia pittore (490-430), in cui le figure rappresentate in una sua Amazzonomachia (andata distrutta ma parzialmente riprodotta nello scudo di Strangford), hanno atteggiamenti di scatto, violenza e una generica ed energica dinamicità.

Aristofane: Particolare della coppa con Eracle, Nesso e Deianira (Museum of Fine Arts of Boston)

Anche nelle opere del pittore Aristofane si respira la solita atmosfera e non mancano alcune figure con atteggiamenti scenografici, enfatizzati a tal punto da sfiorare il grottesco, che esprimono profondi stati d’animo.

Certamente Aristofane, come Esone, si ispira alle tecniche e soprattutto alle tematiche della grande pittura: le sue composizioni sono però di una vastità tale da essere male contenute nei piccoli supporti offerti dalle varie forme d’arte della ceramica, mentre le figure, situate nei vari piani, vengono sovrapposte le une alle altre.

L’idea della prospettiva, come la intendiamo noi è completamente assente, ed è data proprio da quelle figure che con la loro sovrapposizione risultano essere collocate su piani diversi, nonostante le loro non variabili dimensioni, che dovrebbero invece essere diverse nei vari piani.

Aristofane: Particolare della coppa con Eracle, Nesso e Deianira (Museum of Fine Arts of Boston)

 Nel particolare della coppa di Aristofane (quella situata a sinistra), si noti l’atteggiamento dinamico di Eracle che con una mano afferra la testa di Nesso e con l’altra è pronto a colpirlo con il bastone tenuto saldamente in pugno. Tutta la sua muscolatura è rigonfia, e questo sta ad indicare stabilità, prontezza e scatto. Nesso, visibilmente stanco e sofferente, riesce a malapena a tenere Deianira fra le braccia, che ormai sembra sfuggirgli dalle mani mentre tende il braccio verso il suo salvatore. Si faccia particolare attenzione agli atteggiamenti ed alla espressività delle tre figure: in Eracle si evidenzia sicurezza, solidità e dinamicità; in Nesso si rileva impotenza, sofferenza e mancanza di equilibrio, mentre in Deianira, pur essendo ancora preda di quest’ultimo, si evidenzia tanta serenità ed armonia, grazie ad un movimento ormai del tutto indipendente da quello del suo rapitore.

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All’indice periodo classico: introduzione

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