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Storie dei santi Padri (Storie dei santi eremiti) di Paolo Uccello

Paolo Uccello: Storie dei santi Padri

Paolo Uccello: Storie dei santi Padri, (Storie dei santi eremiti), chiostro della basilica di San Miniato al Monte. Particolare dell’angelo cm. 35,5 x 29 (parete est).
Paolo Uccello: Storie dei santi Padri, (Storie dei santi eremiti), chiostro della basilica di San Miniato al Monte. Particolare dell’angelo cm. 35,5 x 29 (parete est).

Opera precedente

Sull’opera: le “Storie dei santi Padri, (Storie dei santi eremiti)” appartengono a un ciclo di affreschi di Paolo Uccello, realizzati intorno al 1439 (altre fonti riportano un periodo dal 1447 al 1454) nel chiostro della basilica di San Miniato al Monte, ove attualmente sono custoditi. 

Descrizione e storia degli affreschi

 Il ciclo pittorico in esame, frammentario e in stato di pessima conservazione, riguarda sostanzialmente due pareti del loggiato superiore del chiostro: lato est e lato sud. I dipinti furono purtroppo ricoperti verso la fine del Seicento e l’inizio del del Settecento da un consistente strato d’intonaco.

Le raffigurazioni furono in parte riportate alla luce dal Marangoni nel 1925, che  a distanza di cinque anni li pubblicò riferendoli all’artista ed al periodo prima delle “Storie di Noè”.

Il Salmi nel 1950 riusciva a pubblicare altri frammenti d’affresco ricomparsi nel 1943. Nella pubblicazione lo studioso integrò il suo saggio con i rilievi dell’architetto Baldaccini, che consentirono una più completa ricostruzione delle narrazioni.

Nel 1969 furono riportate alla luce anche alcune sinopie, che certamente arrecarono eccezionali contributi alla interpretazione della personalità di Paolo Uccello.

Fu rinvenuta, sul lato sud del loggiato, anche la parte superiore delle storie, il cui motivo architettonico – nel suo complesso – concludeva con archi nicchiati gli stessi episodi, dando una ritmica spartizione dei singoli affreschi.

Altri frammenti delle “Storie” furono riportati alla luce sulla testata ovest, a destra ed a sinistra della porta: elementi con figure e costruzioni riprese in prospettiva. Anche queste ultime scoperte furono sottoposte a restauro.

II complesso pittorico è ricordato dalle antiche fonti della storia dell’arte: Albertini [1510], Billi [1516-30], Anonimo Magliabechiano [1537-42], Vasari nella ed. del 1568, dove attestava che Paolo Uccello: “…. Lavorò anco in S. Miniato fuor di Fiorenza. In un chiostro, di verdeterra ed in parte colorito, le vite dei Santi Padri, nelle quali osservò molto l’unione di fare d’un solo colore, come si deono, le storie; perché fece i campi azzurri, le città di color rosso, e gli edifici variati secondo che gli parve: ed in questo mancò, perché le cose che si tingono di pietra non possono e non deono essere tinte d’altro colore”.

Le immagini degli affreschi

Particolare dell’angelo  cm. 35,5 x 29 (parete est).

Particolare del santo inginocchiato davanti ad una costruzione bianca (parete est).

Particolare del monaco seduto a cui si accosta una figura indistinta (parete est).

Piccolo riquadro di una fascia della parete est (tre riquadri per storia).

Ubicazioni delle scene

Parete est:

Misure dei lunettoni, cm 240 x 340; misure della fascia dipinta cm. 130 x 1850.

Viene raffigurato (da sinistra verso destra):

  • un santo genuflesso di fronte a un edificio bianco ripreso in prospettiva, con accanto un gruppo di personaggi indistinguibili;

  • un frammento con una testa di monaco;

  • un monaco inginocchiato un tavolo, dal pessimo stato di conservazione;

  • un monaco con la barba inginocchiato che reca un teschio, e, vicino ad esso, un angelo; sotto è riportata la scritta: “APAREN(DOGLI) L’ANGELO, ORANDO. VINSE, PE(RF)ETAMENTE. (L’)ACIDIA”;

  • un monaco seduto, cui si accosta una figura, indistinguibile, che porge una bacinella;

  • un monaco seduto in ambiente con colline;

  • San Benedetto, seduto presso il muro di una chiesa, in atto di ordinare a un personaggio, a destra, di sbarazzarsi del vino avvelenato che si trova nella sua anfora.

In origine le storie raffigurate sarebbero dovute essere, secondo Mario Salmi, in numero di nove, e suddivise da pilastri.

La critica attribuisce concordemente la parete a Paolo Uccello, con una cronologia che si aggira intorno al 1439-1440. Il Boeck (1939) l’anticipa al 1425, mentre il Sindona (1957) al 1430; altre fonti (Wikipedia) indicano cronologie assai più tarde (1447-54).

Parete sud:

Dimensioni: cm. 130 x 350 e  130 x 230.

Pochi sono i dipinti riportati alla luce su questa parete:

  • un ragazzo in piedi a gambe divaricate e braccia levate, vestito con un abito secolare;

  • l’apparizione dell’Eterno, attorniato da cherubini, e san Benedetto che prega inginocchiato presso una grotta;

  • un affresco del Buontalenti, del 1547, al centro della parete; solo nella parte terminale risulta di nuovo visibile la superficie pittorica più antico, con due storie;

  • un monaco in atto di entrare nel convento;

  • un monaco in orazione in un ambiente paesistico montuoso.

Generalmente le raffigurazioni della parete sono riferite unanimemente a collaboratori di Paolo Uccello. Il Boeck (1939) ed il Sindona (1957), invece, ipotizzano la mano del Maestro.

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