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Arte Italica

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Nella nostra penisola, una molteplicità di popolazioni con lingue differenti tra loro, si sviluppa durante il I millennio a.C., dando origine a civiltà molto complesse. Tra le diverse tradizioni artistico-culturali della popolazione italica spiccano, in ordine di tempo, quelle degli Etruschi e successivamente quelle romane, entrambe con caratteristiche tutte proprie, sin dal periodo repubblicano.

Sebbene il territorio dell’Italia sia sottoposto ad un peso demografico enorme e ad un dinamismo industriale spinto al limite delle possibilità umane, la cultura italica ci lascia testimonianze di una protostoria che parte dal II millennio a.C., nella quale si individuano le basi delle nostre odierne tradizioni regionali.

Tra i vari ed intensi raggruppamenti di gente, sparsi da occidente ad oriente, nella parte settentrionale dell’Italia emergono i Liguri, i Protocelti ed i Veneti, mentre nella parte centrale, gli Etruschi,  e più precisamente, limitatamente a questo determinato periodo storico, i Villanoviani. A sud della Toscana domina la civiltà Latina  alla quale si deve l’origine della città eterna. Scendendo verso il meridione d’Italia  e nelle isole, troviamo la caratteristica civiltà degli Elimi siciliani e quella dei Sardi. A tutte queste popolazioni si devono aggiungere quella Italiota corrispondente ai coloni ellenici della Magna Grecia, quella Siceliota nel suolo siciliano e quella Punica di origine fenicia in Sicilia e Sardegna. Da questa vasta straordinaria moltitudine di stirpi nasce e si sviluppa l’arte dell’età antica in Italia.

La popolazione italica

Nella eterogeneità delle popolazioni e delle articolazioni locali, ciò che accomuna la creazione artistica nella nostra penisola è la repentina intuizione del modello vivente e una ben marcata resa comunicativa. Primeggia l’esigenza della narrativa ad orientamento religioso, funerario e magico, che risulta palese nella decorazione dell’essere umano, nell’ornamento di oggetti sacri, nella ricerca accurata di combinazioni votive.

La caratteristica monumentale è testimoniata da varie opere pubbliche e dalla commemorazione funeraria di grandi personaggi dell’epoca. Ai piedi del Gargano e nella Sardegna dei nuraghi (torri in pietra), già verso la fine dell’età del bronzo, viene praticata la tecnica scultorea su pietra.

Tutta la parte sud dell’Italia è popolata in questo periodo dai Micenei, che introducono e diffondono un nuovo metodo per il trattamento a freddo dell’argilla, in sostituzione degli impasti improvvisati e casuali. Il modo di decorare “dipingendo” ha inizio con il protogeometrico iapigio (o japigio, o enotrio-iapigio, intorno al 1000 a.C. che interessa tutta la zona pugliese, la Lucania ed aree ad esse adiacenti dell’attuale Campania orientale, Molise e Calabria settentrionale). Di qui l’enotrio della Basilicata fino ad arrivare alle coste tirreniche.

Nell’età orientalizzante ed arcaica (VII-VI secolo a.C.) il traffico culturale aumenta di intensità in tutta la penisola attraverso le normali vie di comunicazione,  vallate e valichi appenninici, o su nuove vie come la strada che costeggia gran parte dell’Adriatico e le rotte marittime locali. Dal geometrico iapigio, i Micenei,  attingono un deciso e netto schema decorativo, nel campo della ceramica, resistente agli agenti atmosferici e al tempo.

Nella Peucezia, le celebri tombe principesche di Conversano e Noicattaro lasciano capire l’accumulo delle raccolte di beni artistici di valore più che l’autonomo rimaneggiamento. I Messapi, in un saldo rapporto di scambi culturali con gli artisti greci, incominciano ad imitare fedelmente le immagini scure (generalmente nere) nella ceramica, assimilano le loro religioni e realizzano strutture architettoniche monumentali.

La Campania è fortemente influenzata dalla cultura etrusca, a causa del predominio di quella popolazione, che si spinge fino alla valle del Sele. Intorno alla fine del VI secolo a.C., nelle zone dell’entroterra meridionale, ha origine e rimane punto di diffusione il procedimento ellenico con le coperture in terracotta con sime e antefisse figurate, insieme alla ceroplastica votiva.

Cuma ha una pesantissima influenza in tutto il meridione, raggiungendo perfino le zone di Roma. Sotto il dominio dei Sanniti, iniziato nel 423 a.C., Capua inizia a produrre un caratteristico tipo di scultura su tufo, mentre Chiusi con gli etruschi lavora il calcare. Le sculture votive in terracotta, soprattutto quelle raffiguranti i busti, testimoniano un sincero naturalismo: l’effetto luce è lo studio del momento caratterizzante, stimolo vitale nella definizione del movimento e di un linguaggio interiore. Nel 400 a.C. i Lucani conquistano Paestum (Posidonia) e da questo periodo incomincia a prendere forza la pittura a carattere funerario che si diffonderà a partire dal 273 a.C.: la Macedonia si mette in vista con la famosa tomba da Adenochori.

Le opere pittoriche rimanevano in esposizione per tutto il tempo del rito funerario, ed illustravano gli aspetti più importanti: oblazioni, musiche e spettacoli. Con il fondo generalmente in bianco, e l’aggiunta del rosso, giallo e nero, si sfiorano il limiti del tetracromismo, tanto ritenuto importante da Apelle, al tempo in cui aumentavano considerevolmente le decorazioni pittoriche delle tombe. Sporadicamente appare l’azzurro (colore che insieme agli altri completa il vero tetracromismo) e il verde. Il colore viene steso in modo naturale su uno strato di calce applicato in precedenza sul travertino: uno strappo alla regola ellenica che caratterizza queste opere rustiche, una scelta di autenticità rispetto alla convenzione di imitare con lo stucco i vari tipi di marmo che fanno da supporto per la pittura. Dall’Etruria e dalle zone falische viene diffuso in tutta la Sabina uno stile animalistico con particolari raffigurazioni di mostri creati dalla fantasia, che ha una forte influenza anche al di là dell’Appennino. La zona umbra già dal V secolo a.C. incrementa fortemente la produzione di minuscoli bronzi, raffiguranti divinità in atto di guerra, snellite spesso esageratamente fino a raggiungere la deformazione. Mentre in tutta la penisola italiana si accolgono, attraverso le varietà regionali, schemi figurativi tra loro collegati, nell’isola siciliana le opere dei Siculi e degli Elimi si devono confrontare in modo del tutto autonomo con quelle dei Greci e Punici, prendendo precocemente forme monumentali per gli edifici e luoghi di culto. Il periodo che segue è, in ogni zona, influenzato dalle rivoluzioni ellenistiche.

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