Riassunto della Storia dell’arte italiana: dalla preistoria al periodo romanico

Storia dell’arte italiana

Rapido riassunto della Storia dell’arte italiana 

Pagine correlate: Nascita della pittura italiana

Questo articolo è soltanto una breve sintesi perciò per approfondimenti andare alla pagina Arte dalla preistoria al Romanico.

Viene perciò riassunta schematicamente l’arte nei vari periodi italiani: Arte preistorica, arte nell’Impero romano, arte nella Magna Grecia e Sicilia, arte etrusca e romana, arte paleocristiana, bizantina, longobarda, arte dell’alto medioevo, arte longobarda e arte romanica.

Arte italiana nella preistoria

L’arte della preistoria è l’espressione artistica di un lunghissimo periodo. Si parla addirittura della durata di circa un milione di anni, fino a che non fu introdotta la scrittura.

Le più lontane testimonianze di quest’arte, pervenute ai nostri giorni, hanno un massimo di trentamila anni e si riferiscono al periodo all’era Paleolitica.

Anche in Italia esistono tracce assai remote. Nella primissima fase dell’arte italiana fiorirono diverse culture, tra cui ricordiamo quelle della Valcamonica, quella villanoviana (prima età del ferro – Italia centrale tirrenica), quella dei Piceni (dal IX al III secolo a.C. – Italia centrosettentrionale adriatica) e quella dei Sanniti (Italia centromeridionale).

L’importante sviluppo nel periodo dell’Impero romano

L’arte italiana si sviluppò nella nostra penisola e prese forza nel periodo imperiale romano, tanto che in poco tempo l’Italia divenne la culla della cultura artistica europea. Infatti è proprio grazie ai nostri artisti che nacque quell’omogeneo linguaggio espressivo, diffusosi in poco tempo su tutto il nostro continente, influenzando anche le rimanenti coste mediterranee.

Nel corso della Storia dell’arte, in diversi periodi, le nostre creazioni artistiche portarono l’Italia all’avanguardia nell’intera Europa.

La Magna Grecia e la Sicilia

La Magna Grecia (coste meridionali italiche, comprese alcune zone siciliane) e la Sicilia furono i luoghi più attivi nel mondo artistico dell’antica Grecia.

Tempio di Selinute, conosciuto anche come Tempio di Era
Tempio (greco di ordine dorico) di Selinute, conosciuto anche come Tempio di Era,

Tra le testimonianze più significative ricordiamo i templi di Selinunte, quelli di Agrigento e Paestum, nonché i monumenti di Siracusa. Quest’ultima città, nei vari periodi, è quella che più rispecchiò l’arte greca.

La civiltà etrusca

L’arte etrusca comprende tra le proprie creazioni capolavori in terracotta, in bucchero e bronzo, nonché pitture d’affresco.

Le creazioni etrusche secondo la maggior parte degli studiosi di Storia dell’arte sono la più alta espressione culturale pre-romana della nostra penisola.

Notevoli furono gli scambi artistico-culturali con la Magna Grecia, che dettero la spinta decisiva allo sviluppo della nascente arte romana.

L’arte degli antichi romani

L’arte di Roma (arte di Roma, arte di Roma imperiale, arte di Roma cristiana) fino alle guerre puniche si sviluppò configurandosi in un modo del tutto autonomo.

Più tardi – grazie alla conquista delle zone meridionali italiane, comprese quelle della Magna Grecia e della stessa Grecia – l’arte italiana iniziò a subire le influenze ellenistiche, arricchendosi di nuova linfa vitale. Per tale ragione gli artisti romani vengono considerati dagli studiosi di Storia dell’arte come i proseguitori del classicismo ellenistico.

Tuttavia si riscontrano notevoli differenze con l’arte dell’antica Grecia, soprattutto divergenze di struttura basilare.

Anche l’Architettura ebbe un notevole sviluppo subendo una straordinaria spinta sulle delle tecniche costruttive, spinta che permise la creazione di imponenti monumenti e grandiose costruzioni.

Scultura e pittura, come già sopra accennato, si ispirarono all’arte greca ma il mantenimento dei concetti basilari italici permisero, insieme ai nuovi apporti ellenistici, lo sviluppo di inedite forme artistiche, tra cui ricordiamo il ritratto ed il rilievo storico.

L’arte dell’epoca romana la troviamo sparsa su tutto il nostro territorio, con tesori artistici di inestimabile valore. Tra questi, ovviamente, non possiamo non ricordare quelli della stessa Roma.

È doveroso però citare anche altre importantissime città come Verona, Benevento, Brescia, Tivoli, Palestrina, nonché quelle sepolte nel 79 dalla lava del Vesuvio: Pompei, Ercolano e Stabia.

L’arte romana nel corso del suo ultimo periodo subì pesantemente le influenze delle correnti provinciali e plebee, che si riscontrarono anche nei monumenti ufficiali. Questi ultimi, infatti, erano caratterizzati da semplificazioni e convenzioni di tipo antinaturalistico: un proseguimento artistico che rifiutò definitivamente lo stile ellenistico.

È questo il periodo in cui si aprirono le porte all’arte paleocristiana e medievale.

Arte paleocristiana

Il termine “paleocristiana” (riferito all’arte) indica l’arte della prima dell’era cristiana: le testimonianze più importanti generalmente risalgono Duecento-Trecento.

Dopo questo periodo nacquero e si svilupparono singoli centri artistici, tra cui ricordiamo quello dell’arte bizantina e ravennate.

L’arte paleocristiana appartiene, comunque, al periodo della Roma imperiale ma raggiunse il suo più alto livello espressivo intorno ai primi decenni del Trecento. Subì un lungo rallentamento per poi prendere forza sempre più crescente durante tutto il Cinquecento.  Agli inizi del 600, in coincidenza della morte di papa Gregorio I (604), incominciò ad assopirsi.

Sin dai primissimi sviluppi dell’arte paleocristiana, l’ideale cristiano che ancora assumeva le forme artistiche della tarda antichità, passò a questo nuovo stile.
Tuttavia, sempre in riferimento al primo periodo, una la vera e propria iconografia cristiana stentava a svilupparsi se non in accordo con la riflessione teologica.

Basilica di S. Pietro
Vista frontale della Basilica di S. Pietro

Nel periodo paleocristiano furono innalzate a Roma imponenti costruzioni, tra cui ricordiamo le basiliche di San Giovanni in Laterano e di San Pietro. Altre notevoli testimonianze si trovano nelle catacombe di Roma.

All’epoca del vescovo Ambrogio anche Milano fu un centro centro artistico-culturale di notevole importanza.

Tra Milano e Roma arrivano ai nostri giorni importanti testimonianze, tra cui ricordiamo i resti di una basilica paleocristiana ad Aquilea.

Arte bizantina

Il nucleo centrale dell’arte bizantina in Italia rimane l’esarcato ravennate, fino al 751 governato dai greci e poi, dal 756, dalle autorità papali.

Le due basiliche di Ravenna (Basilica di San Vitale e Sant’Apollinare in Classe) furono restaurate con modelli stilistici romani, e le grandi ed imponenti costruzioni – realizzate a pianta centrale – furono ispirate al Pantheon di Roma.

Subito dopo la caduta dell’Impero romano d’Occidente, la parte d’Oriente – con capitale Costantinopoli – continuò per molti altri secoli fino al 1453.

Gli artisti bizantini operarono nella nostra penisola. Il loro linguaggio creativo continuò ad influenzare significativamente l’arte italiana fino a tutto l’Ottocento.

Ravenna fu capitale d’Italia dal periodo di Aelia Galla Placidia (390/450) a quello di Giustiniano (565 anno della sua morte)

La basilica di Sant’Apollinare in Classe e quella di San Vitale, come altre significative costruzioni, offrono alla vista mosaici di alto valore.

Purtroppo gran parte delle opere costantinopolitane andarono distrutte dal rifiuto iconoclasta dell’IX secolo.

Anche da Roma arrivano ai nostri giorni importanti resti di arte bizantina (Santa Maria Antiqua e Santa Prassede).

Nel periodo tra il IX ed il XIII secolo furono realizzate molte altre opere architettoniche, tra cui spiccano la Cattolica (pianta centrale e 5 cupolette) a Stilo in Calabria e la basilica di San Marco a Venezia.

Arte longobarda

L’arte longobarda si diffuse in Italia intorno alla fine del VI secolo, partendo dai territori conquistati dagli stessi Longobardi.

Le zone sotto il loro dominio furono quelle della Lombardia, Friuli, Toscana, Campania e Umbria, dove ancora oggi possiamo visitare importantissime opere. Tra queste ricordiamo il tempietto di Santa Maria a Cividale di Udine, realizzato nell’VIII secolo, ed altre importanti creazioni integrative (capitelli e colonne) in edifici già esistenti.

L’arte longobarda si concentrò soprattutto nel settore dell’oreficeria, a cui si legava una raffinata lavorazione di materiali preziosi quali oro e argento, avorio, nonché la fabbricazione di pietre dure colorate con l’impiego di paste vitree. I migliori esempi si possono ammirare al Museo Serpero di Monza.

I Longobardi eccelsero anche nell’artigianato influenzando il settore tessile e, addirittura, la lavorazione delle armi che venivano integrate con ricche decorazioni.

Sono inoltre arrivate ai nostri giorni diverse sculture in pietra realizzate nell’ultimo periodo longobardo. Tra queste ricordiamo l’Altare del duca Ratchis (intorno metà dell’VIII secolo, Museo cristiano di Cividale del Friuli) ed il sarcofago di Teodora a Pavia (intorno al 720), entrambi raffiguranti scene del Nuovo Testamento.

L’arte longobarda del Nord Italia

Nel nord Italia l’influenza di questo linguaggio artistico ebbe termine verso la fine dell’VIII secolo in seguito alla sconfitta dei longobardi ad opera di Carlo Magno. Nel sud, invece, cessò intorno all’XI secolo.

Quella dei longobardi fu la cultura barbarica che regnò più a lungo nella nostra penisola e che lasciò segni profondi nella cultura locale. Come capitale scelsero Pavia ma da questa città provengono rare testimonianze architettoniche.

Più consistenti, invece, sono le costruzioni di Cividale del Friuli, che comprendono il “tempietto Longobardo”, e quelle a sud di Sant’Angelo in Formis e Benevento.

In Lombardia possiamo ancora ammirare gli stucchi della Basilica di San Salvatore a Brescia, una delle più significative architetture religiose dell’alto medioevo ancora in piedi dentro il complesso monumentale di Santa Giulia.

Sempre dalla Lombardia arrivano ai nostri giorni gli affreschi di Castelseprio. Tuttavia di questi ultimi c’è il dubbio che possano anche essere di origine bizantina.

Arte dell’alto Medioevo

Nel Medioevo, già abbastanza inoltrato, a Montecassino iniziò a prendere forza il monachesimo benedettino.

Nella chiesa di San Procolo a Naturno ed in quella di San Benedetto a Malles –  entrambe nell’arco alpino –  si possono ancora ammirare alcuni resti di affreschi.

Delle raffigurazioni pittoriche in abbazie ubicate altrove, in seguito alle successive ricostruzioni, sono rimaste scarsissime testimonianze.

Arte romanica

San Matteo battezza Fulvano re d’Etiopia: l’apostolo ucciso (basilica di San Marco, Venezia)
San Matteo battezza Fulvano re d’Etiopia: l’apostolo ucciso (basilica di San Marco, Venezia)

Lo sviluppo dell’arte romanica in Italia è dovuto grazie alla sua riacquistata mobilità ed alla migliore situazione economica, nonché alle buone condizioni climatiche per l’ottima posizione geografica.

L’arte romanica interessò la maggior parte del continente europeo in maniera piuttosto omogenea.

In Italia i centri più significativi dell’arte romanica furono le zone lombarde ed emiliane, le quali influenzarono un vasto raggio, spingendosi ben oltre i loro territori. Tra le opere più significative spiccano la basilica di San Michele Maggiore a Pavia ed il Duomo di Modena.

In Toscana i centri più importanti furono Firenze e Pisa. La prima, con quell’arte romanica tendente al “classico”, creò le premesse per spianare la strada al Rinascimento. L’altra diffuse il proprio modo di fare arte anche oltre i confini (Corsica e Sardegna).

Nel meridione l’arte romanica prosperò soprattutto nel territorio pugliese. Qui vi si riscontrano, però, influenze di correnti abbastanza differenziate, anche quelle provenienti da fuori confine italiano.

Per approfondimenti sull’arte romanica: l’arte romanica nelle chiesela pittura romanica nelle chiese italianela pittura romanica nella basilica di S. Marco.

Continua nella pagina successiva con il Riassunto della storia dell’arte italiana: dal Gotico al Realismo

Scavi archeologici di Pompei: un viaggio nel tempo

Un viaggio nel tempo … che sembra attuale

Pompei - Litografia del 1850 degli scavi
Pompei – Litografia del 1850 degli scavi

Scavi archeologici di Pompei: la particolarità di Pompei è che offre la possibilità di passeggiare in un luogo che sembra quasi abbandonato da poche ore dai suoi abitanti.

La vita è infatti stata interrotta all’improvviso ed è stata come bloccata nel tempo, sigillata dagli strati di cenere e lapilli, rimanendo intatta fino ad oggi.

Non è difficile immaginare i pompeiani rilassarsi nell’acqua calda delle terme, pregare nei templi o semplicemente svolgere la loro vita quotidiana dentro e fuori i numerosi edifici, case e ville della città.

Gli scavi archeologici di Pompei sono un posto unico nel suo genere dove è possibile fare un vero e proprio viaggio nel tempo e nella cultura.

Scavi di Pompei - Via della Abbondanza
Scavi di Pompei – Via della Abbondanza

In certi casi assume un’atmosfera quasi esoterica, soprattutto di notte sotto la blanda luce della luna.

Pompei sorge su un pianoro formato da una colata di lava di un vulcano di epoca preistorica.

È interessante infatti notare che, grazie agli studi di vulcanologi e geologi, si è scoperto che all’epoca della tragedia di Pompei la montagna del Vesuvio non esisteva ma si è formata dopo l’eruzione del 79 d.C che ha travolto Pompei, Ercolano, Oplontis e Stabia. Prima di quest’ultima c’era solo una cresta (la base del cratere del vulcano preistorico) che era il Monte Somma chiamato dai Romani “Vesuvius“, da cui deriva appunto il nome del vulcano.

I primi scavi pompeiani risalgono al 1748 per volere di Carlo III di Borbone.

Controversie sulla data dell’eruzione

La data della tragedia è ufficialmente il 24 agosto del 79 d.C ma i ricercatori hanno raccolto vari indizi che suggerirebbero la data del 24 ottobre del 79 d.C. Il primo di questi è l’esistenza di varie copie della lettera di Plinio il Giovane a Tacito (l’originale non esiste più) in cui racconta le vicende dell’eruzione e di come sia morto suo zio Plinio il Vecchio recandosi con le sue galee in aiuto dei pompeiani.

In una di queste copie si fa riferimento a 9 giorni prima delle calende (primo giorno di ogni mese secondo il calendario romano) di settembre (ci si riferisce quindi al 24 agosto) mentre in altre si fa riferimento a 9 giorni prima delle calende di novembre (quindi 24 ottobre).

Altri indizi che fanno credere più plausibile la data autunnale sono il ritrovamento di bracieri con all’interno cenere e carboni, quindi si presuppone facesse freddo; il ritrovamento di resti di prodotti tipicamente autunnali come castagne, noci essiccate, fichi essiccati, melagrane.

Un ulteriore indizio è dato dal ritrovamento in un’azienda agricola dell’epoca di giare sigillate in cui si faceva invecchiare il vino. Si presuppone quindi che la vendemmia fosse già compiuta.

I calchi in gesso

Pompei non è mai stata travolta dalla lava bensì da ceneri, lapilli, pomici e nebbie piroclastiche di centinaia di gradi che uccidevano all’istante.

Era possibile salvarsi solamente scappando subito, prima che lo strato di pomici crescesse al punto da rendere impossibile il passaggio dei carri.

Purtroppo chi ha creduto di rimanere al sicuro nelle proprie case ha avuto il destino segnato.

Una delle cose più emozionanti da vedere a Pompei sono proprio i calchi in gesso che hanno fissato le vittime della tragedia negli ultimi istanti di vita, mentre cercavano scampo sopraffatte dalla furia dell’eruzione.

Questa tecnica consiste nel versare gesso liquido nella cavità lasciata dal progressivo decomporsi del corpo e una volta solidificato ne riproduce la forma e le fattezze.

Grazie a questi si ricompone con immediatezza la tragedia che ha colpito la città, immortalando il dramma della morte. Nel giro di poche ore un’intera città è stata cancellata e con essa migliaia di persone.

Perché i Romani non hanno ricostruito Pompei

La città nel 62 d.C era stata devastata da un terremoto dovuto al progressivo risveglio del vulcano e al momento dell’eruzione si presentava come un cantiere aperto poiché molte delle case erano ancora in ricostruzione.

Quindi i Romani non ritenevano saggio investire ulteriori fondi. In più si aggiungeva il fattore della superstizione della terra maledetta dagli Dei. E infine il tempo ha fatto il resto finché Pompei non venne dimenticata.

Gli affreschi di Villa Dei Misteri

La Villa dei Misteri è una villa suburbana ubicata fuori dalle mura dell’antica città di Pompei ed una delle più visitate. È un esempio di commistione tra villa d’otium e villa rustica. All’interno si trova la Sala dei Misteri. Ad essa e agli affreschi che la ornano si deve il nome della costruzione.

Questo grande affresco in secondo stile pompeiano (decorazioni raffiguranti edifici realizzati non con lo stucco, ma col tratto pittorico, con sensibilità prospettica) rappresenta una scena di rito misterico, ovvero di iniziazione femminile al matrimonio, divisa in una serie di sequenze (anche se sono state fatte varie interpretazioni di questo ciclo pittorico).

É opera di un artista del luogo che ha dipinto i personaggi a grandezza naturale con una tecnica chiamata megalographia ispirata alla pittura greca. Visitare questa sala è particolarmente suggestivo poiché sembra quasi di essere circondati da persone reali e ritrovarsi nel bel mezzo del rituale.

Inoltre un recente restauro ha restituito agli affreschi i colori brillanti che potevano ammirare i Romani permettendoci ancora meglio di immergerci nell’atmosfera dell’antica sala.

Virginia Ciccariello

Arte della preistoria

Pagina correlata: arte rupestre

Arte della Preistoria

L’istinto umano è sempre andato alla ricerca del bello. Quello che abbiamo oggi, è lo stesso istinto che avevamo ai tempi della nascita dell’umanità, e non è assolutamente mutato. Una sola differenza: prima ne facevamo più uso, oggi invece … lo usiamo raramente  e senza neanche rendercene conto.

La prima domanda che ci viene spontanea prima di iniziare il meraviglioso cammino della storia dell’arte (in questo caso “frammenti di storia dell’arte”), è quella che riguarda la definizione stessa dell’arte: “Cos’è l’arte?” e poi “che significato ha per noi l’arte ?”  e poi ancora “l’arte nasce dalla razionalità o dall’istinto dell’uomo?”.

Alla prima domanda penso si possa rispondere semplicemente asserendo che l’arte è semplicemente “creatività” in qualsiasi campo, nella costruzione di edifici, di sculture, pitture, mobili, tessuti e tutto ciò che la mente possa immaginare. Ognuno di noi può essere un artista, fornito di un, più o meno grande, potenziale creativo.

Alla seconda domanda è più difficile rispondere, dal momento che ognuno di noi sente l’arte in modo diverso.

Dato che le opere d’arte sono perlopiù esposte nei musei, nelle gallerie, nei maestosi edifici, negli eleganti e ricchi salotti ……. possiamo rispondere con certezza soltanto ad una parte della domanda, ma se pensiamo allo scopo per cui sono nati certi capolavori che ci pervengono dall’antichità, ci accorgiamo che qualcosa non torna: certamente nell’età primordiale lo scopo di una nuova “creazione” non era la bellezza e l’armonia ma qualcos’altro che corrispondeva molto probabilmente alle effettive esigenze di organizzazione della vita di ogni giorno, di sopravvivenza, di culto ed anche di scaramanzia. C’era sicuramente la ricerca del bello, ma lo scopo non era proprio quello.

Alla terza domanda è ancora più difficile rispondere e si rientra in un dibattito che ha più o meno l’età della storia dell’arte: un eterno conflitto tra la razionalità e gli istinti provenienti dal profondo dell’anima. Una cosa però è certa: questi due fattori che si alternano continuamente, predominando l’uno sull’altro, rendono vivo ed alto il significato dell’arte [Dalle ricerche su effettuate su “La Storia dell’arte raccontata d Ernst Gombrich”, ed. Leonardo].

Non è semplice tracciare un quadro storico, con ogni precisa sfaccettatura, sulle origini dell’arte. Quello che conosciamo, in modo impreciso e frammentario, è che le prime rappresentazioni artistiche a noi prevenute risalgono forse a periodi assai vicini all’inizio della storia dell’umanità. Le popolazioni primitive, incominciarono, infatti, a riprodurre, anche se con semplici rappresentazioni simboliche e lontano da intenti artistici, una concettualità estetica-didascalica-narrativa o, come pare più evidente a molti studiosi di Storia dell’arte, unicamente come raffigurazione propiziatoria.

Dal Paleolitico superiore ci provengono, tramite graffiti o dipinti, raffigurazioni con scene di vita quotidiana, prevalentemente riferite alla caccia e, talvolta, episodi legati alla religione, o a tematiche agricole. Le rappresentazioni avevano come supporto pittorico le stesse rocce interne delle grotte: grazie alla protezione dalla luce, dagli agenti atmosferici e, lontane dalla portata di mano organizzazioni vandaliche, molte di queste preziosissime testimonianze sono giunte fino ai nostri giorni.

Per la realizzazione di graffiti, venivano impiegati rudimentali strumenti ricavati dalla pietra, mentre per le raffigurazioni coloristiche si usava una pittura ottenuta dalla mescolanza  di terre colorate con leganti quale il sangue e vari tipi di grasso animale. I colori venivano stesi direttamente con le mani, con bastoni e con rozzi pennelli di pelo di animale.

ARTE DELLA PREISTORIA

Cavallo, 15000-10000 a.C. nella caverna di Lascaux in Francia
Raffigurazione di un cavallo, 15000-10000 a.C. nella caverna di Lascaux in Francia

Per arte della preistoria si intende l’espressione artistica di un lunghissimo periodo, della durata di circa un milione di anni, e terminato con la scoperta della scrittura. Le più lontane testimonianze di arte preistorica finora portate alla luce hanno un massimo di trentamila anni ed appartengono perciò al Paleolitico.

Grotta di Lascaux in Francia
Grotta di Lascaux in Francia

L’uomo delle caverne sente la necessità di apporre marchi indelebili con segni convenzionali (e non) per rappresentare il mondo naturale in cui è immerso. Nasce così, nell’era detta paleolitica superiore, l’affascinante arte che prenderà la denominazione di “Arte rupestre”: con essa sono rappresentate figure di animali molto ben definite nei loro dettagli, di uomini ed anche di cose astratte, ancora oggi per noi indecifrabili (forse lo erano anche per gli stessi autori, attratti dal fascino dell’irreale). Misurati intagli con andamenti curvilinei, retti e dalle più svariate forme geometriche eseguite su legno e su osso, sculture su pietre precariamente preparate, su rudimentali ceramiche  e su altre cose alle quali era destinato il normale uso quotidiano, ci rivelano che l’indagine sulla bellezza è sempre esistita.

Manufatti dell'era preistorica
anufatti artistici risalenti all’Età della Pietra

La maggior parte dei beni artistici creati dall’uomo della preistoria s’è persa, perché purtroppo realizzata su supporti soggetti a consumarsi nel tempo, come ad esempio cortecce di alberi, legni di vario genere, pelli o fiancate rocciose esposte alle intemperie. Rimangono perciò pochi resti della lunga evoluzione dell’arte rupestre. L’elemento distintivo del periodo iniziale è il bisogno di marcare il dominio di una zona lasciando impronte con qualsiasi mezzo a disposizione, con le mani, i piedi ed anche i denti. Quando la caccia diviene l’occupazione dominante, alle impronte, seguono le incisioni realizzate con arnesi molto più funzionali: schegge ben lavorate di litio e scalpelli di selce. Anche le rappresentazioni con le pitture hanno il loro sviluppo e con il passare del tempo migliorano per le scoperte di nuovi procedimenti naturali, infatti gli uomini iniziano ad impiegare tinte sempre più variegate ricavate direttamente dalla natura come le terre, i vari tipi di carbone e gli estratti di erba.

Bisonte, 15000-10000 a.C. caverna di Altamura in Spagna
Bisonte, 15000-10000 a.C. caverna di Altamura in Spagna

L’arte dell’uomo primitivo prevalentemente cacciatore-pescatore appartenente al Paleolitico superiore deriva prevalentemente da incerte esigenze di tipo scaramantico: simboleggiando il duello con l’animale, esso pensa di garantirsi così l’esito positivo nella caccia (in questo senso poco o nulla è cambiato ai nostri tempi). Quando poi l’artista cacciatore, si trasformerà in coltivatore – nel Neolitico – scompariranno le tecniche e la cultura del gusto relative alla caccia e la sua concezione del mondo diverrà molto più statica: l’arte rupestre si ridurrà piano piano fino alla sua completa scomparsa per lasciare il posto alla scrittura ed alla rappresentazione figurativa su supporti non parietali ma mobili, preparati per tali scopi. L’espressione visuale dei capolavori rupestri arrivati a nostri giorni, si presenta come una forma di divulgazione del messaggio, che mette insieme il più pregiato archivio della storia della prima evoluzione dell’umanità. Purtroppo questi reperti sono pochi ed un’alta percentuale di essi risente fortemente l’effetto del tempo trascorso.

L’ordine cronologico delle date dei reperti artistici della preistoria è sempre stato oggetto di moltissime discussioni. Oggi esistono due diversi orientamenti relativi al metodo di assegnazione dei reperti artistici ai periodi della preistoria: il primo è legato alle tecniche di lavorazione che lentamente si sviluppavano nei secoli, mentre l’altro è legato ai vari stadi socioeconomici, che trasformandosi nel tempo, fanno cambiare anche i linguaggi ed i temi delle varie rappresentazioni artistiche. Queste rappresentazioni contengono generalmente figure di animali, figure umane, simboli ed ideogrammi, armi ed attrezzi, topografie, rappresentati in supporti mobili o parietali. Il soggetto “animale” è quello più rappresentato. Le opere preistoriche sono anche preziosissime testimonianze della fauna vivente in quel periodo.

Frammenti

  • L’arte considerata preistorica è quella appartenente a due lunghissimi periodi: il Preistorico, il Paleolitico fino ad arrivare all’età del bronzo

  • L’arte preistorica rappresenta prevalentemente la vita quotidiana

  • I primi prodotti d’arte che ci giungono appartengono all’età della pietra

  • L’arte preistorica paleolitica ha carattere magico e propiziatorio con tematiche che cercano collegamenti con  la divinità

  • Gli animali raffigurati sono prevalentemente quelli che danno la sussistenza alimentare e sono di utilità quotidiana.

  • Sono del Neolitico le costruzioni come i cromlech, i dolmen ed i menhir:

    • I menhir sono strutture tutte di un pezzo con un solo masso piantato verticalmente nel terreno

    • I dolmen hanno strutture di tre elementi, con due monoliti di sostegno piantati nel terreno ed uno di copertura,

    • I Cromlech hanno più strutture “composte”. Sono un insieme di costruzioni dolmen predisposti in circonferenza.

Arte rupestre

Pagine correlate: arte della preistoria – arte vascolare

Arte rupestre:

La varietà della forma, del tema e del linguaggio esiste certamente nell’arte rupestre. Possiamo dire con certezza che l’uomo ha sempre avuto dentro di sé tutte le forme di creatività che abbiamo oggi.

Glifo di uomo-uccello su pietra, Cultura litica che durerà fino al Medioevo (Isola di Pasqua)
Glifo di uomo-uccello su pietra, Cultura litica che durerà fino al Medioevo (Isola di Pasqua)

Molte sono le caratteristiche da prendere in considerazione nell’arte rupestre: le rappresentazioni delle figure umane sono sempre vaghe e generalizzate, salvo qualche rara personalizzazione, mentre le vedute paesaggistiche sono semplici e toccanti, con ambienti agresti arricchiti di vegetazione di vario genere.

Nella prima foto viene rappresentato, su supporto in pietra, un ornamento con la figura di un uomo -uccello.

Incisioni rupestri: vulve e falli XV-VIII millennio a.C:. fase dei cacciatori
Incisioni rupestri: vulve e falli XV-VIII millennio a.C:. fase dei cacciatori

Nella grande maggioranza delle opere rupestri ritrovate, gli enormi animali sono sempre raffigurati senza l’uomo, mentre quelli piccoli sono sempre accompagnati da presenze umane che variano di numero.

Nelle rappresentazioni arcaiche europee gli animali grandi sono spesso bisonti e cavalli, mentre in quelle africane elefanti e giraffe.

Impronte di mani sinistre (probabilmente di donna) positive e negative, X millennio a.C. Patagonia, Chubut, Pinturas
Impronte di mani sinistre (probabilmente di donna) positive e negative, X millennio a.C. Patagonia, Chubut, Pinturas

L’arte rupestre ha origine nel Paleolitico superiore. Nel continente africano, più a sud del deserto del Sahara, in Tanzania, sono custodite, in caverne di granito e in gallerie di arenaria o su pareti laviche lisce, pitture monocromatiche gialle, nere e graffiti dei cacciatori primitivi all’opera.

A queste sono sovrapposte altre opere in policromia appartenenti ad epoche posteriori: segni ideografici e pitture, segni impressi con le mani, figure umane sporadiche e di piccole dimensioni con enormi animali – generalmente in coppia – spesso elefante e giraffa.

Altre testimonianze di questa grande arte si trovano nel Nord-Africa, allora densamente popolata, con pitture e incisioni su pareti all’aperto, ai piedi di massicci (Tibesti, Tassili), oggi purtroppo perduti in vastissimi deserti.

Figura di animale e cacciatore con bovidi, cervi e stambecchi, VI-iV millennio a.C. Cueva de la Veja, Spagna
Figura di animale e cacciatore con bovidi, cervi e stambecchi, VI-iV millennio a.C. Cueva de la Veja, Spagna

L’arte parietale si trova nelle zone provviste di grotte ed altri tipi di ripari: aree della Francia, Portogallo, Romania,  Russia e pochissime in Italia. Si pensa che appartengano al Paleolitico superiore antico le rappresentazioni sessuali in linguaggio realistico e le sagome di animali intensamente incisi che si trovano a La Ferrassie, Castanet in Francia.

In questo tipo di pittura si impiegavano ocre di vario genere con gradazioni gialle, rosse, viola e nero di biossido di manganese, stemperati in grassi e stesi sui supporti impiegando dita, bastoncini ed anche pennelli rudimentali a pelo di animale.

Nel periodo “arcaico”  iniziale comparvero bassorilievi in cui le figure animali e quelle umane erano descritte rispettando precisi canoni di stile. Nelle Americhe, si trovano testimonianze a Seminoie Canyon nel Texas in grotte e ripari piene di impronte di mani “in negativo”.

Processione umana stilizzata (probabilmente officiante un rito), V-I millennio a.C. Fase dei cacciatori evoluti nella fase evoluta
Processione umana stilizzata (probabilmente officiante un rito), V-I millennio a.C. Fase dei cacciatori evoluti nella fase evoluta

In Africa, ai primi cacciatori seguirono coltivatori primitivi di frutti spontanei, con raffigurazioni umane nell’atto di danzare, alberi, frutti e tutto ciò che si trova natura.

La fase dei cacciatori comprendente tutta la loro evoluzione, durò in Africa, a sud del Sahara, dal 5000 al 1000 a.C. circa, ed utilizzò un linguaggio “realistico e dinamico”.

Erano preferiti quasi sempre gli elefanti abbinati alle capre, e le giraffe. In Europa, ed in particolar modo nel Levante della Spagna e in Italia, si sviluppò un linguaggio pittorico naturalistico e allo stesso tempo statico, rappresentando grossi animali di chiara provenienza africana.

Nella penisola scandinava ed in Siberia, agli animali ed alle figure umane si aggiunsero mezzi di trasporto fluviale. In Australia, le raffigurazioni con disegni di copulazioni idealizzate, erano legate al proseguimento dell’opera pittorica dei coltivatori arcaici. Nel Nord America è da segnalare lo stile di “Little Arm” nello Yukon.

Ideogrammi nelle incisioni rupestri (XII-V millennio a.C. Sud Australia
Ideogrammi nelle incisioni rupestri (XII-V millennio a.C. Sud Australia

L’arte parietale scomparve completamente quando finì la sua funzione di comunicazione, ma tutte le sue conoscenze ed i linguaggi espressivi si trasferirono nell”arte vascolare. In Sud Africa, le pitture si trovano in caverne, alte e sotterranee, dove dovevano essere sepolti i corpi dei cacciatori-coltivatori.

Nel Nord Africa, i graffiti più antichi sono semplici tratti raffiguranti sagome in stile naturalistico di sporadiche figure umane e di animali ormai estinti o trasferitisi altrove come elefanti, rinoceronti e coccodrilli.

I graffiti più recenti rappresentano vacche, cani, pecore e capre,perché l’uomo cacciatore primitivo e coltivatore cedette il passo all’uomo dedito alla pastorizia. In Egitto, i graffiti più antichi avevano un linguaggio di carattere nettamente naturalistico con rappresentazioni di barche fluviali.

Frammenti:

  L’uomo “Sapiens”  ha per primo saputo progettare una figura dove prima non vi era nulla.

  Le varie associazioni culturali svizzere, francesi ed italiane, tra le quali il GAC, stanno realizzando una metodica comune rivolta alla schedatura,a livello internazionale, delle Alpi Occidentali.

  Le uniche opere che ci pervengono dalla preistoria sono su supporto litico.

 L’arte parietale ha prevalentemente come tematica l’animale.

 Nel Paleolitico la simbologia delle figure umane è assente. Compariranno nel Mesolitico.

  Nel Sahara algerino ed in Spagna sono state scoperte pitture su roccia all’aperto.

 Nell’età del rame le immagini hanno già la loro caratterizzazione. Nasce lo stile. Nell’età del bronzo le immagini si differenziano.

Nell’età del ferro: guerrieri armati e scene di duello.

Arte vascolare

Pagine correlate: Arte rupestre – Arte mobiliare.

Arte Vascolare:

Vaso Guan in terracotta decorato con forme stilizzate di animali, Cultura Yangshao, Cina, Neolitico (V-IV) millennio, Henan, Miadigou
Vaso Guan in terracotta decorato con forme stilizzate di animali, Cultura Yangshao, Cina, Neolitico (V-IV) millennio, Henan, Miadigou

Il vaso ha sempre affascinato l’uomo, l’ha sempre ispirato alla sua decorazione, l’ha sempre spinto a cercare forme rappresentative diverse ….. ed ancora oggi continua a contribuire allo sviluppo di inedite forme, che rafforzano ulteriormente gli stimoli alla creatività …..

Quella che oggi chiamiamo Arte vascolare è l’arte appartenente al neolitico.

In Cina, con la cultura di Peiligang nel VII-VI millennio a.C. si fabbricarono a livello artistico i primi vasi di terracotta alquanto semplici, seguiti da altri con superfici intensamente decorate raffiguranti pesci e moltissimi altri animali.

Vaso Guan in terracotta decorato con forme stilizzate di animali, Cultura Yangshao, Cina, Neolitico (V-IV) millennio, Henan, Miadigou

Le figure non erano legate a significati simbolici, ma avevano lo scopo di far spostare l’attenzione sulle stesse decorazioni, ricche di contrasti coloristici e con sfondi un po’ meno vivaci.

Il vaso così configurato assumeva un significato spaziale, e i temi in essi raffigurati, pur essendo quegli stessi dell’arte parietale, prendevano valenze del tipo più svariato.

Il vicino Medio Oriente, risentendo fortemente dell’influsso cinese, incominciò nel VI millennio a. C., dapprima in ambito familiare, la sua produzione di ceramica a livello artistico, inizialmente elementare e di color bruno con bocca tonda, adornata con conchiglie applicate in concavo o in sporgenza, poi utilizzando temi geometrici e figurativi, ed in seguito con forme e linguaggi arricchiti dalla creatività.

Nel continente africano, la prima ceramica povera, mischiata in fase di fabbricazione con paglia e decorata con temi figurativi, apparve a Merimde e poi Fayyum in Egitto nel V millennio a.C. In Europa, le prime lavorazioni in ceramica con superficie liscia, furono elemento distintivo dei brachicefali alpini nelle zone della Svizzera, Italia settentrionale e Francia orientale. Quella con la decorazione a nastro si propagò estendendosi fino all’Alsazia e al Belgio.

La ceramica decorata, nata nel IV millennio a. C. si era intensamente diffusa e si trovava dovunque, dalla Cina all’Europa centrale e la cultura del bicchiere a forma di calice, guarnito di fasce stampate con pettini o rotelle, incominciava ad espandersi a macchia d’olio dalla Spagna per tutto il continente.

Nel Nuovo Mondo, il Neolitico iniziò nel IV millennio a.C. e la prima lavorazione della ceramica incominciò nelle culture più avanzate con esplosive conseguenze di diffusione.

Frammenti:

La ceramica nasce nel Neolitico.

In Sicilia e nelle regioni del bacino mediterraneo, nel IV millennio a.C., già esiste la ceramica con decorazione impressa, ma è probabilmente nata in Siria ed Asia Minore.

Nelle grotte dell”Uzo e del Kronio (Sciacca) in Sicilia abbiamo le testimonianze della ceramica più antiche.

Nei pressi di Centuripo (Enna) è stato trovato un frammento con volto umano modellato a rilievo.

La cultura denominata “Diana” appartiene all’alto Neolitico (il nome deriva da un villaggio trovato a Lipari nella contrada Diana.

Arte mobiliare

Pagine correlate: Arte vascolare – Arte degli antichi regni.

L’ARTE MOBILIARE:

Propulsore in osso a cavallo rampante del XIII millennio a.C. Bruniquel, Francia
Propulsore in osso a cavallo rampante del XIII millennio a.C. Bruniquel, Francia

Nell’arte dell’uomo preistorico predominavano i falli e le vulve. Questi erano naturalmente il simbolo della fertilità.

Anche i vari generi di animali, che venivano raffigurati sui più svariati supporti e nelle più variegate forme di linguaggio artistico, facevano riferimento all’uno o all’altro sesso. Elefante e cavallo rappresentavano la virilità maschile, mentre mammut e giraffe rappresentavano il genere femminile.

Dell’arte mobiliare si sa che nasce nel lontanissimo Paleolitico inferiore (tra i 720000 e i 120000 anni a.C.) e che, protraendosi per tutto il periodo Paleolitico medio (tra i 120000 e i 40000 anni a.C.), arriva ad invadere gran parte del Paleolitico superiore (tra i 40000- e i 10000 anni a.C.).

Venere di Savignano, Roccia serpentinosa del XVIII-VIII millennio a.C., Modena
Venere di Savignano, Roccia serpentinosa del XVIII-VIII millennio a.C., Modena

Già veniva praticata l’arte della scultura e dell’incisione. La materia prima era l’osso che veniva inciso con linee, spesso parallele o incrociate tra loro ed a zigzag, in maniera rozza e grossolana usando arnesi costruiti appositamente con materiali come pietre, denti di animali e tutto ciò che si trovava di duro in natura.

Attraverso tutto il periodo del Paleolitico superiore si ebbe il massimo sviluppo espressivo dell’arte mobiliare, in cui Leroi-Gourhan configurò ben quattro tipi diversi di linguaggi espressivi, dall’aurignaziano al maddaleniano:

  1. Primitivo, con ricche raffigurazioni di simboli sessuali e sagome di ogni genere di animale.
  2. Primitivo, con un’immensa quantità di statuette, che rappresentavano la donna.
  3. Arcaico, con la stragrande maggioranza di opere eseguite tramite incisione su placche, poche con piccole sculture generiche (tutte testimonianze lasciateci dall’Europa occidentale) o piccole sculture raffiguranti il genere umano ed il mondo animale (Europa orientale).
  4. Classico, con una grandissima quantità di piccole opere scultoree lavorate e rifinite in maniera  molto accurata sia per anatomia che per senso di morbidezza e movimento.

Le “Veneri”, create soprattutto come feticci di fecondità più che come incarnazioni della femminilità, erano i soggetti che più frequentemente realizzavano gli “scultori” dell’arte mobiliare per tutta la durata del periodo Paleolitico.

Bisonte in osso intagliato del XIII millennio a.C. Dordogna, La Madaleine
Bisonte in osso intagliato del XIII millennio a.C. Dordogna, La Madaleine

Le piccole sculture raffiguravano in genere seni femminili, ventre, pube e glutei sempre esageratamente grandi e, braccia, gambe e testa piccolissime, molto spesso appena accennate o ridotte all’essenziale, con rifiniture che terminavano con la punta, per essere poi infisse.

Le sculture più significative ed eleganti fra tutti i reperti ritrovati sono le più antiche, quelle cioè appartenenti allo stile aurignaziano: grosse testimonianze di questo caratteristico linguaggio espressivo sono la famosa Venere di Lespugue e la piccola testa della Venere di Brassenpouy custodite entrambe in Francia.

Durante tutto il periodo del Paleolitico, le sculture di animali  venivano rifinite dagli artisti con molta scrupolosità ed erano talmente accurate nelle forme da permetterci, a distanza di tanti millenni,  l’identificazione delle specie e delle razze. La maggior parte di questi pregiatissimi pezzi raffiguravano cavalli, uri e bisonti.

Famosissimi tra questi, sono la testa di cavallo scolpita ed ancor più finemente decorata con segni a forma geometrica (Audry Francia) e le lastrine a disco raffiguranti animali tipo cerbiatti, uri, rinoceronti, molti tipi di pesce, e altri animali che vivevano nelle varie zone dell’Europa occidentale, soprattutto in quelle francesi.

Di opere che raffigurano i volatili ce ne sono poche, ma caratteristici ed eleganti sono i ciondoli a forma di cigni in volo della Siberia. Molto importanti sono anche gli uccelli scolpiti su pietra, osso o avorio di mammut del sud della Siberia.

Rari sono i cervi giganti e i camosci, mentre i graffiti e le statuette di animali carnivori, come l’orso bruno europeo e il leone, sono in quantità superiore. Le teste di leonessa e di rinoceronte lanoso del gravettiano di Doinì Véstonice (Moravia) sono modellate in argilla bruciata, mentre la leonessa di Pavlov è scolpita in avorio.

Nei periodi Mesolitico e Neolitico, era consuetudine raffigurare lo stambecco e gran parte degli animali da allevamento.

Frammenti:

Così come succede con la religione, anche nell’arte del Neolitico c’è una significativa evoluzione: il funzionale viene aggiunto l’estetico.

L’arte mobiliare è ricca di statuine antropomorfe, i cosiddetti “idoletti”, prevalentemente connesse a culti femminili.

A Piano Veneto in provincia di Agrigento è stato trovato un idoletto raffigurante una donna con il corpo a forma di violino, testa d’uccello e collo allungato, con incisioni che richiamano il piumaggio.

Un idoletto in pietra verdastra e testa di volatile è stato ritrovato a San Calogero (Sciacca) nella Grotta delle stufe

Nella Grotta dell’Uzzo sono stati ritrovati oggetti impiegati per abbellire il corpo: conchiglie decorate e perforate appartenenti a  collane, pendagli composti da denti di cervo perforati e levigati, braccialetti formati da conchiglie e qualche dente di squalo.

Arte degli antichi regni: L’ARTE EGIZIA

Pagine correlate a arte degli antichi regni: Arte mobiliare – Arte dell’antico Egitto – Immagini dell’arte egizia nella valle dei re.

L’Arte nelle civiltà preclassiche

Occorre, secondo le credenze dell’Antico Regno, guadagnarsi il favore degli dei ed annullare gli effetti negativi con la creazione di opere di valore di cui solo l’arte può …

Arte degli antichi regni: arte egiziana

Dagli inizi del terzo millennio a.C., le popolazioni, soprattutto quelle di coltivatori sparse nelle vicinanze dei fiumi Nilo, Tigri, Eufrate, intorno al Mar Caspio ed al Mediterraneo, si presentano alla storia con istituzioni statali altamente evolute e prodotti artistici di altissimo valore, e nel tempo hanno dato origine alla nostra cultura artistica.

In Egitto fra il 2900 e il 2800 a.C. il regno dell’Alto Nilo e quello del Basso Nilo, sono uniti insieme e governati da un sovrano che genera la prima dinastia, quella dei Menes.

Nasce così il primo importante stato, con numerosissimi territori urbani oltre quello con la sede del re.

Secondo l’antica religione egizia Khnum, il dio degli artigiani con testa di ariete, creò il  mondo e plasmò ogni essere vivente adoperando un tornio da vasaio.

Solidamente strutturata con l’evoluzione creativa dell’universo, l’arte ha una grande responsabilità e il suo scopo non è il godimento individuale: l’Egitto nell’antichità è profondamente dominato dalla magia di tutti i tipi e dalla forte credenza nell’esistenza di forze soprannaturali, quindi è necessario per questo guadagnarsi il favore di queste forze e annullare i loro effetti negativi.

Arte egizia

La cultura dell’antico Egitto ci consegna, per le ragioni sopra citate, testimonianze di un’arte dalle forti caratteristiche e, soprattutto, non influenzata da altre civiltà perché circondata tra mari e deserti.

L’arte degli antichi egizi è la manifestazione di uno Stato che si organizza rispettando rigorosi schemi.

La figura più alta è il Faraone, governante, supremo sacerdote e divinità in terra. Al suo fianco sta l’alta rappresentanza religiosa che è la più potente e privilegiata casta.

Prevalentemente le committenze dell’arte egiziana provengono dalle autorità politiche e religiose, che attraverso di essa vogliono magnificare le divinità ed il sovrano, incutendo nella popolazione venerazione e stima per una forte classe politica costante nel tempo.

Gli artisti sono sottoposti a rigorosi schemi e la loro formazione si compie in giovanissima età.

Le costruzioni monumentali diventano simbolo di potere e di grandezza sul territorio, mentre la scultura e la pittura adornano le residenze delle classi privilegiate.

Della grande passione per la cultura e per la creazione artistica, che sono le caratteristiche principali del periodo preistorico, sono arrivate a noi come testimonianza le lastre decorate a rilievo (le famose tavolozze) probabilmente impiegate per amalgamare i prodotti cosmetici per gli occhi. Queste venivano usate indifferentemente sia dagli uomini che dalle donne.

Con il passare del tempo, le tavolette crescono di misura e si si trasformano sempre più, acquistando alla fine un significato celebrativo ed ufficiale, richiamando nella decorazione ben definite circostanze storiche.

Tavolozza di Narmer, Museo Egizio del Cairo
Tavolozza di Narmer, Museo Egizio del Cairo

La tavolozza di Narmer segna l’origine del periodo storico,  poi suddiviso dalla tradizione in famiglie regnanti, nella quale il faraone è la personificazione del potere politico e religioso, l’emblema dell’unità nazionale, la divinità incarnata perché sempre vittorioso sulle forze degli sconvolgimenti.

Tipi di composizione che continueranno a rimanere costanti in tutti i settori artistici degli antichi egizi sono utilizzati in questa tavolozza che commemora l’unificazione dell’Alto e Basso Egitto: la ripartizione del campo in registri, le dimensioni superiori per i personaggi del potere, il valore pittorico di qualche immagine, come il falco che trattiene la personificazione del Delta. L’intento simbolico che si percepisce è sulla disposizione degli oggetti come sono pensati, non come si vedono.

In tutte le rappresentazioni artistiche egiziane, il faraone che è anche un dio, risulta sempre più grande di qualsiasi altra personalità, e tale deve apparire nelle raffigurazioni di ogni genere.

Il criterio della composizione artistica esprime la strutturazione delle gerarchie pubbliche e religiose: attribuire alle figure e agli oggetti rappresentati le dimensioni proporzionate ed un confronto reciproco persistente, risponde sempre al bisogno di esprimere un linguaggio che risulti  riconoscibile all’istante dall’osservatore, configurato in relazione alle regole che gestiscono il mondo e l’aldilà.

Con l’età delle dinastie This (2850 – 2650 A.C.) ha origine l’architettura monumentale, destinata a svilupparsi in modo incredibile per poi differenziarsi nei due tipi: a struttura rettangolare rastremata in pietra o in mattoni e a struttura piramidale.

I re in questo periodo vengono sepolti nelle loro monumentali tombe ad Abido (Cenotafi) e a Menfi dove rimangono chiare testimonianze architettoniche, pittoriche ed un vastissimo assortimento di vari reperti artistici: sono queste le fondamenta ed i semi che porteranno il grandissimo sviluppo dell’arte nell’Antico Regno, corrispondente al periodo  che va dal 2650 al 2200 a.C. che incontra le terze, quarte, quinte e seste dinastie.

Le Piramidi

La piramide di Cheope
La piramide di Cheope

Gioser, un importante faraone appartenente alla terza dinastia ed il suo affidabile architetto Imhotep sono gli artefici principali del grande complesso funerario di Saqqara, una vastissima area delimitata da un muro in calcare  di colore bianco, dove si edificavano la piramide a gradoni e i templi funerari. Il continuo rinnovamento degli impianti si abbinava sempre all’impiego esclusivo della pietra calcarea che rimpiazzava i materiali soggetti a deterioramento come i mattoni e il legno delle età antecedenti.

La piramide di Cheope

Con la quarta dinastia si passa, attraverso la piramide a rombo di Snefru a Dahshur, dalla struttura a gradoni alla struttura a pareti lisce ed omogenee delle piramidi di Cheope, Chefren e Micerino nella necropoli di Giza, nei pressi del Cairo. Nulla come la solennità di queste monumentali architetture funerarie, fatte per conservare in eterno il corpo del faraone, riesce a dare la sensazione di ciò che permane immutabilmente e che mai tramonterà.

Le piramidi sono orientate verso le stelle alle quali il re, lasciando questa terra, andrà da vero dio, tra gli dèi che lo hanno creato. Attorno alla scrupolosa struttura geometrica delle piramidi si dispongono seguendo un preciso piano organico le tombe dei funzionari reali, che ora possono costruire per la propria sepoltura la mastaba, originariamente monumento funebre delle famiglie sovrane.

La tomba, oltre che ricordare il defunto, serve a conservarne il corpo per tutta l’eternità insieme agli oggetti personali, usufruibili nell’esistenza ultraterrena. Le forme monumentali sono di tre tipi: a periptero, a ipetrale, a penetrale. Il primo consta di un locale a base rettangolare con le aperture in uno od entrambi i lati più corti, circondato da un porticato strutturato a pilastri e colonne; il secondo è a cielo aperto ed esclusivamente riservato alla venerazione del dio Sole; il terzo, molto più articolato e rimasto strutturalmente invariato dal secondo millennio, ha la via di ingresso con affiancate le sfingi, la grande porta monumentale con piloni ed obelischi disposti ai lati, corte, atrio e cella.

Il sacrario, al quale si accede con percorsi ben definiti e sempre più stretti, è un luogo dove possono entrare soltanto il faraone ed i sacerdoti: trattasi di una stanza  con incluso la cappella o il tabernacolo con raffigurazioni simboliche del dio. Il tempio e gli edifici sacerdotali sono racchiusi da una cinta muraria.

Frammenti:

L’arte egizia ha origini antiche (intorno al III millennio a.C.) e si intreccia, nell’arco dei secoli, con l’arte delle civiltà siro-palestinese e fenicia.

L’arte nell’Antichi regni é legata a propositi celebrativi e propagandistici del potere centrale assoluto.

L’arte nell’Antichi regni é legata a propositi celebrativi e propagandistici del potere centrale assoluto.

Molto complesse sono le simbologie collegate alle tradizioni funerarie ed alla religione.

Nelle tombe egizie ogni elemento è orientato ad infondere una valenza di mistero e sacralità al sacello divino.

Nei rilievi, in genere, le figure sono rappresentate in modo rigidamente frontale.

La scelta del cromatismo in pittura conferisce di solito una valenza simbolica, in diretta relazione con le iscrizioni realizzate a  caratteri geroglifici che accompagnano le narrazioni figurative.

L’espressione principale di questa civiltà è l’architettura delle sue maestose piramidi.

La Piramide di Cheope è una delle costruzioni più antiche che si conoscano al mondo.

Le proporzioni “gerarchiche” sono tipiche dell’arte egizia: le importanti personalità vengono raffigurate in scala più grande.

Censimento della mandria, in legno, XI dinastia, Museo Egizio del Cairo
Censimento della mandria, in legno, XI dinastia, Museo Egizio del Cairo
Vendemmia, Pigiatura dell'uva, e riempimento dei contenitori di vino, XVIII dinastia, Tomba di Nakht, Tebe
Vendemmia, Pigiatura dell’uva, e riempimento dei contenitori di vino, XVIII dinastia, Tomba di Nakht, Tebe
Tomba di Iti a Gebeleyn, Trasporto del grano su di un asino, Primo periodo intermedio, Museo Egizio di Torino
Tomba di Iti a Gebeleyn, Trasporto del grano su di un asino, Primo periodo intermedio, Museo Egizio di Torino

Riassunto 00-15 sulle evoluzioni delle ciiviltà dal 3000 alla nascita di Cristo

BREVE PANORAMICA SULLE EVOLUZIONI DELLE CIVILTÀ

Pagine correlate alle evoluzioni delle civiltà: Arte iranica – Arte anatolica – Arte dell’antico oriente – Arte cinese – Arte dell’antico Egeo – Inizio del riassunto correlato – Civiltà elleniche ed italiche.

SUMER: Nascita e forti sviluppi delle città-stato di Ur, Lagash e Mari tra il 2800 ed il 2500 a.C. Edificazioni di mura di cinta fortificate, edifici sacri in mattoni su alte piattaforme e ziqqurat. Opere scultoree dalle forme aggraziate, modello della Mesopotamia.

INDIA: Si sviluppa nel 3000 a.C. la prosperosa civiltà dell’Indo, nei centri di Harappa e Mohenjo-daro. Una popolazione tecnicamente progredita: caratteristica è la creazione di sigilli in steatite con rappresentazione di animali e di animate statuette in terracotta.

SUSA: Nasce nel 4000 a.C. la civiltà elamitica. La sua produzione artistica è soprattutto la ceramica decorata con temi a carattere realistico del mondo vegetale ed animale, in campitura geometrica.

EGITTO: Durante il periodo dei faraoni della IV dinastia, che va dal 2723 al 2536 a.C., viene inaugurata una nuova tipologia di costruzione delle piramidi – quella a facciata spianata e forma triangolare – soppiantando quella a grandi scaloni. Rilevante è il progresso nel campo della pittura in policromia su supporti piani ed a rilievo, con una raccolta  iconografica derivata quasi totalmente dallo svolgimento della vita quotidiana.

EGEO: Ha origine nell’Egeo verso il 2400 a.C. la cultura artistica delle Cicladi. Vasellame ornato con tratti a spirale, divinità e figure di suonatori di coinvolgente astrazione raffigurati  nel marmo di Paro.

ANATOLIA: Intorno al 2600 a.C., creazione e lavorazione di oggetti in oro filigranato e laminato, in argento ed elettro, straordinariamente plasmati, come quelli che vengono riferiti al “Tesoro di Priamo”, rinvenuto nel secondo livello di Troia.

SIRIA: Intorno al 2400 a.C., si sviluppa ulteriormente ad Ebla e in tutta l’area settentrionale del paese, una urbanizzazione già molto progredita e caratteristica. Notevole è la produzione di vasi in ceramica, collane bracciali e gioielli in genere, armi in bronzo e portafortuna intagliati in avorio. Caratteristiche sono le realizzazioni di oggetti di venerazione, frequentemente rettangolari, composte da due vasche combacianti, con abbondanti decorazioni a rilievo su tre lati.

CRETA: Dal 2000 a.C. nasce e si sviluppa una civiltà urbana molto articolata. Vengono costruiti i palazzi reali a Phaistos. Nel campo della ceramica si trasmette con forza l’elegante linguaggio artistico stile Kamares.

AKKAD: Nel periodo che va dal 2350 al 2150 a.C Akkad è al centro di una grande rivoluzione artistica-culturale legata alla nascita del primo impero mesopotamico. Si riscontrano nelle opere in rilievo di questo periodo  libertà di espressione artistica, di composizione e un animato realismo.

BABILONIA: Grande sviluppo artistico-culturale durante il regno degli Hammura (1792-50 a.C).

ANATOLIA Nel 1200 a.C. avviene l’aggressione dei Popoli del Mare e la distruzione dell’impero degli ittiti compresa la sua maestosa capitale Hattusa. Negli insediamenti ittiti della Siria si assiste alla nascita di una caratteristica proliferazione artistica, in cui si combinano elementi semitici, ittiti e con un’influenza sempre maggiore della cultura assira.

CINA: Sotto la dinastia degli Shang-Yin dal 1770 al 1025 a.C. si assiste ad un grande sviluppo artistico. Molto variegata è la creazione di vasellame raffigurante celebrazioni religiose, decorata con figure di animali – molto spesso mostruose – come draghi, fenici e creature orribili, frutto della fantasia, su un sfondo quasi sempre geometrico. Molto articolate sono le tecniche, soprattutto quella della fusione a stampo o a cera persa.

EGEO: Si dissolve intorno al 1100 a.C. la cultura artistica micenea, rinata nel 1425 a.C. sulle ceneri della tradizione minoica. Appartengono al XII secolo a.C. gli affreschi del secondo palazzo di Tirinto, raffiguranti scene di caccia e di guerra.

ASSUR: Ha un forte sviluppo fra il 900 e il 550 a.C. un’arte con caratteristiche laiche. Le opere celebrano le imprese belliche dei regnanti. I bassorilievi della cultura assira rappresentano la nascita dei cicli narrativi della storia dell’arte.

IRAN: Dario I nel 518 a.C. fonda la città di Persepoli. L’architettura è maestosa e monumentale; vi si fondono in essa elementi assiri per quanto riguarda la decorazione con rilievi celebrativi, elementi sumerici nello stile e rigidità ed elementi caratteristici achemenidi (sala a colonne).

CITTA-STATO FENICIE: Nel periodo tra il 900 e il 550 a.C., nasce e prende forza un’arte eclettica con esiti caratteristici nella creazione di statuine in materiale bronzeo e terracotta.

CINA: Durante i Regni Combattenti (481-221 a.C.), sotto la dinastia Chan-Kuo, molto sviluppata è la produzione di animali in bronzo raffinatamente elaborati in stile ageminato. Con la dinastia Chin (221-206 a.C.) ha origine un un nuovo realismo naturalistico nel campo della terracotta con rappresentazioni di figure umane e animali. Nasce la Grande Muraglia cinese.

Panoramica riassuntiva eventi delle civiltà A. C.

UNA BREVE PANORAMICA RIASSUNTIVA DEI PRINCIPALI EVENTI DELLE CIVILTÀ DAL 3100 AL 550 A.C.

Pagine correlate a eventi delle civiltà: Arte iranica – Arte anatolica – Arte dell’antico oriente – Arte cinese – Arte dell’antico Egeo – Continuo del riassunto correlato.

3100-2900 a. C.: Le tavole di Uruk a Sumer sono la testimonianza della nascita dei segni grafici cuneiformi impiegati per la scrittura.

Intorno al 3000 – 2900 a. C.: Menes accorpa tutto l’Egitto sotto un solo sovrano.

2700 – 2400 a. C: Nasce nella zona nord dell’India la più remota civiltà dell’Indo. In Egitto vengono impiegati per la prima volta il papiro e l’inchiostro per la raffigurazione grafica e la scrittura che soppianteranno in breve tempo le tavolette di argilla morbida.

2500 2300 a.C.: Nasce e si sviluppa ulteriormente nella città di Ebla in Siria, una cultura letterale tutta giocata nella locale lingua semitica.

Intorno al 2000 a. C.: Si potenzia ancor più il dominio cretese nell’arcipelago del mare Egeo. 

1900 – 1890 a. C.: Viene fondata Babilonia  a ridosso delle rive del fiume Eufrate.    

Già nel 1700 a. C: Sicuramente a Creta si fa uso di una scrittura che nessuno è mai  riuscito a decifrare: l’ancora lineare A..

1600 a. C.: Avvengono con la dinastia degli Shang le prime urbanizzazioni delle città in Cina.

Intorno al 1500 a. C.: Appare a Ugarit in Siria un nuovo tipo di scrittura, con caratteristiche alfabetiche, fatta da ventinove caratteri.

Intorno al 1400 a. C.: Durante il periodo regnante di Amenophis III, l’Egitto è al massimo della sua fortuna ed all’apice del suo splendore artistico monumentale. Vengono sviluppati in Armenia, dagli Ittiti, il trattamento e la lavorazione a caldo del ferro.

1347 a. C.: Il faraone d’Egitto Tutankhamon, mette fine alla venerazione di Aton (il Sole), che fu introdotta da Echnaton,  restaurando il tradizionale culto di Amon che si era quasi spento.

Intorno al 1200 a. C.: In India viene ultimata la raccolta dei Veda, il più remoto testo religioso in lingua sanscrita che si conosca.

Intorno al 1200 a. C.: Si verificano in Grecia i primi spostamenti della popolazione dei Dori che combatteranno e metteranno fine alla civiltà micenea.

Dal 1100 a. C.: Si spande a macchia d’olio in tutta l’Asia Minore l’impiego della sella per cavalcare i cavalli.

883 a. C.: Con Assurbanipal il regno degli Assiri conosce il suo massimo splendore.

Nel 770 a. C.: L’impero cinese si sbriciola in numerosissimi piccoli regni.

550 a. C.: Ciro il Grande di Persia abbatte i Medi, occupa tutta l’Asia Minore e tutta la regione iranica. 

Civiltà elleniche e italiche

Pagine correlate a civiltà elleniche e italiche: Riassunto delle evoluzioni precedenti – Continua le civiltà elleniche e italiche – (per saperne di più sulla pittura).

L’arte dei greci

Base principale e fondamento della cultura artistica di tutto l’occidente, l’arte greca ci ha consegnato l’eleganza e la bellezza.

Nella vastissima creazione dei centri produttivi che gli insediamenti hanno reso più numerosi in tutta la fascia costiera meridionale del Mediterraneo fino a toccare la nostra penisola, il cammino è fatto per grandi maestri e per le opere originali.

Afrodite (Louvre Parigi)
Afrodite (Louvre Parigi)

Per più di un millennio i popoli ellenici, in gran parte del bacino del Mediterraneo e nei regni sorti sotto l’egemonia di Alessandro, hanno sviluppato nel campo della pittura, scultura e architettura, la tipologia, gli aspetti e i gli ideali che caratterizzano la sensibilità delle civiltà occidentali, e si manifestano anche ai nostri tempi, sotto molti importanti aspetti.

Continue ricerche, rinvenimenti nei fondali marini e casuali scoperte negli stessi musei, hanno portato alle identificazioni di opere di artisti che fino a poco tempo fa venivano utilizzate solo per fare delle riproduzioni, mentre adesso ci danno una visione del tutto nuova dell’epoca arcaica della Grecia.

L’arte ellenica alimenterà la cultura europea nelle forme più disparate: in modo diretto sul versante bizantino; con l’antichità delle sue più importanti province su quello protoromanico e romanico; con il Rinascimento ed il Neoclassico fino alle esperienze artistiche contemporanee.

Durante il periodo dell’età del Bronzo (3000 – 2000 a.C.), quando Creta è nel suo massimo splendore e si sviluppa fiorente la meravigliosa civiltà minoica, in tutto l’arcipelago dell’Egeo fiorisce la civiltà delle Cicladi e nella Grecia del continente, la civiltà elladica. Questa è testimoniata dai numerosi reperti recuperati in Attica, presso il Peloponneso ed anche e soprattutto presso Orcomeno, capitale dei Minii. Minia infatti è denominata la singolare ceramica dal colore monocromatico che imita i modelli metallici.

 L’età tardoelladica è quella delle popolazioni micenee, largamente irradiata in tutta la Grecia ed oltre i confini. Dopo la caduta della civiltà micenea, l’arte submicenea è testimoniata da una modestissima ceramica in terracotta ed in bronzo, decorata con poche figure di animali.

Il geometrico

La ceramica  impreziosita con le decorazioni a cerchi di compasso ha origine intorno al 1050-910 a.C. (periodo denominato “protogeometrico”) in tutto il mondo greco, dischiudendo un florido periodo di produzione di opere d’arte di alto valore: il prodotto artistico di questa epoca manifesta un affrancamento dell’artista dal diretto condizionamento delle forme che gravano sull’esistenza, riportandolo all’incorruttibilità da forme percepite dagli ambienti che lo circondano, soprattutto quelli della natura: interpreta un principio generale studiato ed elaborato dall’intelletto e poi lo concretizza.

I temi rappresentati in forma grafica (con segni generalmente obliqui, poligonali a tre lati, oppure tratti sinuosi) ci descrivono una maniera, un pensiero concretizzato delle forme possibili, che comunica vigore, contrarietà, tensioni ed armonia. Il periodo più bello del metodo geometrico risale all’VIII secolo a.C. (tardogeometrico) e coincide con lo sviluppo della urbanizzazione delle città. Il “demiourgós”, colui che presta la sua opera per il bene del popolo, si prende anche la responsabilità per quanto riguarda la forma, la decorazione e ciò che comunica l’oggetto artisticamente, così come la popolazione accetta gli eventi comuni. L’intelletto governa la creazione artistica e l’ordine politico, con armonia e criterio.

Da questo fermo proposito di sorveglianza prende forma il programma coloniale. In Sicilia la fondazione di Megara Iblea mantiene intatta, come in origine, la maniera con la quale sono stati assegnati i lotti agli emigranti. La prima volta che appare la firma di un artista vasaio é intorno al 720 a.C., su un’anfora a due ante (cratere) a Pitecusa, nell’isola d’Ischia, la più antica città d’Italia di origine greca: su un bicchiere sono incisi  alcuni versi chiaramente ispirati dall’Iliade.

Nelle ceramiche a tematica narrativa, generalmente con rappresentazione del defunto, celebrazioni religiose, sciagure spesso marittime come affondamenti di navi, l’ombra della figura umana è motivo di richiesta di aiuto, articolando le braccia, le gambe e la testa con il torso immobile, proprio come nei coevi canti di Omero, dove la potenza e il fascino non sono caratteristiche del corpo nel suo complesso, ma fattori vitali: il «piede veloce» o le «bianche braccia».

È nella forma del vaso stesso che l’artista crea, in una vigorosa allegoria, la parte concreta dell’uomo (soma), per cui il cratere diviene “segno” (sema) delle tumulazioni maschili, mentre l’anfora con forma più allungata, di quelle femminili. Infatti per la descrizione di una vaso ancor oggi ci riferiamo in senso antropomorfo parlando di piede, pancia, spalla, collo, bocca e labbro.

Alcuni tipi fra i principali vasi

Kyathoi: vaso piccolo per attingere vino, impiegato come ciotola con un manico piuttosto allungato.

Laconico: vaso lacedemone, spartano.

Cratere: il principe dei vasi antichi. La sua caratteristica è di avere la bocca larga di diametro superiore alla pancia. In tal modo era facilmente utilizzato per servire a tavola sia portate di cibo cotto sia vino e altri liquidi. In base alla posizione e alla forma dei manici (sempre pari a due) il cratere veniva detto a volute, a calice, a colonnette (o kelebe) o a campana.

Hydria: Vaso utilizzato per attingere acqua alle fonti e per il successivo trasporto. Per tale motivo non era di dimensioni eccessive ed aveva tre manici, due sulla pancia e uno sul collo.

Aryballos: piccolo vaso adatto a diversi usi.

Alabastron: vasetto di forma allungata e di piccole dimensioni, era usato per contenere profumi ed essenze.

Kylix: vaso a forma di coppa utilizzato per servire a tavola.

Anfora: vaso a due ante per contenere liquidi; variava di dimensioni passando da forme modeste (venti centimetri di altezza) fino a recipienti che arrivavano al metro e mezzo d’altezza; ha in genere forma panciuta e collo stretto.

Lebete: vaso di forma allungata con coperchio utilizzato spesso solo a fini decorativi. Recipiente, generalmente in bronzo, per scaldare liquidi alimentari, cucinare, lavarsi. Poi fu usato anche per le purificazioni rituali, nuziali e funebri.

Kantharos: tazza con due alti manici, utilizzata soprattutto per bere.

Kalpis: piccolo vaso a forma di anfora, utilizzato anche come urna cineraria.

Olpai: piccolo vaso a un manico e a bocca rotonda che veniva usato per contenere oli profumati.

Lekanai: vaso a forma di piatto che poteva anche avere il coperchio.

Lekythoi: piccolo vaso di forma allungata ad un manico per contenere profumi e unguenti.

Massaliote: anfore provenienti da Massalia, l’odierna Marsiglia.

Pisside: vaso sacro a forma di coppa.

Oinochoe: piccolo vaso con un manico alto che veniva usato per attingere vino o acqua nei vasi di maggiori dimensioni quali i crateri.

Stamnos: vaso con coperchio usato come giara per il vino.

Pyxis: vaso con coperchio utilizzato soprattutto in campo medico per la preparazione e la conservazione di unguenti e medicamenti.

Skyphos: piccolo vasetto simile ad un moderno bicchiere o boccale.

Rhytòn – vaso per offerte sacrificali, costruito in pietra preziosa o semipreziosa, in terracotta, in metallo spesso ornato con temi in rilievo. Molti raffiguravano figure di animali.

PERIODO ORIENTALIZZANTE

Per tutta la durata orientalizzante nelle Cicladi, in relazione ad un uso che si riallaccia all’età del bronzo, la rappresentazione della figura umana viene concretizzata sul marmo delle isole (VII secolo a.C.).

L’influsso della cultura egizia si amplifica dal momento stesso in cui nasce l’emporio di Naucrati sul delta, e i mercanti incominciano ad incontrarsi nella valle del Nilo.

A Creta, nel periodo dedalico, si diffonde con forza la rappresentazione artistica su pietra come forma universale che ha in sé lo spirito vitale. La campitura di colori uniformi ha origine nel campo della pittura per il condizionamento delle popolazioni più civilizzate dell’oriente.

All’origine del fenomeno è Corinto che governa e controlla i traffici con tutta la parte orientale del continente asiatico, non più esclusività fenicia, ma gestiti da Calcidesi e Rodioti (ceramica protocorinzia, 730-640 a.C.).

Atene e tutto il suo ambiente artistico mettono a punto una tecnica destinata ad avere un’immensa fortuna: immagini di figure nere sullo sfondo dell’argilla che generalmente si avvicinava al colore rosso.

Le figure hanno i contorni marcati e sono integrate nei particolari da linee graffite che espongono il colore vivo della ceramica, e da sovrapposizioni di pittura in bianco ed in rosso purpureo.

Protagonisti assoluti sono le narrazioni legate ad animali ed a creature mitiche, combinati con più libertà rispetto ai temi corinzi. La classe di naviganti e imprenditori, nella sua prima fase, appoggia il tiranno di Corinto Kypselos (corinzio antico, intorno al 600 a.C.).