Come valutare un’opera d’arte? Affidiamoci agli esperti!
Valutare un’opera d’arte è argomento complesso e sul quale c’è molta confusione. Del resto pur se il settore è regolato da logiche simili agli altri mercati commerciali, in questo caso non ci troviamo di fronte a un “prodotto” con caratteristiche analoghe dal momento che è il risultato di un’opera di ingegno e presenta caratteri di unicità.
Come muoversi, quindi, per capire il valore di un quadro, di una scultura, di una fotografia? Con questo approfondimento ci soffermeremo sull’analisi degli elementi che, nel loro complesso, contribuiscono alla quotazione di un’opera d’arte.
Come necessaria premessa dobbiamo ricordare che queste considerazioni sono specifiche per il mercato dell’arte moderna e contemporanea (artisti italiani ed internazionali nati dal 1850 ai giorni nostri) e non si estende ad altri settori come il design, il modernariato e l’antiquariato dove valgono logiche simili ma pur sempre differenti nella sostanza.
Concluderemo l’approfondimento con un’analisi dei servizi online dedicati alle quotazioni di opere d’arte moderna e contemporanea, dal momento che il digitale negli ultimi decenni è intervenuto con successo anche in questo settore.
Valutare un’opera d’arte: conoscenza Firma, Documentazione e Tecnica
Soprattutto la Firma dell’Opera
Il primo elemento da considerare per valutare un’opera d’arte non può che essere l’artista. Lo abbiamo ricordato fin dall’inizio: un’opera d’arte non è un prodotto commerciale “tradizionale” e per fortuna! Gli artisti, sia italiani che internazionali, hanno quotazioni che nel corso del tempo possono variare in maniera significativa. Basti pensare che, in alcuni casi, opere d’arte acquistate nel corso degli anni 90 vedono oggi una svalutazione che in alcuni casi arriva all’80%, dal momento che le quotazioni dell’artista sul mercato sono diminuite in modo significativo.
Ma da cosa dipende l’andamento del mercato e quali sono gli elementi da considerare?
Oggi fondamentale è l’analisi delle aggiudicazioni in asta ossia il cosiddetto mercato secondario dell’arte. Nel corso degli ultimi decenni, infatti, le gallerie d’arte hanno progressivamente perso il ruolo primario sul mercato a favore delle case d’asta che oggi rappresentano il canale principale di vendita, sia in Italia che all’estero. Le aggiudicazioni in asta rappresentano, quindi, un valore di mercato che può essere assunto come riferimento per le quotazioni di un artista.
La Documentazione: Provenienza ed Autenticità
Quello che è fondamentale per valutare un’opera d’arte è la documentazione che accompagna l’opera a garanzia del cliente. Stiamo parlando della provenienza ed autenticità, vero e proprio “passaporto” di un’opera d’arte. Autentiche a cura dell’artista, fatture di vendita di gallerie d’arte o case d’asta, numeri di registrazione presso gli archivi ufficiali dell’artista, dichiarazioni degli eredi nel caso in cui non sia più in vita: sono questi gli elementi da considerare quando si affronta una transazione commerciale che ha per oggetto un’opera d’arte.
In assenza di documentazione affidabile e completa è sempre preferibile stare alla larga e, per tale motivo, il valore di mercato scende in maniera significativa fino ad arrivare a una “non commerciabilità” dei beni.
Facciamo un esempio. Per artisti di rilievo esistono archivi di riferimento gestiti da eredi, studiosi ed esperti conoscitori di ogni tratto dell’artista. Se l’opera non presenta la autorizzazione dell’archivio di riferimento si può rischiare che venga successivamente bloccata rendendo nullo il suo valore.
La Tecnica
Per quanto riguarda la tecnica, questa, è un elemento centrale nella quotazione di un’opera.
Partiamo dalla considerazione che esiste una differenza enorme tra un’opera unica ed un multiplo (litografia, serigrafia, stampa). Nel secondo caso, infatti, il valore di mercato è significativamente inferiore e non potrebbe essere diversamente.
Tra le opere uniche ci sono tecniche, ad esempio nella pittura, considerate maggiormente nobili. Parliamo dell’olio su diverso supporto (tela, carta, cartoncino) che rispetto a una tecnica mista ha una quotazione generalmente più elevata.
Subito sotto: i servizi digitali per valutare un’opera d’arte.
I servizi digitali: ValutaOpere, ArtPrice ed ArsValue
Internet ed i servizi digitali sono entrati con forza nel mercato dell’arte.
Oggi sono presenti 3 portali di riferimento per coloro che desiderano avere una quotazione di un’opera d’arte.
Come abbiamo anticipato il mercato delle aste è fondamentale per definire l’andamento del valore di mercato di un artista. Per tale motivo tutti i portali che di seguito descriveremo partono dall’analisi delle aggiudicazioni di opere d’arte in asta, sia in Italia che all’estero.
Vediamo quali sono e le caratteristiche che li rendono unici.
Le caratteristiche di detti servizi
ArtePrice
– ArtPrice. Portale internazionale, con sede in Francia, che si offre come vetrina per le case d’asta interessate a dare rilevanza ai propri cataloghi. Offre una serie di dashboard per artista con i valori di aggiudicazione delle opere.
ArtPrice è sicuramente completo ed un punto di riferimento ma è maggiormente adatto ai professionisti del settore (case d’asta, galleristi, mercanti d’arte) piuttosto che ai singoli collezionisti ed appassionati di arte.
ValutaOpere
– ValutaOpere. Portale italiano che analizza il mercato delle aggiudicazioni in asta in Italia per fornire le quotazioni di mercato reali per artista e tipologia di opera.
Il suo obiettivo è semplice: aiutare ad acquistare e vendere opere d’arte al giusto prezzo.
Il vantaggio che offre è l’immediatezza e la semplicità con cui sono mostrati i dati. Ad esempio se si desidera sapere il valore di mercato di una pittura di medie dimensioni di Mario Schifano un semplice pannello ci dirà in modo evidente il reale valore di mercato e l’andamento nel corso degli ultimi anni.
Quello di ValutaOpere è un servizio, a differenza di ArtPrice, che si rivolge maggiormente ai collezionisti o aspiranti tali piuttosto che ad operatori professionali. A differenza di quest’ultimo, inoltre, si sofferma solo sul mercato italiano dell’arte moderna e contemporanea.
ArsValue
– ArsValue: a differenza dei due precedenti servizi, che sono utilizzabili pagando un abbonamento mensile o annuale (seppur per ValutaOpere molto contenuto nei costi) si tratta di un servizio gratuito. In questo caso il focus è quasi esclusivamente sul mercato delle aste in Italia, anche se è in corso un’espansione all’estero, e sono davvero tanti i dati a disposizione.
Lo svantaggio, però, è rappresentato dal fatto che non sono disponibili dashboard per artista o tipologia di opera tramite le quali avere una fotografia immediata del valore di mercato.
Quello che deve fare l’artista nel caso di ArsValue è andare alla ricerca dei valori di aggiudicazione nelle singole aste passate sul portale.
Il servizio, infine, non copre tutte le case d’asta italiane e questo può essere considerato uno svantaggio ulteriore. C’è da ricordare, però, che si tratta di un portale storico nel mondo dell’arte, seguito e sviluppato in maniera impeccabile e gratuito per gli utilizzatori finali. In conclusione è più una sorta di marketplace piuttosto che uno strumento di analisi.
Viene così riassunta in modo quasi schematico l’arte nei vari periodi italiani: Pittura dei Macchiaioli, Pittura di genere, la Belle Époque, il Futurismo, la Pittura metafisica, il Realismo esistenziale, l’Astrattismo, l’Arte concettuale, il Novecento, la Pop art, l’Arte povera, la Transavanguardia, il Moderno, il Cinema neorealista, l’Arte contemporanea
I Macchiaioli
Giovanni Fattori: Assalto alla Madonna della scoperta, 204 x 290 cm., Livorno Museo Fattoriano
Il movimento macchiaiolo, insieme a quello impressionista, risulta tra quelli più impegnati e costruttivi dell’arte dell’Ottocento. Quello impressionista non ha però interessato la nostra penisola.
Formatosi a Firenze nel 1855, nacque nei momenti in cui l’inerzia formale delle Accademie stava ormai raggiungendo altissimi livelli. Il movimento macchiaiolo si sviluppò anche in concomitanza ai fermenti ideologici del Risorgimento nazionale.
Ad esso si associarono artisti provenienti da ogni parte d’Italia, tutti con idee politiche democratiche. Alcuni di loro presero parte alle guerre risorgimentali.
Il periodo più proficuo di questa corrente artistica durò soltanto pochi anni, cioè dal 1854 al 1860. In questi anni emersero però contrasti interni sullo stile, sulle tradizioni regionali e, soprattutto, sulle differenze di carattere personale.
Nelle loro composizioni i macchiaioli rappresentavano la natura filtrata e priva di una qualsiasi definizione letteraria. I pittori presero anche coscienza di un’arte alla cui base stava una ricerca di sintesi, cioè uno studio regolato soprattutto nella variazione tonale del colore, peculiarmente pronunciata nello spazio. La loro preoccupazione, più che la cura della struttura prospettica, stava nel configurare la modulazione cromatica del dipinto, anche quella compresa nei piccoli spazi intermedi.
Le macchie di colore sui loro dipinti nella didattica napoletana aveva un chiaro e peculiare valore, cioè come fondamento un marcato contrasto di chiaroscuro. Questo si otteneva tramite l’accostamento di colori dalle gradazioni ben distinte, rifiutando la sfumatura.
I Macchiaioli ci lasciano composizioni nitide e precise, sia nei profili che nei contorni, a dispetto delle convenzioni canoniche e didattiche del disegno.
Il movimento durò circa una decina d’anni e si presentò in Italia per la prima volta nel 1878, quando la “Promotrice Fiorentina”, una società di propaganda artistica, introdusse in una mostra a Firenze due opere di Pissarro.
I dipinti di Pissarro, la cui arte in Italia era fortemente sostenuta dal critico d’arte Diego Martelli (si veda il ritratto realizzato dal pittore amico Giovanni Fattori), furono oggetto di aspre critiche da parte dei visitatori e dei pittori fiorentini. In sostanza i macchiaioli, nonostante le similitudini con il loro stile (accostamenti di macchie), consideravano superata e banale la pittura impressionista, e retrograda la tecnica.
Diego Martelli, naturalmente, prese le difese della pittura di Pissarro elogiando i suoi dipinti e, in risposta alle negative critiche, organizzò a Livorno (centro dei Macchiaioli) due conferenze per far conoscere la corrente del gruppo impressionista. Il contributo di Diego Martelli ebbe subito un effetto entusiastico sia sul pubblico che sulla critica.
La pittura di “di genere” è una corrente pittorica del Settecento nelle cui scene appaiono soggetti ed eventi che descrivono la vita di ogni giorno. Infatti le rappresentazioni si concentravano sulle faccende domestiche, sulle riunioni di salotto, sui mercati, sulle feste in ambienti interni (ma anche esterni), sui ritratti di indigenti e pezzenti, soldataglia, venditori ed altro di simile.
Questa pittura – nonostante la piena e articolata descrizione della vita quotidiana, o forse proprio per tal motivo – venne considerata per un lungo periodo molto inferiore a quella storico-religiosa e, addirittura, meno importante della ritrattistica.
A rappresentarla, però, non fu soltanto l’occhio della realtà! Quest’ultima veniva infatti integrata con un gusto di stravaganza più accentuato, quasi efferato, che si poneva al di sopra dell’esplorazione intellettuale e del coinvolgimento morale.
Percorrendo la Storia dell’arte in Italia, tra i primi ed isolati interpreti della pittura di genere – assai prima del Settecento – ricordiamo il cremonese Vincenzo Campi (1536 – 1591) e il bolognese Bartolomeo Passerotti (1529 – 1592), ai quali si ispirò Annibale Carracci nel Seicento e più tardi Gabriele Bella e Pietro Longhi nei secoli successivi.
In Europa i pittori di “genere” furono quasi tutti fiamminghi, olandesi, tedeschi e austriaci, molti dei quali attivi anche a Roma nei seguaci del gruppo a cui venne appioppato l’appellativo “dei bamboccianti”.
Antonio Rotta – Un uomo ed il suo cane
La pittura di genere, però, raggiunse la sua massima espressione nell’Ottocento, quando assunse una formula fortemente introspettiva. Nell’arte italiana, tra i principali pittori di questo periodo ricordiamo Antonio Rotta (si veda, foto sopra, Un uomo ed il suo cane) e Vincenzo Petrocelli.
Il Novecento italiano ha visto nascere e fiorire molte correnti che hanno influito in maniera piuttosto marcata sulla cultura a livello continentale. Questo accadeva nella pittura, nella scultura, nell’architettura e nel cinema.
Tra gli artisti più significativi di inizio Novecento ricordiamo Pellizza da Volpedo e il livornese Amedeo Modigliani. Quest’ultimo, anche scultore, fu un importante esponente della Scuola di Parigi, un gruppo artistico che contribuì allo sviluppo dell’arte moderna.
Henri Toulouse-Lautrec: Marcelle Lender danza il bolero in Chilperic, cm. 150, Collezione Whitney, New York.
La “Belle Époque” (in italiano “L’Epoca Bella”), che nacque in Francia intorno alla fine dell’Ottocento, comprende quattro decenni a cavallo del vecchio e nuovo secolo, coincidendo con il periodo umbertino (1878-1900) e quello giolittiano (1903-1914).
Parigi fu un centro importantissimo di questa corrente che, in ogni campo (storico, artistico, socio-culturale), scaturì in contrapposizione alle infatuazioni create dai progressi della scienza e dello sviluppo tecnologico dello stesso periodo.
La Belle Époque in Italia – come pure in Europa occidentale, negli Stati Uniti e nel Messico – si manifestò con tratti assai simili a quelli francesi. Fra gli artisti italiani più significativi dell’epoca ricordiamo Giovanni Boldini.
Umberto Boccioni: La città che sale, cm. 200 x 290,5 Museum of Modern Art (Guggenheim) of New York N.Y.
L’inizio di questo movimento coincide con la data di pubblicazione del Manifesto del Futurismo, avvenuta il 5 febbraio 1909.
L’idea futurista coinvolse – oltre che l’architettura, la pittura, la musica, la letteratura e il cinema – anche importanti settori socio-politici.
Il progresso, la modernità e la rapidità erano le principali fonti di ispirazione di questo movimento. Il nuovo modo di interpretare fatti e cose della vita quotidiana ben si integrava con quello dell’ideologia fascista. Detto in parole povere, le tematiche fondamentali del movimento che Marinetti riporta nel Manifesto sono il culto per tutto ciò che è pericoloso.
Oltre al culto della pericolosità il movimento predilige l’irrazionalità, la trasfigurazione esagerata, la tecnologia, le parole in libertà, il rifiuto della sintassi, l’individualismo e l’odio verso il Romanticismo e l’Illuminismo.
Il movimento futurista varcò i confini italiani influenzando anche la Russia.
La Pittura Metafisica nasce intorno al 1919 grazie a Giorgio De Chirico (greco di nascita ma vissuto in Italia e Francia). Il pittore, in tutto l’arco della sua vita artistica, ha sempre rifiutato e disprezzato i linguaggi delle avanguardie e loro derivati, considerandone pressoché nullo il valore artistico.
Mentre le correnti avanguardiste rifiutano i linguaggi classici, Giorgio De Chirico predilige tematiche che recuperano la tradizione antica dei primitivi toscani.
Le sue opere, ricche di iconografie architettoniche, dove abbondano piazze e manichini, si caricano di nuovi significati, sempre complicati e misteriosi.
Benché assai famoso già dal 1914, De Chirico rimane solo con il suo complesso linguaggio fino al 1918. A sostenerlo in questo periodo è soltanto il fratello Andrea (Alberto Savino), letterato e critico musicale.
Le tematiche del realismo italiano, già riproposte ad inizio secolo da Antonio Rotta e Giuseppe Pellizza da Volpedo, ripresero forza a Milano tra gli anni Cinquanta e Sessanta, grazie ad un gruppo formato da tre giovani artisti. Si trattava di tre pittori appena usciti dalla scuola di pittura di Francesco Messina ed Aldo Carpi all’Accademia di Brera.
L’intento del gruppo era la ricerca di un’alternativa, sia all’informale sia all’esistenzialismo, entrambi politicizzati, che ormai stavano cavalcando l’onda emotiva scaturita dagli orrori della seconda guerra mondiale.
Gli artisti del Realismo esistenziale rifiutavano gli autoritarismi e i conformismi socio-politici, allineandosi con le nuove idee della sinistra italiana.
Al gruppo si associarono subito altri pittori, tra cui citiamo il marxista Tino Vaglieri (fino al 1956), Gianfranco Ferroni, Giuseppe Banchieri e lo scultore Floriano Bodini.
Più tardi entrarono Rodolfo Aricò, Dimitri Plescan, Giorgio Bellandi, Pietro Bisio, Giancarlo Cazzaniga, Liberio Reggiani, Sandro Luporini, Giuseppe Martinelli, Giuseppe Giannini, Adolfo Borgognoni, Giulio Scapaticci ed altri ancora.
L’Astrattismo e l’Arte concettuale
Le origini dell’astrattismo
L’astrattismo ebbe le sue origini in Germania nel 1910, quando alcuni artisti si rifiutarono di rappresentare nelle proprie tele le brutalità del mondo esteriore. Essi, alla ricerca di espressioni provenienti dal loro intimo, iniziarono a dipingere dando ascolto al principio delle necessità interiori.
L’arte concettuale
L’arte concettuale era il linguaggio che dava al pittore la forza di valorizzare un oggetto povero, di uso quotidiano. A quest’ultimo veniva sempre attribuita una più alta dignità estetica.
L’artista iniziò così a rifiutare il valore prospettico, la tradizione storica, i valori sociali, i dettami del classicismo, la rappresentazione del soggetto reale e naturale, arrivando alla completa esclusione dell’opera materiale.
L’Arte concettuale, in definitiva, è il punto di arrivo – diciamo pure poco felice – entusiasticamente iniziato con gli Impressionisti in un percorso durato quasi un secolo.
Gli artisti italiani dell’astrattismo e dell’arte concettuale
Nell’arte in Italia, tra i più significativi esponenti di queste due correnti ricordiamo Ibrahim Kodra, Carla Accardi, Giuseppe Capogrossi, Alberto Biasi, Alberto Burri, Getulio Alviani, Piero Dorazio, Emilio Scanavino, Osvaldo Licini, Piero Manzoni, Giulio Turcato, Emilio Vedova, Manlio Rho, Aldo Galli, Mario Radice, Tancredi Parmeggiani, Carla Badiali, Roberto Crippa, Afro Basaldella, Bruno Munari, Agostino Bonalumi,, Achille Perilli Enrico Castellani, Giovanni e Arnaldo Pomodoro, Lucio Fontana, Toti Scialoja, Giannino Castiglioni, Mario Deluigi.
Sette pittori italiani furono chiamati a svolgere un programma assai ambizioso, quello cioè porsi in netto contrasto con gli ultimi movimenti artistici dell’avanguardia futurista
I loro riferimenti si dovevano concentrare sulle tradizioni italiane, soprattutto su quelle lombarde, proponendo un naturalismo non troppo descrittivo e che fosse abbastanza lontano da quello del tipo impressionistico.
Tale programma, suggerito dai critici d’arte Margherita Sarfatti e Lino Pesaro (anche noto gallerista dell’epoca) non aveva un indirizzo stilistico ben definito.
I pittori proposti dai due studiosi di Storia dell’arte erano Achille Funi, Leonardo Dudreville, Mario Sironi, Gian Emilio Malerba, Anselmo Bucci, Ubaldo Oppi e Pietro Marussing.
Ottenendo un inaspettato ed enorme consenso alla Biennale di Venezia del 1924, il gruppo di pittori aprì le porte ai migliori artisti delle nuove generazioni. È doveroso ricordare che Ubaldo Oppi partecipò alla stessa manifestazione ma staccato dal gruppo, esponendo le proprie opere in un’altra sala.
Nacque così il Novecento Italiano, che in brevissimo tempo varcò i confini europei e si spinse oltreoceano raggiungendo anche Buenos Aires.
Le opere degli artisti di questo movimento sono caratterizzate soprattutto da forme plastiche e geometriche. I soggetti sono generalmente paesaggi, ritratti e nature morte. Lo stile, abbastanza semplice nell’iconografia, appare spesso con una certa durezza espressiva. Tali raffigurazioni saranno poi definite come dipinti di “realismo magico”.
La pop art
Andy Warhol: Il ritratto di Marilyn Monroe
Questa tendenza artistica, in contrapposizione delle precedenti correnti, si rifiuta di rappresentare il rapporto emozionale dell’artista con l’opera ma si indirizza alla neutralità del soggetto. Quest’ultimo è generalmente un oggetto di consumo quotidiano, che viene rappresentato con un’enfatica carica esplosiva, alterandone le dimensioni e le gamme cromatiche.
Nella Pop art il semplice tubetto di dentifricio, le mollette che si usano per stendere i panni, le cazzuole – e tanto altro di simile – diventano monumentali sculture.
In Italia i rappresentanti di questa corrente debuttano nel 1964 alla Biennale di Venezia, con artisti come Enrico Baj, Mimmo Rotella, Tano Festa e Mario Schifano. La mostra fu oggetto di violente reazioni, anche da parte degli studiosi di Storia dell’arte, tanto che il presidente della Repubblica mancò all’inaugurazione.
L’Arte povera è stata una tendenza artistica indirizzata al recupero degli elementi naturali primari e tecnologici appartenenti alla realtà della vita quotidiana.
Il linguaggio artistico dell’Arte povera è assai affine a quello del Nouveau Réalisme. A differenza di quest’ultimo, però, non è carico di valenze espressionistiche.
L’arte povera, nata tra Roma e Torino negli anni Sessanta, aveva l’intento di proporre creazioni realizzate con la massima semplicità, mettendo in evidenza, oltre l’oggetto, i legami con ciò che è stato il processo lavorativo. Si doveva così valorizzare il lavoro concreto servito per arrivare alla realizzazione dell’opera, cioè il “fare arte”.
In Italia gli artisti più significativi di questa tendenza sono Giulio Paolini, Luciano Fabbro, Michelangelo Pistoletto, Claudio Parmiggiani, Mario Merz, Alighiero Boetti, Gino De Dominicis, Pino Pascali, Pierpaolo Calzolari.
Transavanguardia
Il movimento (pittorico) della Transavanguardia nacque intorno alla fine degli anni Settanta, quando l’arte concettuale era al massimo della sua espressività. Il linguaggio della Transavanguardia era assai vicino al Neo-espressionismo, sia quello tedesco che americano.
Gli artisti di questo movimento avevano grande libertà espressiva e non badavano a preordinati schemi culturali. Tale libertà permise loro di riferirsi a più ed eventuali precedenti senza incorrere in conflitti di coerenza formale, né di contenuto.
Per quanto riguarda l’arte in Italia, fra i più significativi rappresentati di questa corrente, formalizzata da Achille Bonito Oliva, ricordiamo Sandro Chia, Enzo Zucchi, Francesco Clemente e Mimmo Paladino.
Dopo il breve periodo dello stile Liberty – che ebbe importanti centri a Milano, Torino e Palermo – si assistette allo sviluppo di diverse tendenze architettoniche nel vasto contesto del Movimento Moderno. Nacque così il Razionalismo italiano.
Il Razionalismo, nel periodo compreso tra le due Guerre mondiali, conobbe come esponente di rilievo Marcello Piacentini, che contribuì più di ogni altro all’aspetto della Roma mussoliniana. Fra gli altri valenti architetti dello stesso periodo ricordiamo Gualtiero Galmanini e Piero Portaluppi.
Più tardi, negli anni Settanta-Ottanta, dominerà in Architettura il movimento del Funzionalismo.
Cinema neorealista
Arte in Italia: cinema
Il nostro cinema – dopo un’intensa stagione di pellicola muta, quando era il più proficuo in Europa – con il film “Cabiria” di Giovanni Pastrone (1914) già mostrava le didascalie di Gabriele d’Annunzio. L’anno successivo in “Assunta Spina” la grande attrice Francesca Bertini, che collaborava alla regia dello stesso film, toccò vertici più alti dell’arte melodrammatica.
Fu però con l’arrivo degli anni Cinquanta che il cinema italiano conobbe il suo periodo migliore con il Neorealismo, quando uscirono le pellicole di “Sciuscià” di Vittorio De Sica e di “Roma città aperta” di Roberto Rossellini.
Poco più tardi apparvero altri grandi registri, fra cui ricordiamo Pier Paolo Pasolini, Michelangelo Antonioni, Federico Fellini e Dino Risi.
Fra gli attori non possiamo non citare Sophia Loren, Marcello Mastroianni Vittorio Gassman e Anna Maria Magnani. Altri attori altrettanto significativi, e forse anche più importanti, se venissero citati, questa pagina perderebbe il senso del riassuntivo.
Arte contemporanea
Mentre i due manifesti futuristi (il primo apparve nel 1909, l’altro nel 1910) tagliarono nettamente i rapporti con le tradizioni letterarie ed artistiche del passato, un’altra pesante rottura si stava delineando alcuni decenni più tardi, in un trauma destinato a perdurare per moltissimi anni.
Nel mondo dell’Arte in Italia, in questo caso con l’Arte Contemporanea, avvenne ciò che già era avvenuto con le grandi lotte politico-sociali dei primi anni del Novecento. Vi fu infatti la rottura con un pubblico che, per la sua sensibilità e cultura, non era ancora preparato allo sviluppo estetico di nuove e rivoluzionarie tendenze.
Le inquietudini, le lotte sociali ed i traumatici cambiamenti nell’arco dei tristi decenni compresi tra due devastanti guerre provocarono intensi turbamenti anche nel mondo dell’arte. Questo stato di cose non permetteva agli artisti di potersi serenamente esprimere con un pubblico che stava quotidianamente affrontando grandi problemi, soprattutto quello della sopravvivenza. Vennero purtroppo a mancare, per molti decenni, esami critici e contatti tra l’arte ed il pubblico.
Scorrendo la Storia dell’arte si trovano innumerevoli di capolavori di grandi maestri, pertanto i dipinti presentati in queste pagine, fra quelli più belli e famosi, sono il frutto di una scelta soggettiva.
L’eleganza del tratto, la bellezza e la forza emotiva delle grandi opere porta sempre più luce all’anima dell’osservatore. Pertanto l’invito è sempre quello di girare di persona nei vari musei per assorbirle e godersele dal vivo!
Un viaggio fra i dipinti più famosi: in questa pagina sono raffigurati: La Colazione sull’erba di Edouard Manet, La terrazza a Sainte-Adresse e Impressione (Levar del sole) di Claude Monet, Ballo al Moulin de la Galette di Pierre Auguste Renoir, Notte stellata e Campo di grano con volo di corvi di Vincent van Gogh, Due donne tahitiane di Paul Gauguin, L’Urlo (o Il Grido) di Edvard Munch, il Bacio di Gustav Klimt, La persistenza della memoria (1931) di Salvador Dalì, Guernica di Pablo Picasso.
La Colazione sull’erba (in lingua francese “Le Déjeuner sur l’herbe”) è un dipinto realizzato da Édouard Manet, intorno al 1862-1863 e conservato a Parigi nel Museo d’Orsay.
Il dipinto in esame innescò una tra le più aspre discussioni scandalistiche della Storia dell’arte.
A quei tempi la borghesia “benpensante” francese – ed in particolare quella parigina – si indignò clamorosamente di fronte alla figura nuda inserita in primo piano da Manet. Ne conseguì che l’intera opera fosse tacciata come una scandalosa «indecenza».
Nello stesso periodo in tutto il mondo, come in altri ben determinati periodi della Storia dell’arte, il nudo era oggetto di studio nelle Accademie e negli atelier di importanti maestri. Inoltre era anche una fra le tematiche più ricercate dagli appassionati d’arte nell’arco dei secoli. Gli artisti che intrapresero questa via, infatti, sono innumerevoli (si veda la Nascita di Venere realizzata da Botticelli intorno al 1482-14,85 circa) , la Venere Rockeby eseguita da Velázquez intorno al 1648 circa, nonché le molteplici figure di Ingres.
Curiosità sulla Colazione sull’erba di Manet
Esiste un dipinto microscopico, realizzato da Stefano Busonero, che rappresenta la Colazione di Manet riprodotta sul globo terracqueo della moneta da due centesimi di euro. L’opera riproduttiva è stata realizzata con la tecnica a olio.
Colazione sull’erba di Manet eseguita sul globo terrestre di due centesimi
Claude Monet: Colazione sull’erba,1866 olio su tela 124 × 181 cm. Parigi, Musée d’Orsay.
La presente raffigurazione è un frammento che, insieme ad un altro frammento del Museo d’Orsay, rappresenta una testimonianza del grande dipinto originale dal titolo “Colazione sull’erba” di Monet.
L’opera, le cui misure nell’originale formato erano superiori ai 4000 x 6000 cm, fu iniziata intorno ai primi mesi del 1865. Il dipinto doveva raffigurare una scena in omaggio ad un altro impressionista, Edouard Manet, ma – per alcuni studiosi della Storia dell’arte – doveva essere anche un aperto confronto con esso.
Si sa – come sopra già accennato – che la “Colazione sull’erba” di Manet venne aspramente criticata e fu oggetto di stridenti critiche da parte del pubblico, già all’esordio al Salon des Refusés del 1863.
Il progetto di questo dipinto fu interrotto ed abbandonato nello stesso anno in cui fu iniziato, a pochi giorni dalla manifestazione annuale del Salon per il quale l’opera era destinata.
A tal proposito, dopo moltissimi anni, Monet raccontava che “Dovevo l’affitto al proprietario di casa e, non potendo fare altrimenti, gli ho dato in pegno la tela che costui ha tenuto avvolta in cantina. Quando finalmente sono riuscito a procurarmi la somma necessaria per riprenderla indietro, capirete bene che la tela aveva avuto tutto il tempo necessario per ammuffire“.
Curiosità sulla Colazione sull’erba di Claude Monet
Esiste un piccolissimo dipinto, realizzato da Stefano Busonero, che riproduce esattamente la Colazione di Monet sul globo terracqueo della moneta da due centesimi di euro. L’opera riproduttiva è stata realizzata con la tecnica a olio.
La Colazione sull’erba di Monet, realizzata dentro un centesimo.
Claude Monet: Impressione, sole nascente, 1872, Musée Marmottan, Parigi.
“Sole nascente”, o “Levar del sole”, o “Impressione”, o “Il porto di Le Havre“ è un dipinto autografo di Claude Monet eseguito a olio su tela nel 1872, misura 48 x 63 cm. e si trova nel Musée Marmottan di Parigi.
L’opera fu esposta alla prima manifestazione dei futuri pittori impressionisti allestita a Parigi nel 1874 presso lo studio di Nadar, un popolare fotografo dell’epoca, al nº 35 di Boulevard des Capucines a Parigi.
In seguito alla presentazione del dipinto, con il titolo “Impressione”, questo divenne subito pretesto per un appellativo di dispregio (gli “Impressionisti”) da affibbiare al gruppo appena nato: uscì, infatti, un articolo di Leroy sullo “Charivari” che innescò aspre discussioni sulla manifestazione.
È questa la prestigiosa tela, denigrata e derisa alla sopracitata manifestazione, nella quale Monet si fa trasportare da un’insolita ispirazione poetica.
L’assoluta indipendenza dall’oggetto del dipinto, sentito come come volume, è una fra le più apprezzate conquiste di Monet in questo periodo.
La coloristica, nella quale dominano i toni bluastri e rosé, maestosamente rappresentata con lievi velature, pare che attenui ed ammorbidisca i rumori dell’acqua … nella giornata appena iniziata.
Pierre Auguste Renoir: Ballo al Moulin de la Galette (1876)
Pierre-Auguste Renoir: Il Bal au Moulin de la Galette, 1876 olio su tela cm 131 x 175, Museo d’Orsay Parigi.
Il “Bal au Moulin de la Galette“ è un’opera di Renoir realizzata intorno al 1876-84 con tecnica ad olio su tela, misura 131 x 175 cm. e ei trova nel Museo d’Orsay a Parigi.
L’artista impressionista coglieva i naturali eventi quotidiani riportandoli sulla tela con grande maestria
In questa composizione, capolavoro della produzione impressionistica, Renoir riesce a centrare il bersaglio raffigurando un momento di vita parigina notturna creando un ambiente allegro, felice e spensierato. Qui riesce a rendere assai dinamico e vibrante il movimento che anima le innumerevoli figure nelle conversazioni e nella danza.
Nella presente opera risulta assai evidente la mancanza di un impianto con un ben studiato disegno preliminare. Pertanto la coloristica la fa da padrona, rendendo il movimento con la sola maestria delle giustapposizioni di variatissimi toni. Si noti, ad esempio, come gli abiti delle singole coppie riescano a contrastarsi gradevolmente. Quelli delle dame, infatti, con toni più accesi e decisi per le numerose e diversificate pennellate, risaltano su quelli maschili dai toni scuri e poche variazioni.
Vincent van Gogh: La notte stellata, New York Museum of Modern art.
La “Notte stellata”, conosciuta anche come “Cipresso e villaggio”, è un’opera di Vincent van Gogh realizzata nel 1889 (periodo di Saint-Rémy) con tecnica ad olio su tela, misura 73 x 92 cm. (altre fonti indicano invece 73,7 x 92,1) e si trova a New York nel Museum of Modern Art. La presente composizione, che è priva di firma e di data, viene citata nelle sue lettere n° 595 e 607.
Trattasi di un dipinto eccezionale, che esprime una straordinaria dinamicità ma, allo stesso tempo, una anche drammatica vitalità, a testimonianza della notevole capacità visionaria dell’artista.
Il tratto è concitato e furioso, mentre la coloristica ad irradiazione circolare evidenzia nervose e violenti pennellate, che tuttavia non riescono ad intaccare l’eleganza delle forme, che spesso troviamo nelle ultime composizioni dell’artista.
Paul Gauguin: Due donne tahitiane, 94 x 73, New York, Metropolitan Museum.
“Due donne tahitiane”, conosciuto anche come “Seni con fiori rossi”, è un’opera di Paul Gauguin realizzata nel 1899 con tecnica ad olio su tela, misura 94 x 73 cm. e si trova a New York nel Metropolitan Museum. Nella zona sinistra, quella scura in basso, si legge “99 / P. Gauguin”.
Alcuni tra gli studiosi di Storia dell’arte mettono in evidenza dei collegamenti con la copertina del “Courrier francais” del 30 novembre 1894, redatta da Gray, dove spicca una figura femminile con in mano un grande vassoio. Pochi, tra il pubblico, intrapresero la discussione su tale ipotesi e tanto meno la stragrande maggioranza della critica ufficiale.
Sembrerebbe che le due graziose figure siano state studiate separatamente in vari disegni e silografie.
Curiosità sulle donne tahitiane
Esiste la riproduzione di questa opera, e una dello stesso tema, realizzate da Stefano Busonero come pitture microscopiche con tecnica a olio. La prima misura 4,5 x 5,7 millimetri, mentre l’altra è stata eseguita sul mappamondo della moneta da un centesimo di euro.
Stefano Busonero – le due donne tahitiane di Gauguin riprodotte come miniatura microscopica di 4,5 x5,7 millimetriStefano Busonero: le due tahitiane di Gauguin dipinte dentro il mappamondo di un centesimo
Edvard Munch: Urlo (1893)
Edvard Munch: L’urlo (Il grido), 1893, tecnica a olio, tempera e pastello su cartone, 83,5 cm × 66 cm, Galleria Nazionale, Oslo.
“L’urlo”, conosciuto anche come “Il grido”, è un’opera di Edvard Munch realizzata nel 1893 con tecnica a olio, tempera e pastello su cartone, misura 83,5 cm × 66 cm. e si trova nella Galleria Nazionale di Oslo.
Esistono quattro versioni dell’Urlo. La composizione qui raffigurata è quella realizzata nel 1883. Essa fu oggetto di due furti consumati a circa dieci anni di distanza l’uno dall’altro. Il primo avvenne il 12 febbraio del 1994 (recuperato dopo tre mesi), mentre il secondo fu del 22 agosto del 2004 (ritrovato alla fine dello stesso mese).
Il dipinto, nel covo in cui fu nascosto, subì forti danneggiamenti a causa dell’umidità. In riferimento alla valutazione sulla recuperabilità dell’opera (si pensi alla delicatezza del cartone e alla tenuta coloristica della tempera) gli esperti del museo di Munch si espressero a favore del restauro, che fu portato a termine con ottimi risultati il 23 maggio 2008.
Gustav Klimt: Il bacio. Anno 1907-1908, olio su tela, 180 × 180 cm., Österreichische
Il “Bacio” è un’opera di Klimt realizzata intorno al 1907-08 con tecnica a olio su tela, misura 180 x 180 cm. e si trova nell’Österreichische Galerie Belvedere di Vienna.
Dei due personaggi le sole parti configurate in modo tradizionale sono i volti, le mani e gli arti della figura femminile (braccio sinistro e gambe). Per il resto della composizione, sia la donna che l’uomo appaiono coperti da vesti ornate da abbondanti decorazioni.
Il panneggio del maschio è realizzato con forme geometriche rettangolari riportate in verticale, mentre quello della femmina ha decorazioni curvilinee concentriche. La differente configurazione di linearità dei due panneggi rappresenta simbolicamente la differenza di sesso: rettangoli eretti in verticale (uomo) e cerchi (donna).
Salvador Dalì: La persistenza della memoria (1931)
Salvator Dalì: La persistència de la memòria), olio su tela, 24 × 33 cm, anno 1931, Museum of Modern Art di New York. Foto a bassa risoluzione a scopo didattico.
La persistenza della memoria è un’opera di Salvador Dalí realizzata nel 1931 con tecnica a olio su tela, misura 24×33 cm. e si trova nel Museum of Modern Art di New York.
La persistenza della memoria, composizione surrealista per antonomasia, rappresenta una landa deserta dove appaiono diversi orologi molli, senza una solida consistenza, quasi fluida. L’artista vi ha voluto simboleggiare l’elasticità dello scorrere del tempo.
Pablo Picasso: Guernica, anno 1937, olio su tela, 349,3 x 376,7 cm. Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía, Madrid. Foto a bassa risoluzione a scopo didattico.
Guernica è un’opera di Picasso realizzata tra il 1 maggio ed il 4 giugno del 1937 con tecnica a olio su tela, misura 349,3×776,6 cm. e si trova a Madrid nel Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía.
A Picasso l’ispirazione per questa composizione venne improvvisa, e all’istante, subito dopo che Guernica fu bombardata. L’artista la raffigurò in circa due mesi, quindi la espose a Parigi nel padiglione spagnolo dell’esposizione universale.
Dopo il suo esordio l’opera fece letteralmente il giro del mondo, ricevendo ampi consensi ad ogni esposizione. Guernica servì a far conoscere la mostruosità del conflitto fratricida che in quel periodo stava consumandosi nel Paese iberico.
Il dipinto viene considerato dagli studiosi di Storia dell’arte come uno fra i più grandi capolavori di Pablo Picasso.
Guernica va letta da destra a sinistra, dato che la stanza della parete che l’avrebbe ospitata in origine aveva l’entrata che confluiva il pubblico da destra a sinistra. Tale fu il motivo per cui l’artista la progettò per l’Esposizione Internazionale di Parigi nel il padiglione della Repubblica Spagnola.
Battaglia del Volturno di Stefano Busonero, 60 x 80 cm. anno 2019
Il dipinto di Busonero
L’opera qui raffigurata rappresenta la Battaglia del Volturno (60 x 80 cm), che si svolse il 1º ottobre 1860 a sud dell’omonimo fiume. La composizione è ancora proprietà dell’autore ma può essere visitata, insieme alle altre 41 riproduzioni in ceramica – raffiguranti lo stesso tema – sul Molo Garibaldi a Porto S. Stefano.
Essendo un quadro a tematica storica, l’artista Busonero – per poter configurare nel modo più realistico l’avvenimento – si è dovuto ispirare alle pitture del passato ma, nello stesso tempo, ha voluto integrarci alcune particolari e curiosissime novità. Tali incorporazioni (rappresentazioni microscopiche), che non sono assolutamente tutte visibili a prima vista, appaiono all’improvviso all’osservatore dopo una più attenta visione dell’opera.
Inoltre, osservando spensieratamente la composizione, appare all’improvviso – sul lato sinistro, tendenzialmente in alto – il volto di Garibaldi.
I quadri microscopici inseriti nel dipinto
Il volto di Garibaldi di 2,5 x 3,5 mm. inserito tra i fiori a destra del cannone.
Ritratto di Giuseppe Garibaldi dimensioni 2,5 x 3,5 mm.
Il ritratto di Garibaldi di 3 x 4 mm. inserito sul muro delle rovine, sulla destra.
Ritratto microscopico di Garibaldi, 3 x 4 mm.
La veduta paesaggistica (Porto Santo Stefano) dove Garibaldi fece tappa.
Garibaldini in una veduta di Porto Santo Stefano, 10 x 15 mm.
La scritta sopra al paesaggio. Fu eseguita dalla Società operaia di Porto S. Stefano e contiene queste frasi: Duce ai Mille, terrore ai tiranni, ai popoli l’esempio, qui sostò Giuseppe Garibaldi …
Le prime tre righe sono originali mentre le altre due – che contengono: Qui sostai il 9 giugno 1960 – sono personalizzate.
La scritta della società operaia del 1953 sullo sbarco di Garibaldi a Porto S. Stefano
Il grande volto di Garibaldi mimetizzato nell’opera.
Volto di Garibaldi mimetizzato nel quadro, visibile sulla sinistra, leggermente in alto.Ubicazioni dei quadri microscopici rappresentati nei cerchi rossi
Cenni sulla Battaglia del Volturno
La Battaglia del Volturno è considerata dagli storici uno fra i più importanti e significativi scontri armati del Risorgimento. Si distingue dalle altre battaglie per l’enorme numero di combattenti e per aver arrestato la ripresa offensiva dei Borboni dopo la ricostruzione del loro esercito tra le mura di Capua.
Incomprensioni ma anche e – soprattutto – ragioni politiche impedirono da subito di dare la dovuta importanza alla Battaglia del Volturno, di carattere offensivo da parte dei garibaldini sulle truppe borboniche. Queste ultime, nonostante fossero ben equipaggiate e fortemente armate, furono vinte perché venne meno l’abilità dei condottieri, a differenza delle truppe garibaldine, mal preparate ed improvvisate, ma comandate da esperti capi con grande ascendente, tra cui Giuseppe Garibaldi, che si mosse con mirato intuito tattico.
L’esercito borbonico, benché potesse farlo, non attaccò subito perdendo giorni preziosi, tutto a vantaggio dei garibaldini che per tal motivo ebbero tempo di organizzarsi sul terreno.
La battaglia principale iniziò il 1º ottobre del 1860 a sud del Volturno, da cui prese il nome. Il numero dei garibaldini era intorno ai 24.000, mentre i borbonici 50.000. Secondo lo storico Trevelyan, però, nella stessa battaglia furono impiegati effettivamente non meno di 20.000 garibaldini contro 28.000 borbonici.
L’arte moderna del primo decennio del secolo si svolse soltanto nei Paesi europei. Iniziò a diffondersi in America nel secondo decennio ad opera di artisti fuggiti dal nostro continente per via del primo conflitto mondiale.
Tuttavia gli Stati Uniti sfornarono una moltitudine di tendenze artistiche e di avanguardie, favorendo anche il passaggio tra l’arte moderna e quella postmoderna. Quest’ultima, conosciuta anche come arte contemporanea, iniziò a diffondersi intorno agli anni Settanta.
I due precedenti decenni videro prendere forza movimenti riconducibili all’Astrattismo, derivati soprattutto dall’Espressionismo.
Tra gli artisti più conosciuti dell’Astrattismo ricordiamo Jackson Pollock, Willem de Kooning, Robert Motherwell, Emilio Vedova, Clyfford Still, Rino Destino.
Arte neo-figurativa: Antonio Berni, Fernando Botero.
Arti plastiche
Arte cinetica: Jean Tinguely, Getulio Alviani, il Gruppo N (formato da Alberto Biasi, Toni Costa, Ennio Chiggio, Manfredo Massironi, Edoardo Landi, il Gruppo T (formato da Giovanni Anceschi, Gianni Colombo, Davide Boriani, Grazia Varisco, Gabriele Devecchi)
Scultura: David Smith, Alberto Giacometti, Henry Moore, Tony Smith, Alexander Calder, René Iché, Jean Dubuffet, Marino Marini, Fausto Melotti, Constantin Brâncuși.
Arte moderna del Novecento: tra i movimenti artistici che nacquero e si svilupparono nei i primi venti anni del Novecento uno dei più influenti è quello espressionista, attivo, in tutte le sue svariate tendenze, in Francia e in Germania.
In Italia in quello stesso periodo si sentirono assai meno le influenze: molti artisti si spostarono oltre frontiera, soprattutto verso la Francia per sperimentarne tutte le rivoluzionarie novità.
L’Espressionismo, di cui già percepiamo le radici in alcune opere di Munch, Gauguin e Daumier, venne inaugurato in Francia ed in Germania, rispettivamente dalle avanguardie fauviste e dal gruppo Die Brücke. Questi ultimi partorirono altre tendenze, tra cui ricordiamo la quasi astratta spiritualità del gruppo Der Blaue Reiter (1911) e lo spirito di denuncia degli artisti aderenti alla Neue Sachlichkeit (la Nuova oggettività – ultimi anni Venti).
Altri artisti di spicco, tra i quali ricordiamo Amedeo Modigliani e Oskar Kokoschka, contribuirono allo sviluppo dell’arte moderna, anche se all’insegna di una spiccata eterogeneità, sia nella forma che nei contenutisti.
Mentre il Realismo e l’Impressionismo furono il frutto delle assidue ricerche, atte a riportare in maniera realistica la natura sul supporto pittorico, l’Espressionismo ebbe lo scopo primario di lanciare messaggi introspettivi.
L’espressionista, attraverso la pittura, comunicava non soltanto i propri moti interiori ma vi veicolava anche quelli del mondo esterno che egli stesso dipingeva. Tutto questo anche perché rifiutava gli sviluppi impressionistici, che riteneva essere in gran parte legati alla visione estetica, insieme all’incapacità degli stessi impressionisti di trasmettere le esigenze sociali ed esistenziali.
Influsso fauvista
Matisse: Armonia in rosso
Il gruppo aderente al Fauvismo , una formazione che nacque e si sviluppò in seno ai movimenti di avanguardia, dette per primo il suo contributo alla nascita dell’Espressionismo.
Il termine Fauves (“belve” tradotto dal francese) deriva dalla violenta e selvaggia espressività della coloristica impiegata dagli artisti aderenti al movimento, fatta di colori puri, di cui esasperavano la riflessione impressionista sulla tecnica degli accostamenti. L’esasperazione raffigurativa veniva portata ai massimi livelli.
Gli artisti di questa tendenza, tra cui ricordiamo Matisse e Vlaminck, promossero l’impiego di toni forti fino all’innaturale.
A differenza delle altre tendenze espressioniste, gli artisti di questo gruppo si preoccupavano esclusivamente degli aspetti coloristici, dando la massima importanza all’immediatezza visiva piuttosto che lanciare messaggi introspettivi. Il loro intento era quello di smarcarsi da ogni regola nell’uso del colore con un’irruente rivoluzione coloristica ed “iper” espressiva.
La Die Brücke
Ernst Ludwig Kirchner: Coppia sotto l’ombrello giapponese, anno 1913, tecnica a olio su tela, 100 x 75 cm., Collezione privata.
Gli influssi della Die Brücke nell’Arte moderna del Novecento: la nascita della Brücke di Dresda (7 giugno 1905) coincide con l’origine di quel movimento.
Quattro artisti sconosciuti, studenti di architettura, formarono quel gruppo che in pochissimo tempo sarebbe diventato celebre nell’intera Europa. I fondatori furono Ernst Ludwig Kirchner (1880 – 1938), Erich Heckel (1883 – 1970), Karl Schmidt (1884 – 1976) e Fritz Bleyl (1880 – 1966).
In un primo periodo al Die Brücke aderì anche Emil Nolde (1867 – 1956) il cui profilo risultò, poi, essere meno importante ed innovativo di quello dei quattro pittori fondatori.
In realtà gli artisti della Brücke svilupparono uno stile comune con l’uso di una coloristica accesa, a cui venivano integrate ricche tensioni emozionali, spesso con immagini violente. Non mancava in essi una una certa dose di primitivismo, con l’alternanza di immagini crude della realtà quotidiana, nonché contesti carichi pathos, che avrebbero sfociato verso un’espressionismo più realista e politicizzato.
Der Blaue Reiter
Ernst Paul Klee: Conqueror, anno 1930, acquerello su carta, 41,6 × 34,2 cm., Paul Klee Foundation, Kunstmuseum, Berne, Switzerland.
Gli influssi della Der Blaue Reiter nell’Arte moderna del Novecento: il movimento Der Blaue Reiter – il cui termine, tradotto in italiano significa “il cavaliere blu” – nacque a Monaco di Baviera nel 1911.
Gli artisti ad esso aderenti, tra cui ne ricordiamo i principali interpreti – che furono Kandinskij, Klee, Macke e Marc – erano alla ricerca di una pittura atta, soprattutto, ad esprimere verità spirituali attraverso l’uso di una coloristica spontanea. Le forme, ricche di sinuosi tratti, spesso cariche virtuosismi ispirati all’Art Nouveau, venivano risaltate da una coloristica piuttosto accesa.
Ben presto però i dissensi e le difficoltà fra i membri incominciarono a crescere fino allo scioglimento del gruppo. Il pretesto iniziò in occasione della bocciatura dell’opera “Compassione V” di Kandinsky, da parte della giuria (riferimento alla 3° mostra della Neue Künstlervereinigung München del 1911).
Le dimissioni annunciate dallo stesso Kandinsky e da Franz Marc, che lo aveva difeso con tutte le sue forze, furono sottoscritte anche da Alfred Kubin e Gabriele Munter.
Gli influssi della Nuova oggettività nell’Arte moderna del Novecento: questa tendenza si sviluppò intorno alla fine degli anni Venti in seno all’Espressionismo in un clima di tristezza, devastazione e tensioni sociali lasciati dalla prima guerra mondiale.
La rappresentazione pittorica degli artisti appartenenti al movimento della Nuova oggettività trasmetteva le emozioni proprie dell’Espressionismo, con la differenza che queste erano a favore delle classi più umili e svantaggiate.
La pittura della Nuova oggettività recuperò le motivazioni della rappresentazione realistica e macchiaiola ma anche di quella grottesca alla James Ensor.
Il clima del dopo conflitto stimolò artisti come come la scultrice Käthe Schmidt Kollwitz (Königsberg, 1867 – Moritzburg, 1945) e Lorenzo Viani (Viareggio, 1882 – Lido di Ostia, 1936) alla rappresentazione dei disagi e delle sofferenze delle classi subalterne e del proletariato.
Altri artisti, come Otto Dix e George Grosz, si impegnarono in raffigurazioni (pitture e vignette) satiriche anti-borghesi ed anti-militariste. Essi si erano chiaramente schierati a sinistra e di appoggio alle istanze del Sindacalismo rivoluzionario e della Lega spartachista (organizzazione socialista rivoluzionaria d’ispirazione marxista), fino alle repressioni hitleriste e fasciste.
Umberto Boccioni: La città che sale, cm. 200 x 290,5, Museum of Modern Art (Guggenheim), New York.
Gli influssi del Futurismo nell’Arte moderna del Novecento: il Futurismo è un movimento artistico nato e sviluppatosi in Italia con l’opera di Filippo Tommaso Marinetti.
Questo movimento artistico, che si ispira al forte sviluppo tecnologico dei primi decenni del secolo, offre l’opportunità per superare l’immaginario decadente e le vecchie ideologie, enfatizzando il dinamismo e la fiducia nel progresso.
Il Futurismo si propone principalmente di intervenire e, quindi, di modificare qualsiasi aspetto della vita ambientale e sociale. Molto spesso il movimento agisce sollecitando la forza del linguaggio a tutto campo, in alcuni casi anche assai violenta.
Gli artisti futuristi entrano anche prepotentemente nel quotidiano sociale, dal modo di cucinare e vestire, fino alla vita politica.
Il primo manifesto del Futurismo uscì sulla rivista Le Figaro nel febbraio del 1909.
Il periodo futurista italiano, che non disdegna l’astrattismo, coincide esattamente con il periodo del cubismo.
Il Cubismo
Ritratto di Picasso
Gli influssi del Cubismo nell’Arte moderna del Novecento: il Cubismo, movimento nato nel 1905 a Parigi, si proponeva di dividere, analizzare e dare nuove forme – di solito astratte – al soggetto, proponendone visioni scomposte nei vari punti di vista. Il pittore cubista sottoponeva il soggetto (o l’oggetto) ad una scomposizione della sua struttura (“scomposizione parascientifica”), riconfigurandolo sulla tela non in base alla visione prospettica della realtà ma alla dettagliata conoscenza del soggetto stesso.
Dalla Russia, dall’America e dalla Spagna, personalità e formazioni di grandi personaggi si intersecarono e influenzarono a vicenda, in continuo cambiamento. Parigi è il centro di tutto questo fermento artistico.
Gli influssi della pittura metafisica nell’Arte moderna del Novecento: la Pittura Metafisica nacque e si sviluppò con Giorgio De Chirico (greco di nascita ma vissuto in Italia e Francia) nel secondo decennio del Novecento.
Il suo fondatore ha sempre rifiutato tutti i linguaggi delle avanguardie e quelli da esse derivati, denigrandoli apertamente e considerandone nullo il valore artistico.
Il movimento nacque intorno al 1912 durante il soggiorno parigino dell’artista.
La caratteristica del linguaggio metafisico è l’intenzione di oltrepassare con le immagini l’esperienza fisica della realtà giornaliera e quella dei sensi. Infatti gli artisti aderenti al movimento creano stilisticamente stratagemmi come atmosfere fuori dalla realtà e dal tempo, allucinate e sognanti. Inoltre le stesure coloristiche sono ampie e piatte.
Spesso troviamo nelle composizioni metafisiche molteplici punti di fuga ed ombre allungate, dove immancabilmente sono assenti le figure umane, che vengono sostituite da manichini o statue di varia natura. Tutto questo contribuisce certamente ad enfatizzare quel senso di solitudine e di mistero.
La pittura metafisica dette una grande spinta alla nascita del Surrealismo, tanto che la maggior parte degli aderenti a quest’ultimo movimento riconosceranno De Chirico come uno dei loro capostipiti.
Il Suprematismo
Kazimir Malevic: Quadrato nero.
Gli influssi del Suprematismo nell’Arte moderna del Novecento: il Suprematismo è una corrente artistica nata e sviluppatasi nel 1913 in Russia.
Il termine “suprematismo”deriva dal pensiero del suo fondatore Kazimir Malevič, che nel 1915, in collaborazione con il poeta Majakovskij, ne scrisse il manifesto. Qualche anno dopo lo stesso artista pubblicava un saggio delle proprie teorie.
La pittura suprematista non raffigura il mondo reale e viene considerata come la “non rappresentazione del mondo”.
Le opere degli artisti di questa tendenza apparvero per la prima volta a Pietrogrado nel 1915, in occasione della “Seconda esposizione futurista di quadri 0,10 (Zero-dieci)”.
Gli artisti suprematisti aspiravano ad un’arte che si affrancasse dalla pura rappresentazione realistica a fini pratici ed estetici. Inoltre rifiutavano di ubbidire a quella sensibilità verso la raffigurazione del plasticismo presente in ogni essere umano. Essi ricercavano la sola essenza dell’arte: un’arte, cioè, “fine a se stessa”.
Il Dadaismo
Marcel Duchamp: Fountain
Dadaismo: nei primi anni del Novecento nascono e si accavallano – in una continua trasformazione – svariati linguaggi artistici derivanti dai moltissimi movimenti dello stesso periodo.
Gli artisti sono in continuo fermento alla ricerca di nuovi linguaggi, forti ed espressivi, entrando così in mondi strutturali mai esplorati in passato. Inoltre rifiutano traumaticamente, e spesso provocatoriamente, l’arte tradizionale.
Tale atteggiamento nei primissimi anni del secolo non riesce a rompere completamente i rapporti con gli studiosi di Storia dell’arte e con gli amatori della pittura. Questo perché l’estetica raffigurativa non viene mai messa in discussione. Tuttavia si rinforza in prossimità del periodo della Grande Guerra (1914 -1918), fino a giungere al rifiuto di qualunque forma di cultura e creazione artistica.
Le rappresentazioni diventano povere, ambigue e piene di messaggi allusivi. Si inizia a dipingere oggetti come orinatoi, ferri da stiro dettagliatamente rifiniti ma con linguaggi e significati sempre più provocatori. Qualche accenno di tutto questo si era avuto nel 1913 con i dipinti di Marcel Duchamp, l’esponente di spicco del Dadaismo. Lo stesso artista, però, non si è mai considerato dadaista.
Il Surrealismo
Marc Chagall – Madonna del villaggio (1938). La foto è a bassa risoluzione
Il linguaggio del movimento surrealista (si veda la pagina del Surrealismo) è considerato come l’immediato proseguimento di quello metafisico, che si protrae fino alla fine degli anni Venti.
Il messaggio proveniente dalla pittura surrealistica entra direttamente nella parte più intima del fruitore. Quest’ultimo lo elabora inconsciamente e lo confronta con associazioni psichiche casuali e variabili, stimolando così gli automatismi dei processi espressivi.
Il Surrealismo è una caratteristica tendenza intellettuale che contiene in sé, oltre alle arti pittoriche, quelle cinematografiche e letterali.
Il Surrealismo nasce a Parigi intorno al secondo decennio. Una fra le sue caratteristiche più importanti è la spietata critica alla razionalità ed a tutto ciò che viene programmato.
Gli influssi del Post-Impressionismo sull’arte moderna
Arte moderna nel tardo Ottocento: in questo periodo nacquero altri movimenti che in parte contribuirono ad influenzare l’arte moderna. Insieme a questi ricordiamo quel raggruppamento di tendenze nate in seno al Post-impressionismo (soprattutto Puntinismo e Divisionismo) e il Simbolismo.
È bene tenere presente che il Post-Impressionismo non è un movimento artistico ma un periodo che fa riferimento a una varietà di correnti, che si svilupparono in Europa (soprattutto in Francia) negli ultimi due decenni del secolo. Molte fra queste tendenze spogliarono l’Impressionismo di alcune peculiarità, accrescendogli, allo stesso tempo, l’impressione visiva con contenuti più profondi e soggettivi.
Il Puntinismo è conosciuto anche come “Impressionismo scientifico” perché sviluppò, esasperandola, la riflessione tecnica sui piccoli accostamenti di colore puro sulla tela, già portata avanti dagli impressionisti.
Georges-Pierre Seurat: Il porto di Port-en-Bessen in alta marea, cm. 66 x 81 Parigi Museo d’Orsay.
Le ricerche sulla scomposizione e sulla frammentazione del colore e del tratto portarono gli artisti aderenti al Puntinismo ad apporre sulla tela accostamenti di minuscoli frammenti di pigmento puro. Queste piccolissime porzioni di colore, talvolta stese in piccoli tratti – accostati, connessi, o sovrapposti – assumevano spesso la forma di un puntino. L’insieme dei vari accostamenti si fondeva direttamente nella retina del fruitore dell’opera creando armoniosi effetti di luminosità. Anche in Italia si raggiunsero gli stessi risultati (Divisionismo) con ma con soggetti più variati, spesso tendenti alla visione simbolista.
Gli influssi del Simbolismo
Il movimento Simbolista nacque in Francia, anch’esso con l’intento di approfondire le ricerche impressionistiche.
A differenza del Puntinismo, però, gli studi erano diretti al superamento della mera visività realistica, cioè nella ricerca di collegamenti tra il mondo oggettivo e il quello soggettivo. Nella pittura il Simbolismo non volle andare oltre tali limiti e quindi – salvo rare eccezioni – non enfatizzò la naturale visione con significati allegorici ma impiegò elementi reali per trasmettere sinteticamente idee ed emozioni.
Alcuni artisti appartenenti al Romanticismo iniziarono a staccarsi dalle tradizionali rappresentazioni figurative, spingendosi fino alla creazione di languide e misticheggianti atmosfere (si pensi a Turner e Constable).
Anche i contesti ai quali il Romanticismo faceva costantemente riferimento cambiavano in favore di rappresentazioni della natura e del sublime e, spesso, anche dei valori nazionali (Delacroix con “La Libertà che guida il popolo”).
I pittori romantici esaltavano l’universalità del sentimento e della condizione umana, denigrando le superficialità del presente.
Radici dell’arte moderna nel Realismo
Il Realismo, compreso quello pittorico, iniziò come integrazione artistica allo scontento politico-popolare che si diffuse in tutto il continente europeo in seguito alla Rivoluzione francese del 1789. Il movimento si rafforzò ulteriormente dopo le ondate rivoluzionarie del 1830 e del 1848 (considerate come seconda e terza rivoluzione francese).
Il malcontento politico-sociale, ormai divenuto incontenibile, smosse anche la società borghese, che si fece sentire con aspri dibattiti che diventarono sempre più popolari.
Anche la pittura classicheggiante subì grandi cambiamenti ricercando un realismo che rispettasse la visione attuale, con le ingiustizie e le incoerenze riscontrabili anche nella semplice vita quotidiana.
Jean-François Millet: The gleaners (le spigolatrici).
Tale volontà stimolò così molti pittori i a riprodurre con più fedeltà la realtà attuale, soprattutto con soggetti umili e popolari (ad esempio The gleaners, sopra raffigurata, di Millet e La partita a dama di Daumier).
Allo stesso tempo non mancarono, però, stili che oggi potremo ben definire “pre-espressionisti” (si pensi a quegli elementi grotteschi di Gustave Courbet).
È bene tenere presente che la tendenza realistica venne ostacolata già sul nascere da quella idealista, che all’epoca era già molto diffusa godendo di appoggi politici ed elitari. [Corinth, Schuster, Brauner, Vitali, and Butts 1996, p.25].
Radici dell’arte moderna nell’Impressionismo
L’Impressionismo nacque e si sviluppò nella seconda metà dell’Ottocento, spingendosi fino ai primissimi anni del secolo successivo.
Il movimento raccolse – per le ricerche cromatiche e l’en plein air paesaggistico – l’eredità del Romanticismo, ma anche quella del Realismo e dei pittori macchiaioli nella raffigurazione dei soggetti e nella naturalezza compositiva.
Gli impressionisti dipingevano sempre all’aperto (Degas è uno dei pochi che lavorava anche, e soprattutto, in studio), con corpose e rapide pennellate, portando a termine l’opera in poche ore.
Sulla tela fissavano le emozioni che provavano nei vari momenti della realizzazione, comunicate dal paesaggio come “attimi fuggenti”. Questi – tradotti in colore dal sentimento del pittore e non dalla sua ragione – dovevano raggiungere immediatamente la tela senza alcun ripensamento. In tal modo la sommatoria di emozioni e stati d’animo, derivati essenzialmente dalla visione della natura, avrebbe dovuto esprimere con più forza la realtà nella sua più intera globalità.
Anche il movimento impressionista, come quello realista, venne in un certo qual modo contrastato dalle tendenze del momento. Gli impressionisti, a differenza di quelli realisti, riuscirono però ad attirare l’attenzione dell’establishment dipingendo su commissione anche tele relativamente popolari, in controtendenza con l’arte elitaria il cui motto era “arte per l’arte”.
Il termine “Arte Moderna” generalmente indica lo stile, l’espressione e la concezione artistica propri del “periodo moderno” (riferiti però a un ben determinato ciclo artistico). Tale definizione, oggi, pur non considerata legata alla generica modernità, continua a mantenere lo stesso termine.
L’arte moderna esprime una forma di «rifiuto» per i canoni del passato aprendosi invece a nuove sperimentazioni, proponendo inedite forme visive e nuove concezioni rappresentative della natura.
Appartengono all’arte moderna i pittori simbolisti, gli espressionisti e gli astrattisti, ma anche artisti il cui rinnovamento viene integrato con tematiche e tecniche un po’ più realistiche.
Il secondo periodo dell’Arte moderna viene definito come Postmoderno, o Arte contemporanea. Anche questi due ultimi termini rimangono legati a quel periodo, staccandosi dal generico significato della parola “moderno” e “contemporanea”, cioè dai nostri giorni.
Storia dell’arte moderna
Il periodo
Quando ci si riferisce all’arte moderna generalmente si pensa allo scorso secolo, anche se la pittura ebbe già iniziato quel percorso a partire dalla seconda metà dell’Ottocento.
La scultura e l’architettura “moderne”, anch’esse si riferiscono al Novecento – ma con un po’ più di logica – dato che il loro cammino verso lo sviluppo ebbe inizio nel periodo a cavallo tra l’Ottocento ed il Novecento.
Per quanto riguarda la pittura, il momento, che la maggior parte degli studiosi di storia dell’arte indicano come fase di partenza, è quello compreso fra il 1855 ed il 1863, [anno, quest’ultimo, indicato da Arnason 1998, p. 17].
Gustave Courbet: Studio dell’artista (1855)
Tali date – si badi, ben lontane dalle fondamentali forme espressive di questo movimento artistico, che fu soggetto ad una metamorfosi centenaria – corrispondono alla realizzazione dello “Studio dell’artista” di Gustave Courbet, del 1855 (foto sopra raffigurata), e della “Colazione sull’erba” di Edouard Manet del 1863 (sotto raffigurata, da non confondere con la Colazione sull’erba di Monet).
Secondo Hjorvardur Harvard Arnason, lo studioso d’arte americano, gli anni indicati a partire da tale periodo furono molto importanti. Infatti, come egli stesso affermò, “hanno un significato nello sviluppo dell’arte moderna, ma marcano una data assoluta d’inizio di una nuova arte … Una graduale metamorfosi è accaduta nel corso di un centinaio di anni.”
I primi influssi
Un primo e grezzo collegamento, legato al periodo iniziale dell’arte moderna, possiamo ricondurlo a quel movimento politico, sociale, culturale e filosofico che fu l’Illuminismo, ma ci sono studiosi (ad esempio Cahoone) che si spingono addirittura verso il diciassettesimo secolo. [… nel diciassettesimo e nel diciottesimo secolo l’atteggiamento cominciò a muoversi verso una nuova visione del mondo che avrebbe portato alla creazione di un mondo “nuovo”, cioè del “mondo moderno”. Cahoone 1996, p. 27.].
A proposito dell’Illuminismo è doveroso precisare che tale movimento nacque dall’esterno per contrastare le istituzioni, mentre il modernismo ebbe inizio con confitti interni nel tradizionale mondo dell’arte e, quindi, fra gli stessi artisti [Frascina and Harrison 1982, p. 5.].
La Rivoluzione francese fece cadere presunzioni e istituzioni che nel corso dei secoli stavano sempre più rafforzandosi. Inoltre stimolò il popolo alla partecipazione di un crescente dibattito politico. Questo sollevò la consapevolezza della gente comune, e – come disse lo storico Ernst Gombrich – “una consapevolezza che permette alle persone di scegliere come vivere esattamente come si sceglie la fantasia della carta da parati”.[Gombrich 1958, pp. 358-359.].
Miniature microscopiche: qua sotto un video che mostra come il pittore Busonero dipinge le sue “telette”. Il supporto in questo caso è il mappamondo della moneta da un centesimo di euro.
Come pennello impiega un pelo del proprio gatto infilato dentro la condotta di un ago di siringa.
Naturalmente per poter definire bene ogni particolare Stefano ha bisogno di lavorare con uno stereoscopio.
Alcuni dipinti in miniatura di Stefano Busonero
Chi è Stefano Busonero? Sono io, il gestore di questo sito web!
Il Giudizio universale di Michelangelo
Riproduzione microscopica del Giudizio universale di Michelangelo realizzata su una superficie di 13 x 15,2 millimetri.
La riproduzione del Giudizio universale della Cappella Sistina è stato realizzato in un supporto pittorico di 1,2×1,32 cm. pari ad una superficie inferiore a quella della moneta da un centesimo di euro.
La Scuola di Atene di Raffaello
Stefano Busonero: La Scuola di Atene dipinta dentro il centesimo di euro, diametro 15 mm
Stefano Busonero: Scuola di Atene dentro la moneta di un centesimo di euro, diametro 15 mm.
La riproduzione della Scuola di Atene è stata realizzata dentro la superficie della moneta da un centesimo, dove sono leggibili tutte le figure (anche le statue) del grande dipinto di Raffaello.
Quello che rende curioso questo dipinto è il fatto che dentro il centesimo è presente anche la parte sottostante alla Scuola di Atene, cioè la struttura della Stanza in cui si trova l’affresco di Raffaello, nella “Stanza della Segnatura”.
Lo spazio occupato dalla porta dell’entrata nella stanza è stato impiegato dal Busonero per rappresentarci il ritratto di Raffaello, il cui volto misura qualche decimo di millimetro.
Il quadro è stato eseguito a olio nel 2022.
La Disputa del Sacramento di Raffaello
Stefano Busonero: Riproduzione della Disputa del Sacramento di Raffaello dentro una moneta da un centesimo di euro
La riproduzione della Disputa del Sacramento è stata eseguita dentro la moneta da un centesimo, dove sono identificabili tutte le figure del grande dipinto di Raffaello.
Quello che rende curiosa questa riproduzione è il fatto che dentro la monetina è presente anche la parte sottostante alla Disputa del Sacramento, cioè la struttura della Stanza che ospita l’affresco del Sanzio, nella “Stanza della Segnatura”.
Lo spazio dell’entrata nella stanza è stato impiegato dal Busonero per rappresentarci il ritratto di Raffaello, il cui volto – come quello già sopra descritto – misura qualche decimo di millimetro.
Il quadro è stato eseguito con tecnica a olio nel 2022.
Il Parnaso
Stefano Busonero: riproduzione del Parnaso di Raffaello realizzata dentro la moneta da un centesimo di euro.
La riproduzione del Parnaso di Raffaello (ubicato nella Stanza della Segnatura) è stata eseguita, con tecnica a olio, dentro la moneta da un centesimo, dove sono sono leggibili i particolari di tutte le figure del grande dipinto.
Quello che rende curiosa questa strana realizzazione è il fatto che la moneta non mostra la struttura sottostante al Parnaso, cioè la porta d’ingresso e le varie decorazioni in rilievo della stanza. Infatti il Busonero ha sostituito l’orribile porta d’ingresso con la scena del grande Raffaello “in opera” assistito dal committente Giulio II.
La composizione è stata eseguita nel 2022.
La Nascita della Venere
Stefano Busonero: Copia della Nascita di Venere dipinta dentro li spazio di un centesimo di euro.
La Nascita della Venere di Sandro Botticelli è qui riprodotta in ogni suo piccolo particolare dentro la moneta da un centesimo di euro. Il dipinto è stato realizzato nel gennaio del 2020 con la tecnica ad olio.
Donna che legge di Fragonard
Donna che legge dipinta dentro il globo terrestre della moneta da un centesimo
La Donna che legge, qui riprodotta dal Busonero in tutte le sue particolarità, è riferita all’omonimo dipinto (Donna che legge) di Fragonard.
La riproduzione, dipinta sul globo terrestre della moneta da un centesimo, misura 6,6 millimetri di diametro.
La ragazza col turbante
La ragazza col turbante, o la ragazza con l’orecchino di perle, è un dipinto di Vermeer. Stefano ha realizzato la miniatura dentro il globo terracqueo della monetina da un cent. di euro.
La riproduzione misura 6,6 millimetri di diametro.
La dama con l’ermellino
Riproduzione della Dama con l’ermellino di Leonardo da Vinci, dentro la moneta da un centesimo di euro.
La Dama con l’ermellino è un dipinto di Leonardo da Vinci. Anche in questo caso l’odierno artista l’ha riprodotta con ogni piccolo dettaglio nella moneta da un centesimo.
La riproduzione del dipinto misura 6,6 millimetri di diametro.
La Madonna della seggiola
Madonna della sedia riprodotta dentro il mappamondo della moneta da un centesimo
La riproduzione di Stefano misura 4,8 x 6,6 millimetri.
La Venere di Urbino
La Venere di Urbino di Tiziano dipinta dentro il globo terrestre della moneta da 5 centesimi.
In questa miniatura (Venere di Urbino di Tiziano) Stefano si è dovuto confrontare con la difficoltà di realizzare il volto della Venere in una superficie con dimensioni intorno al mezzo millimetro … come spesso accade nelle sue Miniature microscopiche.
Colazione sull’erba di Edouard Manet
Stefano Busonero: Colazione sull’erba di Manet realizzata nel mappamondo della moneta da due centesimi di euro
In questa microscopica composizione (la Colazione sull’erba di Manet) Stefano si è dovuto confrontare con la raffigurazione del nudo femminile in primo piano con il volto della figura in una superficie con dimensioni intorno allo 0,5 millimetri … come spesso accade nei suoi dipinti microscopici.
Colazione sull’erba di Claude Monet
La Colazione sull’erba di Monet, realizzata dentro un centesimo.
Il dipinto che riproduce l’opera del grande impressionista misura 7,7 millimetri di diametro appare sul globo terrestre della moneta da due centesimi di euro.
Paesaggio marino in cruna di ago da sarto
Stefano Busonero: Marina in cruna di ago da sarto
Stefano Busonero: confronto marina in cruna di ago con moneta da un centesimo
Sopra: le foto di un dipinto microscopico realizzato dentro la cruna di un piccolissimo ago da sarto. La seconda foto mostra il confronto delle dimensioni del dipinto con quelle della moneta da un centesimo.
Garibaldi e la Battaglia del Volturno
Nella Battaglia del Volturno, realizzata da Busonero, sono mimetizzati tre quadri microscopici relativi a Giuseppe Garibaldi: due ritratti ed un paesaggio marino con garibaldini.
Una delle tre miniature inserite nella Battaglia del Volturno: Ritratto di Giuseppe Garibaldi dimensioni 2,5 x 3,5 mm.
Dante alla porta dell’Inferno
Stefano Busonero: Dante alla porta d’entrata dell’Inferno
Il dipinto sopra raffigurato è stato realizzato dentro la cruna di un ago da cucito e mostra Dante (Canto III dell’Inferno della Divina Commedia) pararsi davanti ad una porta ove appare la terrificante scritta “lasciate ogne speranza, voi ch’intrate”, talmente incisiva che il Busonero ha preferito non riportarla per quel riferimento al “Voi” (“lasciate ogne speranza, voi ch’intrate”).
Nella composizione si vede il profilo del volto di Dante mentre legge la scritta: “Per me si va ne la città dolente, per me si va ne l’etterno dolore, per me si va tra la perduta gente”.
Le dimensioni del dipinto si possono ricavare dal confronto con la moneta da un centesimo.
Cenni sulla vita artistica di Stefano Busonero
Famoso soprattutto per le sue miniature microscopiche
L’artista è nato il 13 Gennaio 1947 a Porto S. Stefano (Monte Argentario), un piccolo paese marittimo.
Gli stimoli ed i richiami dell’arte
La sua sensibilità alla pittura si modifica nel lento scorrere della vita del suo piccolo paese marinaro. In quel posto, agli inizi della vita artistica del Busonero, il turismo di Porto S. Stefano era fatto di pochi visitatori, mentre le risorse dell’agricoltura e della pesca mantenevano una forte tradizione, soprattutto quando la solidarietà e i rapporti fra le persone avevano un significato assai più genuino.
Non è quindi esagerato pensare che proprio in quegli anni il pittore iniziò ad integrare quel substrato psicologico che assai spesso troviamo nei suoi dipinti e nelle sue microscopiche miniature. Perciò è naturale che in essi, realizzati spesso nelle lunghe giornate di navigazione, ci siano siano ritratti di tipici personaggi dell’Argentario e struggenti marine dello stesso promontorio.
Pur non avendo avuto una formazione artistica in specifiche strutture tradizionali, il pittore, da tempo si è immerso con inesorabile caparbietà autodidattica nello studio delle tecniche dei grandi Maestri della pittura, esaminando a fondo le loro tematiche.
Verso la pittura microscopica
Dalle prime esperienze a tema ritrattistico e paesaggistico, l’artista è passato al piccolo formato, dipingendo su schede telefoniche esaurite e su supporti di dimensioni da francobollo. Infine … ecco che prendono corpo le miniature microscopiche di Busonero.
I suoi dipinti microscopici, che arrivano a sfiorare dimensioni non visibili ad occhio nudo, li possiamo trovare anche dentro le crune di aghi da sarto, o di siringa, come nel caso di alcune marine (marina in cruna di ago) del suo paese natio.
Attualmente – questo articolo è del 2019 – Stefano Busonero sta lavorando sul globo terrestre (diametro di 6,6 millimetri) delle monete da un centesimo (talvolta nei 5 centesimi) riproducendo le famose e grandiose opere dei grandi maestri del passato.
Il Busonero appare spesso nelle trasmissioni televisive nazionali e sui giornali (un video su Repubblica).
Il sito web, dove è possibile ammirare moltissime miniature microscopiche di Busonero, comprende anche un interessante corso di pittura. Il tutorial ha lo scopo di introdurre il principiante nel mondo della pittura, soprattutto tramite le emozioni.
Stefano Busonero: Un orologio da polso con il quadrante dipinto con una riproduzione delle Tre Grazie di Botticelli
Sopra: il quadrante di un orologio, valorizzato con pitture precise ed accurate in ogni piccolo dettaglio.
L’Artista Stefano Busonero, dipingendo con pennelli artigianali, interamente costruiti per conto proprio nel suo Studio di Pittura, può rendere personalizzata a tua volontà la parte più esposta del tuo orologio. Nel tuo quadrante può infatti rappresentare – a tua richiesta – il tuo ritratto, quello di uno stretto parente, un paesaggio e tante altre tematiche, anche riproduzioni di dipinti famosi dei grandi Maestri del passato.
La redazione di Frammentiarte sente doveroso dover informare i visitatori che Stefano Busonero è il gestore del presente sito web. Quindi il sottoscritto si è esentato dal dare valutazioni sulla qualità della propria pittura.