Miniature microscopiche di Busonero

Dipinti microscopici (tecnica a olio)

Miniature microscopiche: qua sotto un video che mostra come il pittore Busonero dipinge le sue “telette”. Il supporto in questo caso è il mappamondo della moneta da un centesimo di euro.

Come pennello impiega un pelo del proprio gatto infilato dentro la condotta di un ago di siringa.

Naturalmente per poter definire bene ogni particolare Stefano ha bisogno di lavorare con uno stereoscopio.

Alcuni dipinti in miniatura di Stefano Busonero

Chi è Stefano Busonero? Sono io, il gestore di questo sito web!

Il Giudizio universale di Michelangelo

Riproduzione microscopica del Giudizio universale di Michelangelo
Riproduzione microscopica del Giudizio universale di Michelangelo realizzata su una superficie di 13 x 15,2 millimetri.

La riproduzione del Giudizio universale della Cappella Sistina è stato realizzato in un supporto pittorico di 1,2×1,32 cm. pari ad una superficie inferiore a quella della moneta da un centesimo di euro.

La Scuola di Atene di Raffaello

Stefano Busonero: La Scuola di Atene dipinta dentro il centesimo di euro, diametro 15 mm

 

Scuola di Atene dentro la moneta di un centesimo di euro, diametro 15 mm
Stefano Busonero: Scuola di Atene dentro la moneta di un centesimo di euro, diametro 15 mm.

La riproduzione della Scuola di Atene è stata realizzata dentro la superficie della moneta da un centesimo, dove sono leggibili tutte le figure (anche le statue) del grande dipinto di Raffaello.

Quello che rende curioso questo dipinto è il fatto che dentro il centesimo è presente anche la parte sottostante alla Scuola di Atene, cioè la struttura della Stanza in cui si trova l’affresco di Raffaello, nella “Stanza della Segnatura”.

Lo spazio occupato dalla porta dell’entrata nella stanza è stato impiegato dal Busonero per rappresentarci il ritratto di Raffaello, il cui volto misura qualche decimo di millimetro.

Il quadro è stato eseguito a olio nel 2022.

La Disputa del Sacramento di Raffaello

Stefano Busonero: Riproduzione della Disputa del Sacramento di Raffaello dentro una moneta da un centesimo di euro
Stefano Busonero: Riproduzione della Disputa del Sacramento di Raffaello dentro una moneta da un centesimo di euro

La riproduzione della Disputa del Sacramento è stata eseguita dentro la moneta da un centesimo, dove sono identificabili tutte le figure del grande dipinto di Raffaello.

Quello che rende curiosa questa riproduzione è il fatto che dentro la monetina è presente anche la parte sottostante alla Disputa del Sacramento, cioè la struttura della Stanza che ospita l’affresco del Sanzio, nella “Stanza della Segnatura”.

Lo spazio dell’entrata nella stanza è stato impiegato dal Busonero per rappresentarci il ritratto di Raffaello, il cui volto – come quello già sopra descritto – misura qualche decimo di millimetro.

Il quadro è stato eseguito con tecnica a olio nel 2022.

Il Parnaso

Stefano Busonero: riproduzione del Parnaso di Raffaello realizzata dentro la moneta da un centesimo di euro.
Stefano Busonero: riproduzione del Parnaso di Raffaello realizzata dentro la moneta da un centesimo di euro.

La riproduzione del Parnaso di Raffaello (ubicato nella Stanza della Segnatura) è stata eseguita, con tecnica a olio, dentro la moneta da un centesimo, dove sono sono leggibili i particolari di tutte le figure del grande dipinto.

Quello che rende curiosa questa strana realizzazione è il fatto che la moneta non mostra la struttura sottostante al Parnaso, cioè la porta d’ingresso e le varie decorazioni in rilievo della stanza. Infatti il Busonero ha sostituito l’orribile porta d’ingresso con la scena del grande Raffaello “in opera” assistito dal committente Giulio II.

La composizione è stata eseguita nel 2022.

La Nascita della Venere

Stefano Busonero: Copia della Nascita di Venere dipinta dentro li spazio di un centesimo di euro.
Stefano Busonero: Copia della Nascita di Venere dipinta dentro li spazio di un centesimo di euro.

La Nascita della Venere di Sandro Botticelli è qui riprodotta in ogni suo piccolo particolare dentro la moneta da un centesimo di euro. Il dipinto è stato realizzato nel gennaio del 2020 con la tecnica ad olio.

Donna che legge di Fragonard

Donna che legge dipinta dentro il globo terrestre della moneta da un centesimo
Donna che legge dipinta dentro il globo terrestre della moneta da un centesimo

La Donna che legge, qui riprodotta dal Busonero in tutte le sue particolarità, è riferita all’omonimo dipinto (Donna che legge) di Fragonard.

La riproduzione, dipinta sul globo terrestre della moneta da un centesimo, misura 6,6 millimetri di diametro.

La ragazza col turbante

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La ragazza col turbante, o la ragazza con l’orecchino di perle, è un dipinto di Vermeer. Stefano ha realizzato la miniatura dentro il globo terracqueo della monetina da un cent. di euro.

La riproduzione misura 6,6 millimetri di diametro.

La dama con l’ermellino

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Riproduzione della Dama con l’ermellino di Leonardo da Vinci, dentro la moneta da un centesimo di euro.

La Dama con l’ermellino è un dipinto di Leonardo da Vinci. Anche in questo caso l’odierno artista l’ha riprodotta con ogni piccolo dettaglio nella moneta da un centesimo.

La riproduzione  del dipinto misura 6,6 millimetri di diametro.

La Madonna della seggiola

La madonna della seggiola
Madonna della sedia riprodotta dentro il mappamondo della moneta da un centesimo

La Madonna della seggiola è un’opera di Raffaello Sanzio. Anche qui il Busonero l’ha dipinta dentro il mappamondo del centesimo.

La presente riproduzione misura 6,6 millimetri di diametro.

Notte stellata

Notte stellata
La notte stellata di Vincent van Gogh dipinta dentro il mappamondo della moneta da 5 centesimi.

La Notte stellata è un dipinto di Vincent van Gogh.

La riproduzione di Stefano misura 4,8 x 6,6 millimetri.

La Venere di Urbino

La Venere di Urbino di Tiziano dipinta dentro il globo terrestre della moneta da 5 centesimi.
La Venere di Urbino di Tiziano dipinta dentro il globo terrestre della moneta da 5 centesimi.

In questa miniatura (Venere di Urbino di Tiziano) Stefano si è dovuto confrontare con la difficoltà di realizzare il volto della Venere in una superficie con dimensioni intorno al mezzo millimetro … come spesso accade nelle sue Miniature microscopiche.

Colazione sull’erba di Edouard Manet

Stefano Busonero: Colazione sull'erba di Manet realizzata nel mappamondo della moneta da due centesimi di euro
Stefano Busonero: Colazione sull’erba di Manet realizzata nel mappamondo della moneta da due centesimi di euro

In questa microscopica composizione (la Colazione sull’erba di Manet) Stefano si è dovuto confrontare con la raffigurazione del nudo femminile in primo piano con il volto della figura in una superficie con dimensioni intorno allo 0,5 millimetri … come spesso accade nei suoi dipinti microscopici.

Colazione sull’erba di Claude Monet

La Colazione sull'erba di Monet, realizzata dentro un centesimo.
La Colazione sull’erba di Monet, realizzata dentro un centesimo.

Il dipinto che riproduce l’opera del grande impressionista misura 7,7 millimetri di diametro appare sul globo terrestre della moneta da due centesimi di euro.

Paesaggio marino in cruna di ago da sarto

Marina in cruna di ago da sarto
Stefano Busonero: Marina in cruna di ago da sarto

 

confronto marina in cruna di ago con moneta da un centesimo
Stefano Busonero: confronto marina in cruna di ago con moneta da un centesimo

Sopra: le foto di un dipinto microscopico realizzato dentro la cruna di un piccolissimo ago da sarto. La seconda foto mostra il confronto delle dimensioni del dipinto con quelle della moneta da un centesimo.

 

Garibaldi e la Battaglia del Volturno

Nella Battaglia del Volturno, realizzata da Busonero, sono mimetizzati tre quadri microscopici relativi a Giuseppe Garibaldi: due ritratti ed un paesaggio marino con garibaldini.

Ritratto di Giuseppe Garibaldi
Una delle tre miniature inserite nella Battaglia del Volturno: Ritratto di Giuseppe Garibaldi dimensioni 2,5 x 3,5 mm.

 

Dante alla porta dell’Inferno

 

Dante alla porta dell'Inferno
Stefano Busonero: Dante alla porta d’entrata dell’Inferno

Il dipinto sopra raffigurato è stato realizzato dentro la cruna di un ago da cucito e mostra Dante (Canto III dell’Inferno della Divina Commedia) pararsi davanti ad una porta ove appare la terrificante scritta  “lasciate ogne speranza, voi ch’intrate”, talmente incisiva che il Busonero ha preferito non riportarla per quel riferimento al “Voi” (“lasciate ogne speranza, voi ch’intrate”).

Nella composizione si vede il profilo del volto di Dante mentre legge la scritta: “Per me si va ne la città dolente, per me si va ne l’etterno dolore, per me si va tra la perduta gente”.

Le dimensioni del dipinto si possono ricavare dal confronto con la moneta da un centesimo.

Cenni sulla vita artistica di Stefano Busonero

Famoso soprattutto per le sue miniature microscopiche

L’artista è nato il 13 Gennaio 1947 a Porto S. Stefano (Monte Argentario), un piccolo paese marittimo.

Gli stimoli ed i richiami dell’arte

La sua sensibilità alla pittura si modifica nel lento scorrere della vita del suo piccolo paese marinaro. In quel posto, agli inizi della vita artistica del Busonero, il turismo di Porto S. Stefano era fatto di pochi visitatori, mentre le risorse dell’agricoltura e della pesca mantenevano una forte tradizione, soprattutto quando la solidarietà e i rapporti fra le persone avevano un significato assai più genuino.

Non è quindi esagerato pensare che proprio in quegli anni il pittore iniziò ad integrare quel substrato psicologico che assai spesso troviamo nei suoi dipinti e nelle sue microscopiche miniature. Perciò è naturale che in essi, realizzati spesso nelle lunghe giornate di navigazione, ci siano siano ritratti di tipici personaggi dell’Argentario e struggenti marine dello stesso promontorio.

Pur non avendo avuto una formazione artistica in specifiche strutture tradizionali, il pittore, da tempo si è immerso con inesorabile caparbietà autodidattica nello studio delle tecniche dei grandi Maestri della pittura, esaminando a fondo le loro tematiche.

Verso la pittura microscopica

Dalle prime esperienze a tema ritrattistico e paesaggistico, l’artista è passato al piccolo formato, dipingendo su schede telefoniche esaurite e su supporti di dimensioni da francobollo. Infine … ecco che prendono corpo le miniature microscopiche di Busonero.

I suoi dipinti microscopici, che arrivano a sfiorare dimensioni non visibili ad occhio nudo, li possiamo trovare anche dentro le crune di aghi da sarto, o di siringa, come nel caso di alcune marine (marina in cruna di ago) del suo paese natio.

Attualmente – questo articolo è del 2019 – Stefano Busonero sta lavorando sul globo terrestre (diametro di 6,6 millimetri) delle monete da un centesimo (talvolta nei 5 centesimi) riproducendo le famose e grandiose opere dei grandi maestri del passato.

Il Busonero appare spesso nelle trasmissioni televisive nazionali e sui giornali (un video su Repubblica).

Il sito web, dove è possibile ammirare moltissime miniature microscopiche di Busonero, comprende anche un interessante corso di pittura. Il tutorial ha lo scopo di introdurre il principiante nel mondo della pittura, soprattutto tramite le emozioni.

Stefano Busonero: Un orologio da polso con il quadrante dipinto con una riproduzione delle Tre Grazie di Botticelli
Stefano Busonero: Un orologio da polso con il quadrante dipinto con una riproduzione delle Tre Grazie di Botticelli

Sopra: il quadrante di un orologio, valorizzato con pitture precise ed accurate in ogni piccolo dettaglio.

L’Artista Stefano Busonero, dipingendo con pennelli artigianali, interamente costruiti per conto proprio nel suo Studio di Pittura, può rendere personalizzata a tua volontà la parte più esposta del tuo orologio. Nel tuo quadrante può infatti rappresentare – a tua richiesta – il tuo ritratto, quello di uno stretto parente, un paesaggio e tante altre tematiche, anche riproduzioni di dipinti famosi dei grandi Maestri del passato.

La redazione di Frammentiarte sente doveroso dover informare i visitatori che Stefano Busonero è il gestore del presente sito web. Quindi il sottoscritto si è esentato dal dare valutazioni sulla qualità della propria pittura.

Per contattare Frammentiarte o Stefano Busonero

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Stefano Busonero

stefano Busonero
Stefano Busonero

 

Les demoiselles di Avignon di Pablo Picasso

Pablo Picasso

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Picasso: Les demoiselles di Avignon, olio su tela, 243,9 x 233,7, Museo MoMA, New York. La foto è a bassa risoluzione e, quindi, inserita a solo scopo didattico.

Descrizione e storia

“Les demoiselles di Avignon” è un dipinto autografo di Pablo Picasso realizzato nel 1907 con tecnica a olio su tela, misura 243,9 x 233,7 cm. ed è custodito nel Museo MoMA a New York.

Nella presente composizione appaiono cinque prostitute di un postribolo di Barcellona, sito in calle Avignon.

L’artista per quest’opera creò moltissimi studi preparatori e schizzi: si parla addirittura di un centinaio in tutto. Secondo alcuni studiosi di storia dell’arte, i bozzetti corrispondono ad una fra le ricerche più significative di Picasso verso un iniziale sviluppo del Cubismo.

Cezanne: Le grandi bagnanti
Cezanne: Le grandi bagnanti

Quando il quadro fece il suo esordio, nel 1961, si scatenarono accese discussioni sul fatto della moralità e molti studiosi vi trovarono anche forti richiami a Les Grandes Baigneuses di Cézanne, poi però messi in discussione dai critici successivi. Osservando bene il dipinto, però, si evidenzia chiaramente la differenza di rappresentazione e di disposizione di ogni figura, nonché il carattere cubista dei personaggi.

I dibattiti, poi, incominciarono a ruotare generalmente sull’identificazione dei numerosi linguaggi pittorici all’interno della composizione. L’opinione dominante per tutta la seconda parte del secolo scorso, protrattasi anche nei primi anni del Duemila, è stata quella che l’opera si potesse interpretare come una testimonianza dell’inaugurazione del periodo cubista di Picasso, una volontà di collegare i propri lavori al nuovo stile. Tale supposizione fu inizializzata dal primo direttore del Museum of Modern Art di New York, Alfred Barr, organizzatore di numerosissime retrospettive sul pittore.

Tuttavia c’era anche chi la controbatteva questa teoria. Il critico Leo Steinberg, infatti, propose una diversa spiegazione (saggio The Philosophical Brothel), basandosi soprattutto su studi preparatori di precedenti opere, ignorati del tutto dagli studiosi della Storia dell’arte: la vasta varietà di linguaggi nel quadro in esame, secondo lo studioso, non è altro che una fine pianificazione di un deliberato tentativo di catturare lo sguardo del fruitore dell’opera. Si accorse per primo che tutte e cinque le donne sembrano ignorarsi a vicenda e che focalizzano il loro sguardo sull’osservatore, mentre lo stile differenziato contribuisce a renderle quanto mai notabili.

Ragazzo che conduce un cavallo di Pablo Picasso

Pablo Picasso

Picasso: Ragazzo che conduce un cavallo
Picasso: Ragazzo che conduce un cavallo, anno 1906, 220,3 x 130,6 cm., Museum of Modern Art, New York. La foto è a bassa risoluzione e, quindi, inserita a solo scopo didattico.

Storia e descrizione del Ragazzo che conduce un cavallo

“Ragazzo che conduce un cavallo” è un dipinto autografo di Pablo Picasso realizzato nel 1906 con tecnica a olio su tela, misura 220,3 x 130,6 cm. ed è custodito nel Museo di Arte Moderna a New York (Museum of Modern Art of New York).

Della presente composizione, appartenente al periodo classico dell’artista, ne scrisse Alfred Barr. Eccone un passo: “…una semplicità semplice e naturale di ordine e di atteggiamento, che fa apparire grossolani e sbiaditi i custodi ufficiali della tradizione greca come Ingres e Puvis de Chavannes”.

Dal dipinto non traspare alcuna volontà narrativa dell’autore, né un minimo dettaglio che potrebbe portarci a pensare diversamente. A questo si deve aggiungere il fatto della totale mancanza di animazione sul fondo. Tutto questo parrebbe strano sull’opera di un grandissimo pittore come Picasso, ma l’evocazione della semplicità allo stato puro è sicuramente una scelta mirata.  È infatti la rappresentazione archetipo di un ragazzo in piena armonia con il cavallo, entrambi privi di vesti e/o accessori in un paesaggio scarno, primitivo e senza tempo dove non si susseguono le stagioni.

Il grigio cromatismo di questo dipinto, tendente alle ocre rossastre e verdi, che fortemente si distacca dai colori violenti delle tele dei fauves – affiancate nello stesso anno al Salon des Indèpendants – indicano quanto Picasso avesse prontamente rifiutato quel forte linguaggio espressivo da essi propostogli.

L’artista preferisce, in questa fase – e come vedremo, anche in altri periodi futuri – la tonalità monocromatica alle ricche variazioni tonali.

Ragazzo con pipa di Pablo Picasso

Ragazzo con pipa

Picasso: Ragazzo con Pipa
Picasso: Ragazzo con Pipa, 1905, olio su tela, 100 × 81 cm., collezione privata, Parigi. La foto è a bassa risoluzione e, quindi, inserita a solo scopo didattico.

“Ragazzo con Pipa” è un dipinto autografo di Pablo Picasso realizzato nel 1905 con tecnica a olio su tela, misura 100 x 81 cm. ed appartiene ad una collezione privata di Parigi.

Descrizione

L’artista realizzò la composizione in esame (in francese il titolo diventa “Garçon à la pipe“) nel periodo in cui si sistemò nella sua residenza a Montmartre. L’effigiato è un adolescente (Petit Louis) che frequentava l’atelier di Picasso.

La tonalità del volto e della mano sinistra, derivata da pochissime variazioni cromatiche e tutte tendenti al grigio, fanno apparire malaticcio il ragazzino. Tale cromatismo contribuisce altresì a conferire all’ambiente una squallida atmosfera.

Il rosso acceso delle rose che gli coronano il capo contrastano sfacciatamente non solo con il volto ma anche con lo sfondo, alquanto smorzato.

Storia del quadro

L’opera appartenne alla famiglia dei Whitney, celebri collezionisti d’arte che la acquistarono nel 1950 ad un prezzo allora paragonabile a trentamila dollari.

Gli stessi Whitney nel corso dei decenni riuscirono a rendere prestigiosa la loro collezione. Riuscirono infatti ad accumulare numerosissimi dipinti di grandi artisti, tra i quali ricordiamo – oltre che Picasso – Sargent, Manet e Braque. Attualmente molte di queste opere si possono ammirare in alcuni fra i più rinomati musei statunitensi.

La tela in esame la vendettero all’asta, nel 2004 da Sotheby’s a New York, l’aggiudicarono con 104,1 milioni di dollari. Fu un record a livello planetario sul prezzo di vendita di opere d’arte, fino a quando, nel 2010, fu superato di poche migliaia di dollari dall’Homme Qui Marche I, una scultura di Alberto Giacometti, aggiudicata a Londra per 104,3 milioni di dollari.

Famiglia di acrobati con scimmia di Pablo Picasso

Pablo Picasso

Famiglia di acrobati con scimmia
Famiglia di acrobati con scimmia, 1905, tecnica mista su cartoncino (Gouache e acquerello, inchiostro di china e pastello), 104 X 75 cm., Kunstmuseum, Goteborg. La foto è a bassa risoluzione e, quindi, inserita a solo scopo didattico.

Descrizione e storia del dipinto

La “Famiglia di acrobati con scimmia” è un dipinto autografo di Pablo Picasso realizzato nel 1905 con tecnica mista (Gouache e acquerello, inchiostro di china e pastello) su cartoncino, misura 104 x 75 centimetri. L’opera è custodita nel Konstmuseum di Goteborg.

L’anno in cui Picasso realizzò la presente composizione, che come già sopra accennato corrisponde al 1905, fu il periodo in cui incominciò ad inserire strati di colore rosa nei propri lavori.

Picasso si trovava a Parigi, ormai in modo continuativo, già dall’inverno del 1904 sulla collina di Montmartre alloggiato presso il Bateau Lavour.

Il “periodo rosa” seguì a quello blu. A differenza di quest’ultimo – rappresentante tristezza, solitudine, dolore … – l’artista vi associò tematiche più vitali, come ad esempio personaggi da circo. Tuttavia anche questi acrobati, clown ed arlecchini, che con la loro dinamica vitalità portano allegria a chi li osserva, tradiscono dai loro volti ed atteggiamenti un’espressione di evidente malinconia. Tale stato d’animo, per un certo aspetto, li accosta ai soggetti del periodo precedente.

Un periodo assai proficuo

Numerose opere appartenenti a questo periodo furono realizzate con tecniche miste (gouache, acquerello, pastello e inchiostro) che, secondo gli studiosi, il pittore praticava a causa delle forti difficoltà economiche. Probabilmente Picasso in quel periodo non poteva permettersi l’acquisto di materiale più costoso come colori a olio e tele. Tuttavia questa non era l’unica ragione, poiché era volontà dell’artista riprendere uno stile più classico, che per ottenerlo doveva utilizzare le tecniche che gli insegnarono all’Accademia.

Lo stile

Nell’opera in esame il nuovo stile, assai più classicheggiante di quello del precedente periodo, Picasso lo raggiunse attraverso un ordine geometrico compositivo. Si evidenzia infatti il corretto utilizzo delle zone vuote e quelle piene, con un tratto armonico, elegante e fatto con meno tristezza. Talvolta – come nella Famiglia di acrobati con scimmia – quest’ultima continua ad evidenziarsi nelle figure facendoci percepire un profondo senso di malinconia.

La Celestina di Picasso

Celestina di Pablo Picasso

La Celestina, 1904, olio su tela, 81 × 60 cm., Musée National Picasso,Parigi
La Celestina, 1904, olio su tela, 81 × 60 cm., Musée National Picasso, Parigi. La foto è a bassa risoluzione e, quindi, inserita a solo scopo didattico.

Descrizione e storia della Celestina

La Celestina” è un dipinto autografo di Pablo Picasso realizzato nel 1904 con tecnica a olio su tela, misura 81 x 60 cm. ed è custodito nel Musée National Picasso a Parigi.

Riguardo l’effigiata

Secondo alcuni studiosi di Storia dell’arte la donna effigiata nella presente composizione sarebbe una certa Carlotta Valdivia. Trattasi di una “mezzana” (definizione dell’epoca di ruffiana) con il nomignolo, per l’appunto, di “Celestina”. Il soprannome, nonostante il richiamo ad un particolare colore, non ha nessun legame con il periodo “blu” di Picasso. Fa invece riferimento all’attività praticata dalla donna: quella della protettrice. In lingua spagnola, infatti, celestina significa “protettrice”.

Altra significativa associazione al quadro, è il fatto che all’epoca in molti paesi spagnoli le donne anziane rappresentavano, tra l’altro, anche la morte. Questo perché era generalmente loro compito portare tale notizia ai congiunti di un morto quando questo avveniva.

Lo stile

Il pittore realizzò il quadro mentre si trovava a Barcellona, nel periodo precedente al soggiorno di Parigi, meta tanto ambita da tutti gli artisti di ogni epoca. Nella città spagnola pervenivano non solo artisti francesi ma anche quelli provenienti da ogni parte del mondo.

Picasso: Il Pasto del cieco, 1903
Picasso: Il Pasto del cieco, 1903

In questo breve periodo, che dura diversi mesi (inverno 1903 – primavera 1904), Picasso realizzò molte opere che, secondo gli studiosi della Storia dell’arte, la maggior parte di esse rappresentano i capolavori più significativi dell’intero “Periodo blu”. Tra capolavori è difficile non ricordare “Il pasto del cieco”,  “Vecchio cieco e ragazzo“, “La vita” e “Il vecchio chitarrista“.

Semplicemente osservando il dipinto in esame si nota in modo evidente che l’effigiata è abbastanza anziana e che ha un occhio malformato, completamente cieco o forse con una cataratta in stato molto avanzato. Il volto, chiaro e luminoso, avvolto da un velo a tinta scura, spicca mettendo in risalto i segni del tempo.

Il colore della Celestina e del fondo è pressoché a tonalità monocromatica, cioè ogni variazione è ancorata e tendente al colore blu, nonostante quei deboli e sottili strati di rosa che compaiono sul volto.

Il dipinto, con la donna che già esprime un’enigmatica malinconia, lancia un messaggio di inquietudine, rafforzata dalle freddissime gamme cromatiche che lo compongono.

Il vecchio chitarrista cieco di Pablo Picasso

Il vecchio chitarrista cieco di Picasso

picasso - il vecchio chitarrista cieco
Il vecchio chitarrista cieco, 1903, olio su tela, 121 × 92 cm., Art Institute of Chicago, Chicago.  La foto è a bassa risoluzione e, quindi, inserita a solo scopo didattico.

Descrizione e storia

“Il vecchio chitarrista cieco” è un dipinto autografo di Pablo Picasso realizzato nel 1903 con tecnica a olio su tavola, misura 121 x 92 cm., ed è custodito nell’Art Institute of Chicago, U.S.A.

La presente composizione, come tante altre di Picasso, appartiene al cosiddetto periodo blu. Infatti si nota l’impiego esclusivo, tranne qualche eccezione (si osservi in questa occasione la tavola della chitarra), gamme tendenti a quella tonalità.

Nel dipinto appare un vecchio mendicante, con atteggiamento triste e sofferente, vestito con abiti sdruciti e – pare anche – sporchi. Seduto sui gradini con gambe leggermente accavallate e appoggiato ad un angolo di una strada, suona con evidente fatica la sua chitarra.

Se, come sopra accennato, si esclude la chitarra (tavola color ocra e manico a tinta bruna) le rimanenti zone sono tutte dominate da toni freddi che, per l’artista, simboleggiano solitudine, sofferenza e grande miseria.

Il vecchio mendicante, infatti, pare che non riesca a suonare con disinvoltura il suo strumento, appesantito da un lungo periodo passato per combattere la sua miserevole condizione, che non può certamente essere paragonata a quella di un essere umano.

L’unica consolazione in questo straziante contesto è portata dalla chitarra, la cui struttura nasconde parte dell’esile corpo emaciato e curvo, con le sue tonde curve che contrastano con i tratti duri e scavati del viso e del corpo.

Madre con bambino malato di Pablo Picasso

Madre con bambino malato di Picasso

Madre con bambino malato, anno 1903, tecnica a pastello
Madre con bambino malato, anno 1903, tecnica a pastello su carta, 47,5 X 41 cm., Museu Picasso, Barcellona. La foto è a bassa risoluzione e, quindi, inserita a solo scopo didattico.

La “Madre con bambino malato” è un dipinto autografo di Pablo Picasso realizzato nel 1903 con tecnica a pastello su carta, misura 47,5 x 41 cm. ed è custodito nel Museo Picasso a Barcellona.

La composizione in esame appartiene al periodo blu. Tra i tratti a pastello, l’artista inserisce un leggerissimo strato rosa in alcune zone, colore che diventerà dominante nel successivo periodo di Picasso.

Nel dipinto si evidenziano influssi della pittura francese e spagnola. A tal proposito si riporta uno scritto dello studioso Felicien Fagus: “… ogni influenza è transitoria. Si vede come la foga di Picasso non gli abbia ancora lasciato il tempo di forgiarsi uno stile personale, ma la sua personalità è in questa foga, questo giovane impeto spontaneo“.

Anche in questa fase della sua carriera artistica Picasso è alla ricerca di nuovi linguaggi. Questo si evidenzia in alcuni personaggi rappresentati nel periodo in cui l’artista effettuava delle visite tecniche nell’ospedale di Saint Lazare a Parigi. Incominciano ad emergere tematiche con figure femminili abbandonate nella solitudine e nella sofferenza, prostitute turbate da malattie veneree che tengono in braccio i loro piccoli, altrettanto malati, avvolte in un mantello che esprime soltanto disagio e desolazione.

La Famiglia Soler di Pablo Picasso

Famiglia Soler di Picasso

La famiglia Soler, 1903
La famiglia Soler, 1903, olio su tela 150 x 200, Musèe d’Art Moderne ed d’Art Contemporain, Liegi. La foto è a bassa risoluzione e, quindi, inserita a solo scopo didattico.

La famiglia Soler” è un dipinto autografo di Pablo Picasso realizzato nel 1903 con tecnica a olio su tela, misura 150 x 200 cm. ed è custodito nel Musèe d’Art Moderne e d’Art Contemporain a Liegi.

L’opera in esame la commissionò un sarto di Barcellona per la rappresentazione su tela del proprio gruppo famigliare: “La Famiglia Soler”. Il sarto aveva già ricevuto altri dipinti dall’artista in cambio di nuovi vestiti.

Nella composizione appare la famiglia Soler ed il loro cane, ripresi durante un pic-nic su un prato.  Sopra un telo che fa da tovaglia ci sono alcuni frutti, una bottiglia vuota, che si presume abbia contenuto il vino, e una lepre appena cacciata (visibile il fucile sulla destra).

La tonalità del fondo, di un blu monocromatico come un fondale di ribalta, non piacque al sarto, che convinse l’artista di permetterne la modifica al pittore Sebastiá Junyer Vidal, ambientandolo con un sfondo paesaggistico.

Nel 1913, quando la composizione pervenne a Daniel-Henri Kahnweiler, un noto mercante d’arte parigino, Picasso la ritoccò riportandola così all’originale tonalità del fondo.

Il dipinto pervenne più tardi al Wallraf-Richartz-Museum di Colonia ma ai tempi del nazismo fu considerato espressione di arte degenerata.

Infine entrò nel 1939, tramite acquisto, nella Galleria Fischer di Lucerna dall’attuale proprietario.

Le due sorelle – L’incontro – di Picasso

Le due sorelle di Pablo Picasso

le due sorelle - Picasso
LE DUE SORELLE – l’INCONTRO – 1902, olio su tela, 152×100 cm., Museo dell’Ermitage, San Pietroburgo. La foto è a bassa risoluzione e, quindi, inserita a solo scopo didattico.

L’opera de “Le due sorelle”, conosciuta anche come “L’incontro” è un dipinto autografo di Pablo Picasso realizzato nel 1902 con tecnica a olio su tela, misura 152 x 100 cm. ed è custodito nel Museo dell’Ermitage a San Pietroburgo.

Il dipinto in esame fu eseguito a Barcellona nell’estate del 1902, in seguito alle ricerche presso il carcere femminile di Saint-Lazare. L’artista si spostò in questa città nel periodo del suo soggiorno a Parigi.

Molti furono i disegni preparatori realizzati dall’artista prima dell’esecuzione di quest’opera.

Secondo le intenzioni di Picasso il dipinto raffigura due donne, un madre con la figlia di facili costumi. Il titolo “Le due sorelle” deriva, però, da un errore di Sabartès, amico dell’artista, che trascrisse “soeur” (dal francese sorella) invece che “mère” (madre).

La donna a destra ha un bambino in braccio, particolare che ricorda le Visitazioni, soprattutto quella di El Greco.

Alcuni studiosi di Storia dell’arte interpretano la presente composizione come l’allegoria di amore sacro e amore profano.

Le due sorelle è uno dei dipinti più significativi eseguiti nel periodo “periodo blu” dell’artista, la fase in cui egli amava dipingere soltanto con variazioni cromatiche intorno al blu, tonalità che considerava assai preziosa ed espressiva.