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Megherini Graziani: L’Arte a Città di Castello

Citazione n° 20, da Megherini Graziani:  

“L’Arte a Città di Castello”, Città di Castello 1890, pagina 27

“La porta di pietra forte è ornata, negli sguanci, da colonne attorte a modo di vite da pilastretti alternati con colonne. Nei larghi pilastri esterni, quasi in prossimità degli angoli dell’imbotte sono, dentro a cornici con dentelli terminate in alto a forma di archetto trilobato, due fregi allungati, con un vago intreccio di tralci di vite con pampini e grappoli ed hanno alcune figure e storie; il tutto lavorato finemente a basso rilievo e di buona memoria.

Nel fregio a destra di chi guarda siede in basso maestosa la figura della giustizia con la spada sguainata, tenente con l’altra mano il capo del tralcio vitifero che sale fino alla cima, avvolgendosi e piegandosi in modo da lasciare nel centro sette spazi, nei quali sono puttini nudi seduti che cantano e suonano in variati atteggiamenti. Nei tre superiori poi si vedono in atto di preghiera, un puttino inginocchiato con le mani conserte al seno, che forse rappresenta Abele; Eva che tenendosi sulle ginocchia Caino lo appressa al seno per allattarlo, ed egli con vivo movimento, fa sforzi per distaccarsene, e finalmente il sagrificio di Abete.

Questi putti e storie di mistico concetto sono come divisi gli uni dagli altri da un’aquila ad ali spiegate e con rostro aperto.

L’altro fredio simile al descritto ha in basso la figura seduta della Misericordia, che con la mano sinistra sostiene un libro appoggiato al petto, e con l’altra un lungo stelo fiorito, mentre giù spazi lasciati dai tralci di vite adorni di foglie e grappoli, sono rappresentate varie figure e storie, fra le quali sant’Amanzio ripetuto in tre vani; nel primo è vestito da diacono in figura seduta più grandiosa e più finemente eseguita, nell’atto di reggere con la mano sinistra un libro chiuso appoggiato sul ginocchio.

Nel quarto spazio v’è l’angelo Gabriele in ginocchio e con le braccia incrociate che alzando la testa guarda in su la vergine seduta, da lui salutata madre di Gesù, mentre negli ultimi tre vani sono rappresentate tre storie, cioè l’incontro della vergine con Elisabetta, la Natività del Salvatore e il sacrificio d’Isacco.

Tutto attesto è del secolo XIV.”.

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