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Periodi dell’arte di Roma: Gallieno Aureliano, Diocleziano, Massenzio e Costantino.

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Periodi dell’arte di Roma da Gallieno a Costantino

Periodo di Gallieno

Risulta abbastanza evidente dai ritratti di Gallieno (Publio Licinio Egnazio Gallieno 253/260-268) che il mestiere artistico viene perfezionato.

Negli ultimi anni l’immagine dell’Imperatore si libera delle note descrittive e di tutte quelle particolari contrazioni muscolari che conferivano nervosismo ai volti.

Permane sempre l’apporto della cultura ellenica, integrato in una nuova spiritualità: è questo il periodo di una forte immigrazione di maestranze greche a Roma, in seguito al saccheggio di Atene da parte degli Eruli (267). La ricerca tonale affiora dal confronto della morbida luce della pelle con le asperità della barba e della capigliatura, in una volatile astrazione rispetto ai ritratti di Adriano, Marco Aurelio Antonino ed Antonino Pio.

L’espressione degli occhi, che guardano in alto con la palpebra superiore nell’atto di intercettare l’iride, lancia un messaggio di potere in chiave mistica: la filosofia neoplatonica viene approfondita ed integrata, anche con l’apporto di Plotino (grande filosofo, 205-270), arrivando a vagheggiare riforme morali e religiose.

Periodo di Aureliano

Aureliano (Lucio Domizio Aureliano, 270-275) ristruttura l’Impero, compromesso seriamente dalle rivolte di vaste zone da oriente ad occidente, ricostituendone l’unità ed orientandosi verso all’abbattimento dell’ancora persistente condizionamento del potere dell’Imperatore da parte del Senato. Aureliano, per investitura divina, si proclama “deus et dominus”, dio e signore dell’Orbe.

In seguito al saccheggio di Atene, si studiano strutture atte alla difesa del territorio romano, si pensa ad una architettura militare  per la salvaguardia dei confini. L’Urbe, che dal periodo di Augusto si è estesa in totale sicurezza, adesso viene protetta dalle mura turrite in laterizio che la circondano. Queste mura ancora oggi conservano fascino e imponenza.

Periodo di Diocleziano

Gallieno: dalle casa delle vestali, Roma, Museo Nazionale romano
Gallieno: dalle casa delle vestali, Roma, Museo Nazionale romano

In proporzione al vertiginoso sviluppo dell’architettura, cresce l’energia allegorica relativa alla vantata stabilità di Roma e del suo Impero.

La riforma effettuata da Diocleziano (Gaio Aurelio Valerio Diocleziano 284-305), che conferisce allo stato maggiore dignità politica, amministrativa, ed anche morale, trasforma in suddito il cittadino, tenendolo in una severa disciplina. Viene razionalizzato il prelievo fiscale, eliminando la moltitudine di esenzioni e privilegi: i tributi vengono destinati all’esercito, ai grandi restauri di opere pubbliche e ad immani strutture di pubblica utilità.

La piramide della gestione del potere, istituita con la tetrarchia, racchiude in sé  la riproduzione della corte di Roma in tutte le nuove residenze (Treviri, Nicodemia, Milano e Sirmio).

Nel frattempo le province vengono frazionate in circa 100 unità e, a loro volta raggruppate in diocesi; la struttura delle province viene estesa a tutta la nostra penisola. Diocleziano, insistendo sul perfezionamento del concetto teocratico di Aureliano – il potere celeste investe l’Impero – introduce nelle gigantesche mura delle nuove opere monumentali. Le imponenti terme di Roma vengono consacrate a Giove, divinità protettrice di Diocleziano sommo sovrano: infatti è stata trovata su un capitello l’Aquila ornamentale.

Le terme che costruisce Massimiano (Marco Aurelio Valerio Massimiano, Imperatore insieme a Diocleziano dal 286 al 205)  a Milano vengono chiamate “Erculee” (da Ercole figlio di Zeus protettore dello stesso Massimiano).

Periodo di Massenzio e Costantino

Le dispute per la successione causano il disfacimento della tetrarchica. Massenzio (Marco Aurelio Valerio Massenzio, Imperatore autoproclamato e mai riconosciuto come tale, 306-312) riporta la sede del potere a Roma, arricchisce la “Domus Flavia Augustana” (il palazzo dell’Imperatore eretto sul Palatino da Domiziano, 81-96) e costruisce sulla via Appia il maestoso complesso dinastico che comprende il palazzo, il circo ed il mausoleo di Romolo (il figlio morto in giovane età), che ripercorre, nell’aspetto del Pantheon, l’intramontabile memoria di colui che fondò la città eterna.

Costantino (Gaio Flavio Valerio Aurelio Costantino 306-337), sconfiggendo Massenzio (battaglia di Ponte Milvio 312) alle porte di Roma, conclude il disegno di una monarchia universale armonizzata con il Cristianesimo (312).

Nella statua della colossale “Basilica Nova” (costruita da Massenzio con grandissime volte), il carattere dell’Imperatore Costantino è segnato dagli occhi grandi e dilatati, mento abbastanza pronunciato, naso irregolare nella forma, guance con vistose pieghe, fronte corrugata in una intensa concentrazione, frangia dei capelli alla militare (richiamante quella di Traiano) che si fa più massiccia con ciuffi convergenti coronando la fronte. Caratteristiche queste  opposte a quelle dei ritratti di Caracalla, dove l’eroico ascende alla maestà divina in un’immagine solenne, distolta e superba, nella privazione del sentimento. La vittoria in Tracia ottenuta da Costantino nel 324 su Licinio, viene allegoricamente raffigurata con la fine di Licurgo, ostinato oppositore di Dionisio, imprigionato dai tralci della vite: l’allegoria è rappresentata in una coppa in vetro, dove l’aggiunta di piccole quantità di oro ed argento dà un effetto traslucido e cangiante che va dal verde al rosso-opaco (British Museum).

Testa della colossale statua della Basilica di Massenzio, Museo Capitolino, Roma

Alla magia fisica si unisce la maestria dell’accurata manifattura a giorno nel consistente spessore, che conferma, presso la corte, la valorizzazione di un materiale di solida tradizione artigianale. Sin dal primo periodo della Roma Imperiale, la tecnica del vetro soffiato ha consentito un prodotto finale di decisa purezza, una grande versatilità nella lavorazione, la diffusione della bellezza e dell’eleganza in una miriade di forme e di motivi, e soprattutto un abbattimento dei prezzi in una produzione che può essere paragonata alla odierna industria del vetro: questi sono i principali motivi che danno al vetro grande popolarità. Da Milano, Sirmio, Nicomedia e Treviri, si diffonde rapidamente in Siria, a Colonia ed Alessandria la procedura che era propria dei “diatreta vasa” (cammeo), fino al capolavoro ispirato dal clima politeista che continua ad approvare gli schemi di Costantino.

La “Nuova Roma” (la fondazione di Costantinopoli, 324-330), la presenza di Costantino al concilio di Nicea (dove viene definito il “tredicesimo apostolo”), l’impegno di affidare la terra ai coloni, la riforma monetaria con la simbologia del cristianesimo, la considerevole aggiunta di barbari nell’esercito, il riguardo verso le truppe di confine, ed infine, il privilegio concesso all’armata coordinata direttamente dal sovrano, emancipano la politica di questo Imperatore dai conservatori e lo proiettano in un’epoca a noi molto vicina.
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