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Mosè alla prova del fuoco (Uffizi) del Giorgione

Giorgione: Mosè alla prova del fuoco (Uffizi)

Giorgione: Mosè alla prova del fuoco (Uffizi)
Giorgione: Mosè alla prova del fuoco,  cm. 72, Galleria degli Uffizi, Firenze – particolare

Al secondo elenco opere del Giorgione

Sull’opera: “Mosè alla prova del fuoco” prevalentemente attribuito al Giorgione, realizzato su tavola nel 1505, misura 89 x 72 cm. ed è custodito nella Galleria degli Uffizi di Firenze.

La scena è ripresa dalle Bibbie rimate di Geofroy de Paris e di Herman de Valenciennes che trattano della vita di Mosè. L’episodio si riferisce al futuro patriarca che, ancora in tenera età, viene costretto a sostenere la “prova del fuoco”, in modo da chiarire la vera finalità per cui giocando, aveva colpito la corona in testa al faraone facendola cadere.

Quindi, di fronte al re seduto sul trono, il fanciullo prende un pezzo di carbone infuocato da uno dei bracieri, se lo porta alla bocca bruciandosi la lingua che che gli impedirà per sempre di parlare in modo chiaro e scorrevole.

La scena viene ambientata all’esterno, in una vasta paesaggistica nella quale si evidenzia tutto il suo incantevole carattere contemplativo. A proposito della maestosa paesaggistica, si evidenzia in essa il profondo amore del Giorgione per la natura, tanto intenso, quanto appaiono luminosi e reali gli alberi, le rocce, i caseggiati, inseriti delicatamente in una atmosfera chiara e trasparente.

Nel 1692 l’opera risulta catalogata, insieme al “Giudizio di Salomone” (89 x 72 cm. – 1505 – Uffizi di Firenze), negli inventari dei possedimenti artistici della granduchessa di Toscana, nella villa di Poggio Imperiale. Nel 1795 entrò nell’attuale sede con l’attribuzione al Giambellino.

Dovettero passare moltissimi anni prima che il Cavalcaselle, nel 1871(insieme al “Giudizio di Salomone”), l’assegnò al Giorgione. Ma altri sdue studiosi di storia dell’arte, come il Fiocco (1941) ed il Morassi, ipotizzarono aiuti esterni; il primo pensava a Giulio Campagnola, il secondo al Catena.

Anche Lionello Venturi espresse molte perplessità e pareri negativi (1913), per poi correggersi in gran parte nel 1954: “La finezza lineare e lo splendore cromatico provano l’appartenenza al Giorgione del gruppo delle figure a sinistra, mentre le figure a destra sono di qualità assai scadente, dipinte certamente da altra mano”.

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