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Altare di Isenheim di Matthias Grünewald

Matthias Grünewald: Altare di Isenheim

Matthias Grünewald: Altare di Isenheim
Matthias Grünewald: Altare di Isenheim (nella foto la Crocifissione, cm. 336 × 589), Musée d’Unterlinden, Colmar (foto da Wikimedia Commons).

Sull’opera, riferita all’ “Altare di Isenheim”: è un complesso pittorico di Matthias Grünewald, tutto realizzato con tecnica a olio su tavola intorno al 1512-16, composto da tre facce (polittico chiuso, prima apertura, seconda apertura) contenenti più riquadri. L’intero ciclo è custodito nel Musée d’Unterlinden a Colmar.

Descrizione e storia dell’opera

Appartengono alla prima faccia: la “Crocifissione”, il “Sant’Antonio abate” e il “Compianto su Cristo”.

Alla seconda, la “Allegoria della natività” e la “Resurrezione”.

Alla terza, i “Santi eremiti” e le “Tentazioni di Sant’Antonio”.

Si pensa che numerosi capolavori di Grünewald siano andati perduti.

Fortunatamente tra essi non è annoverato il pregiatissimo ciclo raffigurato in queste pagine. Un’opera conservata in condizioni soddisfacenti e praticamente integra (anche se non “in loco” e mancante della sofisticatissima cornice che ne decorava i riquadri), quella che cioè possiamo tranquillamente considerare come la creazione artistica più alta del pittore, l’altare a tre facce per la chiesa della prioria di Sant’Antonio ad Isenheim (o Issenheim, secondo il nominativo francese) in Alsazia, attualmente nel Musée d’Unterlinden a Colmar (o Kolmar per i tedeschi).

Committente dell’intero complesso fu Guido Guersi, l’abate del monastero di Isenheim. L’Altare era destinato alla preghiera dei monaci antoniti e  dei tanti malati portatori del “Fuoco di Sant’Antonio” che venivano accolti nel monastero.

Trattasi di quattro grandi ante (dipinte sul recto e verso), di due ante fisse e della predella composta da due riquadri mobili, con un’unica raffigurazione che si estende dall’una all’altra. Il materiale legno è di tiglio.

L’ “Altare di Isenheim”  presenta successivamente tre facce:

Nella prima faccia, ad altare chiuso, viene rappresentata la “Crocifissione”, fiancheggiata – sugli sportelli laterali fissi – dal “San Sebastiano”  e dal “Sant’Antonio”: Nella predella appare il “Compianto su Cristo”.

Nella seconda faccia (altare aperto con le prime ante) sono raffigurate, da sinistra verso destra, l’ “Annunciazione”, l’ “Allegoria della Natività”, e la “Resurrezione”.

Nella terza faccia (altare con aperte le seconde ante) sono presenti –  ai due lati – i “Santi eremiti Antonio e Paolo” e le “Tentazioni di sant’Antonio”.

Nello scrigno al centro, ripartito in tre, le sculture in legno di Hagenauer.

L’opera fu realizzata tra il 1512 (documentazioni certe indicano che fino al 1511 l’artista era impegnato in altri lavori) e il 1516, anno in cui morì il precettore Guersi (esattamente il 20 febbraio), quando Grünewald prese ufficialmente servizio dal cardinale Alberto di Brandeburgo. Questo risulterebbe anche rafforzato dalla scritta – anno “1515”, pur non del tutto certo – che si è rilevata sul piccolo vaso della Maddalena ai piedi della Croce, altresì dai due contratti per l’esecuzione di lavori di carpenteria datati 1513 e 1515, ricavati dall’inventario dello stesso artista, verosimilmente in relazione con l’altare.

La storia del pregiato complesso è alquanto fortunata e particolare: infatti l’altare è rimasto completamente intatto per quasi trecento anni, accuratamente conservato dagli dagli antoniti e soprattutto preservato dal fatto che Isenheim si trovava lontana dalle grandi vie di comunicazione. Già poco prima della fine del secolo che ha partorito la grande opera –  si parla del 1597 – però, l’Imperatore Rodolfo II (Vienna, 1552 – Praga, 1612) fece forti pressioni per impossessarsene, da come si ricava da tre ostinate missive datate luglio, settembre e ottobre – tutte del 1597 – col pretesto di un imminente pericolo derivato dai frequenti passaggi di truppe e proponendo di riprodurla e quindi sostituirla con la copia.

È risaputo che già allora l’autografia dell’opera fosse dimenticata e assegnata per lo più a Dürer. Intorno alla metà del XVII secolo anche Massimiliano di Baviera (Monaco di Baviera, 1573 – Ingolstadt, 1651) provò ad acquistarlo offrendo parecchie migliaia di scudi.

L’autorevole e definitiva restituzione a Grünewald del pregiato ciclo pittorico di Isenheim si deve a Burkhard (“SK” 1844), il quale, tra l’altro, volle riconoscervi – pur marginalmente – tre stili diversi, ipotizzando aiuti da parte di Albrecht Altdorfer (1480 circa – Ratisbona, 1538)  e Dürer (Norimberga, 1471 – Norimberga, 1528).

I riquadri dell’opera

Crocifissione, cm. 336 × 589, Musée d’Unterlinden, Colmar (foto da Wikimedia Commons).

San Sebastiano (cm. 232 x 76,5) e Sant’Antonio abate (cm. 232 x 75).

Compianto su Cristo, cm. 67 x 341.

L’Annunciazione, cm. 269 x 142.

Allegoria della Natività, cm. 265 x 304.

La Resurrezione, cm. 269 x 143.

I santi eremiti Antonio e Paolo, cm. 265 x 141.

Le tentazioni di Sant’Antonio.

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