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La Pala di Sant’Anna di Pontormo

Il Pontormo: Pala di Sant’Anna Madonna con il Bambino, Sant’Anna ed altri santi

Il Pontormo: Pala di Sant'Anna - Madonna con il bambino, Sant'Anna ed altri Santi
Pala di Sant’Anna Madonna con il Bambino, Sant’Anna ed altri santi, cm. 228 x 176, Louvre, Parigi

Sull’opera: “Madonna con il Bambino, Sant’Anna ed altri santi” (Pala di s. Anna) è un dipinto autografo di Jacopo Carrucci detto il Pontormo, conosciuto come pala di Sant’anna, realizzato con tecnica ad olio su tavola intorno al 1529, misura 228 x 176 cm. ed è custodito nel Museo del Louvre a Parigi. 

Come la maggior parte delle opere di Pontormo, anche quella in esame, viene citata ne “Le Vite” del Vasari.

Da documentazioni certe si ricava che la tavola fu commissionata dalla Signoria per le monache della chiesa di Sant’Anna (non più esistente) in Verzaia, fuori porta S. Frediano. In primo piano stanno: al centro, la Madonna col Bambino; sulla sinistra, San Pietro (facilmente riconoscibile con in mano le chiavi); sulla destra, San Benedetto.

In secondo piano: al centro dietro la Madonna, Sant’Anna; a sinistra, San Sebastiano; a destra, San Filippo. In basso spicca un medaglione, parzialmente ricoperto, dove sono raffigurati i componenti della Signoria con gli immancabili mazzieri e trombetti.

Nel 1813, insieme a moltissime opere di artisti di alto livello, la pala fu trasferita a Parigi come bottino di guerra napoleonico ma ritornò in Italia dopo pochissimo tempo (la maggior parte delle opere furono restituite intorno al 1815).

Per quanto riguarda la cronologia, la maggior parte degli studiosi concorda con il periodo  della decorazione della Cappella Capponi in Santa Felicita (1525-28).

Il Clapp ipotizzava il 1528, il Berenson ritardava il periodo assegnando alla tavola il quadriennio 1527-30, mentre la Becherucci proponeva il 1527.

Altri studiosi di Storia dell’arte come Berti, Forster e Janet Cox Rearick, riferendosi alla ricorrenza di un importante anniversario di Sant’Anna, miravano direttamente all’anno 1529. Un’opera, questa, che si stacca dalla generale vitalità propria delle pitture dell’artista.

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