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La sibilla Libica nella volta della Cappella Sistina

Michelangelo Buonarroti: Particolare della sibilla Libica nella Cappella Sistina

Michelangelo: La sibilla Libica nella volta della Cappella Sistina
Michelangelo: La sibilla Libica nella volta della Cappella Sistina.
Veggente precedente: Sibilla Persica

Veggente successivo: Profeta Geremia

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SIBILLA LIBICA

Michelangelo: Volta della Cappella Sistina prima del grande restauro – particolare della sibilla Libica, anno 1511, 395 x 380 cm. Vaticano.

La sibilla Libica è un affresco di Michelangelo Buonarroti, realizzato intorno al 1511-12, misura 395 x 380 centimetri. Il riquadro, che fa parte della decorazione della volta della Cappella Sistina in Vaticano, fu commissionato da papa Giulio II.

L’interpretazione che dette il Vasari, e cioè che la Sibilla Libica, dopo aver terminato di scrivere starebbe rimettendolo il volume al suo posto con “attitudine donnesca”, ebbe molti consensi tra gli studiosi dei secoli che seguirono. I moderni esegeti però danno un’interpretazione inversa, e cioè quella che vede la donna prendere il libro.

Prima del grande restauro, i passati ritocchi, le varie abrasioni, ossidazioni del colore e altre irregolarità della vernice settecentesca deturpavano il dipinto.

Storia

Nei lavori di decorazione del soffitto, il pittore procedette dalle campate in prossimità dell’entrata, la cui porta veniva aperta per le solenni cerimonie con la presenza del pontefice e del suo seguito. Durante la settimana santa una processione, sempre con la presenza del papa, si spingeva fin sopra le campate sopra l’altare.

La sibilla Libica, posizionata in corrispondenza della nona campata, a partire dall’ingresso, è una delle ultime composizioni realizzate sulla volta (entro l’ottobre 1512). Appartiene quindi al secondo blocco di lavori e fu eseguita sul secondo ponteggio. L’affresco richiese diciassette giorni di lavoro.

Descrizione

La composizione in esame fa parte del ciclo dei “Veggenti”, assisi su troni architettonici sui peducci. Ogni veggente (profeta o sibilla), con il quale appaiono anche due giovani aiutanti, è raffigurato in un ampio scranno marmoreo, tra due plinti, con altorilievi simulati e coppie di putti-cariatide. Il loro nominativo appare (in questo riquadro è LIBICA) in tabelle sotto la base del trono, sorrette da un putto. Soltanto la scritta della tabella del profeta Zaccaria, sotto cui spicca lo stemma Della Rovere, vi fa eccezione.

Questa della sibilla Libica è una delle più articolate composizioni della volta. Essa è raffigurata in una dinamicità assai complessa, in quanto – nell’atto di alzarsi – l’inclinazione del collo, il busto, le gambe ed i piedi, indicano una leggera ma evidente torsione del corpo su se stesso, che sembra prendere lo slancio per librarsi in alto.

Entrambi i piedi, infatti, sembrano puntare per sostenere lo slancio, mentre il corpo dinamicamente ruota nel torso mantenendo costante il profilo del volto. Nel movimento, la Libica è ripresa nel momento in cui prende il grosso volume delle profezie, mettendo in evidenza l’energica muscolatura delle braccia che, per alcuni studiosi di storia dell’arte, richiama quella del Tondo Doni. In quest’ultima, infatti, la Vergine è ripresa in una mezza giravolta per prendere il Bambino Gesù tra le sue braccia. Per altri studiosi, invece, la sibilla sta posando il libro per sedersi. Nel corso del tempo però ha preso forza la prima ipotesi.

Il cromatismo di questa composizione – tra toni rosati, violetti e verdi – assai variati, sia nel chiaroscuro che nei toni (dai forti ai più delicati), insieme ad una ricercata luminosità, creano una e delicata e gradevole armonia.

In secondo piano, quasi annientati dall’imponente figura, appaiono due assistenti che stanno parlando tra di loro. Il primo, recando un rotolo di scritture sotto il braccio, pare indicare all’altro il grande libro della sibilla. L’artista eseguì entrambi i putti con pennellate veloci e decise, in uno stile che si rileva in altri affreschi del soffitto, dove definisce nettamente i particolari in primo piano ed abbozza le altre parti del contesto.

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