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La Gioconda – Monna Lisa di Leonardo

Leonardo da Vinci: La Gioconda (Monna Lisa), periodo 1503-1505, dimensioni cm. 77 x 53, Louvre, Parigi. Particolare del volto.

Leonardo da Vinci: La Gioconda (Monna Lisa), periodo 1503-1505, dimensioni cm. 77 x 53, Louvre, Parigi. Particolare del volto.

Leonardo da Vinci: La Gioconda

Leonardo: La Gioconda (Monna Lisa)
La Gioconda (Monna Lisa), 1503-1505,  cm. 77 x 53, Louvre, Parigi.

Sull’opera: “La Gioconda (Monna Lisa)” è un dipinto di Leonardo realizzato con tecnica ad olio su tavola tra il 1503 ed il 1505, misura 77 x 53 cm. ed è custodito al Louvre, Parigi.

Descrizione e storia della Gioconda

Quello della Gioconda è il solo dipinto la cui paternità non sia mai stata messa in dubbio da nessuno in cinque secoli.

Stessa cosa si potrebbe dire per il suo Autoritratto a sanguigna (custodito a Torino) e per il ritratto su cartone effigiante Isabella d’Este (Parigi, Museo del Louvre).

La totale documentazione dell’opera in esame è abbastanza precisa e dettagliata, anche se in alcuni piccoli particolari non tutti gli studiosi sono d’accordo.

Dubbi invece sono sorti sul’identità dell’effigiata (fino al 2005 come vedremo).

La prima volta che l’opera venne menzionata fu quella di Antonio de Beatis nel suo diario: il 10 ottobre 1517, durante una sua visita a Leonardo che si trovava al castello di Cloux, egli scriveva di tre quadri, uno di “…..certa donna Fiorentina facta di naturale ad istantia del quondam magnifico Juliano de Medici, l’altro di S. Joane Battista giovane, et uno della Madonna e del figliolo che stan posti in grembo a S. Anna. tutti perfettissimi”. Più tardi il Vasari scriveva nel 1550 (e poi ancora, diciotto anni dopo): “Prese Lionardo a fare per Francesco del Giocondo il ritratto di monna Lisa sua moglie, e quattro anni penatevi, lo lasciò imperfecto, la quale opera oggi è appresso il re Francesco di Francia in Fontanableu”.

A questo segue una dettagliatissima descrizione rivolta soltanto alle caratteristiche del volto, alcune delle quali, se confrontate con quelle attuali, non corrispondono assolutamente alla verità: ad esempio parla di ciglia che la nostra Gioconda non ha.

Qui il Vasari potrebbe probabilmente riferirsi addirittura ad un altro ritratto di Leonardo o ad una copia della stessa Gioconda. Per quanto riguarda la cronologia è probabile che l’opera fu iniziata intorno al 1503.

Dal ritratto si riconosce una certa corrispondenza all’età dell’effigiata Lisa Gherardini nata nel 1479 ed andata in sposa a Francesco Bartolomeo del Giocondo nel 1495. Ma non si ha la certezza che nel ritratto sia rappresentata proprio lei. A proposito di questo, nel corso di questi cinque secoli sono stati versati fiumi di inchiostro, la maggior parte inutilmente perché risulta pressoché unanime il fatto che l’effigiata sia proprio la Gherardini come asserisce il Vasari e Cassiano del Pozzo.

Lisa sarebbe appartenuta ad un ramo secondario della famiglia Gherardini che venne esiliata nel corso della guerra tra i guelfi ed i ghibellini. Ma Antonio de Beatis – come abbiamo già accennato sopra – in visita a Leonardo insieme al più celebre cardinale di Francia, quando fu nelle vicinanze del quadro apprese, dallo stesso Leonardo, che so trattava di “certa donna Fiorentina facta di naturale ad istantia del quondam magnifico Juliano de Medici”: un’amica di Giuliano de Medici quindi, l’effige della quale, si diceva, egli riconsegnò all’artista dopo aver sposato Filiberta di Savoia. Probabilmente sarà così oppure, come altri asseriscono, non proprio così!. Potrebbe essere che l’amica del “quondam Juliano” fosse stata effettivamente la Lisa Gherardini, cioè la Gioconda che sicuramente (da documentazioni) già faceva parte delle collezioni della casa reale.

Tralasciando tutto il seguito delle svariatissime scritture e numerosissime testimonianze, arriviamo ai nostri giorni, nel 2005, quando il Professor Veit Probst (1958 Heidelberg), eminente storico e attuale direttore della Biblioteca di Heidelberg in Germania, parla di un ritrovamento effettuato dallo studioso Armin Schlechter (1960 Heidelberg) riguardo una nota recante la data del 1503 che testimonia in modo inequivocabile l’identità di Lisa Gherardini e quindi la tesi del Vasari.

Nella nota il Cancelliere fiorentino Agostino Vespucci (segretario o collaboratore di Machiavelli) afferma che Leonardo da Vinci sta raffigurando Lisa del Giocondo: “Apelles pictor. Ita Leonardus Vincius facit in omnibus suis picturis, ut enim caput Lise del Giocondo et Anne matris virginis. Videbimus, quid faciet de aula magni consilii, de qua re convenit iam cum vexillifero. 1503 octobris”.

Perché la Gioconda si trova in Francia

Fu lo stesso artista a trasferire l’opera nel 1516 in Francia. Si suppone dovette essere poi acquistata – insieme ad altri dipinti – da Francesco I, per la consistente somma di 4.000 ducati d’oro.

Dopo poco più di un secolo, nel 1625, un ritratto dal titolo “La Gioconda” veniva descritto dettagliatamente da Cassiano dal Pozzo insieme ad altre opere appartenenti alle collezioni dei reali di Francia.

Sembrerebbe che la suprema opera, fin dal 1542, facesse parte degli ornamenti del castello di Fontainebleau (in particolare quelli della “Salle du bain”).

Più tardi fu trasferita da Luigi XIV a Versailles e quindi, dopo la Rivoluzione francese, fatta pervenire al Museo del Louvre. Napoleone Bonaparte se ne impossessò personalmente per breve tempo (poi fu riportata al Louvre) facendola appendere in una parete della sua camera da letto. Durante la Guerra Franco-Prussiana del 1870-1871 la Gioconda venne nascosta in un posto sicuro custodito da persone affidabili.

Il furto

Il furto della grande opera avvenne di domenica (o di lunedì), la sera del 20 Agosto 1911 (o la mattina del giorno seguente).

Il momento del furto non fu casuale perché corrispondeva alla chiusura di un giorno del museo.

Della clamorosa sottrazione venne subito sospettato il poeta francese Wilhelm Albert Włodzimierz Apollinaris de Wąż-Kostrowicky, meglio conosciuto come Guillaume Apollinaire (Roma, 1880 – Parigi, 1918), che venne arrestato il 7 settembre.

In precedenza aveva più volte fatta esplicita dichiarazione di voler distruggere le opere custodite nei musei per sostituirle con quelle della nuova arte. In tale occasione fu chiamato a rispondere anche Pablo Picasso, ma entrambi furono poco dopo rilasciati. I sospetti si spostarono poi sull’Impero tedesco, all’epoca nemico della Francia.

Ormai si incominciava a pensare che il dipinto non dovesse più riapparire: il vuoto lasciato dalla Gioconda nel Museo del Louvre fu riempito provvisoriamente da un’opera di Raffaello, il “Ritratto di Baldassarre Castiglione”.

Si venne a sapere più tardi che Vincenzo Peruggia, un ex-impiegato del Museo, originario di Dumenza (comune italiano nel Luinese), convinto che il dipinto – realizzato da un pittore italiano – fosse esclusiva proprietà dell’Italia e che quindi non dovesse rimanere in Francia, lo aveva trafugato uscendo a piedi dal Louvre tenendolo semplicemente nascosto nel suo cappotto.

Riposta la Gioconda dentro una valigia, tenuta sotto il letto di una piccola pensione parigina, la portò quindi a Luino con il preciso intento di farne dono alla nazione Italia, reclamando anche delle garanzie sul futuro dell’opera  che sarebbe dovuta rimanere nel suo paese: era infatti convinto che la Gioconda fosse stata rubata dalle truppe napoleoniche. Venne scoperto ed arrestato soltanto quando, nel 1913, cercò di venderla ad Alfredo Geri, un antiquario di Firenze.

Il quadro, realizzato in Italia da un artista italiano, con il clima di amicizia che allora regnava nei rapporti tra le due nazioni, rimase ancora nel nostro Paese per diverso tempo, seguendo un preciso programma itinerante: Uffizi a Firenze, ambasciata francese di Palazzo Farnese a Roma, Galleria Borghese (periodo natalizio) e poi …… il definitivo ritorno alla sede naturale.

Voci sulla vendita della Gioconda ai tempi del covid 19

Nel maggio del 2020 circolano voci clamorose sulla Gioconda: viene messa in vendita al prezzo di 50 miliardi. Per alcuni è una boutade, per altri potrebbe essere un affare, per altri ancora invece la cosa fa semplicemente rabbrividire.

Stephane Distinguin, un conosciutissimo imprenditore nel campo delle nuove tecnologie, sostiene che la vendita del più famoso quadro di tutti i tempi potrebbe risollevare le precarie risorse economiche della cultura francese. E pare speri che il già martoriato popolo italiano (la prima vittima europea del covid 19) faccia la sua parte nell’acquisto, impossessandosi di nuovo del quadro.

La Gioconda – come appare dalle pagine di tutti i quotidiani del mondo – pare sia stata messa in vendita all’incredibile prezzo di 50 miliardi di euro. Un’assurda cifra che, per l’appunto, nessuno può stabilire se trattasi di richiesta troppo alta, oppure miseramente bassa.

La terribile crisi economica che sta subendo l’Italia non potrebbe infatti permetterci di effettuare questo pesantissimo travaso di soldi in un Paese, per giunta, più ricco e meno colpito dal covid. Questo virus risulta essere il principale responsabile del prosciugamento delle casse dei musei di tutto il mondo, quindi, proprio per rimediare a questa sciagura, l’imprenditore Stéphane Distinguin propone e lancia per primo la clamorosa vendita.

All’incredibile notizia della rivista “Usbek & Rica”, fondata dallo stesso Distinguin, a cui ha fatto seguito il ricamo di quelle dei giornali di tutto il pianeta, il museo del Louvre reagisce con un fortissimo silenzio … seguiremo gli sviluppi!

particolare del viso:

Particolare del viso

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