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Adorazione del Bambino (Monastero di Camaldoli) di Filippo Lippi

Filippo Lippi: Adorazione del Bambino (Monastero di Camaldoli)

Filippo Lippi: Adorazione del Bambino (Monastero di Camaldoli)
Filippo Lippi: Adorazione del Bambino di Camaldoli, 1463, cm. 140 x 130, tempera su tavola, Galleria degli Uffizi, Firenze.

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Sull’opera: “Adorazione del Bambino (Monastero di Camaldoli)” è un dipinto di Filippo Lippi realizzato con tecnica a tempera su tavola intorno al 1463, misura 140 x 130 cm. ed è custodito nella Galleria degli Uffizi a Firenze. 

Dalle Vite del Vasari si ricava che la pala in esame venne commissionata da Lucrezia Tornabuoni  (Firenze, 1425 – 1482) per la collocazione in una cella del monastero che suo marito Piero di Cosimo de’ Medici (Firenze, 1416 – Firenze, 1469) fece ricostruire nel 1463, per l’appunto, il monastero di Camaldoli. L’opera si trova agli Uffizi dal 1919.

Prima ancora dell’identificazione della tavola con quella ricordata dal Vasari, già il Pudelko avanzò delle ipotesi di autografia del Lippi, collocandola nel periodo giovanile per i forti richiami alla pittura dell’Angelico. Tali influssi stilistici vennero più tardi riferiti dal Berenson alla maturità dell’artista, postdatandone perciò la cronologia tradizionalmente assegnata.

La dilatazione spaziale, efficacissima nei primi piani, si arresta di colpo nei secondi facendo apparire uno sfondo alquanto piatto e del tutto privo della profondità coloristica, nonostante i ricchissimi di elementi naturali in esso contenuti.

La Madonna, pregando, accudisce il Bambino adagiato sull’erba al centro della scena mentre gli discende lo Spirito Santo. Quest’ultimo è rappresentato da una colomba bianca dalla quale scaturiscono raggi di luce dorata, inviati a sua volta dalle mani aperte dell’Eterno, raffigurate nella zona più alta della composizione, ai lati delle quali stanno due angeli inginocchiati.

Il dipinto rappresenta il dogma della Trinità. I santi che appaiono sul lato destro sono l’adolescente Giovanni Battista, con una consunta tunica e  in mano il sottile e spoglio pastorale ligneo, tipico dell’iconografia del santo, e San Romualdo, un anziano monaco fondatore dell’eremo di Camaldoli, da cui proviene il titolo dell’opera.

L’ultimo restauro fu eseguito nel 2007 da Daniele Rossi.

Si veda anche la pagina con l’Adorazione del Bambino di palazzo Medici.

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