Annunciazione (Washington) di Filippo Lippi

Annunciazione di Filippo Lippi (Washington)

Filippo Lippi: Annunciazione
Annunciazione , periodo tra il 1435-40, cm. 100 x 161, tecnica a tempera su tavola, National Gallery of Art, Washington.

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Descrizione del dipinto

Sull’opera: “Annunciazione” è un dipinto di Filippo Lippi realizzato con tecnica a tempera su tavola intorno al 1435-40, misura 100 x 161 cm. ed è custodito nella National Gallery of Art, Washington. 

La scena di questa pregiata Annunciazione, che si svolge in un ambiente interno, è divisa in due zone da un pilastro situato quasi al centro della composizione.

L’Angelo annunciante si trova nella zona di sinistra e la Vergine annunciata in quella a destra.

I due personaggi sono ripresi nell’istante in cui Maria, dopo aver ascoltato l’annuncio ed accettata la sua missione, già inginocchiata, porta le mani sul petto chinando il capo in segno di umiltà e pacata accettazione.

La struttura compositiva

La struttura compositiva segue una prospettiva centrale con le figure messe in risalto da un cromatismo avvolgente ed un virtuoso chiaroscuro. Quest’ultimo, nonostante la sua forza nei contrasti, riesce ad assecondare perfettamente le eleganti linee ed a mantenere la morbidezza delle forme.

Gli effetti coloristici

Di grande rilievo è lo studio della luce e degli effetti coloristici, di cui la prima conferisce un grande effetto di luminosità, forte in primo piano (l’angelo, la colonna e la Vergine)  e più soffuso in profondità, soprattutto nella zona di destra, mentre i secondi, in piena armonia con le linee di fuga, scalano ritmicamente in una più incisiva dilatazione spaziale.

Storie della Vergine (Spoleto) di Filippo Lippi

Filippo Lippi: Storie della Vergine (Spoleto)

Filippo Lippi: Storie della Vergine (Spoleto)
Filippo Lippi: Storie della Vergine, periodo di esecuzione 1466-1469, affreschi, Duomo di Spoleto.

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Sull’opera: “Storie della Vergine” è un ciclo di affreschi di Filippo Lippi e dei suoi collaboratori di bottega realizzati intorno al 1466-69. Il complesso è custodito nella cattedrale di Santa Maria (tribuna) a Spoleto. Le storie riguardano: l’Annunciazione, la Morte della Vergine (Dormitio Virginis), la Natività della Vergine, l’Incoronazione della Vergine.

L’incarico al Lippi per il ciclo di affreschi nella cattedrale di Spoleto fu affidato nel 1466, anno in cui egli aveva appena portato a termine le Storie dei santi Stefano e Giovanni Battista nella Cappella Maggiore del Duomo di Prato.

I lavori, deliberati dall’Opera del Duomo, ebbero inizio nel settembre 1467 e furono portati a termine da collaboratori dell’artista, tra cui Fra Diamante, circa tre mesi dopo la sua morte (tra l’8 ed il 10 ottobre 1469).

Dalle Vite del Vasari si ricava che la morte di Filippo Lippi, avvenuta a 57 anni, fu causata da una dose di veleno somministratogli a sua insaputa perché era solito importunare le giovincelle. Questo suo modo di agire verso le fanciulle era già stato motivo di grande scandalo durante il soggiorno pratese, che si sommò a quello della relazione con la monaca Lucrezia Buti.

L’artista fu sepolto nella stessa cattedrale di Spoleto e vi rimase – nonostante le insistenze di Lorenzo il Magnifico per riportarlo nella sua città natale – poiché la cittadinanza umbra si rammaricava di non avere mai avuto, come le basiliche fiorentine, uomini celebri sepolti nella propria cattedrale.

Il ciclo di affreschi in Santa Maria Assunta comprende la “Natività”, l’ “Annunciazione”, la “Morte della Madonna” e l’ “Assunzione della Vergine in cielo”.

Nel riquadro raffigurante la Morte della Madonna (Dormitio Virginis) viene identificato Filippo Lippi, con un mantello bianco (una delle figure alla destra) ed il figlio Filippino nella figura dell’angelo.

Incoronazione della Vergine

Incoronazione della Vergine

Annunciazione

Annunciazione

Morte della Vergine (Dormitio Virginis)

Morte della Vergine (Dormitio Virginis)

Natività della Vergine

Natività della Vergine

Veduta del coro

Veduta del coro del Duomo.

Adorazione del Bambino (Convento di Annalena) di Filippo Lippi

Filippo Lippi: Adorazione del Bambino (Convento di Annalena)

Filippo Lippi: Adorazione del Bambino (Convento di Annalena)
Filippo Lippi: Adorazione del Bambino di Annalena, 1455 circa, cm. 137 x 134, Galleria degli Uffizi, Firenze.

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Sull’opera: “Adorazione del Bambino (Convento di Annalena)” è un dipinto di Filippo Lippi realizzato con tecnica a tempera su tavola intorno al 1445, misura 137 x 144 cm. ed è custodito nella Galleria degli Uffizi a Firenze. 

Dalle Vite del Vasari si ricava che la composizione, custodita nel museo dal 1919, venne realizzata per il convento di Annalena a Firenze. Giuseppe Richa, nel Settecento, nel descriverla la citava come ancora presente nel suo posto d’origine.

Secondo lo studioso la figura di sant’Ilarione era identificabile in Roberto Malatesta, fratello della fondatrice del convento, che per l’appunto, si chiamava Annalena.

L’ipotesi del Richa venne accettata in seguito  da autorevoli critici di storia dell’arte come Milanesi, Crowe e Cavalcaselle, ma respinta decisamente da Igino Benvenuto Supino. Più recentemente l’autografia del Lippi fu riconfermata dal Marchini, che ne stabilì anche l’esatta cronologia, riferendola al 1453, anno in cui venne fondato il convento.

L’iconografia della tavola è quella tradizionale della Natività con le figure del Bambino, San Giuseppe e Maria collocate in primo piano. La dilatazione spaziale, ove si fondono insieme la stalla con gli elementi naturali e le architetture, è assai efficace e profonda. In secondo piano appaiono il bue e l’asino al centro con ai lati S Girolamo (sinistra) e la Maddalena (destra).

Sotto il santo appare un monaco, che tradizionalmente viene identificato come il taumaturgo Sant’Ilarione di Gaza, l’abate fondatore di diversi monasteri in Palestina. In alto, sopra grigie nubi, stanno cinque angeli.

Si veda anche la pagina con l’Adorazione del Bambino di palazzo Medici.

Adorazione del Bambino (Monastero di Camaldoli) di Filippo Lippi

Filippo Lippi: Adorazione del Bambino (Monastero di Camaldoli)

Filippo Lippi: Adorazione del Bambino (Monastero di Camaldoli)
Filippo Lippi: Adorazione del Bambino di Camaldoli, 1463, cm. 140 x 130, tempera su tavola, Galleria degli Uffizi, Firenze.

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Sull’opera: “Adorazione del Bambino (Monastero di Camaldoli)” è un dipinto di Filippo Lippi realizzato con tecnica a tempera su tavola intorno al 1463, misura 140 x 130 cm. ed è custodito nella Galleria degli Uffizi a Firenze. 

Dalle Vite del Vasari si ricava che la pala in esame venne commissionata da Lucrezia Tornabuoni  (Firenze, 1425 – 1482) per la collocazione in una cella del monastero che suo marito Piero di Cosimo de’ Medici (Firenze, 1416 – Firenze, 1469) fece ricostruire nel 1463, per l’appunto, il monastero di Camaldoli. L’opera si trova agli Uffizi dal 1919.

Prima ancora dell’identificazione della tavola con quella ricordata dal Vasari, già il Pudelko avanzò delle ipotesi di autografia del Lippi, collocandola nel periodo giovanile per i forti richiami alla pittura dell’Angelico. Tali influssi stilistici vennero più tardi riferiti dal Berenson alla maturità dell’artista, postdatandone perciò la cronologia tradizionalmente assegnata.

La dilatazione spaziale, efficacissima nei primi piani, si arresta di colpo nei secondi facendo apparire uno sfondo alquanto piatto e del tutto privo della profondità coloristica, nonostante i ricchissimi di elementi naturali in esso contenuti.

La Madonna, pregando, accudisce il Bambino adagiato sull’erba al centro della scena mentre gli discende lo Spirito Santo. Quest’ultimo è rappresentato da una colomba bianca dalla quale scaturiscono raggi di luce dorata, inviati a sua volta dalle mani aperte dell’Eterno, raffigurate nella zona più alta della composizione, ai lati delle quali stanno due angeli inginocchiati.

Il dipinto rappresenta il dogma della Trinità. I santi che appaiono sul lato destro sono l’adolescente Giovanni Battista, con una consunta tunica e  in mano il sottile e spoglio pastorale ligneo, tipico dell’iconografia del santo, e San Romualdo, un anziano monaco fondatore dell’eremo di Camaldoli, da cui proviene il titolo dell’opera.

L’ultimo restauro fu eseguito nel 2007 da Daniele Rossi.

Si veda anche la pagina con l’Adorazione del Bambino di palazzo Medici.

Annunciazione e Sette santi (Londra) di Filippo Lippi

Filippo Lippi: Annunciazione e Sette santi (Londra) di Filippo Lippi

Filippo Lippi: Annunciazione (National Gallery di Londra)
Filippo Lippi: Annunciazione, 1453-59, cm. 68 x 151,5, tecnica a tempera su tavola, National Gallery, Londra.
Filippo Lippi: Sette santi (Londra), 1453-59, cm. 68 x 151,5
Filippo Lippi: Sette santi, 1453-59, cm. 68 x 151,5, tecnica a tempera su tavola, National Gallery, Londra.

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Sull’opera: “Annunciazione” e “Sette santi” sono due dipinti di Filippo Lippi realizzati con tecnica a tempera su tavola intorno al 1453-59, misurano entrambi 68 x 151 cm. e sono custoditi nella National Gallery di Londra. 

Le due lunette si presentano in coppia perché in origine fungevano da sopraporta o testata di letto per l’arredo di Palazzo Medici a Firenze. Entrambe le tavole non vengono elencate nell’inventario del 1492 ma si è portati a pensare, giustamente, che in esso non fossero riportati i vari pezzi di mobilio.

Intorno al 1847-48 le due opere vennero acquistate dai fratelli Metzger e poco più tardi, nel 1861, approdarono nell’attuale sede. Autografia del Lippi e committenza, riferita alla famiglia de’ Medici, vengono universalmente accolte dagli studiosi, mentre è più complessa ed articolata la cronologia, che viene generalmente fatta oscillare tra il 1449, data di nascita di Lorenzo il Magnifico – ma si può considerare anche il 1453, data di nascita di Giuliano de’ Medici –  e gli ultimi anni Cinquanta (in riferimento allo stile).

L’arredo completo del palazzo fu portato a compimento entro il 1459, anche se già tre anni prima fu la residenza di Pierfrancesco il Vecchio (Firenze, 1430 – 1476), cugino di Piero il Gottoso (Firenze, 1416 – Firenze, 1469), il cui stemma appare nell’Annunciazione: tre piume e un anello con diamante e cartiglio, dipinti alla base della colonnetta che regge il vaso dei fiori.

Madonna della Cintola di Filippo Lippi

Filippo Lippi: Madonna della Cintola

Filippo Lippi: Madonna della Cintola
Filippo Lippi: Madonna della Cintola, 1456-1460, cm. 207 x 200, tempera su tavola, Museo civico, Prato.

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Sull’opera: La “Madonna della Cintola” è un dipinto di Filippo Lippi realizzato con tecnica a tempera su tavola intorno al 1456-60, misura 207 x 200 cm. ed è custodito nel Museo civico, Prato. 

In precedenza la composizione si trovava nel monastero di Santa Margherita a Prato, dove l’artista svolse la funzione di cappellano dal 1455 al 1456 e dove ebbe l’occasione di incontrare la monaca Lucrezia Buti, che divento sua modella, quindi sua amante e poi compagna in seguito allo scioglimento dei voti di entrambi da parte di papa Eugenio IV (1383 – 1447).

L’opera entrò nel Museo Civico di Prato nel 1858. In seguito al recente restauro sono venute fuori alcune particolarità sulla tecnica impiegata dall’artista, impostata su varie stesure eseguite in tempi diversi, cosa che fa pensare ad una verosimile rifinitura da parte di allievi della bottega del Lippi alcuni, a distanza di anni dal suo primo intervento.

L’episodio narrato nella tavola è quello in cui Madonna dà la sua cintura (per l’appunto, il Sacro Cingolo) a san Tommaso.

Stando alla tradizione la reliquia dopo altri passaggi pervenne alla Cattedrale di Prato, dove attualmente è conservata. Al centro appare la Vergine, incoronata e con un ampio mantello bianco, seduta su un trono di nubi e compresa in una mandorla sorretta da due angeli, in atto di consegnare il “Sacro Cingolo” a San Tommaso, il quale lo riceve perplesso ed incredulo. Alla scena assistono – da sinistra verso destra –  Santa Margherita, San Gregorio Magno, Sant’Agostino e l’Angelo. Santa Margherita (probabilmente da identificarsi in Lucrezia Buti), la titolare dell’omonimo convento, presenta alla Madonna la committente suor Bartolomea dei Bovacchiesi, mentre l’Angelo le fa conoscere Tobiolo, che tiene per mano.

Nella composizione si evidenzia un gusto per il tratto, raffinato ed elegante soprattutto nella linea di contorno, che più tardi sarà ripresa da Sandro Botticelli.

I santi Antonio Abate e Michele Arcangelo di Filippo Lippi

Filippo Lippi: I santi Antonio Abate e Michele Arcangelo

I santi Antonio Abate e Michele Arcangelo
Filippo Lippi: I santi Antonio Abate e Michele Arcangelo, 1456, cm. 81,3 x 29,8, ciascuna tavola, Cleveland Museum of Art, Cleveland.

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Sull’opera: “I santi Antonio Abate e Michele Arcangelo” sono due dipinti di Filippo Lippi realizzati con tecnica a tempera su tavola intorno al 1456-58, misurano 81,3 x 29,8 cm. (ciascuno) e sono custoditi nel Cleveland Museum of Art a Cleveland. 

In origine le due tavole facevano parte del trittico, andato perduto, commissionato da Cosimo il Vecchio (Firenze, 1389 – 1464)  nel 1456 per farne dono al re di Napoli, Alfonso d’Aragona (Napoli, 1448 – Messina, 1495), che lo ricevette nel 1458.

Del complesso pittorico si parla una missiva dell’artista, datata 20 luglio 1457 ed indirizzata allo stesso Cosimo il Vecchio, nella quale compare anche un piccolo schizzo che descrive sommariamente l’opera. Il Trittico fu molto apprezzato dal re, tanto che al Lippi aumentarono notevolmente le credenziali presso i Medici.

In quel periodo l’artista stava realizzando delle opere d’affresco nel Duomo di Prato, e le presenti tavole, insieme al perduto riquadro centrale, furono una delle tante cause (si vedano, per l’appunto, le “Storie di Santo Stefano e San Giovanni Battista“) del rallentamento e dei vari intoppi nei lavori alla cattedrale, iniziati nel 1452 e portati a compimento soltanto dieci anni più tardi.

Nel 1871 le due ante, ormai smembrate, si trovavano sul mercato antiquario di Roma, dove furono acquistate da un certo Frederick Cook (Wikipedia, ma è doveroso fare presente che in quell’anno Frederick, quello famoso, aveva appena sei anni).

Adorazione del Bambino di palazzo Medici di Filippo Lippi

Filippo Lippi:

Filippo Lippi: Adorazione del Bambino di palazzo Medici
Filippo Lippi: Adorazione del Bambino di palazzo Medici, 1458-1460, cm. 129,5 x 118,5, Gemäldegalerie, Berlino.

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Sull’opera: “Adorazione del Bambino di palazzo Medici” è un dipinto di Filippo Lippi realizzato con tecnica a tempera su tavola intorno al 1458-60, misura 129,5 x 118,5 cm. ed è custodito nella Gemäldegalerie di Berlino. 

Nel luogo di origine, ovvero nella Cappella dei Magi a Palazzo Medici-Riccardi, attualmente, al posto della tavola in esame è esposta un’antica riproduzione realizzata dallo Pseudo Pier Francesco Fiorentino. Questi, da non confondere con il suo omonimo, era un pittore vissuto  nella seconda metà del Quattrocento a Firenze,  dedito perlopiù alla realizzazione di copie di pitture devozionali, tratte soprattutto da opere di Filippo Lippi e Pesellino (Firenze, 1422 circa – fine luglio 1457).

La composizione della presente pagina, firmata con la scritta “Frater Philippus P” sul manico dell’ascia, richiama le iconografie delle Adorazioni del Bambino, di Annalena e di Camaldoli, entrambe realizzate dall’artista e conservate nella Galleria degli Uffizi. Le tre opere ebbero un grande successo nel corso del Quattrocento.

La scena è ambientata in un fitto paesaggio boscoso, che richiama quello degli affreschi di Benozzo Gozzoli (Scandicci, 1421 – Pistoia, 1497). Al centro in primo piano appare il Bambino che configura, insieme a Dio Padre ed alla colomba (incarnazione dello Spirito Santo), il perno visivo della composizione, ed allo stesso tempo quello simbolico della Trinità.

Ai lati stanno la Madonna in adorazione (sulla destra) e S. Giovannino (annunciatore della Passione di Cristo). In fondo, S. Bernardo in preghiera. L’insieme di allegorie e significati religiosi è assai articolato (Lavin, 1955 e 1961) e riferito a più temi teologici.

Natività con san Giorgio e san Vicenzo Ferrer di Filippo Lippi

Filippo Lippi: Natività con san Giorgio e san Vicenzo Ferrer

Filippo Lippi: Natività con san Giorgio e san Vicenzo Ferrer
Filippo Lippi: Natività con san Giorgio e san Vicenzo Ferrer, 1455-1466 circa, cm. 146,5 x 156,5, Museo Civico di  Prato.

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Sull’opera: “Natività con san Giorgio e san Vicenzo Ferrer” è un dipinto di Filippo Lippi realizzato con tecnica a tempera su tavola intorno al 1455-66, misura 146,5 x 156,5 cm. ed è custodito nel Museo civico di Prato. 

La cronologia della composizione, che in precedenza si trovava nella chiesa di San Domenico a Prato, non è di facile collocazione ma per gli studiosi di storia dell’arte può essere inserita tra il 1455, anno in cui avvenne la canonizzazione di Vincenzo Ferrer, ed il 1466, quando ebbe termine il soggiorno pratese del Lippi.

Il tema dell’Adorazione del Bambino viene spesso ripetuto nella fase matura dell’artista, quella cioè relativa al periodo degli affreschi al duomo di Prato (1452-1465). La canonizzazione del beato Vincenzo Ferrer, che da santo diventò un importante riferimento per la cultura domenicana contro l’eresia ed in difesa della Chiesa, avvenne nel 1455.

L’incendio del 1467 provocò alcuni danni alla chiesa di San Domenico ed anche una significativa lesione alla tavola della Natività, a cui seguirono alcuni isolati reintegri, portati alla luce in un recente restauro.

Al centro appare il Bambino con ai lati Maria e San Giuseppe in adorazione. Alle due estremità stanno San Giorgio (a sinistra), anch’esso in adorazione, e San Vincenzo Ferrer nel momento in cui assiste all’apparizione del Cristo entro una “mandorla” di luce. Sullo sfondo roccioso si trovano due pastori e, infine, gli angeli.

Per quanto riguarda l’autografia dell’opera, il disegno generale è quasi certamente stato realizzato dall’artista, mentre ampie zone della stesura pittorica sono da attribuire a collaboratori di bottega (si pensa a Fra’ Diamante), con l’eccezione del Bambino, della Madonna e di San Vincenzo Ferrer, autografi del Lippi.

Come la Madonna della Cintola del Museo Civico di Prato, la tavola venne eseguita in diverse fasi intervallate anche da più anni: una iniziale, certamente del maestro, ed altre di rifinitura  da parte di collaboratori, magari nel corso del triennio, 1467-69, in cui il Lippi soggiornava a Spoleto. Per la figura di San Giuseppe sono stati ipotizzati anche i nomi di Filippino Lippi (figlio del pittore) e di Sandro Botticelli.

La Lippina (Madonna col Bambino e angeli) di Filippo Lippi

Filippo Lippi: La Lippina (Madonna col Bambino e angeli)

Filippo Lippi: Lippina (Madonna col Bambino e angeli)
Filippo Lippi: Lippina (Madonna col Bambino e angeli), 1457-69 circa, cm. 92 x 63,5 , tempera su tavola, Galleria degli Uffizi, Firenze.

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Nota: foto a bassa risoluzione perché protetta dalla legislazione sulla protezione dei beni culturali.

Sull’opera: “Lippina (Madonna col Bambino e angeli)” è un dipinto di Filippo Lippi realizzato con tecnica a tempera su tavola intorno al 1457-69, misura 92 x 63,5  cm. ed è custodito nella Galleria degli Uffizi a Firenze. Sul retro della tavola appare uno schizzo di un busto femminile realizzato a pennello. 

Secondo gli studiosi di storia dell’arte si tratta del più celebre dipinto di Filippo Lippi, molto ammirato e considerato come esempio di base per le esecuzioni coeve e successive delle Madonne col Bambino, anche quelle realizzate da Botticelli. La tavola riveste una fondamentale importanza anche perché viene considerata priva di interventi della bottega.

Per quanto riguarda le vicende storiche e la cronologia del dipinto non esistono attualmente documentazioni che possano fare ad esso riferimento alcuno. La Madonna, nella cui figura viene tradizionalmente identificata la compagna Lucrezia Buti, farebbe ipotizzare un’opera coeva agli affreschi del duomo di Prato (1452-1466), mentre facendo riferimento alle insolite dimensioni del supporto si pensa che potesse, invece, essere legata ad una precisa celebrazione, come ad esempio la nascita di Filippino (1457), anche se è ormai consolidata l’identificazione del figlio dell’artista nella figura del Bambino o, dell’angelo. In considerazione di ciò, si dovrebbe postdatare la cronologia intorno al 1465, un anno che concorderebbe anche con l’analisi stilistica.

Come già accennato in precedenza, sul verso dell’opera appare uno schizzo di un busto femminile ma è presente anche una scritta settecentesca che testimonia la presenza della tavola, presso la famiglia de’ Medici, a quell’epoca nella villa di Poggio Imperiale. Il 13 maggio 1796 la composizione entrò agli Uffizi di Firenze, registrata negli elenchi del nucleo originario ingresso nelle Gallerie Granducali degli stessi Uffizi.

L’inedita struttura compositiva e l’altrettanto rinnovato impiego del colore della Lippina configurano un’anticipata prevaricazione dei tempi, in modo del tutto insolito, con una scena ambientata davanti ad un quadro con un paesaggio (o una finestra aperta allo stesso paesaggio), la cui dilatazione spaziale, che richiama la pittura fiamminga, sembra protrarsi oltre il supporto pittorico. Il volto della Madonna, in atteggiamento di adorazione del suo Bambino, si presenta carico di malinconia, come voler allontanare, con la preghiera, il tremendo destino della Passione. Essa è ripresa in tre quarti ma con il viso quasi di profilo, seduta su una seggiola. Il volto e l’articolata acconciatura con veli sottilissimi e perle, che evidenzino l’estremo virtuosismo dell’artista, verranno spesso presi come modello per  tutta la seconda metà del Quattrocento fiorentino.

Sempre alla Galleria degli Uffizi, sezione del Gabinetto dei Disegni e delle Stampe, esiste un pregiato disegno preparatorio della Lippina, realizzato a punta d’argento e biacca su carta giallo-ocra filigranata. Attribuita all’artista, già nel manoscritto dell’Archivio di Stato di Firenze (guard. 779 ins. 9) del 1687, in precedenza faceva parte della raccolta del cardinale Leopoldo de’ Medici.